Vuturo: “Pallavicino e la verità su Montolivo”

La cosa che più mi infastidisce della vicenda Montolivo e che io per primo ho ‘abboccato’ a certe parole.
L’anno scorso fummo chiamati da Carlo Pallavicino, uno degli esponenti di spicco del suo entourage, per un incontro.
Ci venne disegnato un quadro completamente diverso rispetto a quella che poi si è rivelata la realtà. Un ‘povero’ Montolivo, siamo arrivati a tanto. Lui non ha mai parlato alla città come aveva annunciato, se non per dire la sua verità.
Ha fatto di tutto per andare via a parametro zero, non mi risulta che avrebbe firmato anche in bianco come ci era stato detto.
Pallavicino ha detto cose non vere.
Non voglio dare tutta la colpa al giocatore.
Credo più che altro che Montolivo sia stato messo nel mezzo, può capitare di circondarsi da certe persone a 25-26 anni.
Sono stato poco attento questa volta, non succederà più con questo signore”.

Tratto da Violanews.com

Io sono spossato, mi sembra pure di avere la febbre, ma credo e spero che sia solo stanchezza.
Ho la voce ai minimi termini, un mal di testa martellante nemmeno avessi giocato e ho avuto paura del pareggio dopo il primo quarto d’ora della ripresa.
Anzi, di più: mi si è materializzato il fantasma della Juve ’94, loro che ci rimontano e vincono la partita.
E invece hanno ricominciato a giocare da Fiorentina e in questa affermazione (“da Fiorentina”) c’è tutta la bellezza del campionato viola, la personalità si Montella, il farci rischiare l’infarto per quei fraseggi nella nostra metà campo che oggi fanno sembrare Padalino un libero vecchia maniera.
Ho detto tutto e di più in radiocronaca, ho pure esagerato in occasione del rigore alle stelle di Pato, ma credetemi: stare lì a Milano è stato davvero qualcosa di speciale, un pomeriggio che ricorderemo a lungo perché raramente le vittorie sono state così belle.
E ci hanno pure rubacchiato qualcosa, vedi la mancata espulsione di Bonera.
Ora, come preannunciato qualche giorno fa, chiamate pure la neurodeliri perché a me sta venendo in testa qualche pensiero inconfessabile e guarda te se non dobbiamo metterci a tifare per la Juve perché vada lontano in Champions…

P.S. Dalle 9 di stamani la “sintesi radiofonica” di una giornata indimenticabile è disponibile su violanews.com: anche al risveglio è bello tifare Fiorentina…

Fuori dal campo Riccardo Montolivo è una delle persone più gentili e intelligenti tra queste nuove generazioni di calciatori che, essendo appunto nuove e quindi distanti dai miei parametri di vita, non mi entusiasmano per niente.
In campo è stato un giocatore che ha dato meno di quello che poteva e in alcuni casi doveva, ma quel meno è stato molto di più di quasi tutti i centrocampisti che gli sono passati accanto nei sette anni in viola.
Ho rapporti opposti con i suoi procuratori e cerco sempre di non farmi condizionare nel giudizio sul calciatore: uno è un gran signore, con cui è possibile dissentire e confrontarsi, che si concede pochissimo e che certamente farà benissimo gli affari propri, ma almeno ci mette classe.
Con l’altro, che poi non sarebbe neanche il procuratore, ma ne ha fatto le veci per i sette anni fiorentini, ho chiuso ogni tipo di contatto dopo aver definitivamente e troppo tardi capito il disprezzo che ha verso il lavoro di persone meno nobili di lui per ascendenze familiari e di frequentazioni.
Direi che quasi dieci anni di prese per il bavero possono bastare, no?
Sinceramente io non riesco ad essere arrabbiato con Montolivo come lo ero per esempio con Berti, saranno i 24 anni in più, oppure il ricordo delle ultime due partite in cui ha davvero dato tutto per aiutarci a non sprofondare nella vergogna della B.
Sono certo che alla fine di mesi sfibranti di discorsi sul nulla, di convocazioni carbonare di tifosi eccellenti per promettere spiegazioni mai arrivate, di telefonate urticanti del suo rappresentante fiorentino a tutte le radio e televisioni del globo terracqueo, lui l’abbia tirata in tasca a tutti e abbia fatto il suo: addio a parametro zero, ingaggio importante ottenuto proprio grazie al risparmio sul cartellino, Fiorentina fregata.
Glielo permettevano i regolamenti e ha sfruttato al massimo le carte che aveva in mano.
Succede e d’altra parte l’abbiamo fatto anche noi con altri calciatori (penso per esempio a Liverani).
Per me domani verso Montolivo ci sarà solo indifferenza, il resto è Milan-Fiorentina e conterà moltissimo.

