Fiorentina


Ci manca Mutu, inutile girarci intorno.
Seguo con un pizzico di appensione questa girandola di contrattempi che hanno trasformato un campione in un Paolino Paperino qualsiasi.
Da giugno in poi capitano infatti tutte a lui: mega multa dal Chelsea, rigore sbagliato con l’Italia, polemica con i compagni in Nazionale, braccio rotto, ginocchio in panne.
In più ci aggiungerei un procuratore come Alessandro Moggi, ma quello se lo è scelto lui.
Continuo a pensare che sia stato meglio tenerlo e che comunque la pessima gestione di tutta la vicenda Roma si faccia sentire ancora adesso, non fosse altro che per una velata ostilità che capto qua e là.
A tre giorni da una serie di impegni davvero preoccupante, ancora non sappiamo come stia veramente Adrian Mutu e questa non è davvero una buona notizia.

Se e quando succederà che Cesare Prandelli lasci la panchina viola, il tutto avverrà alla luce del sole, con una sua conferenza stampa, guardando metaforicamente negli occhi la città.
Perchè questa è la cifra dell’uomo, la sua onestà verso se stesso e gli altri.
La storia del passaggio alla Juve non esiste, o meglio: esiste solo nelle voglie bianconere, ma poi si si ferma lì.
Prandelli è troppo onesto per rescindere unilateralmente un contratto e ha già dimostrato con l’Inter (bastava una sua minima disponibilità e Moratti sarebbe arrivato di corsa) che ai soldi dà il giusto peso.
Se poi mi sarò sbagliato, sarà una delusione, tra le più grosse certamente della mia vita professionale.

A me non era mai capitato di trattenere le lacrime allo stadio, nanche nel novembre scorso, nel minuto di raccoglimento per ricordare Manuela Prandelli.
Mi sono salvato perché ero in diretta, salvato per modo di dire perché non sta scritto da nessuna parte che un uomo di 48 anni non debba piangere.
E anzi, se noi maschi dessimo un po’ più spesso libero sfogo alle nostre emozioni forse il mondo andrebbe meglio.
Roberto vestito di viola che spinge la carrozzina di Stefano è una botta al cuore, quei primi piani sul maxi schermo, il tempo che si è fermato nei volti dei grandi campioni di ieri (a proposito: grazie Milan, grandissimo!).
Su Baggio mi piace credere che ci sia qualcosa di molto particolare: entro stranamente in ritardo allo stadio, cioè solo 75 minuti prima, e lo incrocio mentre si sta infilando negli spogliatoi.
Ci abbracciamo dopo una vita che non ci vediamo ed è veramente come racconto spesso a Valentina e Camilla: è stato ed è uno dei pochi che regala emozioni.
Poi, nel caos del dopo partita, provo a dare la linea a Russo, ed è proprio quando sta uscendo Roberto inseguito da tutti.
Fabio gli urla che vorrebbe fare un’intervista per la radio di Guetta e lui si ferma…
Su Stefano non voglio e non posso aggiungere altro a quello che ho scritto stamani per il Corriere e quindi, per una volta (scusatemi…), ripropongo il mio articolo perché racconta di quello che ho provato ieri pomeriggio.

