Tre figli, la loro mamma, nonna e zie varie, tutti e tutte con una passione in comune: regalare e ricevere uova di Pasqua.
Il risultato è sempre lo stesso, uno straordinario sterminio di cioccolato fatto a pezzi, un trionfo di deliziosi cadaveri quasi sempre al latte che dalle 17 di ieri riposano in una più che voluminosa ciotola della cucina riposta in un armadio purtroppo non chiuso a chiave.
E’ uno dei momenti più difficili dell’anno, molto peggio del Natale, almeno per me.
Ore dolorose rese ancora più complicate dal fatto che il cacao sarebbe uno degli alimenti sconsigliati per mia dieta anti-calcoli (e ti pareva! Mica le barbabietole o i ravanelli, con tutto il rispetto, ma il CACAO!).
Qualcuno ha da fornire dei consigli utili e umanamente sopportabili per evitare che più meno ogni settanta/ottanta minuti io faccia una capatina in cucina per accertarmi dello stato dell’arte, prelevare un pezzetto o pezzone di quello che un tempo era stato un bellissimo uovo Kinder con sosrpresa e quindi avere un odioso senso di colpa con cui convivere fino al viaggio successivo?

La vera domanda al termine di una serata molto grigia è questa: con chi giochiamo in attacco all’Olimpico?
Ok, ci dicono che martedì Rossi riprenderà con gli altri a pieno regime (ma non era Gomez quello più avanti?), ma intanto voglio la conferma della notizia e poi non riesco a convincermi del tutto della possibilità di mettere Pepito dentro fin dall’inizio con così pochi giorni alle spalle di contrasti veri.
Matri è stata una delusione totale, l’ennesima.
In più non giocherà a Bologna e allora bisognerà andare alla cieca, tirare la monetina e sperare che uno tra lui e Matos faccia il centravanti per una sera.
Il ragazzino si è involuto, va a cercare le fasce perché a stare là davanti, per giunta da solo perché Ilicic è un simulacro di giocatore, ancora non ce la fa, però intanto tra una settimana gioca lui e si spera che finalmente si sblocchi perché ora i minuti messi alle spalle in serie A senza lo straccio di un gol cominciano ad essere tanti.
Sulla partita poco da dire: sono più forti e hanno vinto.
Noi c’eravamo poco, il problema è che adesso c’è l’Inter a 2 punti e in vantaggio nei confronti diretti: cerchiamo di non sciupare tutto in questo ultimo appassionante mese.
Buona Pasqua a tutti.

Farei giocare Matri per vedere se esiste un minimo di possibilità di recuperarlo in vista della finale di Roma.
Matos ha avuto le sue occasioni, ne avrà altre perché è un ragazzo sveglio e bravo tecnicamente, ma purtroppo nel calcio bisogna metterla dentro ed essendo ancora a quota zero in campionato mi pare che non sia scattata quella scintilla che avrebbe acceso i motori per la gara contro il Napoli.
Credo pochissimo al recupero di Rossi e Gomez: credo che ci si voglia fare abbastanza del male nel prospettare scenari rosei secondo i quali in dieci giorni si recupera una condizione che oggi è abbondantemente sotto il 50%.
E poiché Montella è molto più saggio di tanti sognatori, e vuole giustamente uomini in grado di garantire una condizione atletica accettabile, a me pare che siamo parecchio aggrappati a Matri e ai suoi gol.
Non si hanno invece più notizie di Rebic, neanche per sbaglio: ormai è considerato, tecnicamente parlando, un disperso ed è un vero peccato perché su di lui la Fiorentina ha investito una somma ragguardevole per l’età del ragazzo.

Ognuno di noi ha le proprie fissazioni.
Le mie un po’ le conoscete: nel calcio appena sento parlare Corvino mi si intasa la vena, e lui ogni volta che parla conferma la deriva in cui è caduto dal 2010 ad oggi, se vedo Baggio di persona e qualche suo vecchio filmato in maglia viola mi sciolgo, i gol di Antognoni mi rapiscono ancora.
Guai a chi mi tocca Guccini e, tutto in altro campo, Isabella Ferrari, Nanni Moretti lo vado sempre a vedere (ma può anche non piacermi), le immagini in bianco e nero mi inchiodano alla televisione.
Il mio amico Aurelio Virgili ora ha la fissazione in negativo con Neto, Piero Ceccatelli, che è un ottimo giornalista e profondo conoscitore di calcio, quella di Balotelli.
Ecco spiegato il titolo: possibile che sui due maggiori giornali sportivi italiani si titoli in prima pagina sul “cuore di Balotelli” solo perché ha visto dopo un anno la figlia?
Via, non è possibile perdersi ancora così, per vicende di questo livello.
Ho cercato di resistere alla sistematica demozione di Piero, ma alla fine devo ammettere che l’attaccante del Milan è molto chiacchiere e distintivo: se cominciasse a segnare (per l’Italia) quanto alcuni suoi predecessori forse riusciremmo a digerire meglio certe esagerazioni.

