Plotone di esecuzione per Palladino e lo si può ben capire, da sempre il calcio funziona così: via l’allenatore e poi guardiamo cosa succede

Il tecnico si è incartato, appare chiaro, ha molte responsabilità, ma al di là che non si vedono all’orizzonte sostituti credibili, a meno che non si punti su Sarri, e mi sembra quasi impossibile, o si cerchi una ciambella di salvataggio con Tudor, che comunque vorrebbe un accordo almeno fino al 2026, non è che licenziando Palladino si risolvono i problemi

Male dunque Palladino, ma vogliamo parlare dei singoli?

Di calciatori che durano trenta minuti, che si accartocciano su se stessi tecnicamente e psicologicamente alla prima contrarietà?

Se poi De Gea e soprattutto Kean tornano ad essere normali, la Fiorentina evapora velocemente, arrivando a giocare partite di cui vergognarsi come quella di ieri a Monza

La situazione sta diventando maledettamente seria, sembra che si sia persa la fiducia e che gli acquisti di fine agosto si siano adeguati al triste andamento generale: ci vuole un cambio di passo e di mentalità più che un cambio di allenatore

Fatico a comprendere questa indecisione nel mettere Gudmudsson dal primo minuto, come se poi avessimo chissà quali alternative

Per dire: quando Malesani, sbagliando, teneva in panchina il fremente ed incazzatissimo Edmundo, in attacco accanto a Batistuta giocava Oliveira, mentre qui si manda il campo Beltran, sempre meno attaccante, sempre meno decisivo e purtroppo sempre più avviato ad essere uno dei flop di mercato più clamorosi degli ultimi dieci anni viola

Perché Gudmudsson non gioca dall’inizio quando sta evidentemente tanto bene da poter andare in panchina ed entrare eventualmente a partita in corso?

 Mistero, mentre se ne è andata la prima parte della stagione e non si è ancora capito se abbiamo preso uno più forte di Nico oppure  l’ennesimo giocatore che non riesce a fare il salto di qualità nel passare da una squadra che lotta per la salvezza alla Fiorentina, che non sarà il top in Italia, ma che ha ben altre ambizioni e pressioni

Gudmudsson però non è Colpani, che invece gioca sempre, e sarebbe finalmente arrivata l’ora di abbandonare reticenze e paure per farci vedere se è quello che tutti noi speriamo che sia

P.S. A me Beltran piace come persona ma se un attaccante pagato 25 milioni fa 8 gol, di cui 3 su rigore, in 43 partite e con pochissimi assist come lo vuoi definire? Un acquisto azzeccato?

Mah

Il mio sogno sarebbe vivere in un Paese dove chi si contende il primato della politica considera l’altra parte un avversario e non il nemico da abbattere e mai da ascoltare

La radicalizzazione dello scontro è il male peggiore dell’Italia, si dirà che accade un po’ ovunque, ma è come per i cori razzisti allo stadio: se li fanno quelli che della mia tribù calcistica mi incazzo (scusate il francesismo) il doppio

La bellissima liberazione di Cecilia Sala ha generato un momento di tregua da tutto questo e anche la sinistra ha riconosciuto (o ha dovuto riconoscere…) i grandi meriti del Governo e soprattutto di Giorgia Meloni.

Sarebbe accaduto lo stesso a parti invertite? Non lo so, può essere, soprattutto me lo auguro anche se so benissimo che questo momento di grande sollievo nazionale non diventerà la pietra angolare per un diverso approccio al confronto con chi sta dall’altra parte del tavolo, o del Parlamento

Se uno non avesse visto la partita, e si limitasse quindi ad ascoltare quello che hanno detto nel post gara Palladino e Sottil, penserebbe ad una congiunzione astrale che ha costretto la Fiorentina a subire la terza sconfitta in quattro partite al termine di una prova, a sentire tecnico ed esterno, molto positiva

Purtroppo non è così

La squadra batte in testa, è stanca e se non ci sono i colpi di classe di De Gea e Kean, ieri entrambi al limite della sufficienza, è al momento ben poca cosa

Ieri sono andati in campo sette undicesimi della formazione della passata stagione e già questo è un segnale importante, ma soprattutto la squadra ha giocato davvero bene per non più di trenta minuti: i primi quindici, gli ultimi dieci del primo tempo e una manciata di intensità nel secondo, davvero troppo poco

Come si fa ad essere soddisfatti del gioco, della difesa a tre, dell’approccio alla gara?

