Sono a Londra con Valentina e Camilla e ieri sera ho avuto l’ottima idea di andare a vedere “Let it be” al Savoy Theatre, un’immersione incredibile negli anni sessanta, che ho conosciuto solo da bambino.
Premessa dolorosa, ma necessaria: io e l’inglese siamo due cose completamente diverse, che temo non si incontreranno mai nonostante un vergognoso 20 rimediato, anzi diciamo pure rubato, a Scienze Politiche quasi trent’anni fa.
Lo dico per spiegare che capivo un decimo delle parole, che le mie figlie (per fortuna!) sapevano molto meglio di me.
Ciò nonostante è stato molto divertente, coinvolgente, i cloni sono bravissimi e non a caso fanno il pienone da mesi: pareva di avere gli originali e in mezzo a tanti over 50 e 60 c’erano parecchi giovani impazziti per Let it be, Yesterday e tutto il resto.
In questo gli inglesi, penosi nei bagni e nella loro assurda assenza dei bidet (ma come si lavano, dopo?), sono imbattibili e i Beatles, per me ovviamente, più di tutti, per il sound che uno sprovedduto della musica come il sottoscritto riesce ad assorbire.
Loro, gli inglesi, hanno i Beatles, noi i Pooh, che pure mi sono molto piaciuti nei decenni scorsi, ma che sono obiettivamente un’altra cosa.
E stasera Wembley, per vedere se una volta tanto Jovetic gioca…