Vista la disponibilità di Borja Valero, io cinque minuti li troverei per fargli firmare il nuovo contratto, magari la prossima settimana, prima della finale di Coppa Italia.
Qualche mese fa scrissi che mi sembrava un po’ presto per parlarne, ma di fronte alla manifesta volontà dello spagnolo (e anche di Gonzalo), se non ci sono richieste folli di aumento di ingaggio, io darei un bel segnale mediatico e pure tecnico, perchè Borja e Firenze sembrano nati per stare insieme e non mi stupirei di una sua permanenza definitiva in città.
E anche se capisco che in questi momenti non è facile trovare il tempo per fare tutto, io mi ritaglierei un altro po’ di spazio e troverei altri cinque minuti per far firmare (finalmente!) il rinnovo a Pradé, meglio ancora se per due stagioni, per avere il tempo di programmare.

Se avessimo Messi con un nonno italiano, lo capirei perché si farebbe, come si dice, di necessità virtù, ma così no, proprio no.
Non è per fare il nazionalista a tutti i costi, ma già Camoranesi nel 2006 mi sembrava una forzatura ed era, mi pare, piuttosto bravo (poi piazzarono Semioli al suo posto e si vide la differenza).
Ma che la Nazionale italiana debba mettere dentro con la maglia azzurra giocatori assolutamente normali come Romulo, Thiago Motta (ancora!) e Paletta mi pare senza senso: possibile che non esistano in Italia difensori e centrocampisti al loro livello?
Stavolta non sono assolutamente d’accordo con Prandelli e non parlo di scelte tecniche, ma di criteri di scelta: va bene la globalizzazione ed il mondo senza frontiere, però giocano le rappresentative dei rispettivi Paesi e un minimo di appartenenza ci dovrà pur essere, o no?

Puntuale come la primavera, ecco l’ennesima intervista auto-celebrativa di Pantaleo Corvino, ancora misteriosamente da due anni senza squadra, nonostante la conclamata capacità di gestire in tutto e per tutto i grandi clubs.
Non ha sbagliato niente, mai.
Lui ha smesso a febbraio del 2012 (ma ha preso lo stipendio fino a giugno del 2012), tutto quello che è accaduto dopo (o-5 con la Juve, Rossiche cazzotta Ljajic, la quasi retrocessione) non gli compete, e vorrei vedere.
Il fatto che andare allo stadio fosse diventato un supplizio, che ognuno facesse quello che voleva, che la Fiorentina fosse in pratica vicino all’annientamento è un dettaglio insignificante.
Eravamo quasi in Europa…sempre, solo il destino cinico e baro ha impedito luminose conquiste nel 2011 e nel 2012.
Io quasi quasi lo riprenderei, ma perché continuare con questi qua che non hanno preso Vidal, Vidic e ancora prima Balotelli e chissà chi altro.
E non dite che sono fissato con Corvino: è Lui (con la elle maiuscola, mi raccomando) che parla, straparla fino a quando ci sarà qualcuno disposto ad ascoltarlo…

Sarà un caso, ma da quando hanno cominciato ad allenarsi per tutta la settimana è tornata ad essere la “nostra” Fiorentina.
Partita bellissima e strana, perché ho appena dato diverse insufficienze e qualcuno potrebbe chiedersi come sia possibile aver segnato cinque reti con dei giocatori fuori dal rendimento solito (o dentro al rendimento solito,come Ilicic…).
Il fatto è che i tre del centrocampo e Cuadrado sono stati stratosferici e hanno fatto la differenza.
Cinque reti senza i due attaccanti titolari, con il fuori programma del rigorre portato via a Gonzalo e “consegnato” a Matri, anche da queste cose si vede lo spirito di una squadra.
Peccato per la vittoria del Napoli, ma non è che ci sperassi più di tanto ed è stato bene tenere l’Inter a distanza di sicurezza.
Vittoria numero 1000, mille giorni di gioia: grazie Fiorentina.

Sì, sembrava un altro sport quello dei quarti di Champions.
Eppure c’eravamo anche noi fino a quattro anni fa e avremmo pure meritato di andare avanti, lasciando indietro il Bayern, che pure arrivò in finale.
E’ un effetto un po’ straniante, nel senso che a me non pare che l’ultima Fiorentina di Prandelli fosse più forte di quella attuale, anche perché faceva già a meno di Mutu, che aveva cominciato la sua parabola discendente.
Il problema è che quella attuale di Fiorentina, pur con tutto l’affetto del mondo, non ce la vedo a giocare i quarti di Champions e allora ti viene il sospetto che siano andati molto avanti gli altri, che abbiano cominciato a correre, abbinando ad una condizione atletica da quasi superman un’abilità tecnica che prima non c’era.
E’ anche così che si spiega il lento declino del mio amato Barcellona, amato da me e detestato non so perché da molti di voi: loro continuano a giocare benissimo, ma gli altri corrono di più.

Ci vado anch’io allo stadio questa sera con Cosimo, magari dico qualcosa, ma mi astengo dalla radiocronaca che è affidata ai giovani Zoccolini-Rossi.
Ci vado un po’ per “educare” sempre di più al viola Cosimo e un po’ perché ho voglia di vincerla questa Coppa Italia dei ragazzi, dopo il bel successo all’Olimpico di Roma di qualche anno fa.
L’esempio di Mourinho di ieri è illuminante: si può fare!
E’ vero che noi non siamo il Chelsea, ma nemmeno loro sono il Paris Saint Germain…
Partiamo nettamente sfavoriti, loro hanno convocato pure Keita, oltre al diciotto/trentenne che all’andata ce ne fece due, però proviamo a spingerli verso una piccola impresa.

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