Mi è venuto in mente venerdì primo agosto, quando ho pubblicato l’ultimo capitolo de “La mia voce in viola” e ho poi visto il vostro gradimento.
E allora, con l’ok dell’editore Scramasax, ho deciso di regalare tutto il libro via internet, settimana dopo settimana, pubblicando ogni martedì un capitolo e partendo dalle splendide prefazioni di Francesco Toldo, Roberto Baggio e Sandro Picchi.
Esiste un filo conduttore tra quel libro, che resterà unico nonostante il pressing per aggiornarlo e per riscriverne uno nuovo, e questo blog: la mia ritrosia ad entrare in pista.
Nel 2002 mi ero appena sospeso dal mio incarico di responsabile dello sport di Canale Dieci perché mi sembrava giusto pagare le mie “colpe”, che poi erano quelle di aver creduto a Vittorio Cecchi Gori per un anno di troppo, esattamente dal luglio 2000 al luglio 2001 (poi, anche se qualcuno se lo è dimenticato, o ha fatto finta di dimenticarsene, per dieci mesi ho sparato a palle incatenate contro la dirigenza viola dagli schermi padronali).
Avevo rinunciato ad un bel po’ di soldi, non avevo più la televisione, ma un po’ di tempo libero e allora, spinto dall’editore e amico Luca Giannelli, mi feci convincere a scrivere quella era stata la mia avventura dietro la Fiorentina essendo l’unico giornalista che aveva visto in 21 anni tutte le gare in diretta meno quattro partite.
Per eliminare in parte i miei sensi di colpa dovuti ad un’operazione che poteva apparire (ed in parte lo era) di un egocentrismo esasperato, decisi che la metà dei soldi ricavati col libro finissero all’Istituto degli Innocenti di Firenze, che avevo frequentato negli anni ottanta.
Ho spesso scherzato con Carlo Pallavicino, autore di due libri di successo dedicati alla viola e Lucarelli, che ha devoluto tutto in beneficenza perché, come gli ho più volte ripetuto, lui è “molto, ma molto più ricco di me”.
“La mia voce in viola” ha avuto un successo insperato, con oltre cinquemila copie vendute e diverse richieste inevase.
Credo che uno dei segreti sia il cd con i gol storici dal 1985 al 2001, ma questo è un altro discorso.
Col blog è andata più o meno allo stesso modo.
Saverio Pestuggia mi ha martellato per mesi, ma a me sembrava eccessivo avere uno spazio personale su internet ed invece poi sapete come è andata e come sta andando.
Anche in questo caso ha giocato un ruolo importante la “vergogna” per quello che stavo facendo e così ho deciso di accettare solo banner di solidarietà, evitando quelli a pagamento, che pure avrebbero portato qualche soldo in casa Guetta, dove si spende e si spande in larga quantità…
Devo ringraziare, e colpevolmente non l’ho mai fatto prima, Andrea Pasquinucci e la TCC che da quasi tre anni supportano gratuitamente col mio stesso spirito la parte tecnica e grafica del blog.
Da martedì quindi si comincia, buona lettura.

Vorrei rassicurare tutti coloro che sono preoccupati per l’assenza mediatica di Corvino: Pantaleo sta bene, benissimo ed è assolutamente sereno.
Lo potrebbero confermare uno per uno i trenta invitati che ieri sera hanno goduto dei suoi racconti di calcio e di vita.
Poiché era una cena privata non sarebbe corretto rivelare i contenuti di certi discorsi, ma se qualcuno (da Roma) pensava di soffiare sul fuoco di una polemica tra Corvino e i della Valle o tra Corvino e Prandelli, beh, ha proprio sbagliato città e bersaglio.
Serata godibilissima, poi ognuno continuerà a fare il proprio mestiere con onestà, ma ieri sera non sembravamo certo quei due che neanche dieci mesi si becchettavano animosamente in televisione.

