Premessa numero uno: massimo rispetto per chi ha opinioni diverse dalla mia. Qui avrà sempre spazio, a patto di non offendere o essere razzista.
Premessa numero due: ho sempre relativizzato il calcio, nel senso che lo considero una componente della mia vita, non LA VITA.
Ci sono cose molto più importanti nell’esistenza di un uomo e di una donna e anche su questo ogni opinione deve essere accettata.
Detto tutto questo, mi chiedo e vi chiedo: si può rifiutare l’appartenenza ad una Nazione per dei torti arbitrali, per una gestione penosa del potre calcistico, per una vergognosa serata di silenzi all’Olimpico?
Se la risposta è sì, fischiate pure l’inno del vostro Paese, solo che per coerenza uno si dovrebbe chiedere se non sia più giusto andare a vievere da qualche altra parte.
Io l’inno non lo fischio e non lo fischierò mai perché mi sento italiano al cento per cento, con tutti i difetti e i pregi della Nazione che amo.

Mi vergogno di vivere in un Paese come questo, in cui Genny la carogna tiene in ostaggio sessantamila persone, tra cui mia moglie e mio figlio a cui cercavo con difficoltà di dare notizie nel buio telematico dell’Olimpico.
Mi vergogno di aver sempre vissuto onestamente in un ambiente come quello del calcio in cui c’è bisogno di un accordo tra sedicenti capi tifosi per dare il via ad una partita attesa da una vita e che era la vetrina del nostro mondo in decine di Nazioni.
Mi vergogno di aver dovuto spiegare a Cosimo di 7 anni il nesso tra un assalto di delinquenti ad un fioraio finito a pistolettate e un incontro di calcio: da ieri sera a lui la cosa sembrerà normale ed è questa la sconfitta peggiore.
Mi vergogno di essere avere la stessa cittadinanza di chi ha fischiato il nostro inno nazionale e non me ne frega niente se siano stati tifosi della Fiorentina o del Napoli.
Mi vergogno per non aver fatto o detto di più in passato contro i Genny la carogna che ho visto sul mio cammino: anche se sono stato il giornalista più insultato e minacciato dagli anni novanta ad oggi per via delle mie posizioni (Heysel, simboli nazisti di altre tifoserie messi insieme alle bandiere viola, tentativi di contaminazione politica in Fiesole), anche se non me ne è mai fregato niente di tutte le beghe della curva, a volte ho girato la testa dall’altra parte per maggiore tranquillità mia e della mia famiglia.
Perché non sono certo un eroe, non ho mai avuto l’ambizione ad esserlo, sono solo una persona normale, perbene, che vorrebbe lavorare in un Paese civile.
Stamani, ancora più di ieri sera, ho il voltastomaco e non c’entra niente la Coppa Italia persa, quella la vinceremo nei prossimi anni.
La nostra dignità invece temo che non la riprenderemo più, a meno di non chiedere il permesso a Genny la carogna.

Non ho mai commentato una finale secca di Coppa Italia, una di quelle cose in cui ti giochi tutto in una sera, da lasci o raddoppia (il godimento).
L’unico precedente, anzi gli unici,ma il secondo è meglio dimenticarlo, è la Supercoppa del 1996 a San Siro, ma era tutta un’altra cosa, meno importante direi, anche se fu una goduria incredibile schiantare con l’immenso Bati il Milan di Baresi e Costacurta.
Qui c’è tutto il contorno che emoziona, il clima da evento che ti rende orgoglioso di essere lì a giocartela.
Nelle altre finali che ho raccontato c’era la speculazione sul risultato o la speranza del ritorno ed era diverso, almeno per me molto diverso.
Via via che ci avviciniamo scompaiono molte cose, a cominciare dall’idea di essere inferiori: vai Fiorentina, giocatela e regalaci una serata indimenticabile.

E’ una speranza, ovviamente, che però trae fondamento dal fatto che per una partita come quella di dopodomani si possa rischiare qualcosa, con qualche paura in più per Neto, che è però troppo importante per non buttarlo dentro.
Cero che una vigilia di finale così io proprio non la ricordo, sembra la trama di uno di quei film americani in cui tutto sembra andare alla rovescia fino all’inevitabile riscatto con vittoria tra le lacrime di presenti e assenti.
Qui purtroppo però non siamo al cinema ed il Napoli è veramente forte, io proverei a non far troppo caso alla colossale colata di sfiga che si è abbattuta su Firenze negli ultimi mesi e cerchereii di trovare l’orgoglio per compiere quella che pare sinceramente un’impresa.
Sarà divertente ascoltare domani Montella in conferenza stampa.

Come sta veramente Matri?
E’ in grado fisicamente e psicologicamente di giocare una finale di Coppa Italia?
No, perché un attaccante, spuntato e sfigato (in questo campionato) quanto si vuole, noi ce l’avremmo pure e quindi non riesco ad entusiasmarmi all’idea di Borja Valero falso centravanti e vero centrocampista di grandissimo valore, sottratto in questo modo al suo ruolo naturale.
Semmai mi parrebbe più adatto Ilicic, ma la questione di fondo è proprio quella di andare in campo sabato senza punte.
Certo, se Montella non “vede” Matri, e con Matos ancora acerbo per un impegno del genere, mi arrendo e mi metto a sperare nelle incursioni di Aquilani e/o Borja o in un numero da fuochi d’artificio di Joaquin o Ilicic.

