La prima parte della stagione di Pazzini non è stata così fallimentare come alcuni si ostinano a cercare di far credere, ma non ha certamente ripagato le attese che c’erano su di lui.
Mi dicono da Marbella che il ragazzo si è come “irrobustito psicologicamente”, nel senso che sta diventando più cattivo, di sicuro avrà fatto una bella selezione tra la gente che di solito si aggira nell’entourage dei giocatori di successo.
I prossimi due mesi saranno decisivi per Pazzini: dovesse rimanere in questa situazione interlocutoria di grande promessa da sbocciare, non sarà affatto facile per Prandelli pensare ancora a lui come centravanti titolare della prossima stagione.
E non si può fare la riserva a 24 anni, a meno di avere davanti uno come Toni.
Io comunque resto fiducioso e a metà marzo tireremo le somme, senza preconcetti di alcun genere.

“E dai, non mi dire che sei rimasto sorpreso, lo sapevano tutti che Mutu e Martina Stella…”.
Eccolo qui uno dei grandi difetti di noi fiorentini: il pettegolezzo.
Non sapevo, non so e non mi frega niente se il campione e l’attrice di successo (?) si siano davvero accoppiati, qui il discorso è diverso e ha origini lontane, tanto da farmi ricordare che da bambino trovai molto strano il rapporto conflittuale tra uno dei miei idoli, Albertosi, ed il pubblico, dovuto (dicono) a certe intemperanze della di lui consorte.
Qui siamo fatti così e siamo fatti male.
L’Irina te amo di Batistuta è una pubblica richiesta di perdono dopo la scappatella con la Ferilli, Santana “si sa il vero motivo perché non gioca”, Reginaldo è stato mandato via perché…, Mutu invece di stare in famiglia…
A Firenze c’è sempre qualcuno che sa, che ha visto, che ha sentito dire, che ha un amico “dentro la Fiorentina” che gli ha detto che…
Non avete idea delle domande che ricevo, dalla gente più insospettabile: ma perché piacerà così tanto frugare nella vita degli altri o mettere l’occhio nella chiave di serratura della camera da letto?
Ricordo che quando mi separai, ormai quindici anni fa, ne sentii di tutti i colori sulle mie presunte performances e sarebbe stato quasi divertente se non fossi stato io protagonista di tutte quelle balle (mentre le poche cose vere sono sempre rimaste sepolte).
E quando venne fuori il casino tra Sconcerti ed Antognoni, con annesso linciaggio mediatico a mezzo internet, nei commenti su fiorentina.it scrissero che: non ero affatto laureato, non ero neanche diplomato, volevo diventare addetto stampa della Fiorentina, avevo lasciato dei debiti dal pizzicagnolo di Grassina (giuro che c’era anche questa), mi ritrovavo la sera con Sconcerti e Sandrelli per ordire trame contro Antognoni, Terim e la Fiorentina, ero stato straraccomandato per stare a Canale Dieci, avevo picchiato la mia prima moglie e avevo una denuncia penale in corso.
Ecco perché capisco l’incavolatura di Mutu, ma temo che dovrà abituarsi a Firenze perché in questo davvero temo che non cambieremo mai.

Ero tra quelli che pensava: “ma che se ne fa l’Inter di uno come Jimenez, che faceva fatica a trovare posto nella Lazio, figuriamoci mai quando giocherà”.
Ed invece sono stato smentito, perché non solo ha giocato e segnato, ma adesso pare che Moratti versi ben 11 milioni di Euro alla Ternana per comprarselo definitivamente.
Poi faccio un’analisi di quanto tempo ci metta Prandelli a lanciare un giovane, a quanto ne valuti la crescita prima di buttarlo nella mischia e mi torna in mente quel pomeriggio di Perugia quando, pronti via, l’appena arrivato Jimenez andò in campo da titolare contro il Chievo, facendo saltare i nervi al fragile Bojinov, che poi si sfogò contro Andrea Della Valle.
C’è quindi qualcosa di strano nella gestione dell’affare Jimenez.
La versione viola è che il cileno abbia chiesto una clausola sulla permanenza in A nell’estate di Calciopoli e se così fosse benissimo ha fatto Corvino a non cedere ad alcun ricatto e a mandarlo via.
Se erano pronti a scendere in B Mutu e Frey (non Toni, che stava facendo il diavolo a quattro per andarsene), non si vede perché non lo dovesse e potesse fare un giovane con appena una decina di partite in serie A alle spalle.
Solo che Jimenez ha sempre smentito di aver chiesto quella clausola, l’ultima volta me lo ha detto personalmente dopo Inter-Fiorentina, facendo capire che non c’era accordo tra le società per la cessione del suo cartellino.
Conclusione: non sapremo mai la verità perché ognuno continuerà a dare la propria versione dei fatti e ad ogni prossimo gol di Jimenez saremo lì a chiederci: ma come mai non è rimasto da noi?

