Non ho visto per ora nessuna squadra, Roma compresa, nettamente superiore alla Fiorentina.
Non c’è la Juve dell’anno scorso a schiantare le altre, ed è comunque inutile ora andare alla ricerca dei punti persi fino ad oggi.
Ce ne saranno altri, spero non molti, ed è sempre avvenuto così, visto che ancora oggi siamo a cercare di capire dove abbiamo perso lo scudetto del 1982, furto a parte: pareggiando in casa col Cagliari, con l’Ascoli, non vincendo a Milano contro l’Inter?
Montella ha costruito una formazione che gli altri non riescono a decifrare, ne ho avuto la percezione ieri prima di “Quelli che il calcio..” parlando con i cosiddetti addetti ai lavori che non vedono sempre la Fiorentina ed è questo il grande merito dell’allenatore: non essere mai scontato, evitando di specchiarsi “sacchianamente” in se stesso.
Siamo dunque padroni del nostro destino, dipende solo da noi e certo non sarà semplice gestire l’Europa, ma adesso è il momento delle seconde scelte: a riposo in Romania molti dei protagonisti di Milano e dentro i giovanotti che ci devono dimostrare qualcosa per poi ripartire più freschi che si può domenica con la Sampdoria.

Se continua così, altro che Prandelli, che pure è stato un grande.
Il bis a San Siro porta la sua firma: abbiamo vinto con la squadra B e con due che nemmeno dovevano essere in panchina, Vargas e Matos.
Contro dei fantasmi, fra l’altro molto più aiutati dal pubblico di quanto mi sarei aspettato (hanno cominciato a contestarli solo ad un quarto dalla fine, gli interisti avrebbero iniziato molto prima), abbiamo giocato da grande squadra e senza Gomez, Cuadrado, Pizarro, Mati Fernandez, Ilicic, mettiamoci pure Bakic, che sarebbe entrato invece dello spento Vecino, e poi pure Ambrosini.
Borja Valero nel secondo tempo ha ridicolizzato come l’anno scorso Montolivo, così scontato nei suoi appoggini a centrocampo e all’indietro, l’unico a meritare un po’ di rispetto tra loro è Kaka, mentre su Balotelli ogni commento è superfluo.
Infine una considerazione personale, da babbo.
Sarò grato tutta la vita a Montella, e ovviamente anche a questi giocatori e alla dirigenza, per la doppietta Juve-Milan che ha esaltato Cosimo.
Ieri voleva venire in tutti i modi da me ad urlare gol e solo tra una decina di anni, se se lo ricorderà, avrà la piena percezione di cosa vogliano dire queste due vittorie vissute con la straordinaria incoscienza di un bambino di nemmeno sette anni.
Oggi pomeriggio vado a “Quelli che il calcio…” e mi sento addosso un orgoglio speciale: grazie Fiorentina!

Ragazzi, mi sarò sbagliato su Vecino, che vi devo dire?
Sarà stato il pathos della partita, ma a me pare che abbia perso troppi palloni e che ci abbia messo un po’ troppo ad entrare in partita, poi leggo i voti e noto che solo il Corriere della Sera gli dà come me 5,5, che non è certo una stroncatura.
Dovrei rivederla tutta, le pagelle, con gli attuali tempi dei giornali, si fanno in trenta minuti…

Un giorno basta e avanza per piangerci addosso, per la rabbia e per le recriminazioni.
Prendiamo esempio da Montella (grandioso!) e pensiamo al Milan, che è già domani e che è furente per vari motivi.
Come tutti sono abbastanza pessimista sulla vicenda Cuadrado e comunque anche senza di lui, e con il ritorno di Gonzalo Rodriguez, siamo più forti: lo dice la classifica, lo dice il gioco, lo dice il nervosismo che dalle parti di Milanello è ormai di casa.
Potrebbe essere l’occasione per ripartire con Vargas dall’inizio ed io sto ancora aspettando un seguito al gol e alla prestazione contro il Parma e San Siro è una vetrina straordinaria per farci ricredere tutti.
E’ una grande partita, emozionante come tutte le volte che vado in quello stadio che per me rappresenta il calcio come nessun altro impianto in Italia e..vabbeh, lo dico: visto il ponte, mi porto dietro Cosimo, che vedrà la Scala del pallone a nemmeno sette anni.
Io ne avevo 21 quando ci sono entrato per la prima volta e ancora ricordo il brivido di quando me lo trovai davanti, quasi all’improvviso, nel settembre del 1981…

