Adesso speriamo che non si fermi più!
Neanche in sala stampa per parlare con noi, se gioca come ha fatto nel secondo tempo ci può pure dribblare senza problemi.
Ero tra quelli che lo avevano visto tra i migliori, o tra i meno peggiori, a Cagliari, e dunque in crescita rispetto a qualche tempo fa.
Che partita: divertente e difficile da leggere tatticamente.
Prandelli ha detto che nel momento di crisi mancava soprattutto l’ordine (a cui lui tiene molto), ma a me sembrava soprattutto un problema psicologico, erano come bloccati dalla paura.
Decisivo tatticamente Santana, ma devastante Mutu con le sue accelerazioni, alla faccia di chi lo contesta per partito preso.
E quelli che volevano fare a meno di Frey, “che tanto un portiere si prende”?
Ma, ripeto, forse in questa fredda serata abbiamo trovato un leader in più, Montolivo.
Nella passata stagione ha cominciato a carburare a febbraio, adesso tre mesi prima, speriamo davvero che non si fermi più.

P.S. Il ditino davanti al naso per dire a tutti di stare zitti non l’avevo visto, impegnato com’ero ad esultare, e poi avevo una montagna di gente davanti, essendo la mia postazione dall’altra parte.
Avevo invece visto le mani alle orecchie al primo gol, che dire? In questo modo non si aiuta certamente da solo, perché a molti quei gesti non sono piaciuti.
Gente come Antognoni, Baggio e Rui Costa, tanto per citare tre numeri dieci neanche tanto scarsi certe cose non se le sono mai parmesse e però ribadisco il concetto inizale: se va come nel secondo tempo, può permettersi tutto (o quasi).
Il problema è se non dovesse andare, allora in quel caso gli verrebbe presentato il conto e tutto questo lo trovo molto stupido, oltre che inutile e autolesionistico per la Fiorentina.

Sinceramente non ho capito perchè Pasqual non venga più convocato dopo aver dimostrato contro l’Inter di farsi trovare pronto.
Un po’ meno a Siena, dove è calato vistosamente nella ripresa, ma insomma tenerlo fuori dai convocati mi pare una punizione eccessiva.
A meno che non ci sia stato da parte sua un atteggiamento che Prandelli non ha gradito.
Certo, Pasqual è un triplone perché su quella fascia ci sono già Vargas e Gobbi, ma forse così lo si deprezza anche in vista di una ormai certa cessione.
Peccato che finisca così questa storia, con un’involuzione impensabile trenta mesi fa, quando Pasqual rischià di diventare Campione del Mondo con la Nazionale di Lippi.

Mi chiamano dalla radio per dirmi che su un’altra emittente Oliviero Beha, giornalista che ho sempre stimato, ha attaccato Radio Blu perché una sua intervista in cui denunciava il clima nello spogliatoio viola, con botte che volavano a destra e sinistra, non è mai andata in onda.
E’ vero.
L’intervista fu realizzata da Marco Meucci, ho e abbiamo fatto delle verifiche ed è venuto fuori che c’era stato un alterco tra Kuzmanovic e Almiron dovuto al nervosismo post gara, oltre al solito Mutu che aveva mandato a quel paese Melo (e questo lo avevo detto durante la radiocronaca) per non avergli passato il pallone.
Poi i due si erano immediatamente chiariti, mentre forse tra Kuz e Almiron le cose sono durate un po’ di più, ma senza botte o cose del genere.
Chiunque ha giocato al calcio sa che può succedere, e a quel punto avevo davanti due strade: mandare l’intervista e poi smentirla per le verifiche fatte, oppure non mandarla affatto.
Ho scelto la seconda ipotesi: per una volta ho evitato di fare il giornalista per amore della Fiorentina, cioè per non aggiungere benzina al fuoco della polemica che dopo il pareggio col Bayern era molto forte.
Ho sbagliato? Giornalisticamente sì, non ci sono dubbi.
Se poi siamo una radio governativa, come dice Beha, lo devono decidere gli ascoltatori, io ho la coscienza a posto, con me stesso e con chi ci segue quotidianamente.
Comunque, lo ripeto, la decisione è stata soltanto mia.
Se tornassi indietro rifarei tutto, tranne forse chiamare Oliviero per dirgli che l’intervista non sarebbe andata in onda.
Ne parlo ora qui, a casa mia, sul blog e non in radio per non fare troppa pubblicità ad una polemica che considero piuttosto sterile.

