Sono sempre stato un fervente ammiratore di Fantozzi, sia nella versone scritta che, fermandomi ai primi tre film, cinematografica.
E così non sono riuscito a non pensare al mitico ragionier Ugo ieri pomeriggio, quando sono andato all’inaugurazione della Lega Pro per il solo motivo che lì avevo concordato un’intervista in esclusiva, poi andata a buon fine, con Michel Platini.
Avevo sottovalutato il contesto e cioè che fosse presente il meglio del meglio (?) del calcio italiano.
Eccoli lì uno accanto all’altro Abete, Matarrese, Macalli ed io pensavo alla siderale distanza che c’era tra la nostra rabbia per i torti subiti (la serie B del 1993, Avellino, il fallimento, i dispettucci nella stagione della C2) e l’assoluta indifferenza con cui i signori del calcio avevano vissuto tutto questo.
Mi è però venuta in soccorso l’ironia e, appunto, Fantozzi che si è palesato in due scene memorabili.
La prima è stata quando sotto un caldo atroce, alle cinque del pomeriggio, abbiamo tutti assistito alla benedizione della sede, preceduta da un improbabile inno nazionale troncato a metà.
E a me è venuto in mente il varo della nave del megaduca, alla presenza degli operai con relativo taglio del nastro (che c’è stato anche lì) affidato alle mani inesperte della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.
Mancava solo il lancio della bottiglia, ma in compenso siamo stati tutti guidati nella palazzina (in verità molto funzionale).
E’ stato fantastico vedere Platini, Abete, Matarrese, Albertini, Macalli, l’imbarazzato presidente della Regione Martini, il questore Tagliente girare per le stanze logicamente vuote, ammirare i tavoli ed i telefoni e dire ogni volta quanto tutto fosse bello.
Non avrebbero sfigurato in questo caso il geometra Filini e l’infido Calboni, quello del “puccettone”.
Insomma, alla fine è stato quasi divertente, a patto che si sapesse cogliere l’ironia della vicenda.
Chiudo con un giudizio su Platini, che mi ha confermato quello che penso da tanto tempo: sarebbe bello che anche in Italia fossero i giocaori a guidare il calcio.
Al di là dell’insospettabile simpatia e della disponibilità, parlando con lui mi è capitato di pensare la stessa cosa che mi succede ogni volta che intervisto Rivera e cioè che siamo di fronte a uomini nettamente al di sopra della media del calcio.
Un ex juventino e un ex milanista: lo so che è dura, ma non si può fare il tifo anche per l’intelligenza.