Fiorentina


Via, un po’ di sforzo da entrambe le parti per evitare che si arrivi ad uno scontro che sarebbe veramente triste per chiunque ami la Fiorentina.
Manuel Pasqual merita un contratto biennale, che lo porterebbe a giocare undici stagioni in maglia viola e salire quindi molto in alto tra i grandissimi.
Se lo merita prima di tutto per quello che sta dimostrando di valere in campo, e poi anche per il comportamento esemplare tenuto fuori.
Nel 2016 Pasqual avrà l’attuale età di Pizarro e non si capisce dovrebbe scoppiare atleticamenge e non essere più all’altezza.
Faccia uno sforzo economico anche lui e si vada ad officiare il prolungamento di un matrimonio che è stato tra le cose migliori dell’era Della Valle.

Dunque il ragazzino ci sta prendendo per i fondelli.
“Ho altre offerte, ma anche un contratto con la Fiorentina che intendo rispettare”, ha detto.
Grazie signor Ljajic in Ramadani, qui siamo tutti riportati dalla piena e quindi quasi quasi, commossi dal suo attaccamento alla maglia e alla causa viola, proponiamo per lei il ruolo di vice capitano.
Il fatto che poi, al termine del contratto onorato, se ne possa andare a parametro zero è un dettaglio insignificante, noi restiamo profondamente colpiti dalle sue parole, certamente dettate da uno spirito generoso come pochi.
Mi sto interrogando in questi giorni se non abbia sbagliato nel 2011 a schierarmi decisamente perché Montolivo giocasse, pur sapendo che ci stava prendendo in giro perché certamente sarebbe andato al Milan, liberandosi a parametro zero e creando così un danno alla Fiorentina.
Al netto di tutto il casino mediatico creato da chi guidava la corte dei miracoli fiorentina montoliviana e ha cercato di coinvolgermi (riunioni carbonare di tifosi, interventi accorati in radio, mirabolanti promesse di rivelazioni su torti avuti di cui alla fine dei giochi non si è saputo più niente), resto convinto che in quel momento quella fosse la decisione più giusta.
Sofferta, ma inevitabile e provo a spiegare il perché.
Partiamo dalla statura del giocatore.
Montolivo non è Ljajic, dentro e fuori dal campo.
Per sei anni Montolivo è stato un giocatore molto importante per la Fiorentina: mai un atteggiamento fuori posto (neanche nell’ultima stagione a dire il vero); un esempio direi, al di là delle considerazioni sulle sue prestazioni che ad alcuni sono piaciute di più, al altri meno.
Ljajic, che è arrivato a Firenze più o meno all’età dell’ex capitano viola, ha alle spalle due campionati disastrosi, un girone di andata poco più che incoraggiante e uno di ritorno scintillante, che è poi l’ultima cosa che ci rimane negli occhi.
Sul suo fuori campo è meglio stendere un velo pietoso, pur avendo notato nell’ultima stagione un vistoso miglioramento.
Poi c’è il momento della Fiorentina: nel 2011 eravamo in mezzo al processo di disintegrazione societaria, tecnica, stavamo assistendo impauriti ed impotenti alla desertificazione del Franchi, affogavamo nella crisi post addio di Prandelli.
Potevamo permetterci di rinunciare a Montolivo e rimanere intrappolati in mezzo ai Kharja, Olivera, Vargas e tutto il bruttaio che ci avevano propinato?
Stavolta il contesto è completamente diverso: la società è finalmente organizzata secondo una base logica di ripartizione di poteri e responsabilità, lo spogliatoio è sano, Montella una prospettiva di allenatore tra i migliori in Europa.
Ecco perché se non firma anche noi saremmo ben felici di rispettare il contratto con il signor Ljiajic in Ramadani: gli paghiamo ogni mese lo stipendio e come bonus gli diamo pure una tessera omaggio per la tribuna autorità, proprio sopra Andrea Della Valle.

