Scusate, mi sono un po’ distratto negli ultimi dieci giorni: ma per caso Montella ha chiesto dei rinforzi?

Nell’estate del 2011 la famiglia Guetta passò un’estate meno serena del solito: il responsabile delle finanze della premiata ditta “Spendi e spandi”, che sarebbe il sottoscritto, aveva rinnovato i titoli di stato in cui erano confluiti da sempre i risparmi faticosamente sottratti alle esigenze più o meno reali di principi e soprattutto principesse.
Sembrava tutto tranquillo quando cominciarono i primi titoli, all’inizio in coda ai TG e ai GR, poi sempre più dentro i notiziari e infine in prima battuta: lo spread stava aumentando vorticosamente.
All’inizio, era luglio, feci finta di nulla, preferendo concentrarmi solo sulla Fiorentina e Mihajlovic, una settimana dopo adottai la tattica dello struzzo: non voglio sapere niente, tanto l’Italia non fallisce e i risparmi di una vita sono salvi.
Durò un paio di giorni, poi per reazione uguale e contraria cominciai ad interessarmi furiosamente della vicenda, di cui sapevo tutto tecnicamente, ma che mi aveva appassionato più o meno come i saggi di danza della Valentina che andavo a vedere dieci anni fa.
Ricordo una splendida passeggiata sulle Dolomiti intervallata dalle mie angoscianti telefonate a Loreto per sapere a che punto era lo spread: 300, 350, 400, 450, 500, stavo perdendo il 30% di quello che avevo.
Dice: ma se non vendi non perdi.
Facile, ma se poi l’Italia fallisce davvero?
Un giorno a colazione convocai il gran consiglio di famiglia e provai a spiegare il differenziale tra Italia e Germania, cominciai quasi a giustificare il perché avevo scelto i BTP e posi la domanda fatale: che facciamo?
La storia si concluse con una resistenza faticosissima e una vendita al primo rimbalzo importante che comunque non evitò un salasso dell’8%.
Oggi, se avessi tenuto duro, starei guadagnando un botto, oltre agli interessi, ma quello che ora mi chiedo è: cosa diavolo è cambiato da quei giorni?
Non mi pare che l’economia reale sia così migliorata, la gente fa sempre una fatica tremenda ad arrivare in fondo al mese, eppure lo spread è a 150: perché?
E nel 2011 cosa è successo? La crisi vera era cominciata nel 2008 e non mi pare che ci fossero guerre o attentati tipo torri gemelle.
Vuoi vedere che una volta tanto, e passerbbe alla storia, ha davvero ragione Berlusconi?

Cercherò di essere chiaro perché forse non mi sono spiegato bene: giudico Montella la migliore soluzione possibile per la Fiorentina.
Ci ha risollevato (insieme a Pradè, Macia e soprattutto Andrea Della Valle) dal girone infernale in cui eravamo precipitati dopo i due anni assurdi di potere corviniano e ci ha abituati talmente bene che adesso siamo a disquisire sul tiki-taka, cioè se ci piace oppure no.
La vita mi ha però insegnato fin dqll’adolescenza ad essere realista e da almeno un paio di settimane mi sto chiedendo a cosa stiano portando le parole di Vincenzo.
Sarebbe molto facile ottenere applausi da voi e dagli ascoltatori a Blu dicendo: “è vero, Montella ha ragione! Ci vuole una Fiorentina più forte, bisogna aprire il portafoglio, non vendere Cuadrado, comprare due difensori di livello internazionale, una buona punta di riserva, e almeno un centrocampista che valga i tre tenori!”.
Costo della suddetta campagna acquisti: cinquanta milioni, li mette Della Valle?
Se la risposta è sì, mi prenoto in prima fila per la standing ovation.
Se invece si continua a mettere i “soliti” dieci milioni a stagione (che ormai però spendono in pochissimi, vedi alla voce Inter/Milan), io credo che la “crescita” di Montella sia destinata a fermarsi, perché bene che vada possiamo puntare al terzo posto, se proprio le azzecchiamo tutte e se Gomez e Rossi non si fanno troppo male.
E quasi 88 anni Fiorentina ci raccontano che quella è la nostra posizione storica più importante, tra il terzo e il quinto posto.
A me la parte del grillo parlante non piace e sognare non costa niente, però odio vendere fumo a chi mi dà fiducia leggendomi o ascoltandomi…

I meriti sono tutti della Fiorentina, che conquista un quarto posto meno scintillante di quello della passata stagione, eppure più importante in relazione alle oltre 50 partite giocate.
Le miserie sono quelle dei tifosi del Livorno, con i loro cori nauseanti su Rossi, che tra l’altro sono proprio idioti e privi del minimo senso ironico, qualità sempre riconosciuta alla curva labronica, dalle bandane in poi.
Gli strappetti sono quelli di Montella a fine gara.
“Devo crescere professionalmente”, ha detto, lasciando intendere che valuterà se sia possibile farlo con la Fiorentina a cui deve qualcosa e con cui ha comunque un bel contratto con clausola rescissioria a sette milioni di euro.
Non si capisce bene chi vorrà sobbarcarsi un esborso così pesante e se invece è un modo per spronare i Della Valle a spendere non crediamo che sarà molto gradito in società.

