Febbraio 2018


Ho avuto la fortuna di presentare tanti momenti viola negli ultimi venticinque anni, in alcuni casi avevo una strizza tremenda perchè non è affatto facile stare con un microfono in mano e parlare ad uno stadio pieno prima o dopo una partita importante: trentamila persone che ti ascoltano e se dici una bischerata o hai un’amnesia o un mancamento, sai che figura.
Ieri è stato uno dei pomeriggi più belli tra tutti quelli, e sono tanti, che la Fiorentina mi ha permesso di vivere da quando ho iniziato a cercare di fare il giornalista.
Il posto: Palazzo Vecchio.
Il libro di Chantal Borgonovo e Mapi Denna: bellissimo e appassionante.
La Fiorentina: Antognoni, Pin, Di Chiara, Pioli, Carobbi, Malusci, Roggi, mi sembrava di giocare anch’io in quella squadra.
Il pubblico: numeroso e partecipativo, con tantissime donne, a conferma che questo è un libro che parla soprattutto d’amore, oltre che di calcio e di dolore.
Il calore delle persone che ho nel cuore: Cristina e i miei figli, seduti in platea insieme agli amici più cari.
Un’ora davvero indimenticabile: grazie Stefano, per me è come se avessi segnato ancora il gol alla Juve al 90°, il sogno di tutti i fiorentini….

Gran vittoria, sotto tutti i punti di vista.
Tre punti che irrobustiscono la calssifica e tolgono un bel po’ di veleni nella settimana santa, calcisticamente parlando.
Il gol di Chiesa è da ricordare a lungo, un po’ come la frittata di Sportiello, ma alla fine il risultato è giusto.

Mi emozionerò certamente questo pomeriggio alle 17 nella Sala d’arme a Palazzo Vecchio quando presenterò il libro di Chantal Borgonovo e Mapi Danna “Una vita in gioco. L’amore, il calcio, la SLA” perché quel Fiorentina-Milan di quasi dieci anni fa, con Roberto che al Franchi porta in giro Stefano in carrozzina è stata la radiocronaca più difficile della mia vita.
Un groppo in gola mi ha accompagnato in quei minuti in cui Stefano salutava chi gli voleva bene, ed eravamo tantisismi.
Ci saranno, oltre naturalmente alle autrici, anche Antognoni e Pioli, tanta Fiorentina di ieri e di oggi, ma soprattutto è come se ci fosse lui, Stefano, pronto a fulminarci con una delle sue battute.
Sarà molto bello e molto difficile, però è un grande onore poterlo fare dopo aver raccontato replica orologi tutti i suoi gol con la maglia che più ha amato.

Non so se porteranno i tre punti pomeriggio, ma era l’ora che i Della Valle rientrassero mediaticamente in scena.
Non importano le dichiarazioni, meglio facciano sentire a Pioli e ai giocatori che i proprietari sono loro e che non siamo una società in balia di se stessa.
Ci sono squadre in autofinanziamento da anni, squadre che fanno perfino utili e non hanno neanche minimamente la nostra immagine negativa tra i propri tifosi.
È probabile che il rapporto con la parte più calda e appassionata dello stadio sia irrimediabilmente rotto, ma se si vuole tentare una ricucitura converrà riflettere bene su come si sia arrivati a questo punto con i tifosi.
Tifosi e non clienti.

Dispiace per Babacar, ma alla fine è stato meglio così per tutti, soprattutto per la Fiorentina.
Mi accorgo con tristezza che sto facendo ancora una volta un discorso economico come per molti altri casi nel passato, ma questa è oggi la Fiorentina, senza un filo di romanticismo, nonostante gli apprezzabili tentativi di Salica e Antognoni di conservare un minimo di feeling tra tifosi e proprietà.
Ci sono più soldi in cassa e meno da spendere di ingaggio, Falcinelli non è affatto male e quasi certamente Dabo sarà più utile del fantasma Sanchez, però i quattro terzini sono sempre gli stessi e soprattutto il cielo viola è sempre più grigio.
Peccato, perché l’amore rimane, ma è sotterrato da malintesi, ripicche, distacchi, uscite mediatiche sbagliate.
Ci sono squadre che nel passato e nel presente si sono autofinanziate senza portarsi dietro tutto questo macigno di scontentezza che il silenzio dei Della Valle contribuisce sensibilmente a far crescere.
Sentiremo cosa racconterà oggi Corvino nel consueto incontro post mercato, sperando che i toni siano più adatti alla situazione molto difficile che stiamo vivendo

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