Sì, siamo troppo umorali, io per primo, anche se questo blog mi sta un po’ aiutando.
Riepiloghiamo: prima dell’Inter era tutto un fiorire di rosee previsioni per la sfida contro la squadra più forte d’Italia e dopo la brutta sconfitta di Livorno molti di voi (anche se non ce n’era bisogno) sono andati in soccorso di Prandelli, scrivendo che non ci sarebbero stati problemi, che ci dovevamo fidare, ecc.
Poi arrivano i tre punti sofferti ma meritati contro il Parma, la migliore gara della stagione ad Udine ed in giro sento una plumbea preoccupazione, al confine col disfattismo.
Ragazzi, calma.
Ormai abbiamo capito che sarà molto più dura di quanto avessimo interiorizzato ad agosto, però non è il caso di buttare il via il bambino con l’acqua sporca.
La squadra è buona, molto buona, aspettiamo che si svegli Toni e che i meccanismi comincino ad essere oliati.
Non vedo fenomeni in giro, in fondo adesso siamo a meno diciassette dalla salvezza e quell’allarme rosso (psicologico) di cui parlavo dopo Livorno mi sembra proprio superato.

E’ stata la Fiorentina più bella della stagione e sfortunatissima.
Forse non ci dovremmo innamorare troppo dell’idea di Liverani e Montolivo insieme, perché le condizioni tattiche di Udine mi sembrano difficilmente riproponibili in moltre altre gare (e però contro il Catania a Firenze ci si potrebbe anche pensare).
Molto pesante perdere così, in un campionato dove avresti bisogno di tutto e di più, quindi anche della buona sorte.
Il fatto è che non c’è stato qualcuno di straordinariamente bravo: si è vista piuttosto una crescita globale della squadra, soprattutto nel modo di interpretare la partita nel secondo tempo.
E nel primo l’Udinese non ci aveva messo sotto nel modo in cui raccontano certi commenti a livello nazionale.
Bruttissimo l’errore di Kroldrup, però i due centrali sono andati molto meglio; preoccupa semmai un po’ Ufo, lontanissimo dagli eccellenti standard dell’anno scorso.
Se giochiamo sempre così, ci salviamo di sicuro anche perché la fortuna è cieca (mentre la sfiga ieri sera a Udine ci vedeva benissimo…).

E’ tornato il solito Prandelli: in campana, ma cortese e abbastanza disponibile, com’è nella sua natura.
Non doveva dare anticipazioni sulla formazione ed invece ha fatto capire che se Blasi sta bene gioca, altrimenti va in campo Pazienza.
Lui ha fatto un passo indietro, adesso tocca noi che facciamo informazioni.
Qualcosa abbiamo sbagliato anche noi, ora ripartiamo da zero, anzi da meno sedici.
Io ad esempio non mi devo più far prendere dalla strizza da retrocessione durante la radiocronaca ed essere anche più lucido anche in caso (infausto) di rovescio.
Per stasera è giusto quello che ha detto Prandelli: “puntiamo a non prendere gol”.
Giusto, perché tanto uno glielo possiamo fare in qualsiasi momento e male che vada torniamo dal Friuli con un punto.
Mi preoccupa molto Di Natale e Muntari, per la tradizione che ha contro di noi.
Ma siamo più forti, basta non avere fretta.