..e lotto insieme a voi.
Cronaca di una serata molto particolare per me, perché ero davvero molto impaurito dall’idea di farmi male.
Intanto il contesto: molto affetto, chi è venuto (e non erano pochi) lo ha fatto pensando solo a Mario ed era questa la cosa che contava.
E ora l’impietosa analisi personale.
Nello spogliatoio mi approprio per diritto divino della maglia numero dieci, nonché della fatidica fascia da capitano e comincio il riscaldamento con Cosimo che mi corre accanto, immagine che vale da sola per me il prezzo del biglietto.
Poi riprovo dopo tre anni a toccare il pallone, obbligando il povero Bigiotti ad una fitta rete di passaggi corti, una cosa sfinente e sono certo che lui si sarà chiesto: “ma quando la smette?”, solo che per deferenza non osava dirmelo.
Il fatto è che avevo paura di tirare: e se poi sento qualcosa alla gamba sinistra che tante soddisfazioni ha dato alle squadre dove ho giocato?
Infatti, faccio due tiri e basta senza forzare, costringo Saverio a toglere Vinciguerra dalla formazione titolare e mettere Zoccolini al suo posto per una questione di appartenenza a Radio Blu ed entriamo in campo.
Battiamo noi e sono tesissimo, Brovarone mi è accanto e sorride: “bisognerebbe farne altre di partite come queste”.
Risposta: “intanto vediamo se sopravvivo”.
Tocco i primi due palloni e mi tiro su: non ho disimparato a giocare, il fiato c’è (anzi, molto meglio di quando facevo finta di allenarmi o per settimane non facevo una mazza) e l’azione la vedo ancora.
Prendo addirittura due palloni di testa a centrocampo, roba che pareggia un intero campionato di quando ero alla Sanger o al Doccia, poi esagero perché vado a propormi un po’ troppo spesso con il portatore di palla.
Alla terza volta, complice una mia incertezza, ripartono in contropiede e pareggiano, però avevo dato il mio onesto contributo all’azione del vantaggio siglato da Zoccolini.
Giochicchio ancora con un certo acume, perdo l’attimo buono per rubare il pallone che mi avrebbe portato al tiro e al gol certo (nei miei sogni post gara…), mi incazzo con l’arbitro per un fallo contro fischiato che non c’era assolutamente (recupero alla Dunga…) e vengo sostituito tra la sorpresa generale.
Commento a caldo di Sardelli: “se non c’era Pestuggia in panchina o non uscivi o lo mandavi a quel paese”.
Vero, forse.
Intanto c’è una new entry nei miei malanni fisici: niente schiena o ginocchio sinistro, ma qualcosa alla coscia destra che dà fastidio e che dopo due minuti della seconda partita induce un uomo maturo tendente ai 53 anni alla decisione che la famiglia attendeva come una liberazione.
Esco quindi dal campo tra l’indifferenza generale e mi avvio verso la doccia facendomi un rapido check-up: non solo sono vivo, ma forse non ho compromesso i miei prossimi giorni quando dovrei deambulare senza grosse difficoltà…

S

L’uomo è di ottimo spessore morale, il giocatore è certamente agli ultimi giri di pista di una splendida carriera, ma sinceramente non vedo grandi controindicazioni sull’eventuale arrivo per un anno in viola di Ambrosini.
Sembrerà strano, ma le perplessità maggiori credo le abbia il mio amico Moreno Roggi, che per un fatto di cuore è sempre stato molto prudente (a volte pure troppo) quando si è trattato di intrecciare il suo lavoro con la società che ama da sempre.
Non sottovaluterei neanche la sete di rivincita che accompagnererà il suo addio al Milan, che non ha più creduto in lui, scaricando l’ultimo senatore di stagioni per loro fantastiche.
Si giocherà molto si spera da agosto in poi e si giocherà pure in Europa, dove il nome di Ambrosini è ancora uno dei più spendibili in termini di prestigio e carisma.
Credo che la Fiorentina ci stia seriamente pensando.

