Angoscia e dolore di un ebreo ateo
Stanno seppellendo il futuro con il loro passato, un passato putrido da cui non si esce mai.
Si vive con il terrore in Israele, non ci vado da 37 anni e dubito di andarci in futuro.
E’ come se il tempo del terrorismo in Italia si fosse prolungato per oltre quattro decenni e basterà pensare ai danni fatti qui, nel nostro spirito e nelle speranze future, per capire quanto tutto questo sia devastante.
Israele è l’unica vera democrazia di tutto quel territorio martoriato da avvoltoi, banditi, terroristi, approfittatori delle miserie altrui.
Ma io che sono nato per puro caso ebreo, così come potevo nascere cristiano o musulmano, non sono israeliano: gli ebrei non sono israeliani e ognuno gestisce il proprio senso di appartenenza come meglio crede.
Il mio è uguale a zero in termini di nazionalismo, lo è invece tanto quando sento darmi di “ebreo di merda”.
Quello che sta accadendo a Gaza non ha nessuna giustificazione, è uno sterminio di persone che mi angoscia e mi addolora ancora di più perché c’è di mezzo Israele che non può agire così: oltre 500 morti, e tantissimi bambini, non possono essere la contropartita di niente.
Quanto mi piacerebbe riuscire a seppellire il passato con un futuro diverso, ci stanno provando in Israele e in Palestina, ma ormai non li sente quasi più nessuno e invece dovremmo cercare di avere la forza di ascoltarli.