Fiorentina


La trattativa Dainelli esiste davvero, anche se al momento è difficile pensare che Dario possa tornare a Firenze.
A quanto ne so la Fiorentina sta cercando di proporre uno scambio con Felipe, che sarebbe poi come dire che due anni fa è stato commesso un grande e costosissimo errore, peraltro certificato da Prandelli che si è liberato di Dainelli senza troppi problemi (anzi) e ha fortemente voluto Felipe.
Confesso di non avere sull’argomento le idee chiarissime.
Da un lato le ragioni del cuore mi farebbero dire di sì subito, pensando anche a ciò che Dainelli è stato per lo spogliatoio viola.
Dall’altro i cavalli di ritorno non hanno mai funzionato benissimo e in quel ruolo la Fiorentina già sacrifica Camporese, mentre di Kroldrup si sono perse le tracce.
Comunque vada a finire l’avventura di Dainelli a Genova è chiusa da quando se ne è andato Malesani, con l’aggiunta di uno scontro piuttosto duro con la tifoseria, e lui certamente tornerebbe più che volentieri in quella che è sempre stata la sua squadra del cuore.

Oggi si è visto giocare bene al calcio, non proprio un fatto consueto negli ultimi anni e chi ha sfidato il freddo credo che sia andato via soddisfatto.
Stefano aveva quasi azzeccato il pronostico con il suo due a zero, il ragazzo si intende di calcio…
Detto di Amauri che mi trasmette tranquillità (incredibile: abbiamo un attaccante e lo dico anche pensando all’ultimo Gilardino) vorrei riflettere sul fuori campo, su chi è rimasto fuori dallo stadio e dalla prima fila della tribuna autorità.
Se non vogliamo fare il gioco del nemico, cioè andare male, bisogna compiere tutti un bel passo indietro, dai dirigenti all’ala dura del tifo.
Basta con le posizioni precostituite che impediscono il dialogo e fomentano le incomprensioni e i contrasti sterili.
Io ho sempre fatto così in questi 33 anni di attività per il bene della Fiorentina e mi piacerebbe essere seguito da altri.
Per me, ad esempio, Batistuta era incommentabile fuori dal campo, ma lo considero il migliore giocatore che abbia mai visto a Firenze e quando giocava l’ho esaltato com’era giusto che fosse.
Prendiamo poi il mio giudizio su Corvino: sono dell’idea che il suo ciclo sia ormai finito e che da due anni sbagli tanto, troppo (vedi soprattutto la scelta di Mihajlovic e la mancanza di attaccanti).
Tutto questo però non mi impedisce di dirgli bravo se fa delle cose giuste, tipo l’ingaggio semestrale di Amauri o mette a segno dei buoni colpi.
Quello che voglio dire è che la nostra voglia di dire “ho ragione” non dovrebbe mai travalicare l’interesse generale che è la Fiorentina.
Un po’ di permalosità in meno, un po’ di autocritica in più da parte di tutti e si potrebbe provare a ripartire.

Siamo ancora una volta nelle mani di Corvino, che ha portato a casa due attaccanti: Amauri e El Hamdaoui, come ogni logica suggeriva da almeno un mese.
Rimanendo il fatto che sono arrivati quattro partite dopo il necessario, il concetto è semplice, perfino banale: se ci ha preso, siamo a posto e facciamo un campionato dignitoso.
Se l’ha tirata di fuori, siamo messi parecchio male.
Le statistiche dicono che dal 2005 al 2009 è stato il migliore, mentre dall’estate 2009 ad oggi è da insufficienza piena.
Poi, certo, conta anche la gestione del gruppo e si spera che finalmente Rossi riannodi quel filo che si era sfilacciato con la sciagurata gestione Mihajlovic, mentre è auspicabile un miglioramento dei rapporti tra direttore sportivo e spogliatoi.
Il calcio comunque non è così complicato, per vincere bisogna metterla dentro e per metterla dentro ci vogliono gli attaccanti.
In settimana ne abbiamo presi due, cioè il minimo indispensabile, che sono un po’ la risposta a chi pensava alla Fiorentina come un fortino da saccheggiare in piena smobilitazione.
E, detto tra noi, ha fatto benissimo Corvino a fare un contratto di pochi mesi ad Amauri, non ci impegna e serve da incentivo al giocatore.

