Settembre 2011


Così fa ancora più male, diciamo per tirarci su che è stata troppo brutta per essere vera.
Sono rimasto allibito da Montolivo, pensavo avesse la maturità per sopportare una situazione che lui ha ampiamente contribuito a creare ed invece è crollato come un esordiente che se la faceva sotto.
Allucinate.
Da buttare fuori per il fallo da dietro, non ha mai corso, sembrava pietrificato.
Cassani ha giocato al livello dell’ex capitano, Cerci ha fatto un quarto d’ora e poi è tornato quello del 2010, tutti hanno fatto un casino terrificante spostandosi là dove c’era il pallone come in una partita di esordientei.
Gioco zero e ora abbiamo pure la tegola dell’infortunio a Gilardino, peraltro da 5 pure lui.
Aspettiamo ad amareggiarci troppo, ci sono almeno due prove di appello contro Parma e Napoli, ma certo che la prestazione di oggi (prestazione però è un termine un po’ troppo positivo) non ha alcun tipo di giustificazione, anche perché era stata l’Udinese e non la Fiorentina a giocare giovedì sera un’impegnativa partita di Europa Leagues.
Per stasera lecchiamoci le ferite.

Una settimana fa ero con Giancarlo Antognoni a ricordare Andrea Pazzagli e la sua presenza, così come quella di Giovanni Galli, Celeste Pin, Gianfranco Monti e Xavier Jacobelli ha nobilitato un pomeriggio a cui io e Mario Tenerani tenevamo moltissimo.
Poche ore prima dell’evento, Matteo Magrini di Radio Sportiva aveva intervistato l’ex capitano viola che gli aveva intimato di non fargli alcuna domanda sulla Fiorentina perché non voleva assolutamente parlare della squadra di Della Valle.
Mercoledì è venuto al Pentasport Vincenzo Guerini a cui, con delicatezza, ho posto la domanda che mi sono fatto come il 90% dei tifosi: “non ti è sembrato un po’ strano che abbiamo chiamato te invece di Antognoni?”, domanda in cui era implicito come il sottoscritto pensasse che Giancarlo fosse l’uomo giusto per quel ruolo.
La risposta di Guerini la sapete, era rimasto sorpreso anche lui della scelta, ha ricordato come “Antognoni fosse la storia della Fiorentina”, assolutamente non paragonabile con lui e poi ha tirato fuori le telefonate fatte a cui l’ex compagno non ha risposto.
Come ho già scritto, in quel momento l’istinto giornalistico mi avrebbe detto di provare a chiamare Antognoni, che al 99%, ne sono certo, avrebbe rifiutato di intervenire, ma poi la questione mi sembrava talmente delicata e personale da farmi rinunciare ai miei propositi.
E’ stato un atto di rispetto nei confronti di Guerini, ma anche e soprattutto di Antognoni e lui queste cose le sa benissimo.
Il giorno dopo è venuta fuori un’assurda polemica via facebook/blog con Rita Antognoni ed io per evitare fraintendimenti l’ho chiamata raccontandole fra le altre cose tutto quello che avete appena letto.
Sulla vicenda chiamare o non chiamare mi ha risposto che avevo fatto bene e che comunque quasi certamente Giancarlo non sarebbe intervenuto.
A distanza di quasi tre giorni dalla trasmissione, oggi esce questo comunicato di Antognoni per me inaccettabile nella parte in cui parla di giornalisti genuflessi verso la società (non sono Alice nel paese delle meraviglie, è chiaro il riferimento al sottoscritto che conduceva il programma), giornalisti che non concedono possibilità di replica.
Questa rabbia assolutamente ingiustificata nei miei confronti è un’offesa che non accetto in alcun modo.
Ho quasi 51 anni, ne ho passati 33 a seguire la Fiorentina, credo e spero di aver conquistato parola dopo parola una credibilità in chi ascolta e legge ciò che ho da dire, ho litigato con tanti potenti (ultimo della serie Corvino, che mi pare sia piuttosto influente nell’ACF Fiorentina, ma credo di essere agli ultimi posti nella hit-parade di Mihajlovic, che forse conta qualcosa in più di Guerini…) e solo nei confronti di Antognoni ho evitato più volte di andare allo scontro proprio per rispetto all’idolo che è stato nella mia adolescenza.
E’ succeso anche quando le sue parole fuori luogo mi hanno creato mesi durissimi (successe, e non è stato ve lo assicuro l’unico caso, nel febbraio 2001 quando, nella querelle con Sconcerti, quando in tv lui disse che con Sconcerti e Sandrelli facevo parte del clan dei marsigliesi e dopo poco cominciarono ad arrivarmi per mesi lettere e telefonate minatorie).
Adesso basta, mi arrendo, deluso, amareggiato e arrabbiato.
Dica e faccia Giancarlo Antognoni quello che vuole, Radio Blu è a sua disposizione per qualsiasi replica sulle telefonate/non telefonate con Guerini, ma eviti di tirarmi nel mezzo in vicende in cui non c’entro assolutamente niente.