Domani salirò in macchina, inserirò il comodo navigatore (sulle strade sono una catastrofe) e partirò per Udine insieme a due giovani “discepoli”.
Venticinque anni fa mi trovai alle due di notte alla stazione con Rinaldo (il boss) e un altro amico per prendere il treno per Bologna, poi Venezia ed infine Udine, dove arrivammo alle dieci del mattino.
Le coincidenze successive ci avrebbero condotto allo stadio alle 12.30, un po’ tardi per me.
Sapete com’è: ero un po’ paranoico con la puntualità e gli orari. Dopo sono peggiorato.
Fuori il termometro segnava meno quindici gradi, un freddo secco che ti entrava nelle ossa.
Quando ritirai l’accredito mi fecero una domanda decisiva per il mio futuro: “avete anche chiesto il telefono per la radiocronaca?”.
Ma quale telefono, che ce ne fregava a noi della radiocronaca.
Noi andavamo lì solo per le interviste del dopopartita e poi chi volevi che stesse a sentire una radiocronaca su Radio Blu?
Il problema fu che nel campionato successivo mi ricordai di quella domanda e da lì iniziò l’avventura, ma questa è un’altra storia.
Dunque, meno quindici gradi e almeno tremila viola al “Friuli” inciucchiti dal freddo e dai tanti grappini che gli ospitali padroni di casa offrivano senza soste.
Non mi ricordo mai se segnò prima Graziani e poi Bertoni o viceversa, e non ho neanche voglia di andare a controllare, tanto non importa.
Certo è che fra i due gol realizzò il pareggio Carletto Muraro e che alla fine eravamo matematicamente Campioni d’inverno con due punti di vantaggio sulla Juve.
Al decimo del secondo tempo non ce la facevamo veramente più per il freddo e chiedemmo asilo (concesso) nella cabina riscaldata di Sandro Ciotti, che era la seconda voce (Ameri trasmetteva Napoli-Juve).
Avevo ventuno anni, una fidanzata che odiava il calcio, trecentomila lire in banca, quindici cambiali ancora da pagare per la mia A112 Abarth, nessuna idea su quello che avrei fatto da grande ed ero felice.

Non esiste al mondo una categoria più permalosa dei giornalisti.
Molti di noi pensano (pensiamo) di essere dei Moravia o dei Cassola potenziali, che solo il destino cinico e baro ha costretto a scrivere di Montolivo e Liverani.
Siccome è da trent’anni che provo a fare questo mestiere, ho assistito ad una evoluzione per me impensabile quando nel 1976 cominciai a prendere i tabellini della Rondinella per Il Tirreno, sperando solo di scrivere un giorno qualche articolo.
Il giornalista della carta stampata ha scoperto la popolarità, che prima era solo di tre o quattro grandi firme e a Firenze di nessuno, perché nessuno conosceva la faccia di Pegolotti o di Goggioli.
La scoperta è stata devastante, l’edicolante o il pizzicagnolo che ti avevano visto in tv o ascoltato in radio ha fatto il resto, trasformando il giornalista in una piccola star (se a livello regionale) o in uomo spettacolo, rotto ad ogni sperienza e pronto a qualsiasi cosa per una platea televisiva nazionale.
Sinceramente devo dire di appartenere a questo circo mediatico, anzi di averlo in gran parte costruito a livello fiorentino perché, per almeno dieci anni non c’è mai stato nessuno che si occupasse radiofonicamente di Fiorentina.
Non solo: nel corso del tempo ho lanciato ragazzi e ragazze che hanno occupato spazi sempre più ampi.
Non esiste categoria più rancorosa dei giornalisti.
Una categoria dove un torto patito dieci anni fa è ancora la bussola che guida i rapporti tra le persone.
Una categoria dove i clan e le conventicole si fronteggiano a volte con punte di veleno che confinano con l’odio fisico.
A tutto questo va aggiunto che nel giornalismo sportivo non abbonda proprio una gran preparazione culturale (ultimamente è stato assunto come caporedattore un signore che ha dei seri problemi a districarsi con l’acca del verbo avere…).
Però i giornalisti sono (siamo) l’interfaccia per raccontare il mondo e lo possiamo fare bene o male, ricordandosi che questo è un mestiere estremamente individuale, dove le responsabilità uno se le deve prendere sempre e comunque perché altrimenti va a fare un’altra cosa.
Per questo non mi piace il corporativismo della categoria (molto di facciata, ve lo assicuro), ma non mi piace neanche la piega che sta prendendo la storia di Prandelli, che stimo addirittura più come uomo che come allenatore.
Perché è troppo facile scatenare i tifosi contro i giornalisti, rischiando magari che qualcuno con tre neuroni nel cervello tiri un paio di schiaffi a chi ritiene responsabile dei mali della Fiorentina.
Tutti i tifosi sono dalla parte di Prandelli, lo sarei anch’io se fossi solo un tifoso e lo sono pure da giornalista.
Solo che mi piacerebbe sapere chi c’è dall’altra parte.

