Gennaio 2017


Stasera salerò Fiorentina-Juventus

Mi spiace moltissimo, ma non ce la faccio

E’ anche una forma di rispetto verso chi ascolta: da quattro giorni ho una forte sciatalgia che rende la vita (temporaneamente) complicata in tutti i sensi e non sarei certamente al meglio della forma

Sono imbottito di antidolorifici, ma proprio non mi muovo

Ascolterò Giovanni e il resto dei ragazzi sperando nel meglio

Tra Kalinic, la Cina, i mal di pancia di Sousa e il mercato qui non sembra neanche Fiorentina-Juventus.

Non si tratta di essere nostalgici, ma realistici: se abbiamo una possibilità di battere una squadra nettamente più forte di noi, questa possibilità è nella preparazione della gara, dentro e fuori dal campo.

Basta col politicamente corretto, basta col dire che è una partita come tutte le altre, perché non lo è nel modo più assoluto.

E mi piacerebbe che ci allenassimo alla gara come se dovessimo giocare anche noi, che non ci fermassimo se per caso loro passano in vantaggio, che insomma siano novanta minuti di fuoco e anche di più, cioè da quando loro entrano in campo per il riscaldamento o se Agnelli/Marotta/Nedved dovessero fare il loro classico giro di campo.

Alla fine è stato giusto così, per la traversa di Bernardeschi (che magnifico giocatore sta diventando) e per il palo di De Maio, che non mi è parso più scarso di tanti suoi compagni di reparto.

Abbiamo cominciato bene l’anno e la qualificazione ai quarti era indispensabile per non avvitarci più di quanto sta accadendo per via dell’affare Kalinic, ieri l’ombra di se stesso.

Ci siamo stancati più noi e della Juve, e anche se non fosse stato così domenica sera partiamo battuti ed io inviterei per una volta a ritrovare lo spirito di Tendi e Fuser e farla diventare la partita dell’anno.

E’ in arrivo Sportiello, con tanti saluti a chi aveva pesantemente ironizzato sull’accoppiata Loreto-Magrini che nel settembre scorso avevano raccontato per primi la trattativa per il portiere, salvo poi prendersi le pesanti ironie di qualche addetto ai lavori.

Il mio rapporto con i soldi è sensibilmente variato nel corso degli anni.

Il vorrei ma non posso dell’infanzia e dell’adolescenza, con annesso un certo senso di frustrazione, si traduceva in fantastici progetti inevitabilmente sognati il 5 e il 6 gennaio di ogni anno, quando inevitabilmente fantasticavo di vincere i 150 milioni della lotteria di capodanno: compro il KTM e dopo la Golf GTD, regalo questo a quello e a quell’altro/a, vado a vivere per conto mio e non mi fermavo più.

Poi è arrivato il momento delle cambiali, per comprare la macchina e poi la casa, il tutto affrontato con molta leggerezza, perché da giovani si è molto più liberi di testa.

Ho avuto fortuna e mi sono impegnato davvero tanto, oggi direi troppo, al punto che oggi riesco a mantenere a livelli medio alti oltre al sottoscritto altre quattro persone, ma non ho mai abbandonato il senso della misura: i soldi sono importanti, e chi lo nega è un ipocrita, ma davvero non sono tutto.

Per questo non riesco ad appassionarmi alla vicenda Kalinic.

Nel mio piccolo ho rinunciato a qualche decina di migliaia di euro se il cambio professionale che mi veniva prospettato non mi sembrava giusto o, come nel caso dell’addio a Canale 10 quindici anni fa, se ritenevo opportuno scontare certi errori del passato, ma qui i valori economici in campo sono davvero fuori da ogni immaginazione.

Per questo mi astengo da qualsiasi giudizio, preferendo vigilare sul fatto che l’enorme somma eventualmente incassata sia poi in larghissima parte reinvestita per  il bene della Fiorentina.

 

Colazione ieri mattina non lontano dallo stadio.

Entra un gruppo di ragazzini dell’età di Cosimo, tutti eccitatissimi e con la sciarpa viola al collo, stanno andando allo stadio per l’allenamento a porte aperte che la Fiorentina ha “concesso” ai propri tifosi il giorno della Befana.

E ancora una volta ho pensato all’assurdità di questo calcio che si è rinchiuso in se stesso non capendo che è solo attraverso il contatto diretto che si possono continuare a coltivare i sogni e il pallone visto con gli occhi di un ragazzino è un grande, immenso sogno.

Poi continueranno pure a tenere blindati gli schemi di Sousa e a considerare la rifinitura del giorno precedente la gara preziosa come la formula magica della Coca Cola, ma credetemi: senza sognare si vive male tutto, calcio compreso.

Clima ancora di festa, in città la mattina si scorre che è una bellezza, i ragazzi ancora non pensano con troppa angoscia alla scuola.

Il dopo sosta ci ha quasi sempre fregato, sto pensando a quanto accadde 24 anni fa in questi giorni, con il licenziamento di Radice e la caduta verso la B.

Ci ha fregato anche il Pescara nel 2013, quando sembrava impossibile anche solo pareggiarla quella partita.

Il perché la Fiorentina faccia così fatica dopo la pausa invernale non si è mai capito fino in fondo, anche perché non esiste una logica in tutto questo.

E’ chiaro che sosta o non sosta a Pescara dobbiamo solo vincere, non esistono scuse e sarebbe anche un gran modo di celebrare sul campo il ritorno di Antognoni.

E’ stato un percorso lungo, cominciato nel dicembre 2012, ma alla fine ci siamo arrivati: Renza Ciuffi non avrà nessun problema abitativo fino a quando (si spera il più tardi possibile) raggiungerà il suo amato Mario.

E avrà anche una situazione confortevole grazie alla Madonnina del Grappa, ma soprattutto grazie a tutti voi che avete contribuito con le vostre offerte a raccogliere una somma che è poi servita a regalare a Renza tranquillità e serenità

Scrivo queste righe anche per liberarmi di un senso di colpa che mi ha accompagnato per un certo periodo nella strada che il Comitato amici di Mario Ciuffi ha faticosamente attraversato: le mie vicende personali degli ultimi due anni non mi hanno infatti permesso di seguire come avrei voluto tutto quello che accadeva.

E’ il momento dei ringraziamenti, doverosi e assolutamente non retorici.

I nomi che state per leggere vi diranno poco, a parte uno, ma sono stati loro i veri protagonisti di questa avventura: Mario Tintori, Paolo Piazzini, Antonello Vannucci, Maurizio Nencini, Marco Galletti, Matteo Lucherini, Lucia Benvenuti e Sara Lupo.

Uomini e donne di grande generosità, che hanno speso per affetto verso Mario qualcosa che va oltre il denaro: il proprio tempo.

E un grazie va anche a Mario Tenerani: per quindici anni ci siamo fronteggiati in campo aperto con punte di asprezza di cui oggi mi pento, ma sapevo bene come fosse l’unico che mancava nella squadra del Pentasport e che quindi avrei preso volentieri.

Infatti gli chiesi a sorpresa (per lui) di diventare uno dei responsabili della nascente Radio Sportiva, ma sia pure a manlincuore Mario rifiutò per questioni di…cuore professionale.

Da lì è nato un rapporto vero, sincero, che è molto servito alla creazione del Comitato, che ora si scioglierà, e poi nei contatti con la Madonnina del Grappa, fino ad arrivare oggi finalmente alla chiusura del cerchio.

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