Gennaio 2007


Figuriamoci a nove ascoltatori su dieci del Pentasport quanto gliene importava della mia conversazione con Riccardo Nencini, Presidente del Consiglio Regionale toscano.
Oggetto della chiacchierata, gli scontri di Fiorentina-Livorno e l’appello mio e di Nencini a non farsi condizionare dai sobillatori di professione.
Meglio, molto meglio il duetto Cairo-Giovanni Galli o le interviste di Ceccarini.
Eppure questo del grillo parlante è un ruolo da interpretare con convinzione, qualcosa che si deve fare.
Penso infatti al decimo ascoltatore, quello che era un minimo interessato alle cose di cui parlavamo e forse qualcosa gli sarà entrato in testa.
A volte è meglio perdere un po’ di audience.

Siamo arrivati a quello che volevano gli stramaledetti che seminano odio nelle curve di tutta d’Italia e quindi anche a casa nostra: Fiorentina-Livorno e Livorno-Fiorentina saranno considerate partite a rischio.
Bel risultato, davvero.
La colpa è di tutti, pure nostra, che non abbiamo saputo fare niente per fermare questa corsa verso la pazzia.
Non esistono in Toscana due città più simili di Firenze e Livrono: nell’acutezza, nello sberleffo, nell’orgoglio delle proprie radici.
E non c’è bisogno di scomodare i Medici per capire che la storia ci inviterebbe al gemellaggio invece che alla guerra.
Chi ha cominciato non lo so: forse loro, che per fare il gemellaggio chiesero di abiurare Verona, ma non è questo il punto.
Il fatto è che una persona è stata ferita, e anche piuttosto seriamente, e che magari mentre io scrivo questo atto di dolore in qualche club livornese si sta pensando alla vendetta dell’anno prossimo.
All’andata uscii dall’Ardenza insultato da una cinquantina di persone indemoniate contro Firenze e difeso da una ventina di fedeli ascoltatori labronici del Pentasport che ben sapevano quanto mi fossi mediaticamente adoperato per tentare un aggancio per un futuro gemellaggio.
Chi era con me si stupì molto del fatto che affrontassi incurante gli insulti, ma mi sentivo sicuro, proprio per quella somiglianza di cui parlavo prima.
Adesso, sinceramente, non so se lo rifarei.
Ma forse sì, proprio per non darla vinta a chi cerca di trasformare gli stadi in campi di battaglia dove sfogare le proprie frustrazioni.
Certamente, comunque, stavolta avrei paura.

A voler essere incontentabili avrei anche potuto scrivere: troppo sudata, perché in verità il Livorno oggi è solo Lucarelli e qualcosa di contorno, ma proprio poco.
Stiamo ancora pagando il dopo Marbella, ci manca brillantezza e ci manca pure qualità.
Inevitabile senza Santana e Montolivo (quello buono, intendo, non quello che si è un po’ perso nell’ultimo mese) e con Liverani che in due partite ha giocato 75 minuti.
Strepitoso Mutu e ora spiego il perchè.
Era in giornata chiaramente no, eppure non si è rifugiato dietro la nuvola dei fuoriclasse, spesso stizziti quando non gli riesce il numero.
No, Mutu ha lottato e corso come un Donadel qualsiasi.
A proposito: visto quanto è importante? I boscaioli di oggi, come li chiamava Orrico, lo hanno fatto ampiamente rimpiangere.
Blasi è sempre più preoccupante, così come Pasqual, in chiara fase regressiva, un po’ meglio Gobbi, ma con poca personalità.
In ultimo, Toni.
Abbiamo capito perché hanno fatto l’impossibile per non farlo andare via, digerendo e facendoci digerire bocconi amari.
Diciamo che la digestione, ora, va molto meglio.

