Fiorentina


Riflessione di fondo: quando ero un ragazzino e ripartiva il campionato, avvertivo ogni volta nell’aria quel profumo indescrivibile di speranza mista a gioia per la grande giostra che ripartiva.
Oggi che tutto è freneticamente anticipato, la partenza del campionato è diventata mediaticamente la partenza della nuova stagione e allora invito un po’ tutti, a cominciare dal sottoscritto, a recuperare quella sensazione di dolce attesa, che mi pare invece avvelenata dai mancati acquisti.
Non che non si debba assistere con un po’ di preoccupazione all’evolversi di questo mercato che definire difficile mi pare limitativo, ma insomma questo è “solo” calcio e forse sarebbe il caso di prenderlo con maggiore leggerezza di spirito.
In questo senso, ed essendo questo il trentesimo anno da giornalista al seguito della Fiorentina, devo confessare che a me stamani è venuta in mente la partenza della stagione 1983/84, quando vendemmo Graziani alla Roma e affrontammo il campionato con Monelli al suo posto.
In città e tra i tifosi si respirava lo stesso scetticismo di oggi e poi sappiamo come andò a finire: terzo posto solo perché spaccarono Antognoni, e il miglior calcio visto in Italia.
Tutte queste sono considerazioni del cuore, che infatti sviluppo sul blog e non in radio, mentre con la testa non posso che riaffermare che al momento siamo da sesto/settimo posto.
Ma tutto questo lo sanno bene (spero) i Della Valle, Corvino e Prandelli.

P.S. Mi scuso con chi mi pone quesiti, ma, salvo casi molto particolari, comincerò a rispondere alle domande da martedì prossimo, perché in questa settimana sarei in ferie…

Ma perché non leggete con attenzione e prendete un pezzo in qua ed un pezzo in là di ciò che scrivo, costruendo riformulazioni del mio pensiero che non corrispondono assolutamente al vero?
L’appunto ovviamente non è per tutti, ma qui conviene chiarirci perché altrimenti si passa dalle accuse di essere un portavoce della Fiorentina a quelle di essere diventato un accusatore di Corvino e del suo mercato.
Nel precedente intervento ho fatto due premesse: SE prendiamo Ljungberg con un triennale e SE prendiamo Nocerino senza diritto di riscatto.
Fatte queste ipotesi, ho scritto che si tratta di novità rispetto al passato (vedi caso Brocchi, che con un triennale sarebbe rimasto a Firenze e che non ho mai paragonato allo svedese, ma semmai a Blasi) e che la comproprietà libera ci avrebbe costretto a parlare del futuro di Nocerino per dieci mesi, esattamente come accadde con Miccoli/Chiellini/Maresca (ma non ho mai paragonao loro tre a Nocerino).
Per ora però non sappiamo niente di come siano avvenute le operazioni e se davvero andranno in porto, ma fatemi dire che noto un po’ di isterismo in giro, quando invece è il caso di stare molto tranquilli.

Molto diffcile questo mercato, tanto da richiedere, mi pare, un cambio di strategia da parte di Corvino.
Due esempi, sempre che quello che vagamente esce dalla cortina fumogena di Corvino sia confermato dai fatti: il triennale al Ljungberg e la comproprietà con la Juve per Nocerino.
I giocatori non si discutono, sono due ottimi rinforzi, ma nel primo caso si sarebbe venuti meno al diktat corviniano sul massimo biennale a chi ha 30 anni.
E allora a me è venuto in mente che se un’eccezione si è fatta la si poteva applicare nella passata stagione e tenerci Brocchi, che alla fine sarebbe stato nettamente più utile del deludente Blasi.
In questo modo avremmo risolto per un bel po’ di tempo e con 1 milione di euro al Milan il problema di chi mettere, in alternativa a Donadel, accanto a Montolivo.
Su Nocerino aspettiamo tutti notizie conclusive, ma se davvero è in comproprietà con la Juve mi sa tanto che assisteremo per i prossimi dieci mesi alla riedizione del tormentone Chiellini/Miccoli/Maresca e cioé: che succederà se, come speriamo tutti, Nocerino dovesse esplodere?
Auguriamoci che ci sia un diritto di riscatto a nostro favore.
Comunque vada, credo che questo sia il mercato più difficile tra i tre affrontati per adesso da Corvino ed è giusto predicare urbi et orbi la pazienza.

Questa storia di Fredrick Ljungberg è un po’ strana e sfugge dalle precedenti logiche del mercato viola.
Poiché non risulterebbe che Corvino e Prandelli siano improvvisamente impazziti, ci sarebbe da supporre che sappiano quello che stanno facendo e rischiando.
E’ chiaro che siamo di frotte ad un signore che vale una volta e mezzo Semioli, un campione vero che però ha la grande incognita della discontinuità di rendimento.
Ha recentemente giocato pochissimo, ma non è vecchio e certamente un’operazione del genere qualche incognita la presenza.
Non credo assolutamente che gli vengano promesse certezze tecniche in termini di partite da giocare, non sarebbe da Prandelli e neanche da Corvino.
Ma siccome non credo alle favole, penso che eventualmente gli sarà riconosciuta una buona uscita dall’Arsenal, in modo da azzerare la differenza di stipendio che gli darebbe la Fiorentina.
Tra l’altro, se davvero gli verrà fatto un triennale, sarebbe la prima volta che Corvino verrebbe meno alla regola del “massimo due anni per un trentenne”.
Se Ljungberg verrà sarà una bella scommessa, magari un po’ rischiosa nel primo anno post-Toni.