Il Livorno è praticamente in B, ma non sarà una passeggiata, dipende molto da come stiamo noi, di testa e di gambe.
Finale da libro cuore: vinciamo all’Ardenza e poi andiamo in allegria ad affrontare il “mio” Torino, non preoccupandoci troppo del risultato, più o meno come fecero loro all’Olimpico sei anni fa…
Il fattaccio di Rinaudo dell’andata non ha rimosso la mia simpatia per il Livorno, che resta la mia terza squadra, un po’ più del Verona e capisco che questo non piacerà alla maggioranza degli utenti di questo blog, ma non è che si tifa per compiacere gli altri.
A me dispiace che retroceda, pur continuando ad essere assolutamente contrario alle loro speculazioni politiche sul calcio.
Ma soprattutto mi interessa ritrovare la Fiorentina e dopo le dichiarazioni di Mencucci su Pradé e Montella penso che si respiri un’aria più salubre dalle parti del viale Fanti, domani sentiremo di che umore è il tecnico.

L’uscita a vuoto di Montella sugli articoli scritti sotto dettatura è la spia di un nervosismo eccessivo in rapporto alla situazione viola.
Più che le sconfitte di sabato e martedì, che magari dipendono pure da questo nervosismo, mi pare che ad alzare la tensione sia il continuo rimandare dei progetti futuri: il rinnovo di Pradè, i cinque minuti da trovare per Borja Valero e Gonzalo Rodriguez, mettere la parola fine su eventuali speculazioni riguardanti l’allenatore.
Vorrei far notare che adesso è il momento di stare tranquilli perché c’è un quarto posto da confermare e con quello la stagione della Fiorentina vale 6,5 e non voglio neanche pensare ad altre posizioni di classifica

Forse salviamo il quarto posto, che vuol dire impostare la prossima stagione in un modo diverso e più tranquillo, ma certamente questo finale di stagione sta diventando complicato.
Ci sono segni di malessere diffuso: Montella ha ragione nel chiedere giocatori più forti, ma aveva senso farlo alla vigilia del match-point contro il Sassuolo e dopo la sconfitta amara di Roma?
Il contratto di Pradé non si rinnova (per ora), quello di Borja e Gonzalo non si allunga, il Sassuolo (il Sassuolo!) ha costruito otto palle-gol, quattro le ha messe dentro e quattro no.
Ieri sera la Fiorentina non era serena, lo si capiva e lo si vedeva, può darsi che fosse solo stanchezza, ma non si può alla fine dire che ” la squadra ha giocato bene dopo un primo tempo difficile”.
Pur capendo tutte le difficoltà del dopo Coppa era doveroso pretendere di più e meno male che almeno Rossi ci ha strappato un sorriso, mentre di Gomez non si hanno più notizie: davvero lo portano al Mondiale senza uno straccio di partita in campionato?

“In merito a quanto accaduto all’Olimpico sabato sera, volevamo esprimere il nostro dispiacere per la situazione di tensione creatasi in Curva Sud e per non aver incitato la squadra come meritava. Ci è oltretutto costato tantissimo non mettere in scena la spettacolare coreografia che avevamo accuratamente preparato durante tutto il pomeriggio; poteva essere una bella serata per tutti, così non è stato. Il clima allo stadio era surreale, le comunicazioni interrotte e tutto ci potevamo aspettare tranne che una sparatoria di cui abbiamo faticato a capire la dinamica. Ci sono giunte informazioni confuse e distorte, abbiamo dovuto decidere in fretta e abbiamo valutato male la situazione che in seguito ci è sfuggita di mano. Noi ci siamo sempre presi le nostre responsabilità e lo facciamo anche adesso”.

