Game over, siamo fuori dall’Europa per quello che riguarda il campionato.

Un risultato pessimo, che potrebbe essere ribaltato dalla Coppa Italia e che comunque al momento è estremamente deludente.

Il calcio, con tutti i soldi che girano, è diventato sempre meno sorprendente e per quanto sia triste ammetterlo è bene non illudersi di essere al livello di almeno cinque squadre: Juve, Napoli, Roma, Inter e Milan.

Con la Lazio ce la possiamo giocare, con altre quattro è invece doveroso pretendere di vincere il mini campionato delle seconde linee ed è quindi inaccettabile stare oggi dietro Torino, Sampdoria e soprattutto Atalanta, una squadra con un tecnico insopportabile che ieri ci ha dato un’autentica lezione di calcio.

Abbiamo perso meritatamente, sbagliando la formazione iniziale e con prestazioni personali sconcertanti, da Milenkovic a Veretout, cioè due pezzi da novanta.

Se non arriviamo almeno in finale in Coppa Italia, occorrerà a maggio una riflessione approfondita per capire di chi sono le responsabilità della terza stagione consecutiva insufficiente, perché urlare contro i Della Valle può essere una valvola di sfogo, ma serve veramente a poco.

E anche triste, mi verrebbe da aggiungere.

Vedere ieri sera l’Olimpico fermarsi completamente per ricordarsi di Davide è stato qualcosa di emozionante ed è successo per ora ovunque senza sbavature.

Incredibile  come Cagliari, Roma e Fiorentina giocassero per puro caso in tre giorni diversi, quasi che ognuna delle sue tre squadre avessero ogni volta un loro momento speciale per celebrare questo ragazzo di 31 anni che voglio pensare come “ancora CI ascolti e che come allora sorridi”.

Ormai siamo diventati la squadra più matta d’Italia, qualcosa in fondo di divertente ed in linea con l’essere la più giovane se non fosse che siamo abbastanza lontani dall’Europa, in campionato e in Coppa Italia.

La qualificazione è molto difficile, ma non impossibile e non si capisce bene se questi due mesi siano un bene o un male, comunque ci sono e converrà attrezzarci mentalmente.

L’importanza di Chiesa in questa squadra assomiglia sempre di più a quella di Antognoni negli anni settanta: c’è lui e poi ci sono gli altri dieci, o tredici, che vanno in campo.

Con Batistuta, peraltro il più grande di tutti, era diverso perché con lui c’erano Rui Costa e Toldo.

A volte spunta Muriel, in altre occasioni, ma non certo ieri, si applaude Lafont, segna spesso Benassi, ma senza Chiesa non si va da nessuna parte.

Converrà pensarci molto bene prima di arrendersi al profumo dei soldi perché Federico si può trattenere, o almeno bisogna provarci.

Ho sempre stimato la dirigenza dell’Inter e in particolare quando c’era Moratti per le tante iniziative di solidarietà intraprese sotto la sua guida.

Possibile che nessuno tra i dirigenti stigmatizzi i vergognosi messaggi che escono sui social e che infangano la memoria di Davide Astori?

Il limite massimo è questo pomeriggio, dopo di che ogni presa di posizione diventa tardiva.

Polpastrelli, petti, braccia: gli scontri tra Inter e Fiorentina sono diventate delle vere e proprie lezioni di anatomia.

Il fatto è che abbiamo assolutamente meritato il pareggio e  non importa nemmeno tanto come ci siamo arrivati, anzi così  c’è un sottofondo di godimento che si respira in città.

Siamo stati trascinati da Chiesa, capitano vero, e qui ribadisco la necessità di pensare ad un calcio più romantico in cui sognare che una bandiera possa sventolare un po’ di più.

Abbiamo giocato col cuore, fregandocene della Coppa Italia ed è quello che vuole il popolo viola, che alla fine era giustamente soddisfatto.

E comunque non siamo certo messi peggio dell’Atalanta.

 

SUL CORRIERE FIORENTINO, PER MIA COLPA, IL VOTO DI PIOLI E’ SBAGLIATO, NON E’ 5,5 MA 6,5

MI SCUSO CON I LETTORI DEL CORRIERE E CON PIOLI STESSO

Quanto tempo è passato da quando Borja Valero se ne è andato da Firenze?

Cinque anni?

No, appena diciotto mesi, eppure sembra che non ne sia rimasta traccia.

Stasera torna per la seconda volta al Franchi da avversario e non si sente un fremito emotivo.

Ci siamo troppo entusiasmati prima o siamo diventati troppo cinici adesso?

Il prossimo primo settembre il Pentasport compie quarant’anni, se mi avessero detto che avrebbe avuto una vita così lunga e così fortunata non ci avrei mai creduto.

E’ andata non bene, ma benissimo.

Abbiamo nove persone assunte a tempo indeterminato (una vera e propria anomalia per il mondo mediatico da tempo in crisi profonda), un piccolo esercito che insieme ad altri giornalisti costituisce il vero motore di tutto quello che ascoltate ogni giorno, sia che si parli di sport che di cronaca.

