Fiorentina


Mi chiama un amico e mi chiede se ho visto il servizio del Tg2 sulla Fiorentina: no, non l’ho visto e neanche, dico la verità, mi interessa più di tanto sentire quanto veleno sta tracimando dalla cosiddetta stampa nazionale.
Il paragone tra la mano di Gilardino e il fair play viola è assolutamente pretestuoso ed improponibile.
Per dircela tutta, sinceramente: sarebbe stato bellissimo se Alberto non avesse esultato (ma forse a Morganti sarebbe venuto un dubbio), ancora più bello se avesse detto che l’aveva messa dentro volontariamente di mano.
Sarebbe stato mediaticamente preferibile l’ammissione del fallo subito a caldo, con scuse annesse, e che ci fosse in arrivo la squalifica lo sapevamo e lo temevamo un po’ tutti.
Ma qui si chiude la partita: ci becchiamo il danno, speriamo in Pazzini e si volta pagina, continuando per la nostra strada: Fondazione Fiorentina, Viola fair, progetti umanitari, un modo diverso di vivere il calcio.
Delle lezioni di certi soloni della stampa nazionale ce ne freghiamo, così come delle isterie di certe macchiette televisive che attaccano a comando.
Non mi risulta che domani sera giochino contro la Fiorentina.

Su Vargas avevo torto, sulla Fiorentina e su Mutu avevo ragione e comunque non è questo ciò che conta.
Vargas ha giocato molto bene dietro e un po’ meno davanti, ci fidiamo e ci fideremo sempre di Prandelli, ma ci prendiamo anche la libertà (che è poi il sale della critica) di sottolineare una prestazione negativa di qualsiasi giocatore.
E Mutu? Visto che non pensa alla Roma? Lì il problema era essenzialmente fisico, se sta bene è assolutamente un valore aggiunto per la squadra.
Sul gol di Gilardino ci rimettiamo alla clemenza della corte, certo che perderlo ora, pur con tutta la fiducia in Pazzini, sarebbe un colpo basso e un vantaggio non da poco per Inter e Siena.
Molto bene Santana, sempre più nelle grazie di Prandelli e ora, si spera, sempre meno nel mirino dei critici a tutti i costi.
E Frey è il miglior portiere del campionato.

Fuga con la moglie e tempo splendido, mai fatto il bagno il 25 ottobre, Mondello è incantevole, l’acqua fantastica.
E ci credo che tutti, più o meno, vorrebbero fare il giornalista…
Solo che nel mio caso c’è l’auto-produzione del lavoro, con annessi e connessi vari.
Qui ce l’hanno con Amelia ed io penso a come siamo fortunati con Frey, che sbaglierà due/tre partite l’anno.
Ci temono e ci considerano una delle grandi del campionato e se penso a quattro anni fa, quando pareggiammo vergognosamente con rigore parato da Lupatelli, c’è da essere soddisfatti.
Mi sa che domani Mutu sta fuori, mentre su Vargas siamo all’1 x 2, nel senso che ha cinquanta possibilità su cento di giocare.
Vorrei vedere la stessa Fiorentina di Monaco: con un po’ più di precisione in attacco e meno errori individuali dietro potrebbe bastare.

…ma mi rimetto senza problemi alle scelte di Prandelli.
Sto parlando di Vargas, perchè non so quanto sia producente per lui e per la Fiorentina insistere in questa fase della stagione dove tutti lo aspettano al varco.
E’ un rischio pure Pasqual e allora si potrebbe provare Comotto a destra e Zauri a sinistra, dove ha già giocato.
Vargas va recuperato, non può essere quello visto fino ad oggi, ma fallo a tappe forzate credo che sia pericoloso.
E adesso aspetto che qualcuno scriva che non è il caso che io affermi queste cose, che c’è Prandelli e via a seguire.
Risposta preventiva: certo che c’è Prandelli (e meno male, perché è il migliore in Italia), ma stiamo parlando di calcio e quindi ci si può pure sbilanciare senza paura di essere scomunicati o prendere una sospensione a divinis.
Altrimenti si fa come quelli, ne conosco tanti e qualcuno l’ho sentito anche al ritorno da Monaco, che il parere lo danno solo dopo, a cose fatte, così non sbagliano mai e sono sempre d’accordo con tutti.
I vincitori del festival dell’ovvio.

Scrivo queste righe appena tornato da Monaco, in contemporanea quasi a quando parla Prandelli che ha indetto una conferenza stampa inusuale.
Mi auguro che non ci siano critiche troppo aspre a chi ha criticato ieri sera, che insomma la sconfitta sia digerita un po’ da tutti senza troppi problemi.
Il risultato è bugiardo, non ci sono dubbi, però sinceramente non me la sento di affermare che il Bayern non abbia meritato la vittoria perché mi ricordo pure le grandi parate di Frey.
Purtroppo gli episodi incidono e gli errori di Vargas sono stati letali per la Fiorentima.
Ma ha deluso pure Montolivo, e parecchio, mentre Mutu avrà sbagliato sotto porta, ma mi è sembrato in netta ripresa atletica.
Se davvero Gobbi non era in grado di reggere i 90 minuti, Prandelli non può essere accusato di aver sbagliato la scelta del difensore sinistro e se anche non fosse andata così io mi tengo Cesare a vita.
Chi oggi lo contesta ha la memoria molto corta.
Dobbiamo recuperare in tutti i modi Vargas, che non mi pare neanche troppo tonico atleticamente, ma sul come credo non ci siano idee precise.
Adesso però niente isetrismi e via a preparare la partita di Palermo, difficilissima.