Non so a voi, ma a me quando le cose non vanno benissimo per la Fiorentina capita di immaginare moduli e schieramenti diversi, e tutti con il proprio fascino.
Faccio così perché probabilmente in quel momento ragiono da tifoso e mi dimentico che esisterebbe pure un piccolo problema, che sarebbe poi la squadra avversaria.
E così trovo affascinante perfino il difensivo 4-5-1, perché immagino gli inserimenti dei centrocampisti che vanno al tiro.
Solo che inconsciamente ho nella mia testa gli Antognoni, gli Oriali, i Massaro, i Rui Costa che ho raccontato nel corso degli ultimi 27 anni, mentre questi centrocampisti di oggi non tirano e non segnano neanche se li spingiamo noi dalla tribuna.
E comunque il mio ultimo pensiero intrigante sulla tattica è viziato dall’appoggio tecnico di colui che considero il più bravo giornalista calcistico fiorentino, e tra i migliori in Italia, Sandro Picchi.
Ecco qui, dopo il fallimento del doppio centravanti, l’albero di Natale con un mese di anticipo: Jovetic e Mutu dietro Gilardino, e chissà se potrà bastare sabato pomeriggio.

Ora vorrei, vorremmo credo, vedere la grinta, quasi la rabbia per uscire da una situazione che ci sta avvolgendo quasi cloroformizzandoci.
Piccolo consiglio non richiesto ai giocatori della Fiorentina: smettete di guardarvi allo specchio, di pensare quanto siete bravi, belli ed eleganti.
Torniamo, con fair play e senza esagerare, ad essere brutti, sporchi e cattivi.
Se prendiamo cinque ammonizioni su undici falli, vuol dire che siamo perlomeno ingenui nel commettere scorrettezze, che insomma abbiamo poco mestiere.
Ed invece le partite in un campionato livellato come il nostro si vincono soprattutto così, mettendoci dentro qualcosa in più dell’avversario.
Cosa che non mi pare sia successa a Siena e Cagliari, arbitro o non arbitro.

LA PREMONIZIONE
Ammetto che sia stato un colpo di fortuna, però bisognava provarci! Ed io non lo avevo mai fatto prima di quel fatidico 15 gennaio 1989. Eravamo sull’uno a uno del “solitoâ€? storico incontro casalingo contro la Juve, con i gol di Rui Barros e rigore di Baggio. Allo scadere Robertino va a battere un calcio d’angolo e a me viene fuori di getto una frase buttata lì: «angolo per la Fiorentina, ultima occasione, va alla battuta Baggio. Il sogno dei fiorentini è segnare al novantesimo contro la Juventus, siamo in effetti al novantesimo, parte l’angolo di Baggio, intervento e… gol della Fiorentina! Ha segnato Borgonovo!». Cross, deviazione di Battistini, gol di Borgonovo. Fantastico, uno stadio che esplode, una torcida viola. Salto come un grillo dal mio pertugio in tribuna laterale e sento là sotto un vecchio tifoso urlare: «che goduria, è molto meglio che tr……». «Parla per te», gli risponde il giovane manager lampadato, con a fianco la classica biondona mozzafiato. Si abbracciano ridendo.
Lì per lì non mi ricordavo nemmeno di quello che avevo detto prima della rete, solo a fine partita, nel risentire l’azione, mi resi conto di averci azzeccato. Ho sempre avuto un grande rispetto per quel momento magico e così ho cercato di evitare certe frasi preparatorie. Sono passati interi campionati senza che fossi preso dalla tentazione, solo nell’anno della prima retrocessione un paio di volte ci provai con poca convinzione, sperando però che gli dei del calcio mi ascoltassero e facessero la grazia. Purtroppo non servì a niente e non segnammo.

