Dice: Jovetic va tenuto, altrimenti che ne sarà della Fiorentina?
Ok, figuriamoci se non sarei contento io, che a 7 anni ho pianto per l’addio di Hamrin, che ho visto le partite della Nazionale con la foto di Antognoni attaccara sul televisore, che ho pazziato per Baggio e delirato (sul campo) per Batistuta.
Premesso che la strada per arrivare a questi signori è per Stevan ancora lunghissima, io credo che si debba guardare in faccia la realtà e dirci chiaramente che oggi siamo messi peggio che nel 2005, quando ci salvammo per il rotto della cuffia.
Qui ci sono ingaggi spropositati e autentici pacchi da smistare (cioè regalare), qui ci sono i Della Valle che al massimo, ma proprio al massimo, metteranno forse 15 milioni di euro per la campagna acquisti, qui è ancora tutto da dimostrare che l’accoppiata, anzi il trio, Pradè/Macia/Montella funzioni come la premiata ditta Corvino/Prandelli.
La realtà ci dice abbiamo in casa un quasi campione del tutto spropositato per il livello in cui è precipitata la Fiorentina, un ragazzo che ha avuto un gravissimo infortunio e la cui ripresa è stata molto buona nella scorsa stagione, ma anche con qualche inevitabile intoppo: ce lo possiamo permettere uno così?
Io dico forse sì, ma con due condizioni inprescindibili: lui deve esserne assolutamente convinto di restare senza se e senza ma, e soprattutto non ci possono far passare la sua riconferma come il vero rafforzamento della squadra, come ad esempio succedeve in un’altra era geologica calcistica con Antognoni.
Se costruiscono davvero una squadra da Europa intorno a Jovetic, io sarò il primo ad applaudire.
Ma se arrivano con un assegno da 27/28 milioni di euro, ipotesi credetemi molto più remota di quanto si pensi, credo che nel viale Fanti cominceranno delle riflessioni molto approfondite sul da farsi.

Via che siamo entrati in sala travaglio, pare che si sia mosso Montella in prima persona e che il matrimonio con il Catania si stia per sciogliere.
I tempi massimi previsti sono sempre quelli: mercoledì sera, al massimo giovedì mattina, poi si cambia cavallo.
Sarebbe però meglio rimanere su Montella, che mi convince più di Zola (mica si porterebbe dietro Casiraghi, spero…).
E su Jovetic nessuna novità, se arriva l’offerta giusta va via, ma i soldi in giro sono pochi e forse i grandi club proveranno altre strade prima di arrivare a Stevan.
Sono intanto arrivati i dati di ascolto: Radio Blu ha tenuto benissimo, nonostante Radio Sportiva e si è confermata senza problemi saldamente al primo posto tra le emittenti che parlano di Fiorentina, inattaccabile con i suoi 89.000 ascoltatori (quella con gli ascolti da prefisso telefonico e dagli uomini duri, puri e con la schiena dritta manco è citata…).
Straordinario il successo di Sportiva: 491.000 ascoltatori dopo neanche un anno e mezzo di vita, molto oltre le più rosee previsioni.

Rialti è uno di quei rari giornalisti su cui poggiano le mie poche certezze di mercato.
La storia di Mihajlovic all’Inter non era sua tanto per essere chiari, e lui l’ha subita con un certo imbarazzo.
Se oggi se ne esce con questa sparata di Jovetic che se ne vorrebbe andare, vuol dire che ha ottime fonti, anche perché Rialti è uno che vuole veramente bene alla Fiorentina e sa benissimo quelle che saranno le reazioni ad un titolo del genere.
Mi piacerebbe anche sapere se alla fine è Jo-Jo che se ne vuole andare, oppure se è la Fiorentina che pensa di rifarci la squadra con i poco probabili 30 milioni della sua cessione.
Da quello che ne sapevo, se arriva un’offerta intorno ai 28 milioni, ringraziano Jovetic, lo impacchettano e lo mandano via.
Io non sono tanto sicuro che con la miseria che c’è ora in giro si arriverà a quella cifra, visto che per Lavezzi, che ha pure una clausola rescissoria, si cerca di tirare il prezzo fino a 25 milioni.
E comunque pare che Stevan, ragazzo educato e forse anche riconoscente, abbia dei mal di pancia sempre più forti, provocati forse da nubi sempre troppo dense per sperare in un pronto riscatto.
Ma poiché nel novembre scorso la situazione era se possibile ancora peggiore, io mi chiedo perché sette mesi fa abbia firmato un nuovo contratto di cinque anni, ma chi glielo ha fatto fare?
Misteri del calcio e comunque la sua eventuale partenza sarebbe una grande picconata ai progetti futuri e per evitare che faccia troppo male inviterei Andrea Della Valle ad una chiarezza cristallina.
Che spieghi per favore con dovizia di particolari chi siamo, da dove veniamo e, soprattutto, dove vogliamo andare.
Poi potremmo anche pagare un fiorino…