L’approccio va bene, ma poi conta il resto, perché si sta andando come i gamberi: un tempo a Bologna, trenta minuti con l’Udinese, meno di venti ieri

Non credo e non vedo soluzioni salvifiche nel mercato di gennaio, meglio guardarsi in casa, serrare le fila e ripartire con la testa, tenendo conto della realtà attuale

Un grande, da conoscere, Aldo Agroppi è stato un compagno di viaggio unico, non voglio cercare di scrivere qualcosa di originale e quindi vi ripropongo quello che ho scritto per il web del Corriere della Sera

In direzione ostinata e contraria. Sempre. Per dirla alla maniera di Fabrizio De André, uno dei suoi amati cantautori, perché Aldo  Agroppi, scomparso ieri all’età di 80 anni, è stato soprattutto  contro.

E già il suo esordio da calciatore faceva presagire un futuro da romanzo popolare, perché il giorno del suo esordio in serie A col Torino (vittoria di 4 a 2 contro la Sampdoria) coincide con il tragico incidente stradale in cui perse la vita Gigi Meroni, con cui forse il Toro avrebbe vinto prima del 1976 lo scudetto. Innamorato pazzo della maglia granata, dopo aver rinnegato il suo passato di juventino e di fan sfegatato di Sivori, se ne va insieme a Cereser proprio l’estate prima della fantastica galoppata della squadra di Radice, un segno del destino. Smette anche il “suo” capitano, quel Giorgio Ferrini, che molto gli ha insegnato nello spogliatoio e che morirà pochi mesi dopo per emorragia cerebrale ad appena 37 anni. Ancora un anno ed è in campo col Perugia quando si accascia senza vita Renato Curi: sono tragedie che lo segnano per sempre, insieme alla prematura scomparsa a causa della leucemia  dell’amato fratello Livio, che aveva solo vent’anni.

Ottimo centrocampista di contenimento, a lui tocca sempre il più bravo degli avversari: Rivera, Antognoni, Mazzola e sono duelli aspri, ma senza cattiveria. Si toglie anche il gusto di segnare il gol alla Sampdoria che nel 1972 potrebbe dare al Toro il primo scudetto dopo Superga, ma Barbaresco inspiegabilmente annulla ed è un’altra ferita, stavolta calcistica, da portarsi dentro

Avrebbe tutte le caratteristiche per diventare un grande allenatore, ma la partenza è rallentata dalla depressione, figlia dei tanti lutti, che lo costringe un paio di volte alle dimissioni, pratica quasi sconosciuta in Italia. Il sogno neanche tanto segreto sarebbe allenare il suo Torino, ma a 41 anni arriva la chiamata da Firenze ed è la sua stagione migliore, con annesso scontro con Antognoni, che stava faticosamente recuperando da un grave infortunio. Arriva quarto, sostenuto nello spogliatoio dal trio Passarella-Oriali-Galli, ma poi non viene confermato dal neo presidente Pier Cesare Baretti e comincia la discesa

Va a Como, resiste alle pressioni di Berlusconi che vorrebbe vedere il costosissimo Borghi (prestito dai rossoneri in campo) e dopo poco viene esonerato. Dopo qualche altra esperienza negativa, torna a Firenze nel gennaio 1993, ma non è più lo stesso, lui se ne accorge, soffre, vorrebbe dimettersi e invece viene esonerato a poche giornate dalla fine, ma la Fiorentina finisce lo stesso in serie B dopo 55 anni

Nel frattempo si era imposto come straordinario polemista sulla Rai, umiliando in diretta alla Domenica Sportiva  il presidente federale Matarrese e ancora come seconda voce per la Nazionale, ma dura poco: troppa verve e assoluta mancanza di diplomazia. Quando decide di appendere la panchina al chiodo trova ancora il tempo di una disputa all’arma bianca con Lippi, una frattura che non verrà mai ricomposta.  Toscani sanguigni, uomini di mare, uno di sabbia (Lippi), l’altro di scoglio (Agroppi), troppo diversi per cercare una riconciliazione

Amato e detestato, generoso con gli amici, la battuta sempre pronta, ottimo giocatore di carte, profondo cultore della musica italiana e  un amore solo nella vita, Nadia, la donna che filtrava le negli ultimi tempi le telefonate e che smussava gli angoli di un uomo difficile da scordare

Si può a fine 2024 farsi 800 chilometri in macchina, spendere soldi e tempo, per urlare a Vlahovic “sei uno zingaro”?

