Fiorentina


C’è in giro ancora gente che addebita a Prandelli gli attuali problemi della Fiorentina.
Non sto scherzando, è proprio così.
Le colpe di Cesare?
Aver fatto vendere Osvaldo, Pazzini, Balzaretti e Maggio, oltre ad essersi opposto alla cessione di Mutu alla Roma per 20 milioni di euro.
Vorrei sommessamente ricordare che senza Balzaretti e Maggio (che certamente col senno di poi avremmo fatto meglio a tenere) siamo andati due volte in Champions e che Osvaldo e Pazzini a Firenze non ci volevano più stare, probabilmente proprio per aver rotto col tecnico.
E comunque anche Prandelli avrà fatto i suoi errori, ma se consideriamo negativamente la sua esperienza fiorentina, che dovremmo fare con Mihajlovic?
Non era un santo e neanche un mago, sbagliavano quelli che attribuivano a lui le vittorie e a Corvino le sconfitte, ma è uno dei migliori allenatori d’Europa.
La spiegazione più onesta l’ha fornita un fondamentalista corviniano e piuttosto anti-Prandelli come Leo Vonci, quando siamo tornati insieme da Rtv38: “è vero che ha sbagliato a far vendere tutti quei giocatori che ora convoca in Nazionale, ma sono passati più di due anni e un rimedio andava trovato”.
Appunto.

Quattro gradi di responsabilità per lo scempio a cui stiamo assistendo, con l’avvertenza che i Della Valle saliranno presto in classifica, se non si occuperanno intensamente della Fiorentina.
Al primo posto, non c’è dubbio, Corvino.
Il giudizio non riguarda questo campionato, ma la conduzione degli ultimi due anni in cui ha fatto e disfatto quello che ha voluto spendendo malissimo i soldi.
Lui ha scelto i giocatori, lui ha scelto Mihajlovic, lui ha gestito in tutto e per tutto l’ambiente, innescando guerre e guerriglie personali che oggi danno il risultato che è sotto gli occhi di tutti: basta vedere quanta gente c’era al Franchi ieri sera e la nostra classifica dal maggio 2010.
Ad un centimetro, i giocatori, ormai con le faccia al vento.
Indifendibili, di pasta frolla, incapaci di capire cosa sia stata e cosa sia la Fiorentina.
Non tutti, ovvio, ma l’elenco se lo faccia ognuno nella propria cameretta, senza però scordare di mettere al primo posto (inarrivabile) il signor Vargas, il prototipo 2011 più autentico del calciatore viola.
Ben distanziati i Della Valle, che non sono presenti, ma ci mettono i soldi.
Che non dimostrano passione (Diego molta, ma purtroppo solo in Calciopoli), ma pagano tutti regolarmente, compresi i propri uomini che navigano in un mare di incertezze e che si sono fidati troppo di Corvino.
Se non intervengono alla svelta, se non stanno sul fiato sul collo dei vari Cognigni (ma perché non si vede mai?), Mencucci, Teotino, Guerini e Ripa per capire cosa succede, se non pretendono report quotidiani su quello che accade, saliranno come detto velocemente in graduatoria.
Infine, una new entry: Delio Rossi.
Eh sì, dopo una quarantina di giorni qualcosa di più si poteva e doveva vedere.
Ok, c’era da lavorare, e lo sappiamo.
Ma se un fiorentino fosse partito per l’Australia a fine ottobre e fosse tornato al Franchi ieri sera senza aver visto e sentito niente, mica si sarebbe accorto che in panchina non c’era più Mihajlovic…

Cari ventenni e trentenni che vestite la maglia della Fiorentina,
mi rendo conto che ormai non esistono più contatti generazionali con voi e che ormai quasi tutti potreste essere miei figli, cosa che in verità un po’ mi spaventa, ma non al punto di frenarmi.
Sinceramente non riesco a capire cosa frulla nelle vostre teste e temo che la maggior parte di voi abbia acquisito col passare del tempo un concetto di impunità assoluta, che la corte dei miracoli che vi circonda aiuta ad alimentare.
Vi devo purtroppo (per voi) dire che non è proprio così, che il vecchio cronista e raccontatore di partite che vi sta scrivendo ha annusato in giro una situazione non felicissima: la gente, il popolo viola per dirla con una certa retorica, si è stufata.
Non si sta stufando, ma ripeto: si è proprio stufata.
Continuano a circolare in città storie poco edificanti, io le ascolto con la solita patina di indifferenza che mi accompagna da decenni perché non mi è mai piaciuto spiare dal buco dalla serratura.
Mi basta giudicare quello che vedo in campo e quel che vedo è di una desolazione totale per impegno e capacità tecnica.
Avete prima messo in croce Mihajlovic, che non mi è mai piaciuto, anzi per me è proprio scarso come allenatore, ma che ha pagato per tutti voi.
Adesso è sulla graticola Corvino, che ha la grande colpa di avere creduto in tutti voi pensando ad un impegno ed una resa un po’ differente rispetto a quanto state offrendo.
Dopo, vi avverto, non rimane nessun altro: i parafulmini sono finiti.
Guardiamo quindi di darsi una regolata per arrivare alla fine del campionato con i minori danni possibile.

Eppure la gente è arrabbiata.
Eppure non è vero che è tutto melassa, termine usato dopo la penosa prova di Palermo e che purtroppo è ancora di moda.
Perché la mia paura è che stiano narcotizzando l’ambiente, che senza quasi accorgersene si stia scivolando nell’indifferenza.
Ma non è così, basta scavare un po’, grattare quella patina di grigiore depositata dall’autoreferenzialità di qualcuno e dalla presunzione di altri.
E’ come se ci fosse qualcosa di possente e potente pronto a ripartire, basterebbe trovare chi dirige l’orchestra e fa partire la prima nota, ma la Fiorentina è sempre viva nel cuore del popolo viola.

Partiamo da un presupposto oggettivo: con Montolivo, sì il tanto sbertucciato Montolivo, e soprattutto Jovetic sarebbe finita in un altro modo, perché l’Inter è davvero poca cosa e la partita gliela abbiamo regalata noi, con due errori difensivi da scapoli-ammogliati.
Non riesco a portare Rossi sul banco degli imputati perché senza alcuna qualità e con quattro in meno su undici (sì, quattro: Gilardino, Vargas, Lazzari e Ljajic, proprio quelli che la qualità avrebbero dovuto darla) aveva incartato la gara a Ranieri e stavamo pareggiando senza troppo demerito.
Ma dopo gli ennesimi schiaffoni in trasferta vorrei fare un’analisi un po’ più approfondita e distribuire meglio le colpe, perché a me pare che la Fiorentina sia diventata un luogo incantevole, dove nessuno paga per i propri errori, non importa se ripetuti nel tempo.
Ed è proprio questa la colpa maggiore dei Della Valle e quindi di Cognigni che li rappresenta: lasciare che l’inezia prenda il sopravvento su tutto, che ci si trascini da una stagione fallimentare all’altra senza intervenire radicalmente su quella che è certamente una loro proprietà, ma non è una “cosa loro”, perché appartiene soprattutto a chi la ama.
Assenti a San Siro, assenti nel controllo della gestione quotidiana, con il povero Mencucci (povero, si fa per dire…) che si occupa di tante, troppe cose.
Avendo delegato in tutto e per tutto un professionsita, e non mettendo fino ad oggi il naso su quello che fa nel bene e nel male, io mi chiedo in quale altra squadra, oppure in quale altra società della galassia Della Valle, sia mai stato concesso un fallimento plurimo com’è accaduto con Corvino dalla campagna estiva 2009 ad oggi, passando per il fondamentale e clamoroso errore della scelta del tecnico che ci costerà forse due campionati.
Volevano fare i Della Valle l’autofinanziamento, ma negli ultimi 18 mesi sono stati spesi malissimo decine di milioni di euro, che succederà quando davvero bisognerà arrangiarci senza qualcuno che firmi l’assegno di ripianamento?
E qui voglio ribadire con forza un concetto: a me di Corvino uomo non interessa un fico secco.
Non ho mai flirtato con lui negli anni d’oro, tra noi non ci sono mai state telefonate paracule extra-lavoro, le uniche cene a cui abbiamo partecipato insieme in sei anni e mezzo erano quelle delle scommesse vinte e c’erano pure una trentina di tifosi.
Allo stesso modo non gli sono mai andato contro per partito preso, riconoscendogli anche nei momenti più bui come quelli che stiamo vivendo indubbi meriti (Nastasic, Behrami, in parte Boruc).
So che lui vive molto di battaglie personali, di rancori inestinguibili, io no, a me interessa la Fiorentina e siccome guadagno un ventesimo di quello che prende il direttore sportivo ho un compito molto più facile del suo: lui fa e io giudico.
Gli ultimi due anni di Corvino sono stati da 5 pieno, chi non è d’accordo dovrebbe argomentare il giudizio, a meno di non avere interessi nascosti: parlano i risultati e la desetrificazione del Franchi.
Due anni, non tre settimane, eppure leggo e ascolto che è tutto pronto per arrivare fino al 2015: un premio alla memoria?
Senza contare che un responsabile plenipotenziario di una società dovrebbe essere giudicato per qualcosa che va oltre gli acquisti e le cessioni, cioè la gestione del gruppo.
La Fiorentina viene gestita bene nella quotidianità?
Non mi pare, visto che è scomparso completamente il concetto di punizione per gli sbagli commessi e manca il senso di appartenenza alla società, di attaccamento alla maglia.
E qui veniamo ai giocatori: Vargas ci sta prendendo in giro da 5 mesi e nelle precedenti due stagioni avrà giocato da Vargas per non più di sei mesi complessivi: per quanto vogliamo continuare?
Ljajic era una bella promessa nel 2009, strapagato 6 milioni e mezzo, e si temeva che fosse un po’ viziato e che crescesse male. Ora ne abbiamo la certezza: Ljajic si crede un mezzo fuoriclasse ed è cresciuto malissimo.
Gilardino, per dirla alla Ciuffi, sono mesi che pare abbia le cambiali da pagare a fine mese e che non sappia come fare ad onorarle, ma al di là della tristezza che ha addosso e che evoca, è arrivato ad essere inferiore a Silva, impresa titanica per molti, figuriamoci per uno del suo livello.
Io, che ho fatto mediaticamente il diavolo a quattro perché restasse a Firenze, sono profondamente deluso e mi rifiuto di credere che sia a fine carriera perché ha solo 29 anni.
Lazzari non può essere questo, a meno che Allegri non fosse impazzito quando lo voleva portare a Milano, eppure corre con una pesantezza tale che me lo fa pure rimanere simpatico, perché mi ricorda le fatiche calcistiche del sottoscritto che aveva un buon piede, ma con una mobilità pachidermica.
Gli altri purtroppo sono il triste spettacolo che vediamo, dal volonteroso Silva al non infame Munari visto ieri, da De Silvestri a Pasqual, che pare un gigante in mezzo a tanta indolenza.
Questo è il quadro abbastanza desolante di una squadra e di una società dove dalla cassa si passa solo per riscuotere e mai per pagare le proprie colpe.

Mi sbaglierò, ma penso che questa sia stata la prima vera settimana normale del professor Rossi.
Con la squadra a disposizione, senza i veleni di una brutta sconfitta alle spalle, con un partita alle porte che psicologicamente si prepara da sola.
Ecco perché, dopo aver rifatto una preparazione atletica chiaramente insufficiente (e questo l’avevo detto e scritto a luglio, dopo aver visto qualche allenameto a Cortina) il professor Rossi avrà potuto lavorare di più sulle proprie convinzioni tecniche.
Mi aspetto quindi qualcosa di buono sabato sera, quando arriveremo a San Siro per affrontare quel che resta della grande Inter ormai in dissolvimento.

L’avevo detto che era una grande occasione: per una volta non ho sbagliato il pronostico e adesso ci godiamo tre punti, tre gol e le tre espulsioni della Roma, tutte senza discussioni.
Abbiamo un trascinatore, Jovetic, che bisogna assecondare sempre, anche nelle giornate più grigie: forse farlo giocare esterno a sinistra non era una grande idea…
Rispunta ogni tanto Vargas, è una gran bella sorpresa Nastasic (e qui dico bravo senza problemi a Corvino), Montolivo e Behrami son stati ben al di sopra della sufficienza, Gamberini ha fatto la migliore partita stagionale.
Bello l’episodio del rigore lasciato a Silva, che però continua a sembrarmi completamente fuori contesto e comunque bisogna che Gilardino si riprenda alla svelta.
Bello vincere contro la Roma, bellissimo vedere Rossi (un allenatore, finalmente) che guida la squadra dalla panchina, cazzia Vargas, ci mette molto del suo.
E stasera non perdetevi Forza Viola su Rtv 38, ci sarà tra gli ospiti una gradita novità davvero inattesa…

Qualcuno è infortunato, qualcuno è stato escluso per motivi tecnici, l’ambiente è surriscaldato, a noi torna Jovetic e, a meno di improbabili (ma comunque possibili…) tentativi con le cameriere, i nostri eroi dovrebbero andare a dormire presto per ben tre notti: quando mai ci ricapiterà un’occasione del genere per battere la Roma?
Io mi aspetto abbastanza dalla partita di domenica, mi aspetto anche che la ri-preparazione (io qualche dubbio sulla leggerezza degli allenamenti estivi l’avevo già espressa nei momenti giusti) cominci a dare i suoi frutti, oltre naturalmente a qualcosa di tattico da vedere in campo.
Questa è la più abbordabile delle quattro gare difficili e quindi bisogna sfruttarla per ottenere il massimo risultato.
E non starei neanche troppo a pensare al mercato di gennaio, che rischia di diventare un pericoloso rifugio alle mancanze viste fino ad oggi, crechiamo invece di fare con quello che abbiamo.
Sarà stato colpevolmente sopravvalutato in estate, ma non è certo da zona retrocessione.

Volevate qualcosa di costruttivo? Lollo De Silvestri.
Mi ha colpito oggi, prima, durante e dopo l’intervista.
E’ un ragazzo profondamente turbato dalla piega che ha preso la sua stagione e un po’ la sua carriera, lui sa di dare il massimo, ma quel massimo, che era sufficiente prima, ora non basta più.
Sta spingendo al massimo per recuperare e nessuno lo può accusare di scarso impegno.
Ha un po’ ragione quello che ha scritto un amico del blog: più che un’intervista sembrava una seduta di psicanalisi, perché, lo confesso, mi sono sentito più un babbo che un giornalista.
Avevo lasciato De Silvestri un anno fa con gli occhi che sorridevano e l’ho ritrovato un po’ smarrito, ma anche con l’idea che il punto più basso sia alle spalle e che la risalita, per quanto dura, sia incominciata.
Magari mi sbaglio, magari domenica (e speriamo di no) De Silvestri gioca da 4, ma certamente non è uno che se ne frega, non è insomma Vargas, tanto per farci capire.
E a proposito di comprendonio: ma cosa avevano in testa l’ormai ventisettenne Lazzari, il sempre imprevedibile Cerci ed il baby Pazzagli (chissà che direbbe Andrea…) quando si sono fatti vedere alle due di notte nel solito locale in di Firenze sud a 60 ore dalla partita col Palermo?
Io ormai rinuncio a capirli questi ragazzi, perché arrivo solo alla tempesta ormonale che giustifica sedute piacevoli con l’altra metà del cielo, meglio comunque se in orari consoni al sonno dell’atleta.
Ma farsi vedere in piena notte in giro per Firenze è proprio senza senso e giustifica una multa esemplare, parametrata ovviamente all’entità degli ingaggi.

Passata, ma fino ad un certo punto, l’arrabbiatura, rimane la paura, paradossalmente una buona base per ripartire.
Rimandiamo i discorsi sulle colpe ad altri momenti, ricordandoci che gli ultimi ventuno mesi resteranno tra i più trist, grigi e nevrastenici degli ottantacinque anni di storia viola, e proviamo a concentrarci solo si quaranta punti finali, che a meno di terremoti garantirebbero la salvezza.
Bisogna farli prima di tutto con un gruppo di uomini veri, stile Natali (magari un po’ meno nervoso) e Behrami, gente che non ha il cuore in subbuglio per la paura o la grassa consapevolezza di essere un campione a cui tutto è dovuto.
Parta da lì Rossi con le scelte e cerchiamo di non spezzare il cerchio magico del feeling con il tecnico, perché è solo a lui che ci possiamo aggrappare in questo momento.
Consideriamo ogni punto un piccolo passo di avvicinamento alla meta, che è tristissima, ma assolutamente da conquistare.
Se però alla fine ci spacciano anche in questa occasione la salvezza come una conquista (“ma quanto è stato bravo Mihajlovic nello scorso campionato a non farci fare la fine della Sampdoria!”), stavolta ci arrabbiamo sul serio.

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