E’ vero, ci sono stati commenti fuori dalle righe e me ne scuso, ma alla fine vince sempre o quasi il mio essere per la libertà di espressione.
Vi assicuro che ne ho tagliati molti di commenti folli, ma non è questo il punto.
Il punto è che io non mi iscrivo alla guerra di religione tra Firenze e Livorno ed è anche per questo che ho organizzato lo scambio di idee tra Nardella ed il sindaco Cosimi.
Perché ci sono cose molto più importanti del calcio, questo è bene che se lo mettano in testa tutti.
Sul web circolano fesserie e frattaglie da denuncia alla polizia postale, ma io mi chiedo: se nemmeno dieci anni fa c’erano stati incontri conclusivi per suggellare il gemmellaggio tra tifosi, da dove nascerebbe questo odio che sembrerebbe antico?
Altra cosa è il giudizio sul fatto calcistico, che riassumerei così: il fallo era cattivo ed intenzionale, da arancione, cioè a metà tra ammonizione ed espulsione, ma si è visto di peggio.
Il punto di non ritorno è stato l’atteggiamento di Rinaudo, quella reazione da invasato con Pepito a terra a urlare di dolore e lì, pensandoci a freddo, sarebbero dovuti intervenire Biagianti e Luci: uno se ne è fregato, l’altro ha attizzato ancora di più il fuoco.
Nicola si è dimostrato inesperto e insensibile a fine gara, ma il mio ulttimo pensiero prima di chiudere la vicenda va alle 30 famiglie che hanno in casa una persona afflitta dalla FOP.
Per loro quella di ieri sera è stata la peggiore delle serate possibili: speravano di avere visibilità e sono stati oscurati dalla violenza del campo.

Perché é Pepito, ma non solo per quello.
Non si possono fare falli di quella intensità in quella zona del campo.
Non è tollerabile la reazione del signor Rinaudo, che non solo non si è scusato, ma si è pure messo a protestare, ritenendo eccessivo il cartellino giallo.
Non si possono accettare, proprio no, le parole fuori luogo di Nicola a fine gara.
Non parlatemi per favore della mia simpatia per il Livorno, questa sera non è il caso.
Abbiamo vinto, ma è una delle vittorie più amare che ricordi: come col Genoa nel 1981, come con la Sampdoria nel 1984 e ogni volta c’era Antognoni di mezzo.
Pepito non è il capitano, non ci sono paragoni da fare in questo senso, ma questa è una serata amara come poche altre.

Il grande Mario avrebbe auspicato la meteorite, che però non è prevista domani su Torino e allora è lecito porsi una domanda: visto che per lo scudetto per questo campionato siamo out, non ci converrebbe una bella sconfitta della Roma per risucchiarla dentro il mischione Champions?
Capisco che tifare Juve sia un atto contronatura, un peccato che, per restare in tema-Ciuffi, meriterebbe una decina di frustate senza vasellina, ma non è che poi la Roma sia così simpatica, anche al di là delle mie questioni familiari.
E poi forse, se vogliamo davvero crescere, e lo dico con somma fatica, probabilmente dovremmo uscire qualche volta da certi sentieri del passato.
Certo, ci fosse il derby di Torino, e il Toro fosse in lotta con noi per qualcosa, io me ne fregherei e farei un tifo pazzesco per i granata, ma è Juve-Roma e allora forse ci conviene sperare nel risultato più utile per la Fiorentina.

Qui con Gomez rischiamo ogni giorno di farci del male.
Proviamo ad uscire dall’emotività, che ci fa essere un giorno molto ottimisti e un altro sconsolati, e proviamo a ricordarci cosa disse Montella: ci vorranno una quindicina di giorni da quando rientra in gruppo per vederlo a certi livelli.
Il conto alla rovescia dobbiamo quindi cominciare a farlo da quando arriva l’agognata notizia: si allena con gli altri.
Altrimenti rischiamo veramente il corto circuito mediatico e sotto questo punto di vista mi sembra che si sia già dato.
Niente Chievo, niente Torino e forse neanche niente Catania, proviamo a pensare all’eventuale auspicabile successivo turno di Coppa Italia.
Ma senza ansia, anche se capisco che una sfortuna così poteva capitare solo…al Torino, oltre che alla Fiorentina.