A nemmeno sedici anni mi misi insieme con una delle più belle ragazzine della Comunità ebraica.
Insieme per modo di dire: siamo stati mano nella mano una volta al cinema, sentiti in due telefonate (era il 1976…) dopo cinque giorni mi disse che se non se la sentiva più di continuare, che non era matura per una storia con un ragazzo.
Io, che ero più intrigato dall’idea di stare insieme con una così carina che effettivamente innamorato, presi una botta tremenda e per almeno otto mesi (nel frattempo si era messa col mio migliore amico appena conosciuto in piscina, un classico) entrai in uno stato di crisi che ancora ricordo con terrore.
Parlavo con lei, oh quanto ci parlavo.
C’era grande feeling, ma quando gli chiesi una, due volte di mettersi insieme le mi disse semplicemente no (non ricordo se aggiunse la fatidica frase “non voglio sciupare un’amicizia” che uccide qualsiasi maschio in età post sviluppo, ma ci può stare).
Ecco, questa storia della Fiorentina con Montolivo ricorda molto i “tragici” eventi della mia adolescenza: a quale tentativo siamo per farci dire di sì?
Al secondo?
Al terzo?
Io ho un po’ perso il conto e Andrea Della Valle credo che abbia un po’ perso la pazienza.
Oggi credo che ne sentiremo delle belle e se poi mi sbaglio non ci sarà nessuno più contento di me.

Ragazzi, carpe diem, sfruttiamo il momento.
Mai visto Andrea Della Valle così carico come sabato scorso agli ormai ex campini, mai sentito Diego così emotivamente coinvolto nella Fiorentina.
Sembra quasi che si siano resi conto dopo nove anni di cosa hanno in mano, di quanto siamo rompipalle, ma anche di come sappiamo dare tantissimo se solo ci stimolano un po’.
Ora che li abbiamo recuperati non lasciamoceli scappare, non chiediamo lo scudetto ma facciamo capire che siamo pronti a seguirli il più in alto possibile, riservandomi sempre personalmente il diritto di critica.

Di Vincenzo Guerini ho due ricordi precisi che ormai risalgono a più di trent’anni fa.
Quando ebbe l’incidente fu portato nello stesso ospedale dove avevano appena operato mia nonna, io avevo quindici anni ed ero lì tra lo stupore ed il dispiacere di vedere arrivare in condizioni gravissime uno dei miei idoli.
Qualche anno dopo Alessio Fanfani il cugino amatissimo della prima signora Guetta, allora solo fidanzata, era il capitano della sua Fiorentina primavera.
Alessio, che ha fatto pure una panchina in serie A all’Olimpico e che sarebbe diventato titolare fisso se non fosse stato fermato da continui infortuni muscolari, adorava calcisticamente Guerini, da cui era contraccambiato.
Ho ritrovato ieri sera Vincenzo dopo oltre tre decenni ed è stata una sorpresa perché non me lo ricordavo così abile nella dialettica, così sincero.
La Fiorentina ha fatto davvero un grande acquisto prendendo un equilibratore che mancava da sempre alla squadra e alla società.
Mi pare siano venute fuori due buone ore di trasmissione e devo fare una confessione: per un po’ ho pensato alla carrambata, ma poi ho lasciato perdere per una forma di rispetto verso i protagonisti.
Credo che abbiate capito: vedendo la grande amarezza di Vincenzo per come sono andate le cose con Antognoni (che non gli ha mai risposto al telefono), immaginavo di chiamarlo e metterli insieme in diretta.
Ho rinunciato per amore verso la Fiorentina, mi sembrava una forzatura, una violazione del rapporto tra due vecchi amici che hanno accompagnato la mia adolescenza, e non sono affatto pentito.

P.S. Immonda Bestia ha scritto un commento che non mi trovava assolutamente d’accordo e che era piuttosto pesante sulle donne.
La mia vocazione alla libertà me lo ha fatto pubblicare, ma poi ho capito che poteva risultare offensivo e quindi l’ho tolto.
Poiché Antonello (alias Immonda Bestia) è capace di ben altri ragionamenti che non siano quelli qualunquisti e vagamente razzisti nei confronti del genere femminile (non è vero che le donne non possono parlare di calcio!), lo invito a riflettere e tornare a scrivere cose più sagge.
Quanto al mio rapporto con Rita Antognoni, non preoccupatevi, è tutto a posto.