Non conta il come, ma solo il risultato, e poi confermo quanto ho detto ieri sera a Rtv 38: per cinque sesti della partita la Fiorentina ha meritato di vincere una gara piuttosto brutta.
Per un quarto d’ora invece ci hanno messo ai paletti.
Abbiamo avuto fortuna, però se pareggiavamo non era giusto per l’andamento complessivo dell’incontro.
La “svista” di Pieri su Toni è stata colossale e non si può non applicare il buon senso in un’azione come quella, a tempo scaduto e dopo dieci falli subiti dal bomber.
Se pensassi, se pensassimo alla prevenzione verso la Fiorentina, sarebbe meglio smetterla qui perché non si può combattere con i mulini al vento.
Tifo straordinario, una partecipazione commovente e un amplesso continuo con Prandelli: giusto così.
Fray grandioso, Mutu una scoperta per l’agonismo, Potenza in questo momento meglio di Ufo, Toni decoroso e una difesa da brividi, più per qualcosa che sembra bloccare psicologicamente i due centrali che altro.
Non mi aspettavo che Prandelli disertasse la sala stampa a fine gara, forse sarebbe ora di chiuderla questa polemica con i giornalisti che non giova a nessuno.
A questo proposito, sono andato per curiosità a rileggermi quello che avevo scritto a proposito delle ambizioni viola il 29 agosto scorso, quando il campionato doveva ancora iniziare.
Ve lo ripropongo integralmente, perché quando ci sono delle responsabilità da prendere non mi tiro mai indietro e non avrei quindi alcuna difficoltà in futuro a dissentire con Prandelli.
Ma non mi piace quando si spara nel mucchio, quando si dice “i giornalisti”, ognuno risponda di quello che ha scritto o detto.
Se avete un po’ pazienza rileggetevi queste righe e poi, semmai, mi fate sapere.

Giorni decisivi
Bravo Pestuggia nel Pentasport di ieri a ricordare a quale giornata dello scorso campionato la Fiorentina raggiunse la fatidica quota diciannove.
Era la nona, quindi quasi a metà girone di andata e sarà davvero il caso, come già avevo scritto, di sintonizzarsi subito sulle frequenze di Prandelli, perché la passata stagione fu straordinaria in positivo e potrebbe anche darsi (incrociamo le dita) che ora si fatichi un po’ di più.
Credo che nessuno di noi abbia ancora interiorizzato completamente cosa voglia dire partire da questa voragine di punti in meno: non vorrei che ci si cominciasse a pensare sul serio solo dopo un mese di campionato, magari in una situazione psicologicamente molto pesante.
Per questo i prossimi dieci giorni sarenno decisivi per il futuro viola.
E’ nei prossimi allenamenti infatti che Prandelli metterà la benzina per una partenza che non potrà che essere a tutto gas.
Io comunque, e lo dico ora a scanso di equivoci, mi fido

Prandelli è un grande allenatore, probabilmente il migliore con Spalletti, Lippi e Capello in Italia.
Credo che lo sfogo di questo pomeriggio, indirizzato soprattutto verso i giornalisti, faccia parte di una strategia precisa, qualcosa del tipo “Quella sporca ultima meta”.
Insomma, noi siamo la Fiorentina, un manipolo di uomini che sfida il mondo e proprio da questo uno contro tutti traiamo un’energia inesauribile che ci porterà a raggiungere l’obiettivo.
Sinceramente non ho visto accanimento verso la squadra da parte dei media, però bisogna intendersi: se volete che (relativamente a Livorno-Fiorentina) io parli bene delle prove di Ufo, Jorgensen, Dainelli, Gamberini, Pasqual, Donadel e Blasi avete sbagliato indirizzo.
Io rivendico il diritto/dovere di criticare, senza cattiveria, ma anche senza il ricatto di non poter dire niente perché altrimenti “sono contro la Fiorentina”.
Ci vuole una giusta via di mezzo, che non sempre è facile trovare.
Esempio lampante Golden Gol di domenica e parlo ovviamente a titolo personale.
Credo di aver detto cose normali, ho difeso la campagna acquisti, il lavoro di Prandelli, ma ho anche messo in risalto la prestazione per me scarsa di alcuni elementi.
Però ero talmente arrabbiato per la sconfitta e preoccupato per la classifica da avere un’aria truce, un atteggiamento che può aver ingenerato l’idea che ce l’avessi con tutti: squadra, Prandelli e società.
Io, che ho salutato normalmente Prandelli dopo ognuna delle ultime tre sconfitte, starò più attento nel modo di porgere i concetti, però non vorrei che si arrivasse ad una contrapposizione stampa-Fiorentina che causerebbe solo disastri (ognuno è però responsabile di quello che dice e quello che fa, figuriamoci se proprio io mi metto a difendere corporativamente la categoria…)