Ragazzi diventati uomini, giovani giornalisti che ho visto crescere, che ho rimproverato ed elogiato, che ho nel cuore e a cui rivolgo quotidianamente le principali attenzioni, economiche ed emotive.

Loro sono il Pentasport.

Poi ci sono gli opinionisti, che vanno e vengono e che sono scelti in base al mio gusto giornalistico che trae origine dall’interesse che possono suscitare in chi ascolta: posso non essere d’accordo con quello che dicono, ma se sono funzionali al Pentasport vanno benissimo.

Succede che  smettano per mia scelta o per una loro decisione personale, e in tutte e due i casi ci vuole il massimo rispetto per la strada intrapresa, anche perché le collaborazioni non durano in eterno.

Da questa settimana non ascolterete più Furio Valcareggi, che non si sentiva più a suo agio nella nostra struttura e ha voluto interrompere il rapporto a stagione in corso, magari domani non sentirete altre voci e qualcuno sarà contento, altri protesteranno, è sempre andata così.

A Furio, così come a tutti quelli che hanno trascorso un po’ di tempo con noi, gli auguri di buon lavoro, magari su altre frequenze.

 

P.S. Mi avete convinto e avete convinto lui: dal 5 marzo avrò Immonda  Bestia nel Pentasport come battitore libero, sarà il portavoce del blog e di se stesso

 

Ho consigliato a Enrico Chiesa la querela del presidente della Spal, non so se lo faranno, ci sono vari ostacoli procedurali per via della clausola compromissoria, ma ci proverei.

Perché le parole di Ferrara ledono l’onore di Federico, sono offensive, gratuite e completamente fuori luogo: non si è buttato, dal rigore con l’Atalanta in poi è come se avesse un riflesso condizionato che lo fa stare in piedi ad ogni costo, ci sono le precedenti partite a dimostrarlo.
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Cosa gli sia preso al presidente della Spal non lo so, ma sono affari suoi, della sua tenuta nervosa, fatto sta che Chiesa va difeso, non tanto e non solo perché è il nostro giocatore più importante, ma perché le accuse nei suoi confronti sono totalmente infondate.

Sulla partita c’è poco da dire, scricchioliamo in difesa e stiamo trovando un Gerson ed un Edimilson in forma, qualcosa che ci aiuta nei giorni di luna storta di Muriel, mentre Simeone si sta trasformando in Babacar: entra e segna…

Brutte notizie per i contestatori tout court dei Della Valle: non vendono e hanno intenzione di ripartire, anche se non come piacerebbe a chi sogna una Fiorentina in stile Inter mortasata.

Investiranno nelle strutture, per rendere la società, e di conseguenza la squadra, più forte sul lungo periodo, che nel calcio è una prospettiva molto rischiosa, perché è pericoloso già pensare all’immediato domani e non all’oggi.

L’apprezzabile solidità progettuale e finanziaria dei Della Valle, a cui stanno lavorando tutti i manager viola, andrebbe irrorata da un lato con i risultati, a cominciare tra poco da Ferrara, ma anche con qualcosa che consenta ai tifosi di appassionarsi.

Il nome giusto è Federico Chiesa: davvero non si può fare un costosissimo strappo alla regola e trovare un compromesso economico che ci permetta di godercelo per almeno altre due stagioni?

Questo sarebbe il modo migliore per iniziare il nuovo capitolo della storia tra i Della Valle e chi ama la Fiorentina.

Da questa pietra angolare di potrebbe ricominciare a costruire dopo anni di astio e incomprensioni sfruttati al meglio dai teorici del “tanto peggio, tanto meglio”.

Oggi, nel giorno della festa degli innamorati, si può tranquillamente affermare che le donne vengono da Venere e gli uomini…non si sa più da dove.

Qualche anno fa mi lanciai in una spericolata e presuntuosa spiegazione dell’universo maschile con la mia figlia più grande e affermai che in fondo capirci non era troppo difficile perché avevamo tre leve che muovevamo a seconda delle circostanze: cibo, gioco (spesso calcio) e sesso.

Inutile quindi pretendere di più, troppo complicato per noi.

Bastava azionare con sapienza queste leve e il gioco era fatto,

A dieci anni di distanza da quelle parole non ne sono più troppo convinto, sarà per le esperienze personali che ho avuto, sarà perché verso i 55 anni sono uscito dall’adolescenza emotiva, fatto sta che noi maschi oggi siamo in mezzo al guado.

Dobbiamo essere forti e teneri, comprensivi e risoluti, rappresentare con i figli l’autorità senza mai scadere nell’autoritarismo, insomma un bel po’ di cose insieme, altro che solo gioco, cibo e calcio.

Dobbiamo essere tutto questo,se vogliamo entrare in sintonia con le donne, ma mi pare che non sia così semplice e che molti si tirino indietro e coltivino i propri bisogni primordiali: divertirsi con le signore e signorine più disponibili, mangiare e molte partite da giocare o vedere.

Sbagliano loro o sbagliamo noi che per amore abbiamo provato e stiamo provando a mutarci geneticamente?

Il dibattito è aperto.

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