Ragazzi e ragazze, io ci sto provando a non essere permaloso, a migliorare questo mio brutto difetto, ma ditemi voi come si fa a non perdere la pazienza quando c’è sempre qualcuno che ha da ridire su tutto.
Esempio numero 1: i due inviati a Monaco per Toni.
Ma scusate, li avete pagati voi Poesio e Sardelli?
Oppure abbiamo utilizzato denaro pubblico per fare ascoltare (unici in Toscana) la diretta del centravanati campione del mondo che aveva appena lasciato la Fiorentina e che non parlava da mesi?
E’ un arricchimento della trasmissione, andato in onda tra l’altro fuori dal Pentasport, con una sua grande valenza giornalistica..
E invece no, vai con le critiche: perché “a noi non ce ne frega più niente di Toni”, perché “è assurdo spendere soldi così” e mi fermo qui.
Esempio numero 2: la notizia di Corvino a Lione.
E’ vera, non è vera?
Non lo sapremo mai, ma santo cielo stiamo parlando di calcio, mica della formula per sconfiggere l’Aids.
Se Fagotto lo ha visto e ce lo ha voluto dire, cos’è?
Lesa maestà?
Disturbiamo i piani della Fiorentina?
Ma per favore…
Se fosse così, evitate allora di leggere i giornali e sentire la radio perché noi vi dobbiamo raccontare (o tentare di sapere) quello che Corvino sta pensando e facendo.
E’ il grande gioco del mercato, che a me non piace, ma alla stragrande maggioranza di voi sì.
Esempio n. 3: Moggi e Pier Matteo in radio.
Piacciono, non piacciono?
A qualcuno sì e a qualcuno no, ma sono 5 minuti alla settimana all’interno di due ore e quarantacinque minuti di trasmissione giornaliera.
E invece ecco che arrivano i giudizi trancianti, tra l’altro scritti con una protervia che a me proprio non piace.
Con gli esempi mi fermo qui, ma potrei continuare.
Vorrei invece che capiste che una trasmissione di successo come il Pentasport (la più ascoltata in assoluto in Toscana tra le emittenti regionali) è una torta fatta di molti ingredienti: opinionisti, interviste, inchieste (ne pacciamo troppo poche), linea guida della redazione, qualche volta il parere del pubblico (probabilmente aumenterò qualcosa) e pure un pizzico di goliardia, per non prendersi mai troppo sul serio.
Ecco, cerchiamo di non prenderci troppo sul serio e riportiamo tutto nei giusti binari, perché il calcio e la radio devono essere momenti di relax, che aiutano anche a pensare.
Però non è possibile da ascoltatori (e anche da conduttori) affrontare tutto questo con i toni fondamentalisti che ogni tanto leggo sul mio blog.

A volte bisogna anche sfruttare le amicizie e i frenquentatori del blog.
Finalmente una notizia di mercato, ma non l’ho trovata io e neanche Nick.
Grazie Fagotto…

Beh David, a questo punto mi sbilancio anche io. Mi trovo in Francia per lavoro, per l’appunto a Lione.
Oggi, in hotel , ho ascoltato in streaming il penta ( m’hanno fatto spendere una cifra assurda e ho persino discusso in francese col consierge che ritiene il Lens, di cui è tifoso, migliore della Fiorentina…Lasciamo perdere…).
Ad un certo punto è venuta fuori la storia che Corvino si trovasse a Lione .
Mi sono un po’esaltato e ripienato di sindrome da Sherlock Holmes.
Dato che stasera avevo ben poco da fare mi sono armato di speranza e ho girellato a piedi per la città, entrando in ogni locale che mi capitava a tiro.
Verso le 23 sono capitato in una specie di cafè bar fuori dal centro, piccolissimo, dopo aver bevuto già due o tre birre. Eccolo!
Il buon Pantaleo.
L’ho visto.
Stava parlando con due persone. Uno ricciolo, elegantissimo e l’altro, un tizio senza capelli, giovane, o comunque sotto la trentina.
Se non sbaglio Cris è senza capelli.
Sono da poco tornato in albergo.
Ho la faccia di quello che ha fatto lo scoop del secolo.
Magari poi domani prenderemo Barzagli.
In ogni caso stavo pensando una cosa: ma quanti tifosi, farebbero quello che fanno i tifosi viola?
Insomma, anche mentre siamo per lavoro all’estero, il primo pensiero va alla nostra squadra.
E’proprio vero, siamo degli eroi, per una squadra che ha vinto poco esiste una tifoseria da 1000 e una notte.
Adesso vado a letto felice, vedendo PantaLEO a 10 metri da me ad un tavolino, mi son sentito come a casa.
Siamo ovunque.
Oh David, domani alle 17 sono di nuovo a Firenze e alle 18,05 pronto a seguire il penta.
Mi raccomando, ti voglio in console. Un abbraccio.