Montella ok, ma diamoci una scadenza perché non è che si possa andare avanti ancora per molto con questo tira e molla.
A quanto ne so l’allenatore non c’entra niente, non è lui che ha dubbi, ma è il Catania a non voler mollare.
E a dirla tutta non mi pare neanche che abbia torto, perché se fosse successo a noi ci arrabbieremmo molto e non gradiremmo affatto che un tecnico lanciato a Firenze se ne vada ad allenare il Milan o l’Inter pur avendo un altro anno di contratto.
Qui bisogna capire se la Fiorentina è disposta a tirare fuori una contropartita economica o tecnica, oppure se lascia tutto nelle mani di Montella perché se la sbrighi da solo, raccontando a Pulvirenti che lui a Catania non ci vuole più stare.
In questo secondo caso credo che bisognerà cominciare a guardarsi intorno perché in Sicilia mi sembrano piuttosto tosti e orgogliosi.
Oppure, terza soluzione, è Montella che ci mette del suo, interviene nella trattativa e accetta di guadagnare un po’ meno di quanto stabilito con Pradé e quel meno lo gira al suo vecchio presidente.
Comunque sia, qui si deve stringere e io credo che mercoledì prossimo sia il limite oltre il quale questa storia comincia a diventare pesante.

Tu sei nato Andrea Agnelli e pensi che la vita sia sempre in discesa: hai tutto, perfino il culo di vincere uno scudetto appena sei diventato presidente.
Poi gli dei si imbronciano e ti fanno passare questo maggio che ti riporta sulla Terra, insieme a noi comuni mortali.
Prima ti inquisiscono l’allenatore dei miracoli.
Tu sei molto virile e accigliato, ti piazzi accanto a lui in sala stampa e quello sciagurato ti fa svergognare chiedendo a chi indaga di avvertirlo prima, semmai dovessero fare altre perquisizioni a casa sua.
Poi scopri che hai lo stopper sotto indagine, sempre per cose in cui la tua società non c’entra niente, ma lì sei fortunato perché il tecnico della Nazionale applica uno strano metodo di giustizia e rimanda a casa solo l’altro inquisito, quello che per fortuna avevi già restituito a quel gentiluomo di Preziosi, altrimenti facevi la coppia, come con i canarini.
Infine vieni a sapere che esiste la possibilità che il tuo giocatore più forte si sia fumato tre miliardi del vecchio conio in otto mesi di scommesse, dopo aver fatto mediaticamente il diavolo a quattro con sparate variamente assortite nella loro assurdità.
Ovvio che alla fine sbarelli, anche perché tu sei Andrea Agnelli e mica sei abituato a tutto questo, tu hai sempre pascolato nell’Olimpo.
Sbarelli e straparli, ti vengono fuori delle cose tipo: “ma perché escono solo ora certe cose?”.
Te lo spiego io, che sono solo un umile lavoratore nella vigna dell’universo pallonaro: vengono fuori ora perché se le avessero tirate fuori prima, forse tu lo scudetto, con un portiere completamente in tilt, forse neanche lo vincevi.