Da un lato si chiede di stare tutti uniti, dall’altro si parla di sciacalli.
Ecco a voi una nuova genia del popolo viola, declinato ovviamente sul versante dei media.
Trattasi probabilmente dei pronipoti di coloro che la mattina si svegliavano e si alzavano pensando a come fare del male alla Fiorentina.
Ma dove vive questa gente che prospera sulle disgrazie altrui?
Dove si nascondono i bastardi?
Chi sono?
Perché odiano così tanto la Fiorentina ed il suo direttore sportivo?
Pantaleo, dammi un bastone che vengo con te a cercarli e a cacciarli dal tempio.

P.S. Avevo detto che non avrei commentato più le uscite mediatiche sulla terza difesa d’Italia, sullo straordinario girone di ritorno, sui 4 scudetti vinti e sul fantastico ciclo ed infatti su questi argomenti taccio.
Qui è però in ballo una questione di interesse nazionale, il pericolo è altissimo; stiamo infatti per essere invasi dagli sciacalli e la chiamata alle armi suona per tutti gli uomini e le donne di buon senso.

Ok, ha la soglia del dolore molto bassa, e allora?
Va bene, Batistuta e anche Rui Costa a Cagliari avrebbero giocato, ma loro hanno mai avuto un infortunio come il suo?
Ragazzi, andiamoci piano con le polemiche su Stevan Jovetic.
Premesso che tutti sono utili e nessuno è indispensabile, sarà bene ricordare che qualcuno è più utile degli altri e che la Fiorentina senza Jovetic rischia seriamente la retrocessione.
Jovetic è quasi campione molto gentile, che al contrario di molti suoi compagni ha ben chiaro cosa voglia dire giocare nella Fiorentina, forse perché ne ha conosciute altre più belle e più forti dentro e fuori lo spogliatoio.
Purtroppo i disastri degli ultimi due anni hanno portato a questa situazione: il quasi campione Stevan Jovetic ci fa quasi un favore a rimanere nella Fiorentina, a non piantare grane, a non chiedere più soldi.
Cerchiamo quindi di darci una regolata, perché se comincciamo a discutere pure lui possiamo davvero fare festa.

P.S. Scusate ragazzi, ma la domenica sera, dopo la partita, uno potrà fare quello che gli pare oppure no?
Questo vale per Jovetic, ma anche per quelli scarsi, a meno che non si instauri uno stato di polizia calcistica, ma non mi pare proprio il caso.

Una partita atroce, schiacciati nel primo tempo dal Cagliari, incapaci di attaccare perché, molto semplicemente, siamo senza attaccanti.
Ma chi risponde di questo scempio tecnico?
Prendiamoci il punto e continuiamo a soffrire, sperando in tempi migliori, che devono per forza arrivare perché il popolo viola non merita tutto questo.
Imbarazzi tecnici, gente che non sa cosa fare con il pallone, Vargas che vi avrei fatto vedere come si è scaldato, Ljajic impresentabile, Lazzari peggio di lui, Munari inesistente.
Sì, hanno ragione in Fiesole quando urlano “meritiamo di più”.
Meno è davvero impossibile.

Poi però a tutto c’è un limite e non deve essere sorpassato, al contrario di quello che è successo domenica scorsa e sta succedendo in alcuni post che cestino implacabilmente.
Il limite è quello della violenza, fisica e verbale.
Chi sputa o promette botte è un incivile, con me ha chiuso ed esce immediatamente da ogni forma di dialogo.
In questo Mario Cognigni non solo ha ragione, ma è stato fin troppo tenero perchè basta abbassare un attimo la guardia per essere travolti dagli istinti peggiori e frustranti.
Su questo concetto non ci sono repliche, anche le offese verbali sono vergognose se oltrepassano l’ironia il normale dissenso.
Un certo linguaggio non è accettabile nella vita di tutti i giorni e non si vede perché dalle parti dello stadio ci debba essere una zona franca dove tutto è permesso.
Non vi piace lo spettacolo offerto?
Ritenete che i Della Valle (e di conseguenza i vari Cognigni, Mencucci, Panerai) occupino scranni che sono vostri?
Fischiate, disertate, intervenite civilmente nelle varie tribune mediatiche, ma non usate mai l’arma della violenza.
Perché lì davvero finisce tutto, lì si azzera la vostra intelligenza, sempre ammesso che l’abbiate.