IN GINOCCHIO DAL CONTE
Il 22 gennaio 1989 si gioca a Lecce, si parte in aereo il giorno prima e la Fiorentina, bontà sua, imbarca anche i cinque giornalisti al seguito. Ci sono anch’io, unico rappresentante dell’emittenza radiotelevisiva locale, una condizione particolare che è durata una decina di anni. Incredibile ma vero, stavolta c’è con noi pure il Conte Flavio, forse ringalluzzito dalla vittoria contro la Juve della precedente domenica. Mi faccio coraggio e ritento l’intervista negata sei anni prima, ai tempi della contestazione in tribuna durante Fiorentina-Verona. Stavolta sa chi sono, mi dice che le radiocronache io non le potrei fare, ma che in fondo è meglio così, perché lui si diverte molto ad ascoltarmi, anche quando sparo a velocità supersonica le pubblicità.
«Ma come fai a dirle così in fretta?»
«Non so Conte, ormai sono abituato… Vorrei chiederle qualcosa sulla Fiorentina, posso?»
«Se vuoi, ma non mi piacciono troppo le domande».
Intimorito dal tono burbero del Conte e quasi commosso dal fatto che Flavio Pontello sprecasse una fetta del suo prezioso tempo a sentire le mie radiocronache, infilo una di quelle interviste stile inginocchiatoio che neanche Gigi Marzullo nei suoi momenti peggiori (cioè sempre) sarebbe riuscito a costruire. Non gli chiedo niente del contratto di Baggio e neanche accenno a quelle voci sull’interessamento all’acquisto della società da parte del famoso produttore cinematografico Mario Cecchi Gori. La domanda più insidiosa è: “quanti soldi ci ha rimesso la famiglia Pontello con la Fiorentina?â€?. Che coraggio! Che uso spregiudicato del microfono! Roba che se oggi uno dei giornalisti a Radio Blu mi portasse un’intervista del genere, verrebbe additato al pubblico ludibrio e messo in purga per almeno un mese. Venni salvato dalla mia stessa ignoranza: non sapevo che dentro l’aereo ci vogliono microfoni particolari e poiché la mia “intervista in esclusiva al Conteâ€? era stata registrata con un semplice Sony da quarantamila lire, tutto ciò che io e Pontello ci eravamo detti era stato coperto dal rumore di fondo. Persi uno scoop, ma non ci rimisi la faccia.

QUESTA E’ LA STORIA DI UN MERCENARIO…
Cominciava così la canzone che la curva Fiesole intonò il giorno del ritorno di Berti da avversario a Firenze. Il passa parola della vigilia aveva funzionato alla grande, il mio amico Riccardo Bellini girava per Firenze addirittura con i fogli ciclostilati del testo e tutti in curva erano pronti per la contestazione in grande stile. E anche il resto dello stadio si produsse in bordate di fischi ogni volta che Berti toccava il pallone. Per la cronaca il motivetto continuava così: “… che gioca solo pensando all’onorario, lui non ha cuore, lui non ha orgoglio, lui gioca solo pensando al portafoglio. Ogni domenica gioca a Milano, Nicola Berti l’hai fatto per il granoâ€?, e via a seguire.
Nell’estate precedente Berti si era rifiutato di allungare il contratto in scadenza nel 1989 con la Fiorentina perché si era già messo d’accordo con l’Inter. Per lo stesso motivo aveva detto no al Napoli di Maradona, che avrebbe garantito ai viola un’ottima contropartita tecnica ed economica. Alla fine del mercato del 1988, Fiorentina ed Inter riuscirono a trovare un accordo, ma il popolo viola se la legò al dito. Berti fu sorpreso e annichilito dai fischi e dopo trenta minuti pessimi Trapattoni, che quell’anno avrebbe vinto il suo ultimo scudetto italiano, decise che poteva bastare, e lo tolse dal campo. Fu una grande vittoria del pubblico e poi anche della Fiorentina, che si impose per 4 a 3 al termine di una gara rocambolesca, condita da un madornale errore difensivo di Bergomi, che regalò al solito implacabile Borgonovo la palla del quarto gol viola.
Il Berti semplice che avevo conosciuto a Firenze cambiò completamente in poco tempo, diventando un’altra persona. Mi capitò di incontrarlo un anno dopo a San Siro fuori dalla sala stampa e neanche rispose al mio saluto. Si era montato la testa o forse, chissà, si era legato al dito quell’accoglienza fiorentina, che si è puntualmente ripetuta ogni volta che ha messo piede al Comunale.

