Fiorentina


Ormai non frequento più i giocatori viola perchè ogni età ha i suoi tempi e sarà un anno che non vado in sala stampa a causa dei mille impegni extra calcio.
Ricordo ancora la prima volta che intervistai un calciatore della Fiorenina. Avevo sedici anni, era Ennio Pellgrini, ero il direttore (quando si dice la modestia…) del giornalino scolastico e provai un’emozione fortissima.
E poi l’anno con Pecci al Pentasport, con lui che mi massacrava di continuo con le sue battute che io, permaloso come sempre, dovevo subire in silenzio perché non avevo la forza di controbattere.
Adesso potrebbero essere davvero tutti miei figli, a parte Jorgensen, ma questa realtà mi permette di guardare un po’ più lontano.
Posso cioè cercare di intuire, nei rari casi in cui passo un po’ di tempo insieme a loro, la sostanza di questi ragazzi forunati e ricchissimi, che hanno il mondo ai propri piedi e che magari cercano lo stesso un equilibrio.
Stasera ad esempio, alla consegna del Premio Banchi, ho passato un’ora con Kuzmanovic, che in verità mi era già sembrato molto sveglio fin dalla prima intervista, ma era stata una roba di tre minuti due anni fa.
E anche questa volta l’impressione è stata ottima, Kuz è uno che non se la tira per niente, molto veloce di pensiero e disponibile al dialogo.
Questo ragazzo, insomma, con la testa c’è, adesso aspettiamo ulteriori miglioramenti in campo.

Io sono un tifoso accanito del Torino, ovviamente dopo la Fiorentina.
Ricordo a memoria la formazione dell’ultimo scudetto, cioè di quando fecero quella fantastica rimonta sulla Juve nel 1976, sarà perché avevo sedici anni o perché la squadra era veramente bellissima da vedere: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici.
Ricordo che a casa mia da bambino era appesa una foto del grande Torino, che deve aver segnato l’epoca dei miei genitori (entrambi del 1938), pur non essendo stato nessuno dei due un tifoso granata.
E mi ricordo pure di quando dettero in televisione la notizia della morte di Meroni e, insomma, mi iscriverei tranquillamente ad un Toro Club.
Se poi fosse necessario per la loro salvezza e non comportasse niente per la nostra classifica, sarei pure disposto a perdere la partita, come credo che ogni buon tifoso del Torino abbia pensato nello scorso maggio.
Ricordo sofferenze notevoli negli spareggi salvezza e promozione giocati da squadre assolutamente non all’altezza di un passato scintillante e un’arrabbiatura colossale per la finale persa contro l’Ajax in Coppa Uefa, mi pare nel 1992.
Però domenica abbiamo bisogno dei tre punti: dobbiamo vincere, ma mi dispiaccerà un po’.

Si tratta di una nuova figura tattica, mai contemplata fino ad oggi nel panorama calcistico italiano.
Gioca tra il centrocampo e l’attacco e punta a bloccare sul nascere la manovra avversaria andando sul portatore di palla.
In teoria, essendo appunto un trequartista, dovrebbe fornire assist, saltare vericalmente l’uomo, segnare qualche gol.
In teoria.
Nella Fiorentina, che ha inventato questa figura, il trequartista di contenimento è Mario Alberto Santana, ragazzo di rara educazione e capace al contrario di molti suoi compagni (vedi alla voce Montolivo) di autocritica.
Il problema, e adesso si può dire, alla ventunesima gara ufficiale, che lui fa solo la metà del compito, cioè non inventa, non tira, non determina.
Se Gilardino si appanna, e forse ora è appannato, e Mutu procede a sprazzi, noi ci possiamo permettere il trequartista di contenimento?

P.S. Comunque a Roma potevamo e dovevamo pareggiare, sto a metà strada tra i disfattisti e la soddisfazione sorprendente di Prandelli a fine partita.
Meglio che a Cagliari e Siena, anche perché la Roma, fa giocare, ma restano alcuni grossi punti interrogativi: Vargas, la poca lucidità di Kuzmanovic, il compitino di Zauri, l’enigma Almiron (perché è stato preso?), le illusioni finora di Jovetic, il lento e triste dissolvimento di Pazzini.

