Leggo su Repubblica l’intervista denuncia del mio amico Paolo Marcheschi (Forza Italia), lo chiamo al telefono e gli faccio la solita battuta-tormentone, ormai vecchia di anni: “ma uno come te che ci sta a fare in un partito a sovranità limitata?”.
Marcheschi, da cui comprerei certamente un’auto usata, aveva chiesto le primarie all’interno del suo partito, per contarsi e per vedere chi fosse il caso di candidare come sindaco.
In passato si era battuto contro l’abolizione del voto di preferenza, che ha di fatto reso i partiti padroni di decidere chi mandare o meno al Parlamento, spalleggiato in questo da Graziano Cioni (DS), un altro di cui mi fido per istinto, pur conoscendolo meno.
Ecco, questi due sono dei guastatori della politica e certamente non andranno lontano, non faranno carriera negli organismi nazionali dei rispettivi partiti perché davvero troppo attenti alla realtà che li circonda.
E poi D’Alema si dice preoccupato della crisi della politica, ormai avulsa dalla società civile.
Lo dice alzando severo il sopracciglio e tre giorni dopo vola a Valencia a vievere estasiato le imprese di una barca griffata con il nome di una borsa che partecipa alla regata sponsorizzata da una valigia.
Nel pomeriggio vado a sentire cosa ne pensano alla Casa del Popolo di Grassina…