Io D.G. sono nato e vivo a Firenze (più o meno), io mi sento fiorentino e per fortuna o purtroppo lo sono.
Ragazzi, abbiate pazienza, ormai mi è presa così: forse mi è apparso in sogno lo spirito di Gaber in sogno e così vi ammollo citazioni continue…
Detto questo, faccio una piccola riflessione sulle due ore di Pentasport di ieri con Pietro Vuturo e non sulle nostre diverse posizioni a proposito sul come si debba ricominciare la stagione.
Il mio pensiero va invece alla parte finale del Penta, quando è cominciata la raffica delle telefonate e degli sms anti-Montella.
Roba da non crederci, qualcuno ha anche detto che il Catania non ha fatto un bel campionato perché in fondo è arrivato solo due punti sopra la Fiorentina, ma si può?
Riassunto delle puntate precedenti: Montella no perché abbiamo avuto già Mihajlovic, Zeman no perché è contro il Palazzo e tranne che a Pescara è sempre stato esonerato, Ranieri no perché è una minestra riscaldata, Pea no perché non ha un pedigree alla nostra altezza, Reja no perché è bollito, Zola no perché ha allenato squadre di club solo in Inghilterra.
Rimangono Mazzrri, che resta a Napoli, e Spalletti, che resta in Russia.
Mourinho e Guardiola si sarebbero offerti perché gli hanno parlato del Ciuffi e dello Scheggi, ma gli è stato detto cortesemente di ripassare perché Andrea Della Valle e Cognigni non possono venire a Firenze prima della metà della prossima settimana.

Premesso che un avviso di garanzia è qualcosa di molto lontano da una sentenza passata in giudicato, sto cercando di recuperare nella mia testa qualcosa che in questi 34 anni di frequentazioni calcistiche mi abbia fatto minimamente sospettare dell’esistenza di una combine.
Niente, mai avuti sospetti e sinceramente non so se sia troppo ingenuo io, oppure siano stati bravi gli altri a non farsene accorgere.
Eppure, a leggere le carte di Cremona e Bari, il fenomeno era così vasto che ne erano al corrente centinaia di persone e allora come mai non si è sentito nessuno spiffero?
Comunque sia, non rimane che constatare la perversa natura di chi ha giocato sporco.
Partiamo da un presupposto fondamentale: il 90% dei calciatori è ossessionato dal demone della carriera corta ed è quindi portato ad arraffare più soldi possibile nei dieci anni più gloriosi della propria vita calcistica.
La stragrande maggioranza lo fa in modo sfacciato, antipatico, ma onesto.
Chi ha truffato ha assorbito invece un’idea di impunità che porta a gesti sconsiderati, qualcosa che fa sentire il calciatore in quanto personaggio al di là del bene e del male: la legge per loro è sempre più uguale che per gli altri.
Sono più avidi degli maggioranza dei loro colleghi, direi appunto schifosamente avidi.
E siccome (cfr ancora Gaber) “mi stanno togliendo il gusto di essere incazzato personalmente”, io per questa gente non ho pietà ed invoco la gogna mediatica e la radiazione.
Altro che i pianti nelle conferenze stampe post arresto.

Ljajic è antipatico, indisponente, è costato una fortuna, ha dei comportamenti fuori dal campo completamente sballati e non ha quasi mai condotto una vita da atleta.
Mangia troppa nutella, sta ore e ore davanti ai giochini, ha sbagliato un rigore decisivo, ha sbeffeggiato Rossi e adesso non sappiamo dove piazzarlo.
Detto tutto questo, e forse mi sono dimenticato di qualcosa, io trovo semplicemente assurdo e/o ridicolo escludere un giocatore dalla Nazionale solo perché non canta l’inno del proprio Paese.
Il duro e puro Mihajlovic ha fatto dunque sapere come la pensa e come dovranno essere impostati mentalmente i propri calciatori.
Meno male che uno così è nato in Serbia e non in Italia.