Gioco delle figurine: Mario Gomez è sicuro di prendere 10 milioni netti nei prossimi due anni e decide di tagliarsi lo stipendio del 40% per venire a Firenze, dove non giocherà la Champions che ha appena vinto.
Dice: sì, però gli fanno un quinquiennale e alla fine della fiera di milioni ne prenderà 15.
Risposta: nel 2015 Gomez si libererà a parametro zero e, sempre ammesso che non rinnovi prima col Bayern o altro club equipollente, pensate che sia così difficile trovare chi gli darà i soliti 3 milioni (almeno) netti a stagione per il triennio successivo?
I milioni che si porterebbe a casa diventano così 19, quattro in più della possibile offerta viola, che sarebbe comunque straordinaria per i parametri della Fiorentina.
E’ vero che nel calcio come nella vita ci sta tutto, ma a le basi su cui si fondano le speranze di vedere questo grande giocatore a Firenze mi sembrano un po’ fragili.
Il gioco di Montella?
La bellezza della città?
I panini dello Scheggi?
La possibilità di conoscere la redazione di Radio Blu?
Se poi succede, propongo la standing ovation per i Della Valle, Pradè e Macia ed una punizione esemplare per il sottoscritto: rifare in tedesco la radiocronaca dei più bei gol di Gomez col Bayern.

L’idea (ottima) non è mia, ma di Enea, uno dei tanti amici che frequenta questo blog, e testimonia che il livello di sopportazione del popolo viola nei confronti di Jovetic ha superato da tempo il livello di guardia.
La proposta di Enea che rilancerò oggi in radio è la seguente: donare alla Fondazione Borgonovo un euro per ogni milione incassato dalla Fiorentina per la cessione dell’ingrato montenegrino, che ha maldestramente provato a fare abbassare il prezzo con la non autorizzata intervista alla Gazzetta (strano, perché di solito i giocatori sono attentissimi a non sgarrare, e fanno chiamare l’ufficio stampa anche quando devono dire grazie per un premio. Si vede che la multa non è un problema per il Ramadani’s team).
Una proposta intelligente e di grande sensibilità, che personalmente triplico, sperando di poter fare al più presto il bonifico di 90 euro per aiutare Stefano e tutte le persone travolte con le loro famiglie dalla “stronza”.

E bravo Stefanuccio, bella strategia.
Un po’ scontata, ma sicura, almeno secondo i normali canoni calcistici.
Si concede l’intervista esclusiva al più importante quotidiano sportivo, si ringrazia la Fiorentina di tutto quello che ha fatto per te, si chiedono gli applausi al ritorno e ci si dichiara svuotati di stimoli, “certi ormai di aver dato tutto” e quindi impossibilitati a rimanere.
Di sfuggita, ma proprio perché non se ne poteva fare a meno, ecco arrivare la supplica per Andrea Della Valle: “fai lo sconto alla Juve, perché è lì che voglio andare e se mi valuti 30 milioni non mi aiuti a realizzare il sogno”.
Si può dire che schifo o si rischia di essere querelati (oddio, potremmo anche pensare ad una mossa legale di Baggio , visto il paragone fatto nell’intervista…)?
Io, caro Stefanuccio, ti farei invece una controproposta: visto che pare ti abbiano offerto 9 milioni lordi l’anno, rinuncia tu ad un terzo di questi soldi, che moltiplicati per i quattro anni di contratto fanno dodici milioni, che aggiunti ai diciotto messi da parte da Marotta fanno trenta milioni, che guarda caso è quanto la Fiorentina ha deciso di prezzarti.
Perché tu sei solo un ottimo giocatore, non un campione, con tanto di cartellino appeso ai calzoncini.
Poiché siamo al mercato duro e puro, ed il tuo Ramadani è un sensale di prim’ordine, da quei trenta milioni non si scende, meno che mai con la Juve di Conte “che ha tutto per valorizzare” le tue inesprese potenzialità.
Quanto all’accoglienza al tuo ritorno al Franchi ci sarà tempo per preparare tutto: ai fiorentini puoi fare tante cose tranne che prenderli per i fondelli, in quello hai proprio sbagliato i tuoi calcoli.