Io non oso immaginare cosa sarebbe successe se fosse accaduto contro la Juve e il Milan, e per spiegare chiaramente la situazione sarebbe bastata una telecamera su Saverio a fine partita: lui, solitamente così tranquillo, era infuriato col mondo e per poco non ingaggia una rissa con i colleghi di Radio Kiss Kiss seduti a pochi metri da noi.
Abbiamo giocato una grande partita, concretizzando poco e sprecando abbastanza, siamo stati nettamente superiori al Napoli, che però prende i tre punti.
La sintesi della più triste serata della stagione è tutta qui, ed io sono proprio curioso di vedere quando rimanderanno in campo l’ineffabile Calvarese, il nuovo Don Abbondio della classe arbitrale, perchè uno il coraggio se non ce l’ha non se lo può inventare.
Aquilani purtroppo non si è tirato su ed è rimasto sempre lì nel limbo, Compper ha deluso, Pasqual era sotto tono, ma il resto della squadra ha giocato come si sperava, forse anche oltre, se si considera che era la quarta partita in dieci giorni.
Non abbiamo nemmeno il tempo di piangerci addosso, a Milano sarà parecchio dura senza Cuadrado, ma torna Gonzalo, che ieri è mancato uvunque, in difesa, nell’impostazione e sui calci piazzati.

Confesso di avere un debole per Alberto Aquilani e non certo perchè, come dice Leonardo Vonci in un suo delirio, assomiglia a Penelope Cruz…
Il mio invaghimento è ovviamente calcistico: sarà perché dopo lo scempio di Silva e Olivera la maglia numero dieci ha finalmente un degno proprietario, sarà perchè ha un’eleganza che un po’ ricorda chi sappiamo tutti, fatto sta che lo considero fortissimo.
L’ho pure conosciuto superficialmente, com’è normale che sia in questo calcio sempre più liofilizzato, e l’impressione è stata molto buona.
Mi ero entusiasmato per la sua partenza di campionato e a Bergamo ero convinto che questa sarebbe stata la sua annata, poi non ho capito bene cosa gli sia successo.
Piano piano ha cominciato ad inabissarsi, a diventare sempre più trasparente, ad incidere pochissimo.
Non pare ci siano problemi fisici e quindi il tutto è inspiegabile.
Continuo a pensare che sia più forte di Montolivo, a cui ha dato il cambio a Firenze, ora però è arrivato il momento di ricominciare a giocare da Aquilani e non da Kharja.

Sarò sincero: a metà del primo tempo ho avuto paura dell’effetto Juve in campionato.
Mi sembrava che non andassero, che giocassero mentalmente col freno a mano tirato.
Poi è chiaro che avere i giocatori più forti serve a questo: una giocata di Rossi, una sterzata di Caudrado, fino a quel momento un po’ evanescente a sinistra, una rasoiata e la rimetti in parità.
Nel secondo tempo invece abbiamo giocato da Fiorentina, creando molto, sprecando qualcosa e con un Gonzalo strepitoso a centrocampo a fare pressing e non lasciare passare niente.
Sono stati tre punti fondamentali, che ci lanciano verso mercoeldì con sorrisi grandi così, anche se mancherà proprio Gonzalo, che a me pare ancora più forte dell’anno scorso.
Una settimana fa volavamo, stasera siamo molto soddisfatti, con tre vittorie in tre partite consecutive e nove gol senza avere il centravanti titolare: non mi sembra un risultato da poco.

Non ci vuole molto a capire di chi sto parlando: il titolo di questo post è la frase scelta da Renza per la lapide di Mario ed il Comitato si è occupato e si occuperà di tutte le spese legate al mantenimento del decoro per la sua tomba, oltre che provvedere ai costi iniziali.
Sono i vostri soldi ed è giusto darvene conto, così come è giusto ricordare ancora una volta chi da quasi un anno segue tutte le vicende legate al grande Ciuffi: Marco Galletti, Mario Tintori, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Paolo Piazzini, Matteo Lucherini, Federico Silvani, Lucia Benvenuti, Mario Tenerani.
Lunedì sera alla Hall of Fame viola ho visto Renza e mi sembrava abbastanza in forma, senza preavviso l’ho pure fatta parlare sul palco per ricordare gli ultimi momenti di vita di Mario:era un po’ sorpresa ma soddisfatta.
Ogni volta che c’è qualcosa di importante sulla Fiorentina mi viene da pensare: questa è la prima volta senza Mario, che è davvero molto difficile immaginare in un altro mondo.