Si sta molto meglio climaticamente stasera che il 22 agosto, quando pioveva sempre e faceva pure freddo.
Durante il lunghissimo viaggio in treno pensavo a come quello che ci sembra impossibile pochi mesi fa e che invece poi arriva e diventa normalita´.
Pensavo al fatto che ormai, a parte Praga, e´quasi un anno che salto la vigilia al campo della Fiorentina in trasferta e questo davvero mi sarebbe apparso intollerabile: e´ la migliore dimostrazione che nessuno e´ indispensabile e magari la prossima volta quando ho l´ abbassamento di voce come e´ successo venerdi´ scorso, forse e´ il caso che non mi “bombi” di medicinali e che lasci il microfono a Bardazzi.
Dico e scrivo tutto questo senza amarezza, anzi con la consapevolezza di aver creato una squadra che lavora in maniera straordinaria, dalle 8 di mattina alle 9 di sera (si´, perche´ mica tutto finisce con la sigla del Pentasport).
Comunque sono qua, e mi veniva in mente Wembley, anche se domani sera non e´ decisiva come allora, pero´ come nell´ ottobre di 9 anni fa ci guarda tutto il mondo calcistico.
Un altro stadio storico da dove trasmettere, una tacca in piu´ per me inguaribile provinciale che sognava di trovare il Real Madrid per provare l´ ebrezza di trasmettere dal Bernabeu.
E quando vedo in questi stadi che hanno scritto la storia del calcio il mio telefono con la scritta Radio Blu provo la stessa soddisfazione di 24 anni fa, al Park Astrid di Bruexelles.
Siamo pronti e siamo carichi, domani sera ci divertiremo spero come a Lione (risultato a parte).

Più Jovetic di Gilardino ieri sera, anche se Alberto è oggi nettamente superiore al Toni sbiadito degli ultimi sei mesi.
Aveva davanti De Rossi e Gattuso in prima battuta, e poi Chiellini e Cannavaro, insomma mica difensori ed incontristi qualsiasi, eppure li ha saltati quasi sempre, frenato poi dall’eccessivo egoismo del pur ottimo Vucinic.
Ha tutti i numeri per entrarci nel cuore, Jo-jo, e ha pure un grande allenatore che lo aiuterà nella crescita e credo si convincerà presto che tenerlo confinato sulla fascia sinistra vuol dire limitarne l’estro e quindi la pericolosità.
Aspettiamo che si sblocchi con i primi gol pesanti in maglia viola e poi vediamo quanto è pericoloso anche nel tiro.
Se ci fosse pure quello, Joveric diventerebbe, più di Bojinov, Toni e dello stesso Vucinic, il più grande colpo di mercato dell’onorata carriera di don Corvino.

Ci manca Mutu, inutile girarci intorno.
Seguo con un pizzico di appensione questa girandola di contrattempi che hanno trasformato un campione in un Paolino Paperino qualsiasi.
Da giugno in poi capitano infatti tutte a lui: mega multa dal Chelsea, rigore sbagliato con l’Italia, polemica con i compagni in Nazionale, braccio rotto, ginocchio in panne.
In più ci aggiungerei un procuratore come Alessandro Moggi, ma quello se lo è scelto lui.
Continuo a pensare che sia stato meglio tenerlo e che comunque la pessima gestione di tutta la vicenda Roma si faccia sentire ancora adesso, non fosse altro che per una velata ostilità che capto qua e là.
A tre giorni da una serie di impegni davvero preoccupante, ancora non sappiamo come stia veramente Adrian Mutu e questa non è davvero una buona notizia.

Se e quando succederà che Cesare Prandelli lasci la panchina viola, il tutto avverrà alla luce del sole, con una sua conferenza stampa, guardando metaforicamente negli occhi la città.
Perchè questa è la cifra dell’uomo, la sua onestà verso se stesso e gli altri.
La storia del passaggio alla Juve non esiste, o meglio: esiste solo nelle voglie bianconere, ma poi si si ferma lì.
Prandelli è troppo onesto per rescindere unilateralmente un contratto e ha già dimostrato con l’Inter (bastava una sua minima disponibilità e Moratti sarebbe arrivato di corsa) che ai soldi dà il giusto peso.
Se poi mi sarò sbagliato, sarà una delusione, tra le più grosse certamente della mia vita professionale.