SPAREGGIO
Nel finale di stagione la Fiorentina dilapidò il vantaggio che aveva sulle concorrenti Uefa e fu costretta a ricorrere allo spareggio con la Roma di Liedholm. C’era stata una pessima gestione dell’affare Eriksson, perché i Pontello non lo volevano più, salvo poi ripensarci quando ormai il tecnico svedese aveva dato la sua parola al Benfica. Seguirono giorni grotteschi, con la Firenze calcistica a pregare Eriksson perché rimanesse per il terzo anno in viola. A metà aprile venne convocata una conferenza stampa in cui Sven Goran ribadiva il suo no. In pratica un’anteprima del corto circuito mediatico andato in scena tredici anni dopo con Terim, Sconcerti e Cecchi Gori, solo che stavolta tutto fu gestito molto meglio.
Lo spareggio di Perugia venne deciso da un gol di Roberto Pruzzo, preso a novembre e mai a segno in campionato, ma il vero protagonista della gara fu Landucci, che parò tutto. Alla fine della partita, con la Fiorentina in Uefa e ventimila romanisti beffati, come a Pisa tre anni prima qualcuno pianse. Si vede che è un destino dei passaggi in Europa. Stavolta le lacrime erano di Stefano Carobbi, ceduto proprio ai rossoneri di Arrigo Sacchi, suo vecchio maestro delle giovanili viola.
E il nuovo tecnico? «Non c’è problema – ci disse trionfante il direttore sportivo Nardino Previdi – abbiamo preso il migliore sulla piazza, Bruno Giorgi. Lo abbiamo rubato alla Roma, con cui stava per accordarsi». Accidenti, un grande colpo. Soprattutto per la Roma, che evitò di poco di averlo in panchina.

La domanda tecnica è: possiamo accontentarci di pensare ad una Fiorentina che avrebbe certamente meritato il pareggio a Cagliari, ma non più di quello?
Forse in questo momento di vacche magre sì, anche se capisco che non sia il massimo della vita.
La domanda intrisa di dietrologia è invece: abbiamo pagato per la mano di Gilardino e quanto abbiamo pagato?
Che a Cagliari sia stato commesso un furto è chiaro a tutti, forse anche ad Allegri, che ha parlato di “un Cagliari schiacciato nel secondo tempo”, anche se il fuorigioco di Fini era inesistente.
Ma sul resto tutto è andato contro la Fiorentina e mi preoccupa pure l’ammonizione di Frey, incomprensibile visto che era il capitano e doveva intervenire per spiegare all’arbitro il punto di vista viola.
Detto questo, in attacco Jovetic prima e Pazzini dopo hanno deluso, Santana ne ha imbroccate davvero poche Comotto ha giocato una gara da brividi, ma per i tifosi viola.
Salviamo Kroldrup, Vargas, il solito Frey e soprattutto Montolivo, il migliore in campo per 65 minuti.
Non meritavamo di vincere, ma neanche di perdere e questa volta, a Cagliari, brucia più di altre.

E’ un vero peccato non poter assistere agli allenamenti di Prandelli per capire, o cercare di capire, come stiano i vari giocatori.
Per esempio come sta veramente Pazzini, uscito depresso dal doppio impegno da titolare al posto di Gilardino.
Giocando con i numeri e con i ruoli, si potrebbe davvero pensare di schierare domani a Cagliari un 4-3-1-2, con Jovetic dietro i due centravanti.
Ormai si è capito che Giampaolo non è una prima punta classica ed io avrei la curiosità di vederlo insieme al Gila, che magari si porta via un paio di difensori.
Oggettivamente penso che alla fine non se ne farà di niente, però la curiosità resta.