Ce lo ricorderemo questo pomeriggio che ci sarebbe da marcare il mio amico Lucarelli?
Non è molto difficile mandarlo a memoria, visto che è l’unico o quasi che segna del Livorno: intanto blocchiamo lui e così siamo già a metà dell’opera.
Immagino che sul concetto di “amico” qualcuno si arrabbierà e non ci posso davvero far niente se non rassicurarvi sul fatto che il discorso è limitato all’ambiente calcistico, dove tutto è per definizione molto superficiale.
Voglio dire che non è che ci vediamo tutti i giorni o che le nostre famiglie organizzino le vacanze insieme, solo che esiste una stima reciproca che va avanti da anni, che non mi impedisce però di dire e scrivere quando secondo me sbaglia, come accadde nella “smusata” a Pandev.
Comunque, al di là delle mie simpatie verso Lucarelli, questa è una partita delicata, molto di più dell’ultima vista al Franchi contro il Messina.
Arrigoni cercherà di incartarla a centrocampo e c’è da aspettarsi parecchia cattiveria agonistica su Mutu, ancora più che su Toni.

Dunque stamattina mi sveglio e scopro nella poliedrica realtà radiofonica fiorentina una realtà rovesciata: l’emittente che amo e che sento mia da 28 anni non conterebbe niente o quasi per i tifosi viola.
Il fatto che da 25 anni trasmetta le partite e che abbia ascolti record nel Pentasport? Un particolare insignificante.
Complimenti vivissimi all’autore dell’analisi sulla Gazzetta dello Sport.
Della cosa si sta occupando l’ufficio legale di Radio Blu, che tra l’altro, proprio da oggi, è entrata a far parte ufficialmente del gruppo Radio Cuore, che comprende Radio Fantastica, Gamma Radio, Doctor Dance e Radio Reporter.
Vedremo se arriverà o meno la rettifica, che sarebbe quantomeno doverosa.
Comunque, tanto per chiarire, vorrei ricordare un paio di punti fondamentali al distratto estensore dell’articolo e a tutti coloro che si sono beati nella loro giornata di gloria della propria realtà virtuale.
1) Radio Blu, con venticinque persone tra giornalisti e opinionisti, produce due ore e quarantacinque minuti di programmi sportivi al giorno, con due redattori che restano in studio dalle 10 alle 20.
2) Gli ultimi ascolti ufficiali Audiradio 2006 per la città di Firenze sul giorno medio così recitano: Radio Blu 46.000, Lady Radio 29.000.
Il resto sono discorsi e li porta via il vento, più o meno come gli amici degli amici un po’ troppo disattenti nello scrivere.

27 GENNAIO: LA RETTIFICA E’ ARRIVATA, SULLA GAZZETTA DELLO SPORT DI OGGI, A PAG 10, CI SONO I DATI DI ASCOLTO

I favori all’Inter e le proteste viola, Ribery e Cassano, il quinto posto di Corvino e le paure per un possibile disamore dei Della Valle, i contratti di Jorgensen e Dainelli: sinceramente non ho mai visto preparare così male dall’ambiente una partita dell’era Prandelli.
Mi auguro che il tecnico si dimostri ancora una volta tra i più bravi d’Italia e sia riuscito a “sterilizzare” la squadra da una settimana a cui si è pensato a tutto tranne che al Livorno.
Mi sembra sinceramente che la si stia prendendo (sto parlando sempre dell’ambiente) un po’ sottogamba, come se vincere fosse un diritto naturale, forse perché si gioca al Franchi.
Propongo 48 ore di silenzio sul resto d una sana concentrazione sul mio amico Lucarelli, l’unico o quasi che può segnare.