Mi ha detto Fabio Russo che Pasqualin, il procuratore di Arturo Lupoli, era molto nervoso stasera tanto, lui sempre molto gentile, da declinare l’invito di intervenire nel Penta.
Da uomo di calcio esperto Pasqualin ha capito subito che super frittata avesse combinato il suo assistito e non tanto e non solo per le cose dette nell’intervista radiofonica concessa oggi pomeriggio a Napoli.
Premesso che trovo noiosissimo l’attuale modo di gestire la comunicazione nel calcio moderno, debbo anche ammettere che non rimane altro che adeguarci ai filtri, controfiltri e asettiche conferenze stampa pluricontrollate (il prossimo passo saranno forse le domande preventivamente fatte leggere all’intervistato e/o le interviste a pagamento).
A me non sarebbe neanche venuto in mente di chiedere a Lupoli di parlare, fregandomene della Fiorentina, ma hanno fatto bene i colleghi di Napoli che ci hanno provato, anche se mi rimane un brutto dubbio.
Mi sembra infatti un po’ strano che uno decida all’improvviso di chiamare un giocatore della Fiorentina sia pure scontento in ritiro, sapendo benissimo le regole imperanti e non vorrei quindi che l’intervista stessa fosse stata in qualche modo “consigliata” da qualcuno dell’entourage del giocatore.
Comunque sia andata, la sciocchezza è stata colossale perché si sono infrante le regole del gruppo e si è tradita la fiducia della società.
Non credo proprio che Lupoli non sapesse a cosa andava incontro e a questo punto le strade sono due: o domani lui si presenta a Marbella chiedendo scusa alla Fiorentina, oppure lui con la Fiorentina ha chiuso almeno per un bel po’ di tempo.
Strano che ad un ragazzo che tutti reputano intelligente la vicenda Bojinov non abbia insegnato niente.

CONSIGLIO PER GLI ACQUISTI: Comprate “STORIE non solo cliniche” dell’Associazione Scientifica PALLIUM-onlus Montedomini.
E’ un libro bellissimo, di tante storie non tutte (anzi quasi mai) con il finale rosa, ma sono scritte in punta di penna e spiegano benissimo cosa sia il dolore e cosa si possa fare per conviverci.
Come scrivono i volontari di Pallium, “ognuno è persona prima di essere malato e la sua storia non è mai solo clinica”.
I vostri soldi andranno ovviamente all’associazione ed io sto ancora aspettando da questi pelandroni che mettano il loro banner nella home-page del nostro blog

Quando parlo e scrivo di Christian Vieri ho un po’ le stesse sensazioni di imbarazzo che provavo tanti anni fa davanti a ragazze che lì per lì mi sembravano indispensabili per la mia vita e che poi svaporavano nel giro di una settimana.
Insomma, mi sento sempre un po’ in colpa per la sfiducia manifestata a luglio e peraltro condivisa (ma non è un’attenuante) da molti di voi.
Nonostante questo, mi pare lo stesso eccessivo pensare di proporre un biennale ad un giocatore di quasi 35 anni, specialmente nella logica adottata dal 2005 dalla Fiorentina.
Al di là del fatto che lo “sparo” di Stadio di ieri deve essere confermato dalla società, non si capisce il perché del limite (secondo me giusto) del biennale per chi ha più di trent’anni se poi si pensa di assicurarsinel 2010 le prestazioni di un attaccante, e non di un portiere, trentasettenne.
Ricordo che in nome di questa regola abbiamo rinunciato a Brocchi, che voleva un triennale e che proprio scomodo non avrebbe fatto sia nella passata stagione che in questa.
Sì invece al rinnovo annuale, perché quello Vieri se lo è ampiamente meritato sul campo e fuori.