Lo sapevo io e lo ha scritto anche Rialti stamani: David Pizarro è molto vicino al punto di non ritorno.
Non solo pare non abbia cambiato idea, ma non esterna in alcun modo, rifiuta il dialogo, quasi fosse offeso per qualcosa che gli è stato fatto a Firenze.
A metà aprile a mia precisa domanda davanti a migliaia di testimoni disse che sarebbe rimasto sicuramente e credo che nessuno pensasse che questo fosse per lui un problema.
Quello di Pizarro è un atteggiamento irritante ed incomprensibile, anche senza voler ritornare sulle ripetute prove d’affetto fornite dal popolo viola nei suoi confronti, dalla partecipazione al dolore per la perdita della sorella alla piena giustificazione per il clamoroso errore contro il Milan.
Ci sono nella vita dei diritti e dei doveri: io ho sempre pensato che senza rispettare i secondi non si possa pretendere i primi, ma evidentemente nel calcio esistono altre regole.

P.S.
Alcuni di voi mi hanno dato un’informazione che non pubblico perché ci sono nomi e cognomi e altri mi hanno mandato un file di una cosa pubblica che riguarda il nostro ambiente e da’ la giusta idea del livello di un certo personaggio.
Non chiedetemi niente di piu’ perche’ sono una tomba, e’ andato tutto in onda….

Per come la vedo io trenta milioni per Jovetic sono una quotazione assolutamente esagerata per svariati motivi: la crisi economica, quello che il giocatore ha fatto vedere fino ad oggi, l’impossibilità di dargli una giusta collocazione tattica.
E’ una seconda punta?
Un trequartista?
Nell’attesa che il dibattito si sviluppi, mi chiedo chi sia pronto a fare un investimento così alto per un giocatore reduce da un campionato da 6, ad essere generosi.
E’ vero che una delle storture del calcio è che si paga per quello che si è fatto e non per ciò che si progetta avvenga in futuro, ma davvero Jovetic vale due volte Osvaldo (a livelo comportamentale certamente sì, ma in campo?).
Ed ecco quindi affacciarsi la domanda del titolo: e se non si presenta nessuno?
Ce lo teniamo con le boccucce, i silenzi e i mal di pancia?