Cominciamo subito a sgombrare il campo da possibili equivoci: Corvino è il numero uno nel suo mestiere ed è una fortuna che sia alla Fiorentina.
Come tutti noi comuni mortali non è esente da difetti, che però sono ampiamente compensati dai pregi.
E però ci sono delle cose che mi sfuggono.
Tipo: perché ora, in pieno mercato di gennaio, uscirsene con questi atti di dolore malinconici che invitano tutti noi a smettere di sognare scenari tricolori.
Le cose che afferma Pantaleo le ho scritte più di un anno fa su questo blog e figuriamoci dunque se non sono d’accordo con lui.
Ma il vento pare cominciare lentamente girare e forse davvero arriveremo in un paio di stagioni a risorse più o meno uguali per tutti.
E allora, perché questo inno al pessimismo?
Siccome mi rifiuto di andar dietro a pensieri dietrologici (cioè che questo sia un messaggio cifrato per i Della Valle, per invitarli a spendere di più), mi interrogo e continuo a non capire.
A meno che, come nella boutade su Cassano, non sia un modo per distrarre l’ambiente dalla considerazione che nelle ultime due partite abbiamo racimolato un solo punto.

E’ andata come immaginavo: Inter incontenibile sul piano fisico e per giunta aiutata, senza che ce ne fosse bisogno, dall’arbitro.
Il gol di Ibrahimovic lo concedono una volta su dieci, ma forse a San Siro la media sale a quattro, se a tirare è una delle due squadre di casa e sinceramente non mi ero accorto dalla tribuna del calcetto di reazione dello slavo, che poteva costargli caro.
Però l’Inter è stata superiore, inutile girarci intorno e se avevamo una minima possibilità di non perdere ce la siamo giocata al 95° di Sampdoria-Fiorentina.
In vantaggio di un gol e con Mutu in campo a fare il contropiede, forse si poteva sperare in qualcosa di più, ma così ci hanno messo per tutto il primo tempo ai paletti.
Adesso giriamo pagina, ridimensionati nella classifica e un po’ anche nel morale.
Però non ci possiamo permettere di sottilizzare troppo perché, se non viciamo col Livorno, cominciamo a complicarci la classifica.

L’avevo messo nel conto che qualcuno si sarebbe arrabbiato ascoltando il mio intervento ieri a Radio Radio con Sconcerti e Focolari.
Mi ero in sostanza detto d’accordo con Sconcerti sul fatto che a San Siro certamente avremmo perso e, nonostante le critiche più che legittime alle mie parole, ripeterei tutto senza problemi per due motivi.
Il primo è squisitamente deontologico: si può tifare per una squadra (e io sono viola da capo a piedi fin dall’età della ragione), ma svolgendo la professione di giornalista non si può trascurare la realtà.
E’ come se durante la radiocronaca vedessi sempre i falli dubbi a favore della Fiorentina o non sottolineassi qualche favore (pochi, in verità) a nostro vantaggio.
Perderei di credibilità, esattamente come se oggi mi dicessi sicuro di fare risultato a Milano, contro una corrazzata che sinceramente non saprei come fermare.
Il secondo aspetto invece ha qualcosa a che fare proprio col tifo e trae le sue origini dalla scaramanzia.
Voglio dire: andiamo tranquilli a Milano, sicuri di perdere e prendiamo tutto quello che viene come un dono inaspettato.
Domani sera potrebbe essere per questo ancora più bello il viaggio di ritorno.

Mi riferisco, ovviamente, a Pazzini.
Il ragazzo ha cervello e ragiona da anni come se non fosse un ventenne, però lo smacco di non giocare a San Siro in una Fiorentina senza Mutu mi sembra piuttosto pesante.
Se così fosse, sarebbe più o meno acclarato che Pazzini può ambire solo al ruolo di vice Toni e nient’altro,
E comunque non è solo per le eventuali ripercussioni sul morale del giocatore che io lo manderei in campo fin dal primo minuto.
Mi pare infatti che contro una squadra mostruosa sul piano dei centimetri e dei chili come l’Inter sia meglio Pazzini di Jorgensen, se proprio non possiamo fare a meno di schierare Blasi a destra.
Ovviamente è solo un mio parere: come dicevo nel precedente post, tutto è discutibile nel calcio, quindi anche un altro triste pomeriggio di Pazzini in panchina.

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