Il “ciao David” mi arriva improvvisamente dritto al cuore dalla voce metallica del sintetizzatore. Me ne stavo defilato, accanto ad Amerini e dietro ad Orlando e Roggi, che scherzavano, ma fino ad un certo punto, sul prossimo impegno sociale, un’amichevole tra Italia e Turchia a Istanbul per raccogliere fondi contro la SLA. “Ho cinquemila malati con me”, scrive con gli occhi al computer Stefano. “Dobbiamo farla, sta organizzando tutto Terim”, lo sprona Roggi. “Partiamo subito”, è la risposta che spiega più di tante altre cose la sua voglia di combattere. Mi sposto di mezzo metro e mi infilo timidamente dentro il suo campo visivo. Sono passati più di sedici anni dall’ultima volta che ci siamo visti: io sono invecchiato, lui no. Davvero, è sempre uguale. La malattia gli è entrata da dietro con un tackle da espulsione, ma il viso e soprattutto gli occhi sono quelli che mi ricordavo, sono quelli dei suoi vent’anni. Mi riconosce subito e mi saluta. Non
sapeva che sarei andato a trovarlo per regalargli il contributo audio di tanti suoi amici del calcio e anche il racconto originale dei suoi indimenticabili gol all’Inter e alla Juve. Dieci secondi di emozione pura e poi tutto diventa fluido. Si ride e si scherza come se la “stronza” (così Stefano chiama la SLA) non avesse mai bussato alla sua porta. La vittima designata è Orlando, lui lo esalta sinceramente: “eri fortissimo, avresti dovuto giocare 60 partite in Nazionale”, io lo smonto, “guarda che ti sbagli. Era bravissimo, è vero, ma soprattutto fuori dal rettangolo verde”. Massimo ride e risponde alle battute. All’inizio era quasi commosso, imbarazzato, poi anche a lui sembra del tutto normale stare lì a giocare con l’antico compagno. Nella camera di ospedale ci sono anche due vecchi amici, uno è Aurelio Virgili, il figlio del grande Pecos Bill. Nella vita sarebbe uno stimato uomo di affari, che si occupa di finanza, ma ora è vestito da
calciatore della Fiorentina e accudisce Stefano come se fosse uno dei suoi figli. In disparte rimane Amerini. Fu Borgonovo a suggerire all’amico Pallavicino di prenderne la procura, quando Daniele era poco più di un ragazzino. Non sa come entrare nel discorso e allora lo aiuto: “Guarda Stefano che ora scendiamo ancora di livello calcistico. Dopo essere passati da te ad Orlando, ora ci sarebbe pure Amerini…”. Risate e intanto le infermiere cominciano a spazientirsi: troppa confusione. Poi Stefano diventa serio e si preoccupa: “Ma quante persone ci saranno stasera?”. Gli risponde Virgili: “Beh, io ho chiamato i parenti, Moreno, Massimo e David hanno qualche amico, forse a due-trecento ci arriviamo”. Quando gli diciamo che ne arriveranno almeno venticinquemila, Stefano sorride: “Cazzo, bisogna fare bella figura”. Gli suggerisco che con lui in campo la Fiorentina non ha mai vinto contro il Milan, ma se lo ricordava benissimo da solo. “Lo so – risponde –
ci proveremo stasera, abbiamo Orlando, che è fortissimo”. Poi ci buttano fuori, ma con Stefano non finisce qui, il prossimo appuntamento è a casa sua, a Giussano.

SUL GIORNALE DELLA TOSCANA DI OGGI CI SONO DELLE BELLISSIME PAROLE DI BATISTUTA PER STEFANO
BENE, SONO MOLTO CONTENTO E SE POI CON LE MIE PUNZECCHIATURE HO SOLLECITATO L’INTERVENTO LO SONO ANCORA DI PIU’
GRAZIE QUINDI ANCHE A GABRIEL

VORREI PRECISARE CHE NON MI HA COLPITO IL FATTO CHE BATI NON VENGA (PENSO CHE DOMANI QUALCUNO DI QUELLI ANNUNCIATI NON CI SARA’), QUANTO L’ASSOLUTO SILENZIO.
SAREBBE COSTATO MOLTO DIRE DUE PAROLE PER SALUTARE E RICORDARE STEFANO ED INVITARE IL POPOLO VIOLA A PARTECIPARE?
HO SAPUTO CHE C’E’ STATO UN TENTATIVO DI CONTATTO FINITO NEL NIENTE

Dopo oltre trent’anni passati nell’ambiente, confesso di frenarmi sempre meno con furbi e facoceri ed essere perciò sempre meno diplomatico, cosa che comporta ovviamente qualche svantaggio.
Quello che sto per scrivere rientra quindi nella serie: ma chi te lo fa fare?
Nessuno, però mi nasce dentro e allora esterno.
La domanda è: come mai in questa lunga serie di grandi personaggi che da settimane scendono in campo fisicamente o idealmente per Stefano Borgonovo, e che comprende anche chi lo ha affrontato solo da avversario come Zenga e Bergomi, manca del tutto la voce di Batistuta, che pure è stato suo compagno di squadra?
Le risposte possono essere tre.
1 – Nessuno ha avvertito Bati dall’altra parte del mondo delle condizioni di Stefano, lui non possiede un computer e non ha alcun collegamento con l’Italia
2 – Bati ha provato disperatamente a mettersi in contatto con qualche suo amico giornalista per dare il proprio contributo, ma dall’Australia o dall’Argentina i collegamenti telefonici non funzionano da settimane
3 – Deve giocare a golf e perciò non ha tempo da perdere
Peccato, perchè la coppia delle meraviglie (Baggio/Antognoni) domani sera poteva diventare un trio fantastico, ma comunque godiamoci lo stesso l’avvenimento e corriamo a comprare il biglietto.

P.S. Vista l’ora, ovviamente non ho ancora letto i giornali: sarei felice di essere smentito.
E anzi, visto che questo è il blog più letto tra i miei colleghi, la mia puntura di spillo potrebbe essere lo stimolo per qualche bel collegamento telefonico in diretta alla faccia del Guetta…
Beh, una volta tanto sarei contento di prendere un buco.

P.P.S Leggo che mi si accusa di pettegolezzo, mettendo in relazione quanto scritto con ciò che avevo pubblicato la scorsa settimana. Scusate, ma cosa c’entra? Non ho mica detto che Bati è scappato con una ballerina o che la moglie ha una relazione con Maradona, ho solo fatto notare come manche all’appello un compagno di squadra ed il più grande giocatore della storia della Fiorentina.
E, ribadisco: domani tutti allo stadio!

Intanto siamo tornati a vincere da garnde squadra, dominando in trasferta contro una più debole, come ci ha abituato da tre anni benissimo Prandelli.
Il giochino è sempre quello: dove cominciano i meriti viola e dove finiscino i demeriti del Chievo?
Non lo sapremo mai, intanto accontentiamoci di sapere che la difesa da tre gare non prende gol e che stavolta Frey non ha dovuto fare miracoli.
Poi siamo saliti a centrocampo, dove la qualità l’hanno data Kuz ed un Montolivo di ottimo livello.
Se poi non è troppo simpatico nelle dichiarazioni fuori dal campo, questo è un altro discorso, che non deve toccare le sue prestazioni.
A me è piaciuto molto Dainelli e per la continuità pure Felipe Melo, mi spiace un po’ per Pazzini che cerca di rubare dei minuti da giocare, ma come si fa a tenere fuori anche solo per una partita un Gilardino così?

Cominciamo dai deliri da onnipotenza.
Meno male che avevo dei testimoni ieri a Radio Blu, quando ho ricevuto un’allucinante telefonata da chi crede che il mondo giri intorno alla sua illustrissima persona, altrimenti, se lo racconto agli amici con tanto di nome e cognome, mi prendono per matto.
Roba da non credere, davvero.
E tutto perché l’illustrissima persona pensava (e non c’entrava niente…) di essere al centro dell’accenno fatto nel mio post precedente e addirittura, oltre a offese varie, c’è stata la minaccia di venire sotto casa mia con i carabinieri.
E lì, lo confesso, mi sono trattenuto a stento perché mi veniva da ridere.
Mi era infatti venuto in mente Pinocchio, quando lo vanno a prendere e già vedevo la faccia di Valentina e Camilla mentre mi portano in prigione… ho quindi pensato a chi potesse essere la fatina, ma proprio sul più bello l’immagine è svanita.
E veniamo ai signori: Bergomi e Zenga.
Il loro intervento per promuovere la partita di Stefano è stato qualcosa di unico e se di Bergomi è ormai riconosciuta la serietà ed il suo impegno (con Maldini) in un’associazione milanese a favore dei bambini, beh…Zenga si porta dietro quell’immagine del campione che è stato, un po’ guascone e un po’ sopra le righe.
Ed invece quello che ha detto, e come l’ha detto, su Borgonovo è stato bellissimo.
A trasmissione conclusa, ho poi ricevuto la telefonata di Riccardo Bianchi da Como, un vecchio amico che non sentivo da almeno quindici anni e con cui ho diviso diverse trasferte sul lago.
Ora scrive sulla Provincia e conosce Stefano da una vita, mi ha raccontato delle ore passate insieme a lui e di come mi abbiano preso in giro per la mia erre moscia e per l’urlo del gol.
E’ stato emozionante, e sarà bellissimo rivedere Stefano dopo tanti anni mercoledì e, davvero, non si può mancare ad un appuntamento così con lui e tutti i suoi amici.

In questo periodo non riesco a rispondere, come già altre volte mi è successo, anche a causa del gran numero di post e questo mi fa molto piacere.
Quello che mi fa meno piacere è rincorrere i messaggi che avevo approvato per andare a cancellare questo o quel gossip sulla vita privata delle persone.
Faccio riferimento a quanto mi accadde nel 2001, quando su un sito, per settimane, comparvero frasi ingiuriose e offensive sul sottoscritto.
Riassumo: non mi ero mai laureato, non ero neanche diplomato, ero stato il ruffiano del tale giornalista e solo per questo mi ero affermato, non pagavo i conti dal pizzicagnolo, ero il servo di Cecchi Gori, avevo leccato il fondo schiena di qualche potente.
Oggi leggo che il sindaco Domenici ha querelato per molto meno (e un paio di anni fa un/a simpatico/a collega che senza di me oggi farebbe un altro lavoro voleva denunciarmi all’ordine dei giornalisti solo perché su questo blog c’erano un paio di commenti negativi sulla sue capacità professionali che non gli/le piacevano…) e sinceramente, poiché non esiste scadenza al reato di diffamazione, quando in casa inciampo su quei fogli che ho conservato cado anch’io in tentazione, ma non è questo il punto.
Il punto è che non capisco questa voglia quasi sanguinaria di sapere i fatti degli altri e poi far circolare le voci.
Tutte cose che danneggiano la Fiorentina, ma a al tifoso pettegolo questo non importa.
Il tizio sa benissimo che il giocatore X si è accoppiato con al fidanzata del giocatore Y, che la moglie del centrocampista Z lo ha buttato fuori di casa e che i buttafuori delle discoteche fiorentine fanno gli straordinari per cacciare mezza rosa della Fiorentina dai loro locali alle tre del mattino.
Non saprei come definire queste persone, ma so come invece ci si sente quando soffia il venticello della calunnia: ci si sente malissimo e si ha voglia di spaccare il mondo.

Metabolizzata la sconfitta di Roma e facendo finta di aver perso anche con Genoa e Steaua (perché così sembra a fiutare l’ambiente), adesso mi aspetto una prova rabbiosa, di carattere.
Sarebbe inaccettabile a Verona una partita senza grinta, senza aiutare il compagno in difficoltà.
Insomma, vorrei che la Fiorentina mi desse ragione quando l’ho difesa martedì sera, cosa di cui non sono assolutamente pentito.
Alcuni hanno scritto cose veramente pesanti, che non condivido assolutamente, ma che ho ovviamente pubblicato.
Il simbolo di questa reazione, se giocherà, dovrebbe essere Montolivo, troppo “esangue” per essere vero.
Animo ragazzo: alla tua età Baggio e Antognoni erano titolari in Nazionale, tu, se continua così, perdi il posto anche nella Fiorentina.

Non è stato giusto fischiare la Fiorentina di ieri.
Stavo per scrivere che non si poteva, ma poi deve prevalere la massima libertà di ognuno e quindi , se uno vuole fischiare, lo faccia pure.
Però sono fischi ingenerosi, perché si vede che la squadra più di questo adesso non può dare, compresi Mutu e Montolivo, che continuano ad essere quelli che più ci mancano.
E poi alla prima di Champions a Firenze ci voleva un altro atteggiamento, molto più benevolente nei confronti di chi ci ha portato fino a qui.
Ero in netta minoranza in sala stampa a dire che il primo tempo non era stato male, si vede che mi ero fatto prendere dalla voglia di Champions.
Il secondo invece è andato veramente male e qualcuno dovrà spiegara ad Almiron che non può partire sempre sparato per poi calare in quel modo e un po’ vale pure per Santana, che però alla fine è stato fra i migliori.
Una domandina semplice, semplice: ma se fosse venuto Amelia al posto di Frey che diremmo adesso?

Me lo chiedevo ieri sera mentre era in corso “Forza viola” su Rtv38: ma davvero abbiamo giocato così male?
Ma davvero siamo così in crisi ed in mezzo al guado?
A me sinceramente mi sembra di averne viste di peggio e poi comunque avevamo vinto contro il Genoa rivelazione post Roma.
Eppure è tutto un discutere di Mutu, della manovra che non funziona, di Vargas che non si inserisce e via a seguire,
Non sto parlando di noi giornalisti, ma di voi che scrivete gli sms, e già sabato sera mi ero accorto che in tanti erano scontenti.
E allora ad un certo punto ho chiesto ad Orrico, gran uomo di calcio: “scusa, ma contro il Genoa abbiamo meritato la vittoria?”
Lui ha risposto sì e a me è venuto in mente che questa botta di catstrofismo e tafazzismo è figlia del fatto che sia stato Prandelli a dire che esistono dei problemi.
Cesare ha un tale ascendente sulla città e sui tifosi che ogni sua parola penetra nel tessuto connettivo del popolo viola e diventa legge.
Lui però voleva scuotere lo spogliatoio, sfrondarlo dai malumori e vedrete che questo pomeriggio, alla conferenza stampa pre Steaua, i toni saranno certamente più distesi.

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