Questo blog racconta che la maggioranza dei tifosi che lo frequentano ritiene la categoria dei giornalisti sportivi fiorentini tra le peggiori in circolazione.
Non tutti, ma le eccezioni sono poche: bisogna prendenrne atto, forse ho fatto male a cercare un dialogo, una sintesi tra le diverse posizioni.
La colpa è nostra, dei giornalisti, perché evidentemente abbiano/hanno atteggiamenti che non piacciono, anche involontariamente.
Per esempio, il mio denunciare una minoranza piuttosto rumorosa a cui Prandelli non andava più bene.
Con un curioso e pericoloso rovesciamento dei ruoi adesso sembra che io abbia fomentato tutto questo, ma all’inizio ero stato accusato di essere stato troppo duro verso chi non la pensava come me e cioè che Prandelli non si tocca.
Ma lo ripeto: ci deve essere qualcosa di sbagliato nel nostro modo di fare, nelle nostre analisi, se questi sono i risultati.
Vorrei solo una maggiore serenità da parte vostra e nessun pregiudizio: non è che abbiamo sempre un interesse di bottega da seguire.
Il mio ad esempio sarebbe quello di avere più ascoltatori possibile e ce la posso fare solo se sono credibile e lo è la mia redazione.
E, tanto per chiarirci, se la Fiorentina va bene, va bene anche la radio e gli inserzionisti sono più contenti di fare pubblicità.
Tralascio il fatto che ami da quarant’anni questa squadra, perchè spero che almeno su quello non ci siano dubbi.
Tranquilli che tutti i giornalisti leggono questo blog, quelli contestati e anche quelli un po’ dispiaciuti per essere stati ignorati.
Adesso dico stop alle polemiche, che non volevo assolutamente creare, e comincio a pensare alla partita di Cagliari.

Certe cose credo proprio di potermele permettere perché non credo esista a Firenze un giornalista meno corporativo di me.
Ripreso più volte dall’ordine, denunciato allo stesso ordine da persone che non meritano neanche un commento, spesso in assoluto disaccordo con la categoria, contrario alle modalità di accesso alla professione, che poi sono le stesse di trent’anni fa, quando mi dicevano che per scrivere non c’era niente da fare a meno che tu se non avessi un parente stretto giornalista oppure uno che fosse un importante politico e/o industriale. Unica alternativa: iscriversi ad un partito.
Ora però questa polemica che va avanti da anni, con i giornalisti fiorentini definiti a più ripresi offensivamente giornalai ha stancato.
Perché mette tutti nel mucchio, ed io mi sarei un po’ stufato di essere confuso con gente dall’io devastante, oppure con chi da bambino ha litigato con la sintassi e ancora non ha fatto pace.
Ognuno si prenda le proprie responsabilità, io lo faccio ogni giorno con questo blog e dirigendo una radio che confeziona nove notiziari sportivi al giorno più una trasmissione di due ore.
E se uno dei miei dice una bischerata, cosa che succede più di quanto io vorrei, mi prendo la colpa anche per lui.
Non ho poi capito quale sia la colpa dei giornalisti sulle ultime polemiche relative a Prandelli.
Secondo alcuni, per esempio, io avrei amplificato troppo il malcontento pur esprimendomi in modo deciso in favore e in difesa di Cesare.
Magari se fossi stato zitto mi avrebbero detto che ero complice della contestazione e d’accordo con chi invia messaggi ed email contro il tecnico.
E visto che sono un po’ arrabbiato mi permetto di dare un consiglio anche a Cesare: la prossima volta dica chiaramente chi non ha capito cosa volesse dire e ha riportato male le sue dichiarazioni, cambiandone il senso.
Ne guadagnerebbe la chiarezza e chi si sente colpito potrebbe controbattere, così invece siamo tutti colpevoli e tutti innocenti.

SCUSATE, MA NON VI SEMBRA DI ESAGERARE?
ALCUNI DI VOI HANNO UN LIVORE VERAMENTE INCREDIBILE, FORSE HO SOTTOVALUTATO L’ANTIPATIA CHE SUSCITANO CERTI ATTEGGIAMENTI
A ME PARE PERO’ CHE CI SIA UNA VIA DI MEZZO: NON CREDO CHE VI PIACEREBBE UNA STAMPA SCHIERATA SENZA SE E SENZA MA A DIFESA DI QUALSIASI COSA FACCIA O DICA LA FIORENTINA
SEGUENDO IL FILO DEI VOSTRI RAGIONAMENTI, CHE COMUNQUE RISPETTO, NON SI DOVREBBERO FARE CRITICHE, IPOTIZZARE CESSIONI E ACQUISTI, PORRE DOMANDE UN PO’ MENO BANALI DI QUELLE CHE SENTO NEL 90% DEI CASI IN SALA STAMPA
NON MI TIRO CERTO FUORI DA QUELLI CHE CRITICATE, CHIEDO SOLO UN PO’ MENO PREGIUDIZI NEI CONFRONTI DI CHI PARLA O SCRIVE
E GLI ADDETTI AI LAVORI, VE LO ASSICURO, SANNO DIFENDERSI BENISSIMO DA SOLI

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