Io non conosco i nuovi rappresentanti della Fiesole: a loro non interessa avere rapporti con la stampa e ognuno quindi fa il suo, senza dimenticare che la Fiorentina per me non è solo tifo, ma lavoro, mentre per loro è unicamente passione: se hanno alzato le mani, la condanna è senza se e senza ma.
Conosco invece per motivi anagrafici alcuni dei “vecchi”, pur non essendomi mai occupato delle loro beghe, dei bilanciamenti di potere tra persone e/o gruppi, e a parte qualche caso deprecabile di razzismo nei miei confronti devo dire di essere sempre stato libero di raccontare e fare quello che volevo.
Quando non sono piaciuto, me lo hanno detto, hanno fatto cori contro e poi si è ripartiti.
Tutto questo per dire che ciò che è accaduto all’Olimpico in casa nostra e in Curva Sud (e siamo infinitamente meglio del tifo napoletano, ma dirlo mi pare quasi un esercizio di retorica) deve rappresentare il punto di non ritorno e al tempo stesso di ripartenza per una coesione del tifo viola che deve avere due aspetti fondamentali: no alla violenza e no alla contaminazione politica di qualsiasi colore.
Il comunicato di ieri dei ragazzi più giovani mi pare un atto di coraggio, perché chiedere scusa e ammettere i propri errori è sempre difficile: ora si può ripartire.

Ragazzi, io col cuore capisco la grande incazzatura di sabato sera e fossi stato in Curva Sud ragionerei come molti di voi: Cosimo ha pianto per tre quarti d’ora e ora, a sette anni, è convinto che esista un’associazione tra i colpi di pistola e una partita di calcio.
Ma premesso che non sono mai stato iscritto ad un viola club, che non sopporto lo squadrismo in ogni settore della vita e quindi anche in curva, che non ho nulla a che spartire con il Gruppo 1926, mi spiegate come vorreste andare avanti?
Facciamo una bella rissa prepartita ad ogni gara interna della Fiorentina, con qualche puntatina in trasferta?
No, spiegatemelo, perché la realtà dei fatti è questa: in Curva Fiesole loro ci sono e pare anche, per quello che ho capito, che “facciano opinione”.
Attendo idee illuminanti.
Certo, al prossimo episodio intollerabile io farei scattare la protesta della maggioranza silenziosa, ma al momento non vedo altre soluzioni che un tentativo di convivenza in nome della Fiorentina.

Premessa numero uno: massimo rispetto per chi ha opinioni diverse dalla mia. Qui avrà sempre spazio, a patto di non offendere o essere razzista.
Premessa numero due: ho sempre relativizzato il calcio, nel senso che lo considero una componente della mia vita, non LA VITA.
Ci sono cose molto più importanti nell’esistenza di un uomo e di una donna e anche su questo ogni opinione deve essere accettata.
Detto tutto questo, mi chiedo e vi chiedo: si può rifiutare l’appartenenza ad una Nazione per dei torti arbitrali, per una gestione penosa del potre calcistico, per una vergognosa serata di silenzi all’Olimpico?
Se la risposta è sì, fischiate pure l’inno del vostro Paese, solo che per coerenza uno si dovrebbe chiedere se non sia più giusto andare a vievere da qualche altra parte.
Io l’inno non lo fischio e non lo fischierò mai perché mi sento italiano al cento per cento, con tutti i difetti e i pregi della Nazione che amo.

Mi vergogno di vivere in un Paese come questo, in cui Genny la carogna tiene in ostaggio sessantamila persone, tra cui mia moglie e mio figlio a cui cercavo con difficoltà di dare notizie nel buio telematico dell’Olimpico.
Mi vergogno di aver sempre vissuto onestamente in un ambiente come quello del calcio in cui c’è bisogno di un accordo tra sedicenti capi tifosi per dare il via ad una partita attesa da una vita e che era la vetrina del nostro mondo in decine di Nazioni.
Mi vergogno di aver dovuto spiegare a Cosimo di 7 anni il nesso tra un assalto di delinquenti ad un fioraio finito a pistolettate e un incontro di calcio: da ieri sera a lui la cosa sembrerà normale ed è questa la sconfitta peggiore.
Mi vergogno di essere avere la stessa cittadinanza di chi ha fischiato il nostro inno nazionale e non me ne frega niente se siano stati tifosi della Fiorentina o del Napoli.
Mi vergogno per non aver fatto o detto di più in passato contro i Genny la carogna che ho visto sul mio cammino: anche se sono stato il giornalista più insultato e minacciato dagli anni novanta ad oggi per via delle mie posizioni (Heysel, simboli nazisti di altre tifoserie messi insieme alle bandiere viola, tentativi di contaminazione politica in Fiesole), anche se non me ne è mai fregato niente di tutte le beghe della curva, a volte ho girato la testa dall’altra parte per maggiore tranquillità mia e della mia famiglia.
Perché non sono certo un eroe, non ho mai avuto l’ambizione ad esserlo, sono solo una persona normale, perbene, che vorrebbe lavorare in un Paese civile.
Stamani, ancora più di ieri sera, ho il voltastomaco e non c’entra niente la Coppa Italia persa, quella la vinceremo nei prossimi anni.
La nostra dignità invece temo che non la riprenderemo più, a meno di non chiedere il permesso a Genny la carogna.

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