Una cosa è chiara: se questa dovesse essere la Fiorentina 2007/08, con o senza Bojinov, saremmo senz’altro più deboli, non ci sono dubbi.
Detto questo, vorrei però ricorrere ad una metafora legata ai miei tanti tentativi di avere un profilo fisico accettabile.
Ecco, è come quando cominci una dieta, oppure decidi che da domani il tuo stile di vita cambierà e che dedicherai almeno trenta minuti al giorno all’esercizio atletico.
Ci pensi a pancia piena e ben riposato e tutto ti sembra se non facile almeno affrontabile.
Poi parti per tenere fede ai tuoi sani propositi e cominci a maledire i minuti che non passano mai mentre corri o quel buco nello stomaco che avverti a mezzogiorno, quando invece del panino burro e salmone ti tocca mangiare una mela.
Con la Fiorentina accade lo stesso: ci siamo spellati le mani per applaudire Della Valle e Corvino per i loro sani propositi di avere una sana gestione, e mi pare inevitabile che della suddetta sana gestione il tetto degli ingaggi sia un’indispensabile architrave.
Ora siamo al buco nello stomaco o alla vista che si abbassa per la fatica che senti mentre corri: vorremmo uno, due, tre strappi alla regola per prendere i giocatori che ci piacciono.
Ma così la dieta salta e la corsa finisce e bisogna ricominciare da zero.
Va trovata la quadratura del cerchio: rinforzare la squadra tenendo fermo il tetto degli ingaggi.
Difficile? Molto, ma mica sono io Corvino…

MI DOVETE SCUSARE SE NON RISPONDO QUASI A NESSUNO, NON E’ PER CATTIVERIA, MA PERCHE’ DA SABATO SAREBBE INIZIATA UNA DELLE MIE DUE SETTIMANE DI FERIE ESTIVE (L’ALTRA E’ A META’ AGOSTO).
COSI’ VADO SU UNA POSTAZIONE INTERNET VERSILIESE, MODERO I COMMENTI E SCRIVO OGNI TANTO.
DICE: MA UN PORTATILE, NO?
AVETE RAGIONE, MA NON VORREI PAREGGIARE IL CONTO DELLE MOGLI CON QUELLO DEI FIGLI, CHE PER ORA E’ 3 A 2 IN FAVORE DEI FIGLI…

Mi raccontano i ragazzi del Pentasport a Milano che con Bojinov ci sarebbero difficoltà per il prolungamento del contratto perché il bulgaro non accetterebbe di rinnovare alle stesse attuali condizioni (credo intorno al milione di Euro netti).
Spero non sia vero.
Ricapitoliamo: Bojinov arriva in pompa magna nel gennaio 2005 e gli viene fatto un contratto importante, importantissimo per un ragazzo di 19 anni.
Si fa male quasi subito, poi si fa buttare fuori scioccamente a Genova, insomma non ingrana mai.
Arriva Prandelli e sembra ripartire, ma poi si blocca di nuovo, va di fuori come un matto con Andrea Della Valle a Perugia e passa un mese con i bambini viola alla trave, finisce la stagione.
Passa alla Juve e dopo i fuochi di artificio iniziali trascorre il campionato in panchina; alla Juve è vero, ma in serie B.
Dunque tre anni buttati, o quasi, e adesso per andare oltre il 2009 Bojimov vorrebbe più soldi agitando lo spauracchio dello svincolo a costo zero.
Ma qui siamo tutti impazziti e può anche darsi che ci siano squadre pronte a pagare di più il suo ingaggio però io (sarò un pazzo romantico) ne faccio pure una questione etica.
Che vada pure via Bojinov, se pensa di mettere sotto ricatto la Fiorentina, non ne sentiremo certamente la mancanza.
Ovviamete lo stesso discorso vale parola per parola anche per Pazzini, il cui percorso è stato certamente meno accidentato dell’altro, ma che non può assolutamente chiedere di guadagnare più di adesso.
Una soluzione ci sarebbe per emtrambi: un bel premio di produzione, sostanzioso davvero, da corrispondere ai 19/15/20 gol: chissà che ne pensano Gerry (si scriverà così?) Palomba ed il simpaticissimo Tullio Tinti.