Visto Matos?
Questo ragazzo ha dei numeri e mi pare anche l’umiltà per uscire dal gruppo e regalarci delle soddisfazioni.
L’occasione l’ha sfruttata Joaquin, che non si è seduto sul gol alla Juve, e ha provato a sfruttarla pure Bakic, a cui occorrerebbe giocare di più, ma come si fa?
Yakovenko no, pur impegnandosi molto e si è perfino vista una corsa all’altruismo non comune in una squadra di calcio ai livelli della Fiorentina, quando hanno provato in tutti i modi a mandarlo in gol.
Poi è arrivato Cuadrado e ha spazzato via tutto, regalandoci l’idea che sia tirato a lucido e pronto per i prossimi tre impegni in sei giorni.
Ne abbiamo vinte tre su tre, saranno pure stati scarsi gli avversari, ma non era così scontato, basta chiedere a Lotito e Petkovic…

Non aiuta certo il tempo, che sconsiglierebbe l’arrivo allo stadio, specialmente dove si prende l’acqua, ma questo per i giocatori non conta.
Speriamo arrivino davvero in ventimila, sarebbe una grande dimostrazione d’amore vista la portata dell’avversario.
Ci sono diversi uomini che dalle 21.05 in poi hanno la grande occasione di dimostrare a Montella che magari si sbaglia a tenerli fuori e giovani che sgomitano per cercare spazio.
In verità queste situazioni nel passato non sono mai state esaltanti per gioco e risultato e ancora ricordo come lo scorso anno ci fu bisogno di ributtare dentro Borja Valero e Cuadrado per sistemare i conti della qualificazione in Coppa Italia contro la Juve Stabia, che è molto più debole del Panduuri.
Sono molto curioso di rivedere Matos, che ha la faccia e il fisico giusto per regalarci delle soddisfazioni, pur con tutte le prudenze del caso.
Chiudiamo al 90% il discorso qualificazione stasera e poi abbiamo tre mesi davanti per pensare solo al campionato.

Che ne sappiamo davvero dei nostri figli, da quando cominciano ad arrampicarsi su quella montagna splendida e terribile che è l’adolescenza, dove ogni giorno sembra una finale di Champions e dove il domani non esiste perchè c’è solo l’oggi?
Filtriamo la loro vita, la loro rabbia, le loro emozioni attraverso la nostra esperienza.
Proviamo nel migliore dei casi a fare un gioco di ruoli, a tornare indietro di trenta, quaranta anni e cercare di ricordare come eravamo alla loro età.
Ma noi non siamo loro e non era quello il tempo in cui vivono adesso.
Di solito ragioniamo da adulti (sempre ammesso che lo si sia diventati davvero e, soprattutto per l’universo maschile, io non darei la cosa per scontata) e nella maggior parte dei casi non capiamo, a volte ci arrabbiamo, ci sono momenti in cui siamo sconfortati.
Succede a me, che pure tento di impegnarmi, succede a tutti.
Provate a passare in questi giorni a Firenze dal viale Paoli, un centinaio di metri prima della Costoli, e vedrete sempre almeno quattro, cinque ragazzi che parlano, leggono, fumano, nel punto esatto dove alle 4 del mattino del 13 ottobre è morto Bernardo.
Si danno il cambio senza bisogno di turni, continuano ad amarlo anche se ora è lontano e non tornerà più a ridere e scherzare con loro.
Noi che non avevamo what’s app (si scrive così?), facebook, internet, telefonini, noi che diciamo sempre che ai nostri tempi contavano molto di più le relazioni umane, noi convinti che adesso questi ragazzi si muovano spesso come automi senza anima, noi l’avremmo fatto?
Anzi, l’abbiamo fatto quando è morto qualcuno dei nostri amici in un incidente?
Non è un problema di meglio o peggio: si tratta solo di provare a capire, che è la cosa più difficile di questo mondo.

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