Sono un grande fan del Barcellona, da anni talmente bravo da farmi dimenticare il furto del 1997 al Camp Nou, con Robbiati lanciato a rete e fermato per la fine della partita.
Perfino Valentina, di solito interessata al pallone quanto lo sono io al balletto, sa di Messi e delle vittorie catalane in Champions, questo per spiegare la dimensione del fenomeno.
Sono talmente forti che a volte ti verrebbe voglia di palleggiare con loro, magari ogni tanto esagerano e ti chiedi cosa mai aspettino a tirare in porta, a buttarla dentro quando sono in area di rigore.
E così, a furia di aspettare, succede che a volte non vincano partite come quelle di ieri sera, una gara dominata e a tratti mortificante per il Milan, che non riusciva a superare la metà campo.
70% di possesso palla, una cosa impressionante (contro il Milan!), imbarazzante per chi subisce.
Però hanno pareggiato ed è questo il sale del calcio, il suo mistero più affascinante, quello che ai miei occhi lo rende infinitamente più attarente di qualsiasi altro lo sport: non è sempre detto che i più deboli perdano.

Stacco dalla Fiorentina per raccontarvi dell’umiliazione provata da italiano di fronte ad uno Stato che non esiste più e che è ormai diventato piazzista del nostro futuro.
Per evitare un default non più purtroppo impossibile, il Governo sta ora cercando di vendere i nostri BTP alla Cina, dopo aver preso per i fondelli la BCE, che ci ha dato morfina per almeno un mese.
La cosa che più mi indigna e mi preoccupa è che siamo i primi a non credere in noi stessi, abbiamo sempre bisogno del cavaliere bianco (quello mascarato ce l’abbiamo sul groppone da quasi diciotto anni…) che ci salvi il fondo schiena.
Ok, mettiamo che la Cina ci compri i titoli, e poi?
Continuiamo a prenderci in giro con l’abolizione dei costi della politica, con il risanamento che deve partire dalla lotta all’evasione e con tutte le belle cose promesse e disattese in questa estate da incubi?
E con la Cina come la mettiamo?
Chi avrà il coraggio tra i nostri leader di discutere ancora di diritti civili in un Paese che uccide oscura tutto quello che non è allineato con il potere?
Ma non riusciamo proprio ad avere uno scatto d’orgoglio, una fase come quello post guerra, una reazione da italiani orgogliosi di essere nati qui, in questo Paese che una minoranza di scellerati si sta mangiando giorno dopo giorno?

Vittoria senza discussioni, con un grande pubblico, una curva finalmente unita e molto più saggia di tanti menagramo.
Si è visto giocare a calcio, dunque viva Mihajlovic e viva pure Cerci, impressionante per come abbia rovesciato il mondo a suo favore in pochi mesi.
Tenersi Gilardino è un grande valore aggiunto, perché, come ho ripetuto fino alla noia, a segnare non ti insegna nessuno, o ce l’hai nel sangue oppure è meglio cambiare scelta.
Una domenica davvero bella, che chiude un fine settimana da ricordare, dopo un’estate dai troppi veleni.
A piace molto Lazzari e Pasqual sembra tornato quello di sei campionati fa, forse oggi è stato il migliore in campo.
Intanto siamo in testa alla classifica e ci godiamo i prossimi giorni.

Un filotto notevole: il nuovo centro sportivo, la vittoria con la Juve, il pomeriggioper Andrea.
Tutto è andato molto bene, meglio di così era impossibile.
Andrea Della Valle si è ripreso la Fiorentina e mi è sembrato carico al punto giusto per cominciare la stagione.
Babacar ha steso la Juve e dopo il successo dell’Olimpico continua il magic-moment della Primavera.
E l’ora insieme ad Andrea, condotta insieme ad un Tenerani in gran forma, mi ha emozionato, sperando che lo stesso sia avvenuto con le oltre duecento persone intervenute.
Ora non rimane che vincere contro il Bologna per chiudere un week-end con i controfiocchi.

Tutta la storia viola di Vargas è un po’ ammantata di mistero.
Soprattutto quando parte per gli impegni della Nazionale o per casi molto dolorosi come la scomparsa del nonno, a cui era legatissimo.
In ogni caso almeno io, che pure sono dentro l’universo Fiorentina, non sono mai riuscito a capire bene i tempi dei suoi ritorni.
Una volta, mi pare, ci mise quasi tre giorni per raggiungere Firenze, neanche fossimo col piroscafo ad inizio novecento.
Il fatto è che tra Coppa America, permessi e altro qui la stagione comincia un po’ com’era finita la precedente: non si sa se su Vargas si possa contare oppure no.
Il mio non è cinismo di fronte al suo lutto, non mi permetterei mai, ma una semplice constatazione che tiene conto proprio del valore del giocatore.
Perché qui siamo tutti contenti di Lazzari, e ci mancherebbe, ma se Vargas ha una quotazione tripla un motivo ci dovrà pure essere, e allora a me piacerebbe vedere tutto quel valore impiegato costantemente con e per la Fiorentina.

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