Qualcuno era tifoso viola perché era nato a Firenze.
Qualcuno era tifoso viola perché il nonno, lo zio, il papà… la mamma no, lei era milanista.
Qualcuno era tifoso viola perché vedeva Speggiorin come una promessa, Chiarugi come una poesia, il calcio di Bernardini come il “Paradiso Terrestre”.
Qualcuno era tifoso viola perché si sentiva solo.
Qualcuno era tifoso viola perché aveva avuto un’educazione calcistica troppo a strisce.
Qualcuno era tifoso viola perché la parrocchia lo esigeva, il babbo della tua ragazza lo esigeva, il tuo migliore amico lo esigeva, i compagni di scuola anche… lo esigevano tutti.
Qualcuno era tifoso viola perché: “La storia è dalla nostra parte e nel 1982 ci hanno rubato lo scudetto!”.
Qualcuno era tifoso viola perché glielo avevano detto.
Qualcuno era tifoso viola perché non gli avevano detto tutto, specialmente ciò che accade nei palazzi del potere.
Qualcuno era tifoso viola perché prima era juventino.
Qualcuno era tifoso viola perché aveva capito che i Della Valle vanno piano ma lontano.
Qualcuno era tifoso viola perché Antognoni era una brava persona.
Qualcuno era tifoso viola perché Bettega non era una brava persona.
Qualcuno era tifoso viola perché era fazioso ma amava la giustizia.
Qualcuno era tifoso viola perché beveva il vino e si commuoveva alle feste dei viola club.
Qualcuno era tifoso viola perché era così tifoso che aveva bisogno di farsi del male.
Qualcuno era tifoso viola perché era talmente affascinato da quelli che vanno in Fiesole che voleva essere uno di loro.
Qualcuno era tifoso viola perché non ne poteva più di vedere torti e soprusi.
Qualcuno era tifoso viola perché voleva pagare meno l’abbonamento.
Qualcuno era tifoso viola perché la Juve, l’Inter, il Milan, la lotta di classe… Facile no?
Qualcuno era tifoso viola perché lo scudetto oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era tifoso viola per fare rabbia a suo padre.
Qualcuno era tifoso viola perché ascoltava solo Radio Blu.
Qualcuno era tifoso viola per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era tifoso viola perché voleva vincere tutto.
Qualcuno era tifoso viola perché aveva scambiato Goffredo Mameli con Narciso Parigi.
Qualcuno era tifoso viola perché era convinto d’avere dietro di sé la Fiesole, la Ferrovia, la Maratona e la Tribuna.
Qualcuno era tifoso viola perché era più tifoso viola degli altri.
Qualcuno era tifoso viola perché c’erano i Della Valle.
Qualcuno era tifoso viola nonostante ci fossero i Della Valle.
Qualcuno era tifoso viola perché non c’era niente di meglio.
Qualcuno era tifoso viola perché peggio che la Juve c’è solo la Roma.
Qualcuno era tifoso viola perché non ne poteva più di quarant’anni di governi calcistici viscidi e ruffiani.
Qualcuno era tifoso viola perché la retrocessione del ’93, lo scudetto dell’82, la Coppa Uefa del 1990, calciopoli, il fallimento, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era tifoso viola perché chi era contro tifava Fiorentina.

Non è impossibile con il buonsenso fare qualcosa di positivo nella Fiorentina, anche perché si parte dal grande vantaggio di ricostruire da macerie fumanti e tutto quello che viene adesso è guadagnato.
L’esordio mediatico dell’accoppiata Pradé-Macia è stato eccellente, le esternazioni di Cognigni ruvide come sempre, ma almeno per questo apprezzabili nella loro sincerità.
Ogni confronto con le vecchie conferenze stampa del predecessore di Pradé è improponibile, per la distanza abissale nel lessico, nei toni e nei modi, poi bisognerà vedere se i risultati saranno quelli per primo quadriennio corviniano o degli ultimi due anni disastrosi.
Chi ironizza sulle difficoltà vocali di Macia è un imbecille, nell’ambiente questi problemi erano ampiamente noti ed io credo che invece debba essere apprezzato il percorso fatto da questo trentottenne spagnolo in un mondo cattivo com’è quello del calcio, un mondo in cui nessuno ti regala niente.
Buona la prima, dunque, ora aspettiamo l’allenatore.

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