Avendo avuto purtroppo, causa colica renale, un po’ più di tempo a disposizione, ho letto molte sciocchezze su Radio Blu, quando la cosa più semplice, se a qualcuno non piace più la nostra programmazione, sarebbe cambiare stazione.
Senza fare guerre sante o dando vita ad iniziative ridicole e passibili di querela.
Perderemo ascolti nella prossima rilevazione Audiradio?
Può darsi di sì, ma siccome nel passato abbiamo sempre ondeggiato tra i 75.000 e i 100.000 utenti non credo proprio che sia il caso di preoccuparsi, come non ci siamo mai esaltati per i successi.
Ogni cambiamento di rotta ha un suo prezzo da pagare, magari per alcuni ascoltatori è un prezzo salato.
Mi dispiace perché ho un rispetto sacrale per chi ci segue e ogni persona che se ne va dalle nostre modulazioni è una piccola fitta al cuore, ma spero che ne arrivino altri di ascoltatori, magari più di quelli che se ne sono andati.
Comunque sia, noi continuiamo a fare seriamente il nostro lavoro, investendo professionalmente sull’attualità.
Oggi per esempio rendiamo omaggio a Luca Toni, con cui, come saprete, non sono mai stato troppo tenero fuori dal campo.
Come faremo ad onorare i suoi due anni fiorentini?
Mandando due inviati a Monaco di Baviera per seguire in diretta, alle 17, la conferenza stampa di presentazione al Bayern.
Ecco, questo è il nostro modo di intendere la radio, sul posto, essendoci sempre.
Questa è Radio Blu.

Tuffo al cuore in televisione: canale 216, danno Italia-Inghilterra, Europei del 1980, ed io mi metto ad aspettare con impazienza i minuti finali perchè mi ricordo ancora benissimo dell’azione decisiva della partita.
Apertura al buio di Antognoni per Graziani, fuga di Ciccio sulla sinistra e zampata vincete di Tardelli in mezzo al portiere e due giocatori.
Quello che non ricordavo affatto è l’esultanza successiva, che è la stessa del gol di Rossi alla Germania due anni dopo, con Gentile col pugno alzato a cavalcioni sul compagno (che però stavolta è Tardelli, Rossi fra l’altro era squalificato per via delle scommesse).
Che estate quell’estate e che campionato europeo giocò Antognoni, il migliore dell’Italia.
Poi pareggiammo contro un Belgio ultra catenacciaro e perdemmo l’accesso alla finale.
Eppure quegli Europei hanno un sapore dolcissimo: avevo vent’anni e neanche una lira in tasca, ero già a Radio Blu, alla Fiorentina stavano per arrivare i Pontello con i soldi e una settimana dopo sarei partito con due amici per la Danimarca per una vacanza indimenticabile.
La Juve ci doveva ancora rubare scudetto e Uefa e quindi, per una sera, non era poi così scandaloso voler bene perfino a Tardelli.