P.S. Visto che a molti è piaciuto la riproposizione via internet dell’ultimo capitolo de “La mia voce in viola”, sto pensando ad una piccola sorpresa che tra qualche giorno vi svelerò.

CI SONO (FINALMENTE!) LE RISPOSTE

Gli ottimisti hanno scritto a fine gara al Pentasport che a parità di condizione non ci sarebbe tutta questa distanza tra Barcelloba e Fiorentina.
Me lo auguro, ma sinceramente non lo penso.
Perché se è vero che come dice Prandelli non siamo da scudetto e che il Barca se venisse a giocare in Italia non sarebbe inferiore certo all’Inter, beh i calcoli sono semplici e ci raccontano di almeno una categoria di differenza.
Nessun giudizio sui singoli, troppo presto, ma un bravo a Fray bisognerà per dirlo, mentre non starei troppo a spingere sul gol di Pazzini perché mi aspetto da lui diverse repliche.
Loro fantastici, in tre giocatori soprattutto: Messi, Xavi e Iniesta, ma si scopre l’acqua calda.
Ho anche toccato con mano quanto sia obsoleto l’impianto acustico del Franchi.
Spero che chi fosse presente allo stadio sia riuscito a sentire quello che dicevo, ma vi assicuro che è stata una faticaccia perché per l’effetto eco bisogna avere nel parlare una cadenza molto lenta, quasi al limite della dettatura di un telegramma.
Credo di aver fatto le prove almeno sei/sette volte perché andavo sempre troppo veloce ad un certo punto, un po’ stizzito, ho spedito Luis Laserpe a parlare e ho scoperto che avevano ragione i tecnici: se appena appena parli normalmente la gente non capisce niente.
Figuriamoci uno come me abituato alla velocità della radio, ma a parte questo (e il risultato) è stata una grnade serata, che ci ricorderemo a lungo.

Sono sempre stato un fervente ammiratore di Fantozzi, sia nella versone scritta che, fermandomi ai primi tre film, cinematografica.
E così non sono riuscito a non pensare al mitico ragionier Ugo ieri pomeriggio, quando sono andato all’inaugurazione della Lega Pro per il solo motivo che lì avevo concordato un’intervista in esclusiva, poi andata a buon fine, con Michel Platini.
Avevo sottovalutato il contesto e cioè che fosse presente il meglio del meglio (?) del calcio italiano.
Eccoli lì uno accanto all’altro Abete, Matarrese, Macalli ed io pensavo alla siderale distanza che c’era tra la nostra rabbia per i torti subiti (la serie B del 1993, Avellino, il fallimento, i dispettucci nella stagione della C2) e l’assoluta indifferenza con cui i signori del calcio avevano vissuto tutto questo.
Mi è però venuta in soccorso l’ironia e, appunto, Fantozzi che si è palesato in due scene memorabili.
La prima è stata quando sotto un caldo atroce, alle cinque del pomeriggio, abbiamo tutti assistito alla benedizione della sede, preceduta da un improbabile inno nazionale troncato a metà.
E a me è venuto in mente il varo della nave del megaduca, alla presenza degli operai con relativo taglio del nastro (che c’è stato anche lì) affidato alle mani inesperte della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Mancava solo il lancio della bottiglia, ma in compenso siamo stati tutti guidati nella palazzina (in verità molto funzionale).
E’ stato fantastico vedere Platini, Abete, Matarrese, Albertini, Macalli, l’imbarazzato presidente della Regione Martini, il questore Tagliente girare per le stanze logicamente vuote, ammirare i tavoli ed i telefoni e dire ogni volta quanto tutto fosse bello.
Non avrebbero sfigurato in questo caso il geometra Filini e l’infido Calboni, quello del “puccettone”.
Insomma, alla fine è stato quasi divertente, a patto che si sapesse cogliere l’ironia della vicenda.
Chiudo con un giudizio su Platini, che mi ha confermato quello che penso da tanto tempo: sarebbe bello che anche in Italia fossero i giocaori a guidare il calcio.
Al di là dell’insospettabile simpatia e della disponibilità, parlando con lui mi è capitato di pensare la stessa cosa che mi succede ogni volta che intervisto Rivera e cioè che siamo di fronte a uomini nettamente al di sopra della media del calcio.
Un ex juventino e un ex milanista: lo so che è dura, ma non si può fare il tifo anche per l’intelligenza.

