Fiorentina


Ci ha regalato una lezione di stile, Andrea Della Valle.
Non ha chiesto niente, non cercherà vie legali, non mollerà di un centimetro nel tentativo di costruire la Fiorentina che è nei nostri sogni.
E però ha detto in dieci minuti quello che volevamo sentirci dire e cioè di quanto sia stata grossa l’ingiustizia perpetrata ai danni di tutti noi che amiamo questa squadra, che è qualcosa di più di una squadra.
Bisognava sentirlo il tono che ha usato quando si è retoricamente domandato chi avrebbe restituito ai Della Valle e alla Fiorentina i 45 punti e i 30 milioni persi dal maggio 2006 ad oggi.
Una lezione di stile, in tutti i sensi.
Qualcosa di cui avevo bisogno probabilmente anch’io, visto il tono che aveva preso la discussione su qualche mio post precedente…

Clamoroso nel nostro blog: il tanto vituperato (da alcuni di voi, sia chiaro) Enzo Bucchioni ha scritto secondo me un pezzo perfetto sulla situazione del calcio italiano, dopo le ultime sentenze.
Inutile tentare di fare meglio, copio e incollo per chi non l’avesse letto sul giornale.

CALCIOPOLI dieci mesi dopo. «Da un’analisi approfondita delle intercettazioni non emergono elementi tali da ritenere provato l’illecito sportivo» scrivono i giudici del Coni che hanno ridotto la squalifica a Diego Della Valle. Come dire, abbiamo scherzato.
Ma non c’è niente da ridere visto che nel frattempo una squadra (la Juve) è finita in serie B con due scudetti in meno, altre (Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina) sono state sconquassate nella classifica, nel morale e nei bilanci.
E, particolare non secondario, la vita di molte persone non sarà mai più la stessa.
Tutte vittime di un’inchiesta condotta con enorme leggerezza, ispirata dalla fretta, sponsorizzata dall’emotività.
Dentro quelle telefonate c’erano deprecabili goliardie, millanterie, volgarità, amicizie e parole lontane dall’etica sportiva, ma niente più.
Chi le ha date in pasto all’opinione pubblica senza alcun filtro e senza alcuna analisi preventiva ha mirato a creare un clima da ghigliottina.
Chi doveva frenare e riflettere, nel nostro caso il commissario Guido Rossi, ha preferito accelerare.
Il peccato originale è questo.
Servivano indagini accurate e processi seri, veri, approfonditi: li hanno fatti in mezza giornata.
Ora che quasi tutte le sentenze d’estate non sono arrivate a primavera siamo pieni di dubbi e di domande.
Ci chiediamo chi risarcirà i danni morali e materiali alle persone e alle società.
Ci mettiamo nei panni di Moggi e De Santis: alla fine hanno fatto tutto loro.
E da soli: complimenti.
Ma almeno Calciopoli ha dato la scossa per cambiare il calcio?
Non avendo risposte certe ci guardiamo attorno e ci imbattiamo in Tonino Matarrese candidato alla vice presidenza della federazione.
Dov’è l’errore?

Ci risiamo: ancora una volta sono caduto in tentazione e trascinato da Toni sono rimasto contento della vittoria dell’Italia.
Rimango uno di quelli a cui piace che gli azzurri vincano il Mondiale e l’Europeo, e davvero non capisco perché si debba tifare Scozia.
Oppure Brasile, o Argentina.
Sono stati quattro giorni bellissimi, abbiamo colorato di viola il calcio italiano, ce l’avessero detto una settimana fa non ci avremmo mai creduto.
E ancora una volta davanti alla televisione mi chiedevo: ma perché dobbiamo accettare ineluttabilmente che Toni se ne vada?
Lo so bene che Pazzini è pronto, che prendiamo una vagonata di soldi e che alla fine ci togliamo un tormentone che ci perseguita (colpa anche dei giornalisti, oh yes, ma solo in parte) da quasi un anno.
Ma Toni, se appena appena è all’80% della condizione, resta uno dei pochissimi giocatori al mondo capace di essere decisivo da solo.
Meditiamo gente, meditiamo.