E’ stato poi così importante il campionato di Liverani?
A me pare che sia stato un campionato da 6 e sinceramente speravo in qualcosa di più, pur essendo tra gli estimatori di questo ragazzo di trent’anni, che ha parecchio sale in zucca e gli angeli nei piedi.
Non ne farei quindi una questione di Stato se adesso Prandelli decidesse di cambiare modulo e tornare al tanto amato 4-2-3-1.
Costruire un’altra volta la squadra intorno a Liverani può essere un rischio, pensando all’anno in più del giocatore (oddio, grandi passi indietro sul piano dinamico non ne dovrebbe fare…) e soprattutto alle caratteristiche degli altri eventuali nuovi acquisti.
Con uno come Pazzini davanti devi essere per forza più veloce nella manovra, sfruttare la tempistica di Giampaolo, bravissimo a sfruttare gli spazi liberi.
Per questo, se davvero Liveran se ne andrà via, non sarà tutto questo dramma.

P.S. Ho una certezza in più nella vita: le coliche renali non sono come spesso si sente raccontare.
Sono molto peggio!

BENE, VEDO CHE SONO IN MINORANZA SULLA VALUTAZIONE DA 6 DI LIVERANI E NON DISCUTO.
VOLEVO SOLO RICORDARE CHE SONO SEMPRE MOLTO AVARO NEI GIUDIZI (LEGGI I POST SU MONTOLIVO DI QUALCHE MESE FA) E CHE TUTTO QUESTO ENTUSIASMO SU LIVERANI NON L’AVEVO NOTATO DURANTE IL CAMPIONATO.

Leggo su Repubblica l’intervista denuncia del mio amico Paolo Marcheschi (Forza Italia), lo chiamo al telefono e gli faccio la solita battuta-tormentone, ormai vecchia di anni: “ma uno come te che ci sta a fare in un partito a sovranità limitata?”.
Marcheschi, da cui comprerei certamente un’auto usata, aveva chiesto le primarie all’interno del suo partito, per contarsi e per vedere chi fosse il caso di candidare come sindaco.
In passato si era battuto contro l’abolizione del voto di preferenza, che ha di fatto reso i partiti padroni di decidere chi mandare o meno al Parlamento, spalleggiato in questo da Graziano Cioni (DS), un altro di cui mi fido per istinto, pur conoscendolo meno.
Ecco, questi due sono dei guastatori della politica e certamente non andranno lontano, non faranno carriera negli organismi nazionali dei rispettivi partiti perché davvero troppo attenti alla realtà che li circonda.
E poi D’Alema si dice preoccupato della crisi della politica, ormai avulsa dalla società civile.
Lo dice alzando severo il sopracciglio e tre giorni dopo vola a Valencia a vievere estasiato le imprese di una barca griffata con il nome di una borsa che partecipa alla regata sponsorizzata da una valigia.
Nel pomeriggio vado a sentire cosa ne pensano alla Casa del Popolo di Grassina…

Ah, io non lo so davvero, ma almeno lo confesso candidamente e pubblicamente.
Il fatto è che non lo sa nessuno, anche se qualcuno millanta conoscende che non ha.
Con Corvino è così, ci dobbiamo abituare ed è inutile sparare nomi impossibili da Diarra a Gilardino, passando per Ribery.
Quelli non ci toccano, bisogna pescare dove gli altri non sono stati perché tanto si gira sempre intorno al solito punto centrale: il tetto degli ingaggi.
Ogni tanto vado sulla posta elettronica per vedere se è arrivato un comunicato dell’ACF Fiorentina che ci informa dell’avvenuto acquisto di qualcuno.
Poi sarà divertente andare a ritroso per vedere quanti sono quelli che l’avevano detto o scritto.