Una reazione apparentemente da dilettanti, quella dei dirigenti della Roma per il caso Mutu.
Hanno fatto vedere il modulo del contratto, hanno parlato dell’email spedita a Mencucci, e allora?
Quella che conta è la firma di Mutu al contratto o la risposta affermativa di Mencucci.
D’accordo, c’è stata una trattativa e certamente Corvino lo avrebbe venduto, ma poi si è messo in mezzo Prandelli e Della Valle ha preferito seguire il suo allenatore.
Perché la Roma faccia così, non si capisce, perché il mondo del calcio è pieno di trattative sfumate all’ultimo istante.
Anzi, a volte si è visto perfino di peggio, con contratti firmati due volte.
Ho un sospetto che nasce dal fatto che la Roma sia quotata in borsa e che qualcuno tra martedì e mercoledì scorso si sia fatto d’oro con le sue svalutate azioni, non è che per caso si stia provando a fornire giustificazioni non richieste al solo scopo di dimostrare la propria buonafede?

Ognuno faccia quello che vuole mercoledì sera, ma se davvero qualcuno ha intenzione di fischiare Platini in quanto ex juventino, beh allora è meglio che se ne stia a casa.
Ho dichiarato più volte la mia provincialità nei confronti della Juve, per me quella sarà sempre la più importante delle partite, ma non capisco cosa c’entri mancare di rispetto al Presidente Uefa a 21 anni di distanza dalla sua ultima partita da calciatore.
Platini verrà a certificare la crescita europea della Fiorentina, peraltro già apprezzata in una lettera che elogiava il nostro terzo tempo.
Tra cinque giorni sarà una festa, saremo al centro del mondo e dobbiamo mettere in copertina un gruppetto di irriducibili che ce l’hanno con tutto e con tutti?
Detto per inciso, Platini arrivò dopo il furto di Cagliari e andò via prima dello scippo dell’Uefa, ma questo poi conta relativamente.
Cerchiamo di darci una regolata, per favore.

Ho come l’impressione che ci possa ancora essere spazio per un colpo di coda, ma è una sensazione del tutto personale, non suffragata da alcuna indiscrezione.
E comunque faccio finta di niente e penso che tra una settimana spedirò due inviati a Nyon e che dopo nove anni ritroviamo la Champions, anzi la possibilità della Champions.
Si gioca tra diciotto giorni e tutto abbiamo fatto nell’ultimo mese tranne che cominciare mentalmente una marcia di avvicinamento alla partita.
Nove anni fa di questi tempi ero tra i cinque inviati al seguito dei viola a New York.
Ricordo benissimo la frenesia che avevamo tutti al Giants Stadium di conoscere il risultato del sorteggio che ci avrebbe dovuto dire quale fosse la partita da cui sarebbe uscita la nostra prima avversaria.
Oggi invece siamo tutti concentrati su San Piero a Sieve e non mi sembra esattamente la stessa cosa.