A me non era mai capitato di trattenere le lacrime allo stadio, nanche nel novembre scorso, nel minuto di raccoglimento per ricordare Manuela Prandelli.
Mi sono salvato perché ero in diretta, salvato per modo di dire perché non sta scritto da nessuna parte che un uomo di 48 anni non debba piangere.
E anzi, se noi maschi dessimo un po’ più spesso libero sfogo alle nostre emozioni forse il mondo andrebbe meglio.
Roberto vestito di viola che spinge la carrozzina di Stefano è una botta al cuore, quei primi piani sul maxi schermo, il tempo che si è fermato nei volti dei grandi campioni di ieri (a proposito: grazie Milan, grandissimo!).
Su Baggio mi piace credere che ci sia qualcosa di molto particolare: entro stranamente in ritardo allo stadio, cioè solo 75 minuti prima, e lo incrocio mentre si sta infilando negli spogliatoi.
Ci abbracciamo dopo una vita che non ci vediamo ed è veramente come racconto spesso a Valentina e Camilla: è stato ed è uno dei pochi che regala emozioni.
Poi, nel caos del dopo partita, provo a dare la linea a Russo, ed è proprio quando sta uscendo Roberto inseguito da tutti.
Fabio gli urla che vorrebbe fare un’intervista per la radio di Guetta e lui si ferma…
Su Stefano non voglio e non posso aggiungere altro a quello che ho scritto stamani per il Corriere e quindi, per una volta (scusatemi…), ripropongo il mio articolo perché racconta di quello che ho provato ieri pomeriggio.

Il “ciao David” mi arriva improvvisamente dritto al cuore dalla voce metallica del sintetizzatore. Me ne stavo defilato, accanto ad Amerini e dietro ad Orlando e Roggi, che scherzavano, ma fino ad un certo punto, sul prossimo impegno sociale, un’amichevole tra Italia e Turchia a Istanbul per raccogliere fondi contro la SLA. “Ho cinquemila malati con me”, scrive con gli occhi al computer Stefano. “Dobbiamo farla, sta organizzando tutto Terim”, lo sprona Roggi. “Partiamo subito”, è la risposta che spiega più di tante altre cose la sua voglia di combattere. Mi sposto di mezzo metro e mi infilo timidamente dentro il suo campo visivo. Sono passati più di sedici anni dall’ultima volta che ci siamo visti: io sono invecchiato, lui no. Davvero, è sempre uguale. La malattia gli è entrata da dietro con un tackle da espulsione, ma il viso e soprattutto gli occhi sono quelli che mi ricordavo, sono quelli dei suoi vent’anni. Mi riconosce subito e mi saluta. Non
sapeva che sarei andato a trovarlo per regalargli il contributo audio di tanti suoi amici del calcio e anche il racconto originale dei suoi indimenticabili gol all’Inter e alla Juve. Dieci secondi di emozione pura e poi tutto diventa fluido. Si ride e si scherza come se la “stronza” (così Stefano chiama la SLA) non avesse mai bussato alla sua porta. La vittima designata è Orlando, lui lo esalta sinceramente: “eri fortissimo, avresti dovuto giocare 60 partite in Nazionale”, io lo smonto, “guarda che ti sbagli. Era bravissimo, è vero, ma soprattutto fuori dal rettangolo verde”. Massimo ride e risponde alle battute. All’inizio era quasi commosso, imbarazzato, poi anche a lui sembra del tutto normale stare lì a giocare con l’antico compagno. Nella camera di ospedale ci sono anche due vecchi amici, uno è Aurelio Virgili, il figlio del grande Pecos Bill. Nella vita sarebbe uno stimato uomo di affari, che si occupa di finanza, ma ora è vestito da
calciatore della Fiorentina e accudisce Stefano come se fosse uno dei suoi figli. In disparte rimane Amerini. Fu Borgonovo a suggerire all’amico Pallavicino di prenderne la procura, quando Daniele era poco più di un ragazzino. Non sa come entrare nel discorso e allora lo aiuto: “Guarda Stefano che ora scendiamo ancora di livello calcistico. Dopo essere passati da te ad Orlando, ora ci sarebbe pure Amerini…”. Risate e intanto le infermiere cominciano a spazientirsi: troppa confusione. Poi Stefano diventa serio e si preoccupa: “Ma quante persone ci saranno stasera?”. Gli risponde Virgili: “Beh, io ho chiamato i parenti, Moreno, Massimo e David hanno qualche amico, forse a due-trecento ci arriviamo”. Quando gli diciamo che ne arriveranno almeno venticinquemila, Stefano sorride: “Cazzo, bisogna fare bella figura”. Gli suggerisco che con lui in campo la Fiorentina non ha mai vinto contro il Milan, ma se lo ricordava benissimo da solo. “Lo so – risponde –
ci proveremo stasera, abbiamo Orlando, che è fortissimo”. Poi ci buttano fuori, ma con Stefano non finisce qui, il prossimo appuntamento è a casa sua, a Giussano.

SUL GIORNALE DELLA TOSCANA DI OGGI CI SONO DELLE BELLISSIME PAROLE DI BATISTUTA PER STEFANO
BENE, SONO MOLTO CONTENTO E SE POI CON LE MIE PUNZECCHIATURE HO SOLLECITATO L’INTERVENTO LO SONO ANCORA DI PIU’
GRAZIE QUINDI ANCHE A GABRIEL

« Pagina precedentePagina successiva »