Confesso che mi faceva un po’ fatica pensare di condurre il faccia a faccia con Corvino.
Sono fatto strano, c’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che da quasi due anni e non riuscivo ad afferrare e che mi rendeva difficoltoso il dialogo con il più bravo direttore sportivo che abbia mai conosciuto a Firenze.
Avrei volentieri lasciato microfono e palcoscenico a Ceccarini se non fossero intervenuti fattori esterni che non è qui il caso di spiegare.
Mi era dato un accenno di spiegazione, che però non era sufficiente: a me resta enormemente sulle scatole il mercato, non sopporto quel continuo mulinare di voci e balle che alimenta le giornate estive e quindi non mi andava di sentirmi non rispondere alle domande che in tanti mi rivolgono come se noi giornalisti sapessimo davvero le segrete cose (attenzione in questo campo ai millantatori, a quelli che “me lo ha detto …”).
Però, ripeto, sentivo che non era solo quello,che c’era dell’altro.
Quello che c’era l’ho capito solo alla fine di 90 minuti estremamente piacevoli, che mi hanno tornare la voglia di riavere Corvino al più presto in studio.
Pantaleo è permaloso come me, siamo uguali in questo.
Avevo già accennato all’argomento qualche mese fa, ma adesso ne ho la piena percezione; bravissimo, straordinariamente preparato, furbo, ma permaloso.
Lo ha in pratica ammesso lui stesso quando ha detto che sulla permalosità i giornalisti ed i direttori sportivi si equivalgono.
Ed è stato bello potersi specchiare in qualcuno che ha il tuo stesso difetto, che nasce probabilmente dalla stessa condizione di essere partiti da sotto zero.
Poi lui è arrivato dove è arrivato, mentre io sono solo qua, ben felice comunque di esserci.
Alla fine ero veramente soddisfatto, perché era scomparasa quella patina di diffidenza che c’era sempre stata tra noi, anche se non cambierà niente nei nostri rapporti professionali: lui agirà da direttore sportivo e io giudicherò da giornalista.
Ovviamente la mia condizione è molto più semplice della sua, ma almeno un vantaggio me lo vorrete concedere…

Il delitto di Marsciano, paese a noi molto caro perché lì è nato Giancarlo Antognoni, mi ha istintivamente riportato in gola il groppo che sento da 32 anni, dal delitto del Circeo: la vergogna di essere maschio.
Leggi e non ci vuoi/puoi credere, non può esistere una situazione così.
Una schiavitù casalinga di queste proporzione, fatta di violenza verbale e fisica su una donna e sui figli.
Ma che diamine, siamo nel duemila, in Italia, nell’Umbria felix che ha fatto da sfondo agli spot del Mulino bianco.
Una bestia, e su questo siamo tutti d’accordo, ma come si fa a non ribellarsi e gli altri a non vedere, non sentire?
Ma in fondo al baratro ci siamo noi uomini, con la nostra incapacità di gestire emozioni e pulsioni.
E quando non assomigliamo nemmeno alle bestie (perché le bestie queste cose non le fanno) io provo una rabbia furente e una vergogna da cui non riesco ad allontanarmi.

Grande stile da parte dei Della Valle nei giorni della partenza di Toni.
Sembra quasi che riescano davvero a trasferire un certo modo di comportarsi dal mondo esterno (il loro mondo) a quello del calcio e si spiega anche così il silenzio che c’è attorno alla cessione di uno dei migliori attaccanti in assoluto.
Perché non è mica normale per Firenze reagire così, o forse dovremmo abituarci a questa “normalità” meno passionale, ma anche meno isterica della precedente.

P.S. Che fantastica dimostrazione di affetto state dando qui e su fiorentina.it a Leonardo.
Siete incredibili ed è bellissimo vedere quanta gente gli è affezionata.
Ieri sera Stefano Prizio mi faceva giustamente notare come (al contrario di me e di lui…) Leonardo sia sempre andato d’accordo con tutti ed è vero, senza però mai abbassare la testa (anzi, qualche volta ho dovuto mediare su alcune intemperanze giovanili…).
Gli vuole bene chi lo conosce e chi lo ha solo visto in televisione o sentito parlare in radio: sono orgoglioso di lui.

« Pagina precedentePagina successiva »