Riflettiamo: abbiamo “riacquistato” uno dei giocatori più forti del campionato e come rosa siamo avanti alla Roma.
Tecnicamente questo è il risultato più importante e Mutu se ne farà una ragione, se davvero, come mi raccontano, è amareggiato per come è finita (si spera per sempre) questa storiaccia.
Se invece non è amareggiato, meglio per tutti.
Non cominciamo a ricamare autolesionisticamente sulla divisione tra Prandelli e Corvino anche se è chiaro che qui è stata tenuta in maggiore considerazione la volontà di Cesare, che ha buttato sul piatto il suo no deciso alla cessione di colui che ha fatto e potrà fare la differenza.
Anche Corvino ragionava e lavorava per portare un vantaggio alla Fiorentina, ma può accadere che i due pensieri siano uno l’opposto dell’altro.
Immagino quanto possa essere stata sofferta la decisione di Prandelli, lui così aziendalista, di far trattenere Mutu a Firenze.
Magari altri allenatori si sarebbero serviti della cessione del romeno per costruirsi un alibi valido almeno dodici mesi, ma Cesare è un uomo vero, uno che sa di avere un patto con Firenze e che per mantenere questo patto deve spingere, o provare a spingere, la Fiorentina sempre più in là.
In quanto ai Della Valle, lo avevo scritto ieri mattina: attenzione alla variabile dei due fratelli, che stanno dimostrando con i fatti di essere lontani anni luce dai consunti canovacci del calcio di un tempo.
Un grazie di cuore per aver comprato di nuovo Mutu, e a prezzi più alti della prima volta, va soprattutto a loro.

Attenzione, perché non è ancora del tutto finita.
L’ultima parola spetta a Diego e Andrea, che mi dicono abbiano gradito zero le evoluzioni di Mutu ed il suo variabile affetto verso la maglia viola.
Certamente è finito del tutto il feeling con la tifoseria, già parecchio incrinato dalle intempestive uscite di giugno.
Tenerlo controvoglia e rimettendoci un bel po’ di soldi potrebbe sembrare una mossa autolesionistica, ma la Fiorentina ha già dimostrato più volte di sapersi smarcare dai consunti canovacci del calcio.
Non credo assolutamente alla messa in scena delle parti: se lo volevano vendere, organizzavano tutto in modo diverso e ce lo raccontavano un mese fa.
Penso piuttosto che siano rimastri spiazzati dal rialzo della Roma, che certamente fa un acquisto eccezionale sul piano tecnico, mentre noi torniamo indietro e dovremo scommettere su Osvaldo/Jovetic.
Più di tutte mi interessano le parole di Prandelli sulla vicenda, le aspetto il prima possibile.
Ormai comunque all’80% è fatta e Mutu se ne andrà con pochissimo stile, ma non sarei cosiì sorpreso se ci fossero… delle sorprese.

Quando arrivò il calcio in diretta in televisione, rimasi molto sorpreso per il fatto che gli stadi non si svuotassero rapidamente.
E’ vero che nel 1996 l’abbonamento a Tele+ costava moltissimo, ma non riuscivo a trovare buoni motivi sul perchè la gente preferisse perdere ore in coda, andare in impianti nella maggior parte dei casi penosi, prendere l’acqua, il freddo o il caldo invece di tifare comodamente sulla poltrona da casa propria.
Poi i prezzi televisivi sono stati vertiginosamente abbassati, l’offerta si è moltiplicata, ma i tifosi hanno continuato misteriosamente a frequentare gli stadi.
La top five degli abbonamenti viola vede non a caso cinque stagioni post televisione ai primi posti ed è per questo che non riesco a capire quale sia il motivo del forte ritardo nel rinnovo delle tessere per la prossima stagione.
Siamo a meno 30%, e va bene sperare in un prodigioso recupero, ma temo che ci possa essere un finale a sorpresa se rapportato ai soldi spesi dai Della Valle: avremo meno abbonati dell’anno scorso.
La spiegazione più convincente è che siamo in piena recessione economica, anche se provano a dirci che non è vero.
Spesso mi chiedo come faccia una famiglia normale (marito, moglie e due figli) a campare con tremila euro mensili complessivi, cioè con due stipendi più che dignitosi, da fascia media.
Se vuole mantenere lo stesso livello di vita pre euro non può che accumulare piccoli debiti e ho ascoltato con raccapriccio la pubblicità di chi propone prestiti per andare in vacanza: oggi ti diverti (a me, angoscioso come sono per il futuro, non riuscirebbe) e domani piangi con le rate da pagare.
Sarebbe quindi bello abbonarsi, ma prima forse vengono altre priorità.

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