Mi riferisco a Pazzini, che a Bergamo ha ampissime probabilità di non partire titolare, soprattutto se Santana dimostrerà di essere pronto fin dall’inizio.
Abbiamo avuto una gran fortuna, diciamo la verità, a pescare tra i tanti un elemento così, uno con la sua maturità.
Pazzini arriva a Firenze nel gennaio 2005 e Zoff gli dice subito che andrà bene per la Fiorentina del futuro.
Dopo una settimana il suo acquisto è completamente cancellato dai 15 milioni di Euro spesi per Bojinov.
Poi, con Toni straordinario, è notte fonda per più di venti mesi.
E lui mai niente, mai una polemica.
Solo un colloquio in Spagna a cielo aperto con Prandelli per chiedergli di provare a giocarsela.
Al no della Fiorentina è ripartito come se niente fosse e sono sicuro che non dirà nulla nemmeno domenica sera, se davvero dovesse andare in panchina.
Lo so che è da professionisti comportarsi così, ma quanti al posto suo e a soli 22 anni lo avrebbero fatto?

SCUSATEMI MA SONO IN UNA DI QUELLE FASI DI GRAN LAVORO PER CUI E’ IMPOSSIBILE RISPONDERE ALLE VOSTRE DOMANDE
PERDONATEMI E CI AGGIORNIAMO A DOMANI CON UN NUOVO ARGOMENTO

Una premessa è necessaria: nonostante quello che sto per scrivere, io trovo immorale che nel calcio i contratti valgano solo per una parte, cioè la società, e mai per il calciatore o l’allenatore che pure hanno sottoscritto l’accordo.
Se non cambia veramente questo andazzo, prima o poi salterà tutto.
Non so quando, ma salterà certamente, perché un sistema economico non può reggersi su fondamenta del genere.
Il caso Toni è quindi uno solo dei tanti: ha un contratto fino al 2009, liberamente firmato, ma qui tutti danno per scontato che quel contratto non sarà rispettato e la cosa grave è che il 90% delle persone trova la cosa assolutamente normale, come se in fondo fosse giusto che se uno fa bene debba pretendere di più di quanto stabilito.
Ripeto perché non mi si fraintenda: non ce l’ho con Toni (e se poi lui ce l’ha con me perché scrivo e dico queste cose, pazienza, me ne farò una ragione), ma col sistema marcio che permette un simile agire.
Perché la cosa migliore per la Fiorentina, sia ben chiaro, sarebbe usufruire delle prestazioni di un giocatore super come Toni alle cifre stabilite nell’estate del 2005, fissando semmai dei premi al raggiungimento di certi traguardi, tipo i venti gol a campionato.
Ma siccome ragionando in questo modo mi pare di essere diventato come quei giapponesi persi nella foresta e che sono convinti che la seconda guerra mondiale non sia ancora finita, ecco che provo ad adeguarmi faticosamente al pensiero corrente.
Converrà essere cinici tra un paio di mesi, quando, a campionato finito, saremo tutti immersi ben sopra il collo in questa zuppa indigesta che sarà la possibile cessione del più forte attaccante italiano.
Dovremo a quel punto giocare al rialzo, mettere in concorrenza più grandi società possibile, prendere il massimo, ringraziare in fretta per quanto (tanto) dato sul campo e voltare pagina.
A meno che i Della Valle non (ci) facciano un regalo e spieghino a Toni e Tinti che quello è il contratto e quella è la maglia della Fiorentina da indossare per la prossima stagione.
Alle condizioni fissate nel non proprio lontano luglio 2005.