Io non ho mai scritto o pensato che faremo la fine del 2002.
Ho solo detto che non possiamo e vogliamo permetterci giustificazioni extra campo per prestazioni incolori, come facemmo allora per mesi, precipitando nel baratro.
Mi sembra chiaro il concetto: qui nessuno sta col fiato addosso al tecnico o ai giocatori, ma non siamo stati noi giornalisti a tirare fuori la storia della penalizzazione nel dopo gara di Livorno.
Lo ha fatto Prandelli e poi in parte Toni.
Detto questo, pensiamo a fare quadrato, perchè la rosa di quest’anno è davvero più forte di quella dell’anno scorso.
L’avevo già ricordato in radio ed in televisione, ma forse a qualcuno è sfuggito.
E se poi penso ai rigori decisivi falliti in campionato e all’infortunio di Frey a metà campionato, mi viene da pensare che quella dell’anno passato sia stata una stagione certamente buona per la dea bendata, ma non poi così sfacciatamente fortunata.
Non facciamone insomma un feticcio alla rovescia e ribadisco il concetto: le potenzialità della rosa viola sono da almeno 65 punti.
Ma Ufo deve svegliarsi, Jorgensen ricominciare a saltare l’uomo, Blasi liberarsi della paura del cartellino, i due centrali stare più accorti, Pasqual non voler dimostrare niente a nessuno, Liverani rischiare qualcosa in verticale e Toni entarre in forma.
Non sono variabili da poco,ma la stoffa è quella buona, ed il sarto ottimo.

Attenzione, qui si rischia di ripetere psicologicamente il 2001/02.
Cinque anni fa era sempre colpa degli stipendi che non arrivavano, delle precarie condizioni mentali di VCG, della cessione di Toldo e Rui Costa.
Mai di quella banda di maledetti mercenari che con un organico da tranquilla metà classifica ci hanno fatto prima retrocedere e poi, senza i 60 miliardi della televisione, fallire.
Adesso è colpa della penalizzazione, che costringe i giocatori a chissà quali tortuosi percorsi mentali per arrivare a presentarsi belli concentrati in campo.
L’ho sentito negli spogliatoi di Livorno questo fantasma aggirarsi nell’aria e non va bene, non va assolutamente bene.
Facciamo così: voi (e per voi intendo squadra e Prandelli) fate i 65 punti che sono tranquillamente alla vostra portata, e che sarebbero poi 9 in meno della fantastica passata stagione, e non vi preoccupate di altro.
Ma cominciamo a farli i punti, perché anche senza questo maledetto handicap saremmo ultimi lo stesso e, tanto per ricordarlo, raramente era successo che la Fiorentina perdesse tre partite di seguito (già, siamo stati pure eliminati dalla Coppa Italia, dove pure si partiva tutti alla pari…)

Mi piacerebbe conoscere gli emolumenti percepiti da Guido Rossi come commissario della FIGC e poi lo stipendio che prenderà come presidente di Telecom.
Basterebbe questo mero aspetto materiale per far capire a tutti che è impossibile sovrapporre le due cariche.
Faccio un esempio personale: sarebbe come se dicessi di sì a quella radio che da anni mi propone di dirigere la propria redazione sportiva e poi, alle 18.05, cominciassi tranquillamente a condurre il Pentasport.
Dice: ma qui non si tratta di due concorrenti, sono realtà economicamente diverse.
Peggio ancora, perché qui le due identità in qualche modo interagiscono: Telecom ha rapporti di affari con il mondo del calcio (basta pensare al recente contratto con la Fiorentina) e non si venga a dire che un conto è la Lega e un altro la Federazione, perché a uno come Galliani una distinzione del genere non l’avremmo mai (giustamente) concessa.
Quindi Guido Rossi exit, mi sembra inevitabile, ed il prima possibile.

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