E’ andata così: vado in Fiorentina per un’intervista concordata con Gianluca Baiesi, responsabile marketing che cerca di portare nuovi capitali alle casse sociali viola, e arrivo in contemporanea con un terzetto d’eccezione: Mencucci-Pradé-Macia.
Battute, sfottò e poi il vecchio istinto da cronista da marciapiede: scusate, ma perché non facciamo una bella intervista qui, on the road, come dicono quelli che sanno l’inglese?
I tre secondi di silenzio sono bastati per far tirare fuori a Zoccolini l’attrezzatura (ebbene sì, da tre anni ho un badante, dopo che nel 2009 bucai una bella chiacchierata con Prandelli per una delle mie sciagurate negligenze tecniche…) e abbiamo cominciato, improvvisando su tutta la linea perché ovviamente non mi ero preparato niente.
Ve lo confesso: quando sono ripartito dalla sede ero profondamente soddisfatto, non per l’intervista, che poteva venire meglio o peggio, ma per essere tornato a respirare anche solo per un pomeriggio quell’aria di semplicità che ha accompagnato fin dal 1978 i miei viaggi allo stadio.
So bene che oggi non è più possibile, che esiste una proliferazione di testate tale da rendere complicato qualsiasi approccio con i protagonisti, che ogni medio calciatore fattura come un’azienda abbastanza importante, ma che bella la semplicità di una volta: arrivavi, chiedevi, se a quello gli andava portavi a casa l’intervista, altrimenti ciccia.
Ieri è andata…

Sulla carta la più intrigante è quella Mati-Toni, ma ho ancora negli occhi la scintillante prova di Ljajic a Genova e quindi, se Montella si accorge che siamo ancora su quei livelli atletici, rinunciare all’ex (speriamo…) ragazzino indisponente diventa molto difficile.
Lascerei perdere El Hamdaoui, che per ora è due piroette e poco più.
Dunque Toni-Ljajic, per una volta veramente vice Jovetic, per iniziare e poi si starà a vedere, tenendo in panchina Mati Fernandez bello carico, e magari pure un po’ incacchiato, pronto a fare male, come effettivamente è successo contro l’Inter.
E lì in mezzo se stesse bene, anzi benissimo, Aquilani, con lui si potrebbe pure provare il trio delle meraviglie con Cuadrado e Pasqual pronti a partire una volta per uno sulle fasce: io credo che il Milan abbia dei fondati motivi per comibciare a preoccuparsi.

Il Milan visto ieri sera è assolutamente battibile, ha pure segnato Pato che quindi (e qui ci tocchiamo tutti) non dovrebbe aver bisogno della solita Fiorentina per resuscitare.
Una squadra lenta e prevedibile, in cui Montolivo è obiettivamente il migliore, ma che credo onestamente faticherebbe a trovare posto nel centrocampo viola.
La difesa poi non è confrontabile, sia in termini di qualità tecnica che di personalità.
In attacco senza Jovetic sono messi meglio, però solo a nomi, perché mi sembra che a parte il ragazzino gli altri siano piuttosto giù di giri.
Abbiamo insomma una grande occasione, intanto per giocarcela alla pari, se non addirittura partendo da livelli superiori, ma soprattutto per prendere tre punti che farebbero sognare e qui mi fermo altriemnti qualcuno chiama la neurodeliri.

Giorgio Porrà è uno dei giornalisti più bravi in assoluto, certi suoi programmi televisivi restano delle chicche ancora godibili a distanza di anni.
Mai conosciuto direttamente, solo incrociato qualche volta nei diversi miei pellegrinaggi calcistici.
So che ha combattuto una dura battaglia e che l’ha vinta, speriamo per sempre, ma non è questo il punto perché uno può essere un leone come lui nella vita e poi un cane nella professione che esercita.
Ho detto di questo particolare della sua esistenza per spiegare che certamente è una persona che sa valutare bene cosa dire e come, soprattutto quando gli argomenti escono dal calcio.
Dico la verità: anche a me è sembrata fuori tempo, non in linea con il suo livello professionale, l’uscita con Montella su Pomigliano e Della Valle.
Mi è apparsa una polemica forzata, motivata non dalla voglia di attaccare i Della Valle e/o la Fiorentina (e perché poi?), ma piuttosto dalla fregola che ogni tanto ci prende di uscire dalle righe, di lasciare il “calcese” per addentrarci in altri settori.
Una domanda sbagliata però non giustifica l’ondata di indignazione che ho letto e sentito nei confronti di Porrà, anche perché Montella si è difeso benissimo da solo e sinceramente non è che con quelle parole ci hanno offeso la mamma, la moglie o la sorella.
Se uno dovesse disdire l’abbonamento a Sky per questo, mi spiegate per cosa paghiamo il canone alla nostra amata RAI che mantiene e ingrassa tantissimi nullafacenti, oltre a proporci programmi vergognosi?
Ecco perché vi invito a stare un po’ più calmi e ad arrabbiarvi meno su certe cose, che, credetemi, sono davvero marginali.