Bellissimo, non ci sono altre parole.
A me è venuto in mente il Paolo Rossi di Italia-Brasile, con la straordinaria aggiunta che questa è tutta roba nostra.
Impossibile non volere bene a Giampaolo Pazzini, l’ho detto e scritto in epoca non sospetta, adesso va gestita bene la situazione.
Ieri nel Penta ipotizzavo che se proprio dobbiamo arrenderci alla logica mercantilistica del calcio (cioè far partire Toni), forse è meglio lasciar perdere i grossi nomi come Adriano o Gilardino e prendere un vecchio bucaniere dell’area di rigore tipo Lucarelli, perché si giochi davvero il posto da titolare con Pazzini.
Ovviamente oggi ribadisco il concetto, con la differenza che ora il Pazzo è diventato piacevolmente ingombrante e quindi tenerlo in panchina sarà molto, ma molto più difficile.

Non è che ce l’abbia ordinato il dottore di fare a meno di Toni nella prossima stagione (ma non avrebbe ancora un contratto in scadenza 2009?… Mah) e comunque, se proprio dovessimo arrivare alla fine di questo rapporto di grande rispetto e amore, io Adriano lo eviterei più che volentieri.
Meglio Gilardino, che magari parte alla pari con Pazzini, e che mi sembra molto più gestibile del brasiliano, che peraltro già conosce i più importanti locali notturni fiorentini, in primis il Maracanà.
Non è detto che Prandelli debba per forza avviare dei corsi di recupero per campioni smarriti e viziati, magari da 5 milioni di euro netti a stagione.
Però, ripeto, non è obbligatorio rinunciare a Toni.

Dai, giochiamocela questa partita, senza troppi calcoli.
Sento parlare di due mediani, cioè Pazienza e Blasi, con esclusione di uno tra Montolivo e Jorgensen.
Capisco l’esigenza di fronteggiare il centrocampo più dinamico d’Italia, però affidiamoci alla luna dei nostri giocatori più bravi.
Voglio dire che se Montolivo e Jorgensen sono nella giornata sì, potrebbe essere la Roma e preoccuparsi di noi e non viceversa.
E se invece la luna la dovessero avere storta, pazienza, tanto nessuno chiede la Champions, ma almeno dovremo fare i conti con il rimpianto.

Ci sono due differenze fondamentali tra loro due.
Totti sa giocare in qualsiasi ruolo dell’attacco: prima punta, seconda punta rifinitore, mentre Toni conosce un solo copione, ma come lo interpreta lui ce ne sono davvero pochi al mondo.
L’altro aspetto è l’inevitabile scadimento di forma che ogni campione ha nel corso di una stagione.
Ecco, lì Toni si lascia certamente preferire, perché Totti è come se fosse prigioniero della sua grandezza.
Voglio dire che continua a cercare il difficile anche quando non è assistito dalla condizione fisica, oppure è innervosito o con la luna storta.
Il Toni a scartamento ridotto lo abbiamo visto purtroppo spesso in questo campionato, per via degli infortuni, eppure alla fine è decisivo lo stesso.
Chi sceglierei tra i due?
Avendo già Mutu, certamente Toni.
Però Totti, pur con tutti i suoi difetti caratteriali (in campo, perché fuori a me non dispiace affatto per come si pone verso il prossimo) è uno dei più grandi giocatori italiani degli ultimi dieci anni, anche se Baggio era un’altra cosa.

Ho appena risposto ad un post delirante di uno che equiparava più o meno Guidolin all’ultrà del Catania che aveva ammazzato Raciti e con questo sinceramente sono arrivato all’effetto saturazione.
Meglio parlare di Spalletti, in tutti i sensi.
Vi ricordate la partita di andata?
Erano ancora lì ad aspettare Totti, che sembrava un corpo estraneo rispetto al resto della squadra.
Lo scrissi già qualche mese fa: sono stati bravi a non metterlo mai in discussione e sinceramente non so se noi avremmo fatto lo stesso con Toni e Mutu, per quattro mesi fuori condizione eppure titolari.
Potrebbe venire fuori una delle più belle partite del campionato e credo che, come a Palermo, Prandelli se la giocherà senza troppi calcoli, cioè con Montolivo e Liverani insieme e i soliti tre là davanti.
D’altra parte, se non ci divertiamo un po’ adesso quando mai lo potremo fare?

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