Un altro anno è andato, la sua musica finita, quanto tempo che è passato e passerà…
Grande Guccini: in tutta la Val Badia penso di essere stato l’unico a sciare cantandolo a squarciagola con le cuffiette infilate nelle orecchie (e poi dicono che i figli non ti insegnano niente: e chi le sa mettere le canzoni dell’epoca “preistorica” nell’ipod?).
Dicono che ripartire il lunedì sia uno dei piccoli traumi della civiltà occidentale, che però possono provare solo i fortunati che hanno un lavoro.
A me non è me pesato particolarmente perché da 33 anni la domenica è il mio giorno più impegnativo, però effettivamente oggi non è stato facile cercare di trovare subito il passo giusto per essere all’altezza dei vari impegni.
Un piccolo letargo mentale da cui nessuno è immune, credo.
Buona ripartenza a tutti.

Ragazzi, lo so che è giovedì, non sono ancora completamente bollito
Ma è anche il 2 gennaio e riparte un po’ tutto, no?

E’ stato un anno duro, ma positivo.
Ovviamente la valutazione è personale e ad un certo punto della vita ti accorgi che interessa sempre di meno conquistare chissà cosa preferendo invece coltivare ciò che hai.
Sul piano professionale sono stati dodici mesi di grandi soddisfazioni, come sempre vissute nello spazio di cinque minuti, per colpa o merito di questo carattere tendente sempre al domani.
Naturalmente la famiglia viene al primo posto e il bilancio soddisfacente viene da lì, metterei la firma per una lunga ripetizione di quanto appena passato.
La Fiorentina è andata bene, la società è creciuta, manca ancora quella disponibilità ad aprirsi completamente che invoco da anni (allenamenti aperti, per esempio), ma se penso a dove eravamo tra il 2010 e il 2012 le cose fatte mi paiono miracolose.
Siamo sempre angosciati per il futuro, però oggi la palla è in mano a due giovani, almeno politicamente, ed io mi sento un po’ più fiducioso, anche se capisco benissimo le ragioni di chi ha perso la speranza ed è sempre più arrabbiato.
A loro, a voi, a tutti e soprattutto a coloro che non godono di un bene inestimabile come la salute l’augurio di un 2014 migliore.

In questo finale di 2013 mi pre giusto rendere omaggio a tutti quelli che non leggete sul blog per manifesta volontà di molestare o per incapacità varie.
Così avranno i loro 5 minuti di celebriità, scriveranno ancora e io continuerò a non pubblicarli.
Partirei dall’emigrante compulsivo, che ho scoperto scrivere a tutti e a cui non va bene niente.
Nel mio caso offende, in altri contesta inevitabilmente tutto quello che viene detto o scritto: deve passare molto del suo tempo in steraming,sui siti e su questo blog, poveraccio.
Poi c’è quello che sa tutto di ciò che avviene nelle radio, la mia e le altre e anche lui non perde un colpo.
Ogni occasione è buona per sbraitare o pungere velenosamente, ultimamente sperava di essere pubblicato con un post di offese a Corvino: poveraccio bis.
Passiamo al fanatico di Batistuta e ovviamente contro di me qualsiasi cosa faccia o dica.
Lui mi fa più pena degli altri perché spera due cose: la prima di essere pubblicato nelle sue insolenze, la seconda di guadagnare la benevolenza di Bati, come se fosse uno che sta dietro a queste cose.
Infine c’è la pletora dei mitomani, ogni tanto rispuntano con varie ed eventuali, ma lì la galassia è davvero troppo vasta per una panoramica approfondita.