Evidentemente sì, come dimostra l’ennesima esibizione di imbecillità da parte dei soliti idioti che ieri hanno fatto sospendere per un paio di minuti Juventus-Fiorentina

Si dirà; sono quattro gatti, che ci vuoi fare? E non è vero, perché intanto sono più di quanto si pensi e poi vorrei farci parecchio perché queste continue esibizioni di razzismo danno la nausea e la si dovrà pur smettere di pensare allo stadio come ad un luogo dove si possa fare e soprattutto dire di tutto

Si dirà ancora: lo fanno in ogni stadio, perché prendersela con i nostri? Argomento risibile, perché è proprio da casa tua che dovresti cominciare a fare pulito per ripulire dai violenti quello sport meraviglioso che è il calcio

Per una volta nella vita sono dalla parte della Juventus e confido molto nelle telecamere di sorveglianza per stanare questi deficienti che mi hanno tolto la voglia di godere di un ottimo pareggio, rimediato quando ormai non ci credeva quasi più nessuno

Se molti, o quasi tutti, i tifosi viola si ricordano cosa stessero facendo il giorno in cui Osvaldo segnò il 3 a 2 alla Juve nel marzo del 2008 o ancora hanno i brividi nell’ascoltare o vedere la tripletta di Pepito Rossi nell’ottobre del 2013, un motivo ci dovrà pur essere

Che sia (probabile) provincialismo o una ricerca di vendetta per i molti torti non importa: resta il fatto che la partita contro la Juve non potrà mai essere “normale”  e quella di domani non fa eccezione

Sarebbe interessante andare a rivedere i motivi che ogni volta la rendono unica: la prima volta di Baggio o quella di Vlahovic, e chiedo scusa per l’accostamento blasfemo, le pedate di Biraghi a Chiesa, la lotta per lo scudetto rubato nel 1982 o la Coppa Uefa sgraffignata nel 1990 e tanto altro ancora, ma alla fine il comune denominatore è sempre lo stesso, si sta parlando della Juventus

Firenze è il Piave viola della Toscana, peraltro molto bianconera, difficile passare indenni agli sberleffi e all’isolamento calcistico se, essendo nati nella città di Dante e Mario Ciuffi,  si ha questa passione abbastanza curiosa

Per questi e cento altri motivi, che ognuno potrà trovare da solo, Juventus-Fiorentina non è e non sarà mai una partita come le altre

Pare che le partite di calcio durino da qualche anno 90 minuti più i recuperi, che sono variabili: ecco, giocarne a un certo livello solo 25 non pare essere una grande idea e lascia amari interrogativi sul futuro viola prossimo venturo

Se Kean si mangia due reti e De Gea non fa il solito miracolo, cosa rimane della squadra?

Non molto, dopo l’abbandono di Bove, che consentiva intriganti variazioni tattiche e che in certe partite riportava alla mente uno dei suoi idoli, De Rossi, che sembrava facesse giocare la Roma in 12

Esiste una pervicace idiosincrasia al gol da parte di quelli che oltre al Kean dovrebbero farne almeno 6/7 a stagione: Beltran, Kouame, Colpani, Ikone e anche l’ottimo Sottil degli ultimi tempi

Se poi ci aggiungiamo che in pratica Gudmudsson deve ancora cominciare la stagione, ecco che il quadro è completo e induce ad un sano realismo, di cui dovrebbe tener conto anche Palladino

Perché non si può sacri3ficare il terzo centrocampista in nome e per conto di Colpani, su cui si sta praticando un discutibile accanimento tecnico-terapeutico, vista l’insistenza con cui lo si manda in campo da titolare

Si potrebbe anche prendere in considerazione solo il risultato, ma sarebbe un errore perché questa Fiorentina deve passare dal meccanico, anzi dai meccanici: Palladino e mercato

Gli aggiustamenti del tecnico non funzionano, Kouame è un centravanti solo di facciata, che non fa mai gol e neanche ci va vicino e Beltran, che nel 2023 era stato preso proprio per segnare, non è neanche lontanamente assomigliante a Bove e quindi non può fare le due fasi

Ci vogliono quindi soprattutto due acquisti: un ottimo centrocampista e un decente vice Kean, anche perché il centravanti viola pare essere in fase calante e questo è un bel guaio

La Fiorentina ha giocato davvero male e avrebbe potuto tranquillamente perdere, ripetendo in peggio la prestazione di Bologna e ora col fiato corto si arriva alle ultime due gare dell’anno: niente allarmismi, ma bisogna stare attenti a non sciupare il bello degli ultimi mesi.

Ottavia Piana e’ salva, evviva!

E’ stata tirata fuori alle 3 di notte falla grotta dove era precipitata qualche giorno fa, era la seconda volta che succedeva

159 persone al lavoro per 80 ore: chi paga tutto questo?

Forse sto diventando cinico…

Non ci siamo capiti: certo che doveva essere salvata, ci mancherebbe altro, mi chiedevo chi dovesse pagare il conto


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