Che storia incredibile quella dell’addio di Mario Ciuffi, in linea con l’eccezionalità del personaggio.
C’è una linea di demarcazione precisa: da una parte tutti quelli che si sono approfittati di lui, che gli hanno spillato soldi e anche negli ultimi mesi di vita gironzolavano nella zona di Careggi e che più o meno sono stati allontanati in vari modi (grazie Pietro Vuturo!).
Insieme a loro metterei quelli che io non ho mai sentito e visto per mesi e che si sono fatti vivi dopo, e non è un caso che delle spese del funerale si sia fatto carico il Comitato creato ad hoc a gennaio solo e unicamente per aiutare Mario e Renza a pagare una casa dove andare a stare in affitto.
Dall’altra parte ci siete voi che avete versato soldi e fatto sentire il vostro calore in mille modi diversi, con una menzione particolare per alcuni che adesso andrò a nominare, anche se saranno un po’ scocciati da questa esposizione.
Parto da Mario Tenerani, che ho sempre stimato come giornalista, tanto da offrirgli nel 2010 di coordinare Radio Sportiva insieme a Fabio Russo, e che in tutti questi mesi ho potuto conoscere meglio.
Perché se da un lato era normale che io aiutassi Mario in qualche modo, dopo tutti gli anni passati insieme, dall’altro non era affatto scontato il suo intervento così puntuale e continuo, che vi assicuro è stato molto importante, soprattutto per averci fatto conoscere Don Vincenzo.
E poi i ragazzi del comitato: Mario Tintori, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Matteo Lucherini, l’indispensabile amministratore Marco Galletti, l’infaticabile uomo della Banca (un grazie Chianti Banca e a Moreno Roggi!) Paolo Piazzini, il notaio Federico Silvani.
E ancora la straordinaria Lucia Benvenuti che insieme ad Andrea Bruno Savelli, Saverio Pestuggia e Sara Lupo, ha reso meno amari gli ultimi giorni di Mario.
In mezzo a questi due mondi c’è tanta povera gente che parla, straparla, bisbiglia e origlia, divertendosi a mettere in giro maldicenze sul Comitato.
Non più tardi di una settimana ad una festa di viola club un noto procuratore ha voluto sapere come quando e perché e mi ha rivolto domande strafottenti che nascondevano insinuazioni: ho avuto pietà per lui…
A tutta questa marmaglia umana è giusto rispondere solo con i fatti, senza infangarsi nemmeno un po’.
E i fatti sono che l’unico fine per cui è stato costituito il Comitato era ed è trovare una casa in affitto.
Nient’altro: niente soldi consegnati tout court alla vedova, niente soldi per pagare debiti pregressi, nessuna organizzazione di eventi o tornei intitolati a Mario.
E se alla signora Renza le soluzioni abitative prospettate non dovessero piacere, quei soldi andranno in beneficenza perché di gente che ha bisogno ce n’è davvero tanta in giro.
Scrivo questo perché gli oltre 22mila euro raccolti sono una bella somma, ma quei quattrini non si toccano, sono tutti ancora fermi lì per i motivi che leggerete qui sotto nella lettera che ci ha inviato Don Vincenzo della Madonnina del Grappa.
Questo vuol dire che quei fondi dureranno di più per pagare l’affitto, ma intanto proprio grazie a Don Vincenzo la signora Renza ha dalla morte di Mario un tetto sopra la propria testa e nessun problema di altro tipo.
Vi ho voluto raccontare tutto, ma proprio tutto, perché ci sentiamo estremamente responsabili verso tutte le persone che hanno donato dei soldi, da Andrea Della Valle a Pantaleo Corvino, fino ad arrivare a chi ha dato col cuore anche 5 euro.

Carissimi amici viola,
anche al fine di rendere giustizia ad una mia esigenza di assoluta trasparenza nei confronti delle attività della Madonnina del Grappa vi vorrei pubblicamente aggiornare sulla questione Renza, vedova del nostro amato Ciuffi. La mia vicinanza nei confronti della popolazione di Firenze che ha sempre visto la Madonnina del Grappa come punto di riferimento per un certo tipo di disagio sociale (diremmo il più estremo) nonché l’amore che tutti noi proviamo per il nostro vessillo calcistico (la Viola), ci ha condotto ad aiutare la famiglia Ciuffi, la cui passione per i valori più sani e leali è sempre stata ben conosciuta.
La sig. Renza attualmente risiede provvisoriamente con modalità gratuite in una nostra casa all’interno dell’Opera; tanto quanto in attesa di una ancor migliore soluzione che si sta concretizzando sempre più.
Tale provvisorietà è dovuta al fatto che l’appartamento individuato ancora non è disponibile per ragioni giuridiche che però sembrano in via di risoluzione in tempi brevi. Tempi che poi saranno leggermente allungati dai necessari piccoli lavori di adeguamento al fine di una decorosa abitabilità.
Confermando ancora in questa occasione la vicinanza della Madonnina alla propria città ed ai colori viola che tanto uniscono una cittadinanza di per sé come noto sempre pronta alla polemica e critica in tante cose ma non certamente per la squadra viola o per la operatività della Madonnina, invio un caloroso abbraccio a tutti i tifosi viola.

Don Vincenzo Russo
L’iban per le donazioni a Renza Ciuffi è IT 93 Y 08673 02805 042000420174 Banca del Chianti, “Comitato Amici di Mario Ciuffi”, viale Matteotti 27, Firenze

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