Ce lo ricorderemo a fine campionato dell’importanza di questa vittoria, arrivata nella giornata più difficile, con la squadra stanca e con la pancia piena dopo le due vittorie consecutive.
Abbiamo avuto due trascinatori: Borja Valero e Pizarro, che hanno pazientemente preso per mano la squadra nel momento più difficile, dando i tempi giusti nel primo come nel secondo tempo.
Voglio pubblicamente dire bravo a Toni, che spero mi costi un bel po’ di soldi (ma le donazioni alla Fondazione Borgonovo fatele lo stesso…) perché io non credevo che potesse riemergere così.
Ha conservato l’istinto da killer in area di rigore e dà pure una bella mano alla squadra, ma prendiamo lo stesso una grande punta a gennaio perché ne abbiamo bisogno nella volata finale.
Dove possiamo arrivare è impossibile oggi da dire, molto dipende dalla tenuta atletica dei giocatori più importanti e dalla fortuna/sfortuna di non avere stop importanti, anche se Aquilani in panchina è una grande garanzia.
Infine Montella, la rivelazione più bella, un tecnico che potrebbe (attenzione, ho scritto potrebbe…) ripercorrere la strada di Cesare.
Stasera è bello, più bello del solito, amare la Fiorentina.

Voglio i nomi, i cognomi ed il codice fiscale dei miei amati compatrioti che gli chiedono di tornare in Parlamento…

Berlusconi chiede scusa agli italiani
“Non ce l’ho fatta. Crisi ha cancellato sforzi”Lo leggo dopo ROMA – Finora non lo aveva mai fatto, ma adesso, per la prima volta, Silvio Berlusconi chiede scusa agli italiani e lo fa nel libro di Bruno Vespa “Il Palazzo e la Piazza. Crisi, consenso e protesta da Mussolini a Beppe Grillo”.
“Pensavo di chiedere scusa agli italiani perché non ce l’ho fatta – dice Berlusconi -. La crisi ha cancellato i nostri sforzi, anche se noi abbiamo lasciato la disoccupazione al punto più basso degli ultimi vent’anni”.

Berlusconi continua: “Abbiamo garantito la pace sociale negli anni più duri della crisi. Abbiamo impiegato 38 miliardi in ammortizzatori sociali. Abbiamo tagliato le spese ai ministeri con la prima vera spending review e attuato il più grande stanziamento sulla cassa integrazione della storia italiana”.
“È vero che lei ha pensato anche di non entrare in Parlamento?” chiede Vespa.
“Si, è vero anche se sto ricevendo pressioni da tutti i miei di restare in campo come padre fondatore del movimento”.

Se me l’avessero detto prima dell’ultimo Fiorentina-Cagliari non ci avrei mai creduto.
E’ stata la prima partita in cui ho portato Cosimo allo stadio e confesso di aver pensato a certi piccoli eventi traumatici che poi sconvolgono una vita: questo ragazzino, dopo uno spettacolo del genere, mi diventa juventino.
Meno male che ancora non capisce troppo di calcio e dopo una ventina di minuti si è messo a giocare con il suo Nintendo e che della partita se n’è fregato.
Sono passati meno di sei mesi ed il mondo si è come rovesciato: ADV non ha sbagliato un colpo e ha scelto gli uomini giusti al posto giusto.
Quelche giapponese vedovo di Vernole sta cercando di spacciare bufale tipo che ci sia ancora il vecchio DS ad ispirare le mosse di mercato, oppure che in fondo questa squadra era già stata costruita da chi c’era prima e che quindi Pradé e Macia non facciano altro che seguire certe indicazioni.
La verità è che finalmente, dopo due anni di niente assoluto, con un ambiente disintegrato da penose guerre intestine, a Firenze siamo ritornati “a fare calcio”.
Ed è bellissimo, è come ritrovare un vecchio amore mai sopito.

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