Io lo firmerei subito, sia perché la Roma mi sembra in gran forma, ma anche perché proprio l’anno scorso con un pareggio molto fantasioso a Genova siamo ripartiti dopo un periodo bruttissimo in tutti i sensi.
Non si può ovviamente lasciare l’iniziativa del gioco a loro, che sono molto bravi quando non vengono aggrediti, ma stare un po’ più accorti e cercare di essere rapidi nel ripartire (e quest’anno non è quasi mai successo), quello sì, si può.
Pare che giochi ancora Santana, non è il massimo della vita, ma quali sono le alternative?
Semioli? Mah, in quel ruolo mi pare si faccia buca e se ne deve essere accorto pure Prandelli che ha rinunciato per sfinimento all’esterno destro, sempre così importante nei suoi precedenti schieramenti tattici.
Chiudo con le classiche scuse per le mancate risposte, ma se oggi comprate il Corriere della Sera, e quindi il Corriere Fiorentino, vi accorgerete che ho fatto un’escursione sulla cronaca impegnativa e gratificante.

A me perdere non è mai piaciuto: mi raccontano ancora di una bizza clamorosa che feci a quattro anni perché mio babbo venne battuto dallo zio in una partita di biliardo.
Quando poi mi toccano sul lavoro, mi imbizzarisco e ammetto di essere qualche volta poco lucido e/o anche un po’ ossessivo nel raccontare la superiorità di Radio Blu.
Racconto questo per spiegare quanta fatica faccia nell’assorbire culturalmente la sconfitta.
Eppure, lo devo, lo dobbiamo fare, se non vogliamo uscire di cervello di fronte agli inevitabili rovesci della vita, e quindi anche del calcio.
Diciamo la verità: se è vero che era illogico pensare di superare senza problemi il turno, è altrettanto certo che tre punti in cinque partite sono un bottino molto misero, inimmaginabile alla vigilia, figuriamoci poi dopo la prima a Lione.
Ora però cerchiamo di ritrovare l’equilibrio, cominciamo a scartare quelli che non sono adatti ad una Fiorentina di vertice, e ce ne sono abbastanza, e facciamo tutti un bel training autogeno per cercare di assorbire qualcosa da questa benedetta o maledetta, dipende dai punti di vista, cultura della sconfitta.

Io ero tra quelli che ci credevano poco, e purtroppo mi pare di essere stato in larga compagnia, visti gli spazi vuoti in maratona, ferrovia e tribuna.
Si è visto una volta di più come questa squadra sia Mutu-dipendente: cona la sua giornalta no sono mancati gli strappi, le accelerazioni che danno il vantaggio numerico, che creano situazioni interessante.
Il Lione è stato nettamente più forte, meglio complessivamente pure del Bayern, e non si vengano a contare le azioni da gol o i legni colpiti (comunque 3 a due per i francesi) perché solo chi era allo stadio si è reso conto dell’impressionante velocità con cui loro manovravano.
Impressionante soprattutto se paragonata alla nostra lentezza per riportare il pallone nella loro metà campo.
Su Montolivo, poche parole: è stato almeno da 6, ma complessivamente, perché è come se avesse giocato tre partite in una. Fino al madornale errore sul loro secondo gol sembrava quello del secondo tempo di sabato, poi è sparito, riemergendo a inizio ripresa,quando però ha fatto una partita normale.
Preoccupanti Jovetic e Osvaldo, che non ne hanno imbroccata una, dando proprio l’impressione di non essere all’altezza di certi palcoscenici.
Pazzini, Jovetic, Osvaldo, Santana, Semioli: un gol (su rigore) in venti partite ufficiali, forse la sesta sconfitta stagionale si spiega anche con questa cifra agghiacciante.

Questa Fiorentina ha tre giocatori super (Frey, Mutu e Gilardino), più qualche ipotesi di campione, e tra questi c’è pure Montolivo.
La sua evoluzione nei rapporti con i media e anche con i tifosi è stata per me sorprendente.
Uno per esempio come Morfeo lo capisci subito che ha qualcosa che non va, ma Montolivo, che tanto per chiarirci non è certamente Morfeo, ha avuto nei suoi primi tre anni in viola un approccio tranquillo con l’ambiente.
Ora, se io fossi Prandelli e/o Corvino chiamerei in separata sede il signor Riccardo Montolivo e gli spiegherei che se lui ha uno stipendio annuo (credo) di un milione netto è perché 28mila bischeri in un sabato quasi invernale, alle 18, spendono chi decine e chi centinaia di euro per andarlo a vedere correre e tirare in porta.
E che quindi certi atteggiamenti lui non se li può proprio permettere. Assolutamente.
Diverso il discorso con i giornalisti, dove fa bene a difendersi e anche a dire che non gliene frega niente delle nostre pagelle e dei nostri giudizi.
Se poi si considera veramente uno forte, è giusto che non si nasconda dietro il solito linguaggio del calcio.
Ora però facciamo un passo indietro, ed è un invito che rivolgo a tutti, anche se penso che per Montolivo sia inutile, e quindi anche a me stesso.
Non facciamoci condizionare da quell’improvvido ditino, che tanto ci ha indispettito e, continuiamo a considerare Montolivo una risorsa importante della Fiorentina, perché abbiamo bisogno di lui.
Almeno allo stadio tifiamo per Montolivo, esattamente come per tutti gli altri.

