Tuffo al cuore in televisione: canale 216, danno Italia-Inghilterra, Europei del 1980, ed io mi metto ad aspettare con impazienza i minuti finali perchè mi ricordo ancora benissimo dell’azione decisiva della partita.
Apertura al buio di Antognoni per Graziani, fuga di Ciccio sulla sinistra e zampata vincete di Tardelli in mezzo al portiere e due giocatori.
Quello che non ricordavo affatto è l’esultanza successiva, che è la stessa del gol di Rossi alla Germania due anni dopo, con Gentile col pugno alzato a cavalcioni sul compagno (che però stavolta è Tardelli, Rossi fra l’altro era squalificato per via delle scommesse).
Che estate quell’estate e che campionato europeo giocò Antognoni, il migliore dell’Italia.
Poi pareggiammo contro un Belgio ultra catenacciaro e perdemmo l’accesso alla finale.
Eppure quegli Europei hanno un sapore dolcissimo: avevo vent’anni e neanche una lira in tasca, ero già a Radio Blu, alla Fiorentina stavano per arrivare i Pontello con i soldi e una settimana dopo sarei partito con due amici per la Danimarca per una vacanza indimenticabile.
La Juve ci doveva ancora rubare scudetto e Uefa e quindi, per una sera, non era poi così scandaloso voler bene perfino a Tardelli.

E’ stato poi così importante il campionato di Liverani?
A me pare che sia stato un campionato da 6 e sinceramente speravo in qualcosa di più, pur essendo tra gli estimatori di questo ragazzo di trent’anni, che ha parecchio sale in zucca e gli angeli nei piedi.
Non ne farei quindi una questione di Stato se adesso Prandelli decidesse di cambiare modulo e tornare al tanto amato 4-2-3-1.
Costruire un’altra volta la squadra intorno a Liverani può essere un rischio, pensando all’anno in più del giocatore (oddio, grandi passi indietro sul piano dinamico non ne dovrebbe fare…) e soprattutto alle caratteristiche degli altri eventuali nuovi acquisti.
Con uno come Pazzini davanti devi essere per forza più veloce nella manovra, sfruttare la tempistica di Giampaolo, bravissimo a sfruttare gli spazi liberi.
Per questo, se davvero Liveran se ne andrà via, non sarà tutto questo dramma.

P.S. Ho una certezza in più nella vita: le coliche renali non sono come spesso si sente raccontare.
Sono molto peggio!

BENE, VEDO CHE SONO IN MINORANZA SULLA VALUTAZIONE DA 6 DI LIVERANI E NON DISCUTO.
VOLEVO SOLO RICORDARE CHE SONO SEMPRE MOLTO AVARO NEI GIUDIZI (LEGGI I POST SU MONTOLIVO DI QUALCHE MESE FA) E CHE TUTTO QUESTO ENTUSIASMO SU LIVERANI NON L’AVEVO NOTATO DURANTE IL CAMPIONATO.

Leggo su Repubblica l’intervista denuncia del mio amico Paolo Marcheschi (Forza Italia), lo chiamo al telefono e gli faccio la solita battuta-tormentone, ormai vecchia di anni: “ma uno come te che ci sta a fare in un partito a sovranità limitata?”.
Marcheschi, da cui comprerei certamente un’auto usata, aveva chiesto le primarie all’interno del suo partito, per contarsi e per vedere chi fosse il caso di candidare come sindaco.
In passato si era battuto contro l’abolizione del voto di preferenza, che ha di fatto reso i partiti padroni di decidere chi mandare o meno al Parlamento, spalