Attualità


Che senso ha fare un minuto di raccoglimento per ricordare Giulio Andreotti, morto beatamente nel suo letto alla veneranda età di 94 anni, lasciando dietro a se’ una maleodorante scia di processi finiti tra assoluzioni contestate e archiviazioni?
Con questo metro di giudizio ogni domenica dovremmo fermarci per ricordare qualcuno.
Perchè Andreotti sì e Rita Levi Montalcini no?
Faremo il minuto di raccoglimento anche per Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi?
Una cosa assurda, imposta con furore sanfedista ad una Nazione che si dice e si crede laica, ma che invece, secondo qualcuno che decide per noi, ha ancora bisogno di viaggiare con i santini appiccicati al cruscotto della macchina.
Io domani sera darò la linea alla regia e manderò la pubblicità e non per mancanza di rispetto per una persona scomparsa, ma per un atto di dignità verso la mia Italia.

P.S. Mi avete fatto riflettere: mandare la pubblicità può sembrare irriguardoso, parlerò della partita.

Valentina, Camilla e Cosimo hanno cose che non mi sarei neanche immaginato di possedere e non si tratta di tecnologia avanzata, solo di possibilità economiche.
Non ero povero, stavo nella media, ma pedalavo moltissimo per guadagnarmi prima il Morini 125 e poi l’A112, pagata con 36 cambiali che firmai grazie all’immotivata fiducia del concessionario (non volle nemmeno la firma di avallo di qualcuno, oggi mi riderebbero in faccia, visto che non avevo alcun reddito sicuro).
I miei figli fanno vacanze strepitose in Italia e all’estero, io andavo in tenda a Torre del Lago e mi sembrò di entrare in paradiso quando il mio amico Maurizio Passanti grazie alla martellante pressione di sua mamma riuscì a convincere l’Hotel Turismo di Viareggio (due stelle, col bagno fuori dalla stanza dove stavamo in quattro) ad ospitarci a prezzi vergognosi.
Avevo però rispetto a Valentina, Camilla e Cosimo un vantaggio inestimabile: pensavo che tutto fosse possibile, perfino fare il giornalista, anche se tutti dicevano che non c’era niente da fare se non mi iscrivevo ad un partito e non avevo parenti ricchi, importanti e a loro volta giornalisti.
Vivevo alla giornata, ma progettavo il domani con serenità, non mi sentivo assediato dall’idea che da lì a poco sarebbe finito tutto, che non ci fosse speranza per le mie speranze.
Da un po’ di tempo ho la sgradevole impressione che i miei figli possano vivere come in un fortino, loro come milioni di giovani: ci sono quelli fortunati che posseggono cose (molte cose) e che hanno solo paura di perderle, e ci sono quelli incazzati neri che quelle cose le sognano, le invidiano e pensano alla strada più breve per strapparle.
Spero di sbagliarmi, ma mi pare sia sparita la coesione sociale e anche la possibilità di scalare onestamente e con la fatica quotidiana le posizioni perché “tanto domani sarà peggio di oggi”.
Questa privazione dell’ottimismo è per me il danno peggiore che lasceranno gli anni veramente pesanti che stiamo vivendo.

Qualcuno prima o poi ci spiegherà perché il PD non ha minimamente considerato Stefano Rodotà: un atteggiamento inspiegabile, a meno che non si debba cominciare davvero a pensare che ci siano segreti inconfessabili legati alla vicenda MPS.
Provo una grande amarezza per queste ultime settimane, quello che è stato il mio partito ha deluso tutte le aspettative e ho trovato patetici gli applausi a Napolitano ieri a Montecitorio.
Patetici e falsi, perchè quelli lì mentre battevano le mani quasi tutti, ne sono certo, pensavano al proprio tornaconto: Napolitano li frustava, dava loro degli incapaci (e lo sono!) e loro godevano, ma non da masochisti, piuttosto da furbi perché così le camere non si sciolgono e lo stipendio (e che stipendio!) corre ancora per un po’.
Qualcuno mi ha chiesto per chi voterò adesso ed io non ho risposte, certamente non rinuncerò al mio diritto/dovere, sul PD potrei anche ripensarci, se verrà fatta piazza pulita, se respireremo un po’ d’aria pulita.
Adesso però mi sento come quel critico cinematografico dell’Unità di Palombella Rossa a cui Moretti rimproverava certi apprezzamenti su film demenziali.
Lui chiedeva perdono per le boiate scritte e il grande Nanni continuava implacabile a ricordargli le nefandezze pubblicate.
Io ho votato Rosi Bindi alle primarie di qualche anno fa, poi ho creduto in Veltroni e ho sempre avuto una gran fiducia in Bersani: come minimi merito un bischero da parte vostra.
Pur senza credere affatto alla folle idea della superiorità ideologica e culturale della sinistra mi sembrava di trovarmi nella parte giusta del campo, circondato da gente che pensava davvero che stare noi un po’ peggio potesse contribuire ad un mondo migliore.
Mi hanno letteralmente schifato e Napolitano non c’entra niente, credo davvero che si sia “sacrificato” per coprire la manifesta sciatteria di quelli che abbiamo spedito al Parlamento.
Adesso pensiamo solo a salvare il salvabile, cioè far ripartire l’economia, e poi speriamo di tornare a pensare a qualcosa che vada al di là del nostro modesto vivere quotidiano.

Ma l’ avra’ capito il sor Bersani che qui siamo tutti incazzati neri per il nome, per il metodo, per l’appiattimento a Berlusconi, per essersene fregato di chi gli ha dato per decenni fiducia?
Grandi franchi tiratori, al primo giro e’ andata bene, adesso vediamo che succede.
Vuole continuare il suicidio portando Marini alla maggioranza assoluta, cioe’ al quarto scrutinio?
E’ così difficile anda su Rodota’ ora o al limite su Prodi domani pomeriggio?
Sono molto curioso di vedere fino a che punto arriva l’autolesionismo di un uomo che stimavo.

Si chiude questa sera una lunga storia elettorale, la mia.
Basta, non voterò mai più questo PD, non darò in futuro la preferenza ad un partito che ci prende tutti per i fondelli candidando come Presidente dell Repubblica Franco Marini, trombato dagli elettori in Abruzzo, rappresentante della vecchia partitocrazia e senza un minimo prestigio internazionale.
Ho sempre tifato Renzi, ma avevo un gran rispetto per Bersani: da stasera invece non mi rappresenta nel modo più assoluto, ha fatto una giochessa degna della peggiore Democrazia Cristiana, una cosa penosa al solo scopo di salvaguardare il proprio potere personale.
A parte la prima infatuazione radicale ho votato PCI, PDS, DS e adesso Partito Democratico perché ho sempre creduto in un mondo migliore e pensavo che lo si potesse raggiungere attraverso la socialdemocrazia che per me in Italia era rappresentata da quel partito.
Ho votato tappandomi il naso e criticando spesso il partito a cui davo la mia preferenza, a volte l’ho votato solo perché dall’altra parte c’era Berlusconi e ho sperato in una forza liberale libera da padroni per sganciarmi, ma alla fine sono sempre ricascato lì.
Ora è finita, non so neanche se essere più deluso o più arrabbiato, so solo che Rodotà sarebbe stato un candidato mille volte più presentabile e che questa Italia tartufesca mi fa sempre più paura.
L’ultima speranza che mi rimane si chiama franco…tiratore.

Si intravede finalmente qualcosa nella palude nella nostra situazione italiana.
Matteo Renzi ha rotto gli indugi e ha capito che alla fine, quando vincerà le prossime primarie, rischia di trovare solo macerie e ha attaccato chi è riuscito a non vincere le ultime elezioni partendo da basi uniche.
Beppe Grillo è stato onesto e ha fatto un discorso che a me è piaciuto e che dovrebbe far pensare chi immagina di votarlo alle prossime (probabili) elezioni: se credevate che avremmo fatto un accordo con il PD, avete sbagliato a votarci.
Loro sono per lo sparigliamento delle carte e pazienza se usciremo dall’Europa, se non pagheremo il debito pubblico, se spingono verso qualcosa che assomiglia molto alla guerra civile usando spesso un linguaggio che trovo ripugnante.
Io non li voterò mai, ma bisogna riconoscere la coerenza di fondo del loro pensiero.
Infine una considerazione che non ho trovato in nessun commento: ma vi sembra possibile che questi dieci saggi, di cui nessuno sentiva l’esigenza, ci abbiamo messo quasi una settimana a riunirsi per la prima volta?
Qui stiamo affogando nella materia organica che tutti conoscete e ci vuole tutto questo tempo per cominciare a pensare a cosa suggerire ad un governo che non c’è o che non vede l’ora di andarsene?

Come tutte le cose, anche le mie radiocronache dovevano prima o poi terminare.
La partita col Milan è quella giusta per il passaggio di consegne: Giovanni Sardelli prenderà il mio posto e Tommaso Loreto quello di Saverio Pestuggia, che mi ha accompagnato negli ultimi 27 anni.
Era nell’aria da tempo, questi giorni di riposo hanno contribuito alla definitiva maturazione di qualcosa che reputo giusto nell’interesse comune.
Saverio era dispiaciuto, ma ha capito: spazio ai giovani, che hanno tanto da dare, noi abbiamo fatto il massimo che potevamo.
Sono, siamo un po’ tristi, ma la vita continua e ogni tanto alla radio continuerete a sentirmi, se lo vorrete.

Temo che questa soluzione tampone dei dieci saggi non porterà a niente, un po’ come la commissione bicamerale del 1997 che avrebbe dovuto modificare la Costituzione, che mi pare tra le migliori cose di questo Paese, adeguandola alla modernità dei tempi.
Rimane nebuloso il suo compito, inseistenti i suoi poteri, discutibile la sua formazione, con l’aggravante per me pesantissima di non avere al suo interno nessuna donna.
Davvero in Italia abbiamo la maturità per vivere e cercare di superare la crisi con un Governo che non ha l’investitura popolare?
Siamo in un vicolo cieco, la prima priorità è l’economia per dare un po’ di sollievo a imprese e lavoratori, ma subito dopo c’è bisogno della legge elettorale, perché se ritorniamo adesso alle urne (ipotesi sempre più probabile), ci ritroviamo esattamente come a fine febbraio.
Speriamo bene, ma la situazione è ogni giorno più pesante.

Stavolta mi muovo davvero, dopo averlo minacciato diverse volte al solo scopo di far smettere gli imbecilli di vomitare le proprie frustrazioni.
Lo devo ai miei zii, che non ho mai conosciuto e che furono trucidati dai nazifascisti nel 1944 nella campagna vicino a Gubbio, a mio nonno che fu torturato perché ebreo a San Vittore, a Milano.
Lo devo alle milioni di persone di ogni religione, colore della pelle e convinzione politica che sono morte per quel putrido e nauseabondo cancro dell’umanità chiamato razzismo.
Andrò alla polizia postale e denuncerò il signore (o signora) autore del commento numero 357 del post “Qualcuno mi spiega?”.
Darò tutto quello che otterrò, sperando nella giustizia italiana, alla Fondazione Borgonovo e vi terrò informati sull’evolversi della situazione.
Grazie a tutti coloro che mi hanno espresso la propria solidarietà.

Qualche mese fa uno stretto collaboratore di Prandelli mi disse che Balotelli e Cassano non erano paragonabili.
Introverso, ombroso e di difficile gestione il primo, irrecuperabile sotto tutti i punti di vista il secondo.
Al di là delle potenzialità tecniche inespresse, che collocano Balotelli anni luce davanti al fantomatico Fantantonio, mi pare che il ritorno a casa (in tutti i sensi) dell’attaccante del Milan sia stato una prodigiosa medicina per spingerlo verso un tentativo di maturazione, che a 22 anni potrebbe pure avvenire.
Le ultime dichiarazioni di Balotelli sembrano quelle di un ragazzo che sa di avere molto sbagliato in passato e di non avere più possibilità infinite: bene per il calcio italiano, male per la Fiorentina, che si ritrova un avversario formidabile.

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