Adesso speriamo che non si fermi più!
Neanche in sala stampa per parlare con noi, se gioca come ha fatto nel secondo tempo ci può pure dribblare senza problemi.
Ero tra quelli che lo avevano visto tra i migliori, o tra i meno peggiori, a Cagliari, e dunque in crescita rispetto a qualche tempo fa.
Che partita: divertente e difficile da leggere tatticamente.
Prandelli ha detto che nel momento di crisi mancava soprattutto l’ordine (a cui lui tiene molto), ma a me sembrava soprattutto un problema psicologico, erano come bloccati dalla paura.
Decisivo tatticamente Santana, ma devastante Mutu con le sue accelerazioni, alla faccia di chi lo contesta per partito preso.
E quelli che volevano fare a meno di Frey, “che tanto un portiere si prende”?
Ma, ripeto, forse in questa fredda serata abbiamo trovato un leader in più, Montolivo.
Nella passata stagione ha cominciato a carburare a febbraio, adesso tre mesi prima, speriamo davvero che non si fermi più.

P.S. Il ditino davanti al naso per dire a tutti di stare zitti non l’avevo visto, impegnato com’ero ad esultare, e poi avevo una montagna di gente davanti, essendo la mia postazione dall’altra parte.
Avevo invece visto le mani alle orecchie al primo gol, che dire? In questo modo non si aiuta certamente da solo, perché a molti quei gesti non sono piaciuti.
Gente come Antognoni, Baggio e Rui Costa, tanto per citare tre numeri dieci neanche tanto scarsi certe cose non se le sono mai parmesse e però ribadisco il concetto inizale: se va come nel secondo tempo, può permettersi tutto (o quasi).
Il problema è se non dovesse andare, allora in quel caso gli verrebbe presentato il conto e tutto questo lo trovo molto stupido, oltre che inutile e autolesionistico per la Fiorentina.

Sinceramente non ho capito perchè Pasqual non venga più convocato dopo aver dimostrato contro l’Inter di farsi trovare pronto.
Un po’ meno a Siena, dove è calato vistosamente nella ripresa, ma insomma tenerlo fuori dai convocati mi pare una punizione eccessiva.
A meno che non ci sia stato da parte sua un atteggiamento che Prandelli non ha gradito.
Certo, Pasqual è un triplone perché su quella fascia ci sono già Vargas e Gobbi, ma forse così lo si deprezza anche in vista di una ormai certa cessione.
Peccato che finisca così questa storia, con un’involuzione impensabile trenta mesi fa, quando Pasqual rischià di diventare Campione del Mondo con la Nazionale di Lippi.

Mi chiamano dalla radio per dirmi che su un’altra emittente Oliviero Beha, giornalista che ho sempre stimato, ha attaccato Radio Blu perché una sua intervista in cui denunciava il clima nello spogliatoio viola, con botte che volavano a destra e sinistra, non è mai andata in onda.
E’ vero.
L’intervista fu realizzata da Marco Meucci, ho e abbiamo fatto delle verifiche ed è venuto fuori che c’era stato un alterco tra Kuzmanovic e Almiron dovuto al nervosismo post gara, oltre al solito Mutu che aveva mandato a quel paese Melo (e questo lo avevo detto durante la radiocronaca) per non avergli passato il pallone.
Poi i due si erano immediatamente chiariti, mentre forse tra Kuz e Almiron le cose sono durate un po’ di più, ma senza botte o cose del genere.
Chiunque ha giocato al calcio sa che può succedere, e a quel punto avevo davanti due strade: mandare l’intervista e poi smentirla per le verifiche fatte, oppure non mandarla affatto.
Ho scelto la seconda ipotesi: per una volta ho evitato di fare il giornalista per amore della Fiorentina, cioè per non aggiungere benzina al fuoco della polemica che dopo il pareggio col Bayern era molto forte.
Ho sbagliato? Giornalisticamente sì, non ci sono dubbi.
Se poi siamo una radio governativa, come dice Beha, lo devono decidere gli ascoltatori, io ho la coscienza a posto, con me stesso e con chi ci segue quotidianamente.
Comunque, lo ripeto, la decisione è stata soltanto mia.
Se tornassi indietro rifarei tutto, tranne forse chiamare Oliviero per dirgli che l’intervista non sarebbe andata in onda.
Ne parlo ora qui, a casa mia, sul blog e non in radio per non fare troppa pubblicità ad una polemica che considero piuttosto sterile.

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