Abbiamo la terza difesa del campionato e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo centrocampisti di caratura internazionale e non ce ne eravamo accorti.
Abbiamo grandi giocatori, difficilmente sostituibili e non ce ne eravamo accorti.
Ci sono valori assoluti che non stanno rendendo e non ce ne eravamo accorti.
Veniamo da un grande periodo, riccco di soddisfazioni, e non ce ne eravamo accorti.
Se però perdiamo a Cagliari siamo in piena zona retrocessione: di quello ce ne siamo accorti tutti.

P.S. Pensandoci bene, non ci eravamo neanche accorti di aver speso negli ultimi due anni 30 milioni di euro per avere questa magnifica squadra, orgoglio della città

Pensare a Stefano Borgonovo in questi giorni di grande grigiore viola (questa storia del mancato annuncio di Amauri è un altro piccolo tassello alla confusione totale) è come dare da bere ad un assetato.
Rasserena la mente, aiuta a relativizzare, ci fa capire quali siano le cose veramente importanti della vita.
Ho ancora in testa quello che mi disse Alberto l’ultima volta in cui sono riuscito a parlarci, poche settimane prima che se ne andasse: “Quello è veramente un grande, una persona da ammirare”.
Lui, a cui del calcio non era mai fregato niente, aveva percepito nell’abisso della sua malattia quanta forza d’animo ci vuole per non rimanere schiacciati dalla vita.
Venerdì prossimo andrò da Stefano, grazie ad Aurelio Virgili, figlio del grande Pecos Bill e lui stesso persona straordinaria, che di Stefano è sempre stato una specie di angelo custode, nella buona e nella cattiva sorte.
Faremo una diretta da casa Borgonovo, cercheremo di trasmettere le risposte alle domande che vorrete inviare tramite il blog, tramite Radio Blu (pentasport@radioblutoscana.it) o violanews (redazione@violanews.com), certamente gli manderò tutto ciò che arriva via mail.
Sarò certamente emozionato e non assicuro niente sulla mia tenuta professionale.

Una maledizione ha colpito ormai da anni il cielo viola, la maledizione degli attaccanti.
Dopo le sciagurate scelte degli ultimi anni e la loro impresentabilità in maglia viola, ora il morbo si è esteso pure alla Primavera, provocando effetti impensabili ed incomprensibili.
Quello che è successo stasera nei primi cinquanta minuti di Fiorentina-Juventus ha dell’incredibile: lo svogliato Babacar si fa male praticamente all’inizio della partita e non sembra più in grado di giocare.
Zoppica, guarda implorante la panchina, non tocca palla, è chiaramente un giocatore in meno, ma l’allenatore Semplici lo lascia in campo come se nulla fosse.
Ad un punto Babacar si accascia al suolo gemendo e pensando che forse finalmente può andare a fare la doccia.
Niente, Semplici non lo toglie.
Rientrano le squadre nel secondo tempo e chiunque abbia un minimo di razionalità pensa di non vedere più “il ragazzo dai mezzi tecnici illimitati”, come lo definì il fin troppo ottimista Prandelli.
Invece rientra anche Babacar, che ricomincia più dolorante di prima, fino a quando dopo pochi minuti viene finalmente cambiato.
Qui i casi sono due: o Semplici ha ritenuto che Babacar esagerasse e che non stesse poi così male, ma che per motivi suoi non avesse voglia di giocare, oppure il tecnico ha sbagliato tutto, lasciando in pratica la Fiorentina in dieci per oltre metà gara.
In ogni modo qualcosa di unico nel suo genere, che va ad aggiungersi alle perle della prima squadra, che ancora nella serata del 18 gennaio non ha attaccanti in rosa.
Meno male comunque che abbiamo pareggiato e che il turno è ancora superabile, magari mettendo undici giocatori a Torino.

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