Va bene pensare al futuro, ma forse si sta insistendo un po’ troppo sugli allungamenti dei contratti in scadenza nel 2017, cioè fra tre stagioni dopo quella attuale.
Credo che sia una delle storture del calcio: si viene sempre giudicati, e si prendono quindi tanti o pochi soldi, sulla base di quello che si è fatto e poco sulle prospettive future.
Io adoro Borja Valero, ma sappiamo oggi che cosa potrà offrire a 32 anni?
E lo stesso vale per il grandissimo Gonzalo Rodriguez.
Uno invece a cui non rinnoverei niente è Pizarro, ma credo che Montella, Pradé e Mcia siano sulla stessa lunghezza d’onda.

Per merito (o per colpa) della Fiorentina, niente settimana bianca a marzo, ma, senza entusiasmi particolari, eccoci qui nella fantastica Val Badia a passare le vacanze tra Natale e Capodanno.
Senza entusiasmi particolari perché sapevo bene cosa avrei trovato: code, prezzi alle stelle, giornate corte, rischio di brutto tempo.
L’unica cosa sorprendente è che non è cambiato niente a livello di prenotazioni rispetto all’ultima vola che avevo vissuto la stessa esperienza,cioè qui è come se la crisi non fosse mai passata, figuriamoci poi se si sente adesso.
Nei discorsi in cabinovia o nelle attese agli impianti sento parlare solo di neve più o meno buona, di cosa propongono i locali di Corvara, del tempo per domani e cose simili.
Ovviamente, così prevengo qualsiasi ragionamento sull’argomento, io e la mia famiglia facciamo parte di chi sta (almeno per ora) più o meno comodamente nella zona privilegiata della società civile, ma sono abituato a farmi domande, anche quando non trovo della riposte.
Per questo mi chiedo che razza di Paese sia mai diventato quello in cui viviamo, una Nazione in cui i poveri aumentano a dismisura attingendo a piene mani nella ex classe media.
Il concetto è sempre quello: essere disposti a rinunciare a qualcosa (magari pure a dimezzare i miei sei giorni in montagna) per una più equa distribuzione della ricchezza, sempre però seguendo criteri meritocratici.
Quando ero giovane tutto questo si chiamava socialismo, adesso non lo so più.

Avvertenza per chi soffre di diabete sentimentale: non andate avanti nella lettura, perché questo post gronda di buoni sentimenti e pure di una sana dose di retorica.
Mi è capitato in questa settimana di fare un paio di telefonate a signore anziane che quasi non credevano al fatto che chi accompagnava le loro domeniche (e quelle dei propri mariti scomparsi) fosse lì, dall’altra parte del filo ad augurare loro buone feste.
Erano felici, almeno per cinque minuti: uno squarcio di contatto umano nel deserto della loro solitudine.
Premesso e controfirmato che io non sono veramente nessuno, e che devo alla Fiorentina quel poco di popolarità di cui godo, credo che ognuno di noi possa davvero fare un piccolo gesto per gli altri in favore degli altri, qualcosa che a me rimpie di emozione e che mi fa sentire dopo molto meglio.
Ieri siamo andati a trovare un nostro amico sfortunato che da anni combatte una battaglia contro un nemico che lo ha colpito a tradimento nel pieno della vita, un ragazzo di cinquanta anni con una moglie e una figlia fantastiche, due donne che ci insegnano ogni giorno cosa sia il vero amore.
Cazzeggi assortiti, prese per il bavero fino a scorticarsi, una prova d’orchestra sentimentale tra uomini di grande intensità con lui che rideva partecipe e noi che non davano assolutamente peso alla sua malattia.
Era come se fossimo tornati in piazza Savonarola e se fossimo stati davvero lì, trent’anni dopo, ce ne saremmo fregati del freddo e di quel maledetto chiosco che hanno messo là in mezzo e avremmo provato a fare un partitina tra le panchine, con lui seduto a guardarci.
Ero talmente preso che ho fatto perfino tardi, proprio io che sono un maniaco della puntualità…
Basta così poco per volere bene, per volersi bene, perché dopo si sta meglio.
Ve lo assicuro, è certificato.
Un abbraccio e un fortissimo buon Natale a tutti voi.

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