E lo saremmo anche noi al posto loro, pensando di affrontare una formazione senza i tre giocatori chiave dell’attacco.
Questo è quello che racconta l’ottimo Sardelli da Napoli (a proposito, stasera, dopo Toldo, proponiamo un’intervista speciale, da lucciconi) e questo è anche un ottimo punto di partenza per la sfide dell’Olimpico
Non è certo il classico caso della squadra, la Fiorentina, che non ha nulla da perdere, perchè non vincere la Coppa Italia sarebbe bruciante, però è vero che il peso del pronostico alla fine in qualche modo pesa.
E’ curiosa e al tempo stesso interessante la strategia della comunicazione viola, che fa parlare nella stessa settimana Borja Valero e Gonzalo Rodriguez, cioè due big in pochi giorni, dopo aver centellinato per mesi la presenza dei giocatori in sala stampa.
Una sfida come quella di sabato si prepara a tutti i livelli nei minimi dettagli e anche in questo la Fiorentina pare essere cresciuta, se poi ci facessero sapere qualcosa in più su Gomez saremmo tutti più contenti.

Volevo scrivere di altre cose non riguardanti il calcio, ma poi arriva questa notizia devastante del padre violento di Pescara che si rinchiude in macchina con la figlia di 5 anni e dà a fuoco a tutto, lasciando e vedendo morire la piccola sotto gli occhi della mamma.
Confesso di essere sempre più stanco, di provare un senso di assoluta impotenza di fronte a questa mattanza, non ce la faccio più a sopportare la folia umana, questa cattiveria idiota intrisa di egoismo (veder morire la figlia è stata la punizione della ex compagna, secondo quel bastardo), quasi sempre del genere maschile.
Sto invecchiando?
Può essere.
Dicono che il passare degli anni porti con se’ anche un po’ di cinismo e di indifferenza per quello che ti accade intorno.
A me per ora accade il contrario: vengo travolto da questi siluri emotivi e non riesco a non pensarci, continuo a chiedermi come si faccia ad arrivare a certi punti di crudeltà, a che livelli può scendere la follia umana.
E non ho alcuna risposta.

Un’ottima prova di maturità dopo un inizio un po’ strano, in cui sembrava che non ce ne importasse molto di giocare e vincere la partita.
Ma poi è venuta fuori la Fiorentina, che per quanto acciaccata in attacco vale molto di più di un Bologna senza capo né coda e destinato alla serie B.
Il pensiero comune è: ci mancano i tre fortissimi dell’attacco, come diavolo facciamo a fare gol al Napoli?
Beh, proviamo a fare come negli scacchi: avanziamo gli altri, vediamo se qualche inserimento di Borja (ancora un po’ giù a dire il vero) e di Aquilani (molto tonico dal punto di vista. atletico) fa la differenza.
E poi abbiamo sempre la variabile della luna, cioè se sarà storta oppure dritta, e mi riferisco in parte a Joaquin e soprattutto a Ilicic: come si alzeranno la mattina del 3 maggio?
Saranno ispirati oppure nocivi per la Fiorentina?
Su quelle cose non può operare neanche Montella, dipende tutto dall’estro.
Su Rossi non dico più niente, a me pare impossibile che possa giocare anche solo uno spezzone di gara, ma siamo tutti qui pronti a farci sorprendere.

Spinto dall’amore verso la Fiorentina, ad un certo punto, diciamo a metà di questa settimana, ho cominciato anch’io a credere nel miracolo Rossi.
Gomez no, sulla gestione dell’infortunio avevo lo stesso atteggiamento mentale mostrato oggi da Montella: non avrebbe mai recuperato e i motivi sarebbe bene che ci venissero spiegati con dovizia di particolari perché a Napoli eravamo tutti convinti che sarebbe rientrato nel giro di un mese, cioè in questi giorni.
Ma se Pepito non va neanche a Bologna come convocato, mi dite come si fa a pensarlo disponibile per la finale a quattro mesi dall’infortunio col Livorno e senza aver mai toccato il campo?
Poi possiamo continuare a distrarci e farci del male sperando nel gran finale all’americana, ma a ma pare che forse fin da domani sera dovremmo entrare tutti in partita nel modo più assoluto, perché siamo senza attacco e il Napoli (con noi senza attacco) è più forte.
Mi sono accorto che ho parlato solo della finale e non della gara di domani, su cui ogni pensiero è possibile: bisognerebbe non considerarlo “solo” un allenamento importante, ma capisco bene come sia un esercizio mentale di grande difficoltà.

Angelo Giorgetti è una di quelle persone a cui darei le chiavi di casa sicuro che ritroverei tutto meglio di prima, una cosa che ho già scritto per Saverio Pestuggia e non è un caso che ci siano delle similitudini tra i due (Giorgetti scrive meglio, Pestuggia è un asso del web).
Faccio la premessa per dire della sua onestà culturale, che è assolutamente fuori discussione.
Succede quindi che con la sua ottima penna Angelo scriva un pezzo elogiativo di Bernardeschi, il nuovo enfant prodige viola utilizzando un espediente: virgoletta cose risapute e assolutamente innocue al solo scopo di rendere più scorrevole la prosa.
Bernardeschi, che mi era sempre sembrato molto disponibile grazie anche all’intercessione del Crotone, ha un padre che fa l’avvocato e che scrive addirittura a La Nazione pretendendo una rettifica ufficiale perché quelle cose (che tra l’altro non si capiscono neanche bene) il figlio a Giorgetti non le aveva mai dette.
La Nazione (che non è il mio giornale) e Giorgetti (che non è un nostro opinionista) sono costretti a rettificare.
Bene, anzi benissimo: la famiglia Bernardeschi è soddisfatta, ma se continua così il calcio finisce entro poco tempo, è matematico.
E se ci prendessimo tutti un po’ meno sul serio?

Prendo atto con senso democratico che non siete d’accordo sul mio disaccordo, pazienza, è il bello del confronto

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