Maggio 2019


Alla fine è sceso in campo Diego e lo ha fatto alla sua maniera.

Su alcune cose ha perfettamente ragione ed è quello che vado ripetendo da tempo, a costo di prendermi gli insulti.

Si contesta non andando allo stadio, non sottoscrivendo l’abbonamento, non comprando la maglietta, fischiando, ma non offendendo.

Sono anni che dico e scrivo che non si può considerare il calcio una specie di Colosseo mediatico in cui tutto è permesso, e parlo anche per esperienza personale: il giorno in cui ci arriveremo sarà un bel passo avanti, ma il traguardo mi pare lontano.

DDV ha ragione anche sulla mancanza di compratori: la Fiorentina è stata messa in vendita quasi due anni fa ed è sempre lì, potenzialmente acquistabile da tutti, ma nessuno di serio si è mai visto all’orizzonte.

Forse chiedono troppi soldi, ma è roba loro, come si fa a decidere noi quanto pretendere?

C’è poi il discorso dei soldi tirati fuori dalla famiglia in questi 17 anni: sono tanti? Sono pochi? A me sembrano parecchi, ma sono valutazioni personali.

Comunque sia, al contrario di altri, loro non hanno mai preso soldi dalla Fiorentina e neanche ci guadagnano, come altri proprietari, più scaltri. Quei milioni di euro messi dentro anno dopo anno sono quattrini veri.

Restano due criticità: la totale mancanza di autocritica dei Della Valle, perché la realtà ci racconta di una Fiorentina tredicesima in classifica, la maggioranza dei tifosi  è stremata dal poco visto e sarà colpa di qualcuno, no?

A cominciare da chi sceglie gli uomini che guidano società e squadra, cioè  i Della Valle, che non si sono mai sottoposti ad un confronto reale con la città e la tifoseria.

E poi la passione di cui parla Diego e qui, prendiamo per buono quello che lui scrive.

Se davvero esiste, dovrà  ammettere  che da anni manca completamente la percezione da parte del popolo viola di questa passione, con o senza plusvalenze.

E anche in questo caso bisognerebbe chiedersi in cosa si è sbagliato nel passato, più o meno recente.

Mi astengo sul discorso stadio, che ho sempre visto come qualcosa di molto lontano, e rimango con la curiosità di vedere cosa succederà un minuto dopo la fine del campionato.

Eppure in quello stadio, mitico, ci siamo stati anche noi e non un secolo fa.

E ci abbiamo pure vinto, in una serata che forse a pensarci ora non ci siamo nemmeno goduti abbastanza.

Non è vero che con i Della Valle sia andata sempre così: ci sono state notti magiche illuminate di viola in cui tutto sembrava possibile, anche vincere la Champions, perché no?

Poi arrivò Ovrebo, ma questa è un’altra storia.

Era meno di dieci anni fa, Gilardino segnava e noi impazzivamo inseguendo una grandezza che ci era stata promessa e che sembrava spettarci per l’amore che avevamo per quella che è sempre stata molto più di una squadra.

E ora?

Davvero ci siamo meritati tutto questo grigiore?

Non parla nessuno tra i giocatori e potrebbe anche essere una buona idea, visto che c’è poco da dire.

I dirigenti però hanno il dovere di intervenire mediaticamente e non bastano le dichiarazioni in calcese puro di Antognoni pre e dopo gara: ci vorrebbe Andrea Della Valle, se proprio Diego non vuole intervenire, oppure al limite Cognigni.

Siamo in avvitamento totale, avremmo meritato il pareggio, ma alla fine, in momenti come questi, contano e parecchio i risultati, che condannano pure Montella, un po’ in confusione nel dopo partita.

Ci sarebbero due provvedimenti da prendere: il ritiro, che però il tecnico considera controproducente, e le dimissioni di Corvino, che però non ci pensa nemmeno lontanamente e quindi siamo al nulla cosmico.

Infine una riflessione: un dirigente calcistico, un direttore dell’area tecnica, non si giudica solo per gli acquisti e le cessioni, ma anche per come gestisce la squadra e lo staff tecnico durante la stagione e qui davvero la situazione è se possibile ancora più desolante della classifica.

Se io fossi Pantaleo Corvino, ringrazierei tutti e a fine campionato con un gesto di classe rassegnerei le dimissioni.

A fine campionato, perché ora non avrebbe senso e creerebbe ancora più confusione nel già frastagliato cielo viola.

Sarebbe un moto di orgoglio che renderebbe giustizia all’impegno profuso in questi tre anni peraltro fallimentari sul piano dei risultati.

Non vedo all’orizzonte possibilità di rilancio per il direttore generale ed è come nei matrimoni ormai arrivati agli sgoccioli e anche oltre, con l’aggiunta che però qui non ci sono figli da salvaguardare.

Anzi, no: ce n’è una che amiamo tutti e che si chiama Fiorentina.

E non sarà certo solo colpa di Pantaleo, che adora questa bambina di 92 anni, se siamo finiti in questa marasma, ma continuare così mi sembrerebbe davvero accanimento terapeutico.

Stasera edizione straordinaria del Pentasport dalle 18 alle 20

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