Eh sì, l’astinenza provoca brutti scherzi.
L’astinenza dal sesso, dai piaceri della tavola e pure quella dalle partite.
Accade così che a cinquanta giorni dalla fine del campionato non sappiamo bene come sfogare i nostri sani istinti primordiali legati al tifo e ci immergiamo nel gran fritto del calciomercato.
Il sapore, diciamoci la verità, è per ora quello della minestrina post indigestione: sa proprio di poco.
Ma noi non siamo convalescenti, più semplicemente aspettiamo l’occasione giusta al prezzo giusto.
Certo che con l’astinenza cresce l’impazienza, perché a noi i prezzi sembrerebbero tutti giusti, tanto mica paghiamo noi.
Con l’astinenza crescono pure i vuoti di memoria e così ci siamo scordati che è vero che pagano gli altri (nello specifico i Della Valle), però è già successo che poi ci presentino il conto.
E in quel caso paghiamo tutto, ma proprio tutto: do you remember il primo agosto 2002?

E’ incredibile come per il calcio si perda spesso il senso logico.
Per carità, lo fanno i presidenti (i famosi “ricchi scemi” degli anni sessanta, oggi mi sembrano tutti molto più intelligenti…), figuriamoci se non possono cadere in errore i tifosi.
Prendiamo questa storia di Gilardino: non tengo più il conto di quante persone al giorno mi chiedono se davvero arriva l’attaccante del Milan.
Ma come si fa a pensare che un giocatore di 25 anni, cioè nel pieno nella carriera, perda 1,7 milioni netti l’anno più i ricchissimi premi?
Per cosa, poi?
Per essere allenato da Prandelli invece che da Ancelotti?
Queste sono favole, senza contare che dal punto di vista puramente sportivo un conto è fare la Champions, un altro l’Uefa; un conto è puntare allo scudetto, un altro al quarto posto.
Eppure la bufala di Gilardino continua impunemente a girare e magari qualcuno ci crede pure.

P.S. Non c’entra nulla con il post, ma per una volta sono stato costretto a cancellare alcuni vostri messaggi assolutamente non offensivi che mi chiedevano di commentare alcune dichiarazioni che parrebbero siano state fatte su altri blog contro di me.
Mi spiace e mi scuso, ma era inutile pubblicarli perché non avrei risposto per non entrare in polemica da chi è probabilmente afflitto da deliri di onnipotenza e che non sapendo con chi prendersela continua ad alimentare contrapposizioni senza senso.
Sarebbe stato stupido sprecare un post: meglio un semplice P.S.

Se non ci fossero state le ultime due gloriose (sul campo) stagioni, sarei piuttosto preoccupato della campagna acquisti viola.
Non piace infatti a nessuno veder partire campioni del mondo, giocatori veri anche se rozzi (Blasi), giovani che avevano toccato il cuore per il loro impegno e i loro gol (Reginaldo) e vedere arrivare un mezzo titolare della Juve e un manipolo di sconosciuti di belle speranze.
Ma siccome, appunto, ci sono i due anni precedenti, credo che tutto questo nervosismo sia un po’ fuori luogo, perché per ora Della Valle/Corvino/Prandelli non hanno mai tradito.
Da fonti certe so che Corvino è tranquillissimo e per niente angosciato dalla piega che sta prendendo il mercato viola e se è tranquillo lui non vedo perché si debba essere agitati noi.
Detto questo, però, io sto in campana, nel senso che mi riservo di esprimere eventuali critiche alla campagna acquisti della Fiorentina, come è già avvenuto in passato con Lobont e Kroldrup, non esattamente due affari straordinari.
Ora comunque è troppo presto.

Certo che siamo buffi con questa storia di Reginaldo, che a me piace moltisimo, soprattutto fuori dal campo.
Io credo che un’attenta analisi dell’evoluzione del Reginaldo giocatore non possa che portare ad una considerazione tecnica: è un buon elemento, da tenere nei 18, ma non si può pensare di farlo partire titolare.
Il fatto è che se Reginaldo e Mutu giocassero la stessa identica partita noi daremmo 5,5 a Mutu e 6,5 a Reginaldo perché partiamo prevenuti all’incontrario.
Siamo stati cioè convinti per mesi che Reginaldo fosse quasi antitetico al calcio, poi ce lo siamo visti sbocciare da giocatore vero e allora qualsiasi cosa faccia ci sembra un mezzo miracolo.
E lo scrive uno che per Reginaldo ha sostenuto duelli dialettici televisivi.
Ma se per caso arriva un’offerta davvero importante, sui 6/7 milioni di Euro con relativa succosa plusvalenza, penso che l’ottimo Reginaldo si potrebbe pure dare via, anche se con dispiacere, soprattutto umano.

P.S. Devo tornare a sottolineare come questo blog non sia un giornale o una radio, che non esistono finalità di lucro e che di conseguenza gli argomenti scelti seguono l’estro (non sempre felice, ma dovete portare pazienza…) del suo proprietario.
Tutto questo per dire che non mi pare il caso di criticare la scelta di due post dedicati alla vicenda Flachi, o per meglio dire: criticate quanto volete nel merito, ma non la scelta di fondo, perché se dovessi seguire una “scaletta”, anche questo diventerebbe un lavoro e non un piacere.

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