Quattro nomi per ripartire col piede giusto, perchè attraverso i loro progressi si possa arrivare al tanto agognato quarto posto: Balzaretti, Semioli, Montolivo e Pazzini.
I primi due sono costati insieme più di Toni e Reginaldo e mi rifiuto di pensare che quelle viste siano le loro migliori potenzialità.
Siccome di Prandelli e di Corvino abbiamo imparato a fidarci, comincio a pensare che il problema sia più psicologico che tecnico, il che è molto strano per Balzaretti, che ha un passato da Juventus e dunque per lui non vale certo il discorso del salto di qualità.
Comunque sia, dire che hanno inciso poco è volerli bene, perché (diciamo la verità) se fossimo ad esempio nel mezzo della stagione 2004/2005 sarebbero già volati gli stracci.
Aspettiamo la loro maturazione, ma poi alla fine prendiamo una decisione, magari dolorosa, perché se “non fossero da Fiorentina” sarà bene darci alla svelta un taglio netto ed oneroso.
Montolivo e Pazzini sono un altro discorso e qui c’è senz’altro più qualità, solo che forse li abbiamo coccolati un po’ troppo, Montolivo più di Pazzini.
Ha ragione Benedetto Ferrara, che su Repubblica di ieri ha scritto di quanto alla fine fosse diventata stucchevole la storia di Pazzolivo: la trovata pubblicitaria era ottima, ma poi ci vogliono i rislutati sul campo.
Ribadisco che su Pazzini esiste una prevenzione, un accanimento che nasce dalla rabbia e/o delusione di non avere più Toni e che non mi pare che Vieri alla fine gli sia stato così superiore, ma non sono il suo avvocato d’ufficio e neanche il suo vice procuratore.
Deve fare di più, così come deve crescere in continuità Montolivo, che è una gran promessa da almeno tre stagioni.
Però per loro due almeno abbiamo visto quello che sanno fare, l’importante è che lo facciano più spesso.

Quando mi chiedono come vorresti il 2008, rispondo che mi basterebbe e avanzerebbe ripetere il 2007, un anno per me fondamentale e non solo per la nascita di Cosimo.
Lo definirei un anno di “selezione naturale”, che ha aumentato a dismisura la mia idea che nel mondo si possa contare su poche persone.
Quelle che ti vogliono bene davvero, senza secondi fini, di fatturato o di convenienza professionale.
Ricordo una notte di fine marzo in cui mi interrogavo senza neanche troppa angoscia su quante persone avessero rotto con me od io con loro rispetto ad appena un anno prima e mi ponevo il quesito se per caso non fosse colpa mia.
La risposta che alla fine mi sono dato è che non è poi così importante la quantità, ma la qualità del rapporto e che era giusto così, tanto da rivedere con più oggettività certi passaggi di alcune relazioni.
E così, alla fine di quest’anno, posso tranquillamente mandare al diavolo coloro che hanno tradito la mia fiducia e/o anche coloro che hanno provato a farmi del male con ricatti e abbandoni.
Semmai è un peccato che non mi sia accorto in tempo di come certi rapporti fossero marci dentro e tenuti in piedi solo per convenienza, magari reciproca.
Professionalmente è stato un anno decisivo con tutti gli sviluppi che il lavoro ha avuto a Radio Blu.
Il cambio di passo è servito a farmi perdere le ultime paure su quello che fino a dodici mesi fa stentavo a riconoscere seriamente come una professione.
Siamo davvero una gran squadra e in Italia non esistono (a parte Radio Radio a Roma) realtà che svolgano la nostra mole di attività: adesso non dobbiamo fermarci ed il 2008 sarà all’insegna (spero) della conferma della leadership in campo sportivo.
Provo a pensare a voce alta a cosa avrei cambiato, a cosa ho sbagliato e mi vengono in mente la presa di posizione su Vieri e forse un po’ poca grinta nel rispondere agli ingiustificati attacchi a freddo (perciò inaspettati) di Corvino in una trasmissione di Golden Gol.
Se mi guardo indietro, negli anni passati, trovo errori più grandi e quindi direi che mi è andata bene.
E’ stato anche l’anno della grande vicinanza col dolore, non mio, ma di persone a me care.
Ed è forse proprio per questo che alcune meschinerie di gente di quarta categoria mi sono passate addosso come acqua fresca.
Buon 2008 a tutti voi.

L’ultima volta che avevo pensato ad una cosa del genere non avevo ancora iniziato l’avventura nel blog e quindi ora vi beccate questo post molto minimalista, molto personale.
Il concetto è questo: voi (soprattutto i signori maschi) che non avete figli volete davvero verificare se siete in grado di fare i genitori?
Ebbene, invitate un figlio/a di amici dall’età variabile dai 6 ai 12 anni ad una settimana bianca (meglio ancora se non sa sciare) immedesimatevi nel ruolo di babbo/mamma e provate a reggere a tutte le situazioni del caso.
Se alla fine della settimana avrete ancora voglia di paternità/maternità, allora sarà giusto provarci.
In caso contrario tentate con una dose minore, non so tre giorni e verificate.
Come forse avrete capito ho passato tre giorni all’Abetone da solo con le due ragazzine di casa Guetta (ecco perché non ho risposto a nessuno e ovviamente mi scuso), anzi per l’esattezza due giorni con Valentina e ben tre con Camilla, otto anni, per la prima volta lontano dalla mamma.
La somma fa cinque, quindi quasi una settimana bianca, per giunta senza il supporto della mia socia.
L’inizio è stato tragico per colpa mia: abituato a programmare tutto sul lavoro mi sono un po’ rilassato e così la prima pista era una “rossa” non calcolata che ha avuto esiti davastanti sulla più piccola, che non toccava uno sci da due inverni.
Insomma, ho fatto come la Fiorentina nella passata stagione, sono partito da meno 19.
Poi comunque ho recuperato o almeno credo di averlo fatto perché il punto è proprio quello: il mestiere di babbo non si impara ma lo si esercita giorno per giorno, sperando sempre di sbagliare il meno possibile.
Camilla mi ha detto che dai suoi genitori si aspetterebbe sempre che abbiano le soluzioni giuste per i suoi problemi, ho provato a spiegarle che le soluzioni sono giuste secondo noi, ma non è detto che funzionino.
Ha annuito, però non sembrava troppo convinta.

A volte sono stupito dalla mia ingenuità, soprattutto professionale.
Partendo da sotto zero sono arrivato ad avere una certa visibilità nel circo mediatico toscano, ma nonostante questo concedo agli altri sempre il beneficio della buonafede.
Ovvio che rimanga spesso fregato, specialmente da coloro di cui mi sono fidato di più, però non riesco proprio a cambiare e a volte penso che se proprio un giorno lo dovessi fare, beh quel giorno sarebbe meglio far festa.
Prendiamo la storia secondo cui Mutu comincerebbe a far casino con i tifosi per prepararsi la strada ad un suo possibile addio a giugno.
Ebbene, non ci credo e non voglio crederci perché l’uomo mi sembra in grado di sopportare la verità senza ricorrere a questi mezzucci.
Secondo me ha sbagliato a rafforzare la polemica in sala stampa, quando invece era meglio sorvolare diplomaticamente sul ditino (e comunque mi piacerebbe parlarci con chi lo ha fischiato per capire che razza di tifosi siano), ma questo è un altro discorso.
Eppure il venticello della cessione di Mutu sta cominciando a soffiare a Firenze e naturalmente c’è chi si diverte a farlo diventare sempre più forte fino a trasformare il tutto in una vera e propria bufera.
Se poi mi sarò sbagliato e Mutu andrà via, datemi pure di bischero, anzi di “povero bischero”.

Tre nomi per questo 2007 che se ne sta andando: Cesare, Leonardo e Sandra.
Ci sto pensando in queste ore di grande gioia interiore, dopo aver visto le Winx con Camilla e vivendo in una dimesione che davvero mi appaga completamente.
Cesare aveva la mia età, era un vecchio ultra, ha combattuto per dieci mesi e poi si è come dolcemente piegato alla morte: meglio così di come era arrivato a vivere, ma provate a spiegarlo alla mamma e alla sorella che non hanno mai smesso di lottare e che ora provano a ripartire.
Leonardo, lo sapete, ha poco più di trent’anni, qui a casa mia hanno smesso di dire che è il mio cocco, ma immagino che lo facciano solo per pudore perché sono quasi certo che continuino a pensarlo.
Ha sofferto come poche altre persone, avendo comunque la fortuna di scoprire l’amore di tanta gente che in una sera di ottobre si è come materializzata dal nulla per dirgli “ti vogliamo bene”.
A gennaio non lo sentirete per un mese, ma intanto siamo quasi alla fine del tunnel ed io lo rivoglio al più presto a tempo pieno.
Sandra è all’inizio del percorso di Leonardo, è una donna forte e se dice di stare male vuol dire che siamo ben oltre il limite di quello che noi maschi siamo capaci di sopportare.
Ce la farà anche lei, solo che questo 2007 è un anno da buttare, da ricordare con terrore.
Tre nomi, tre storie per dirvi “tanti auguri” e per promettervi che cercherò di essere più presente nelle risposte, o almeno ci proverò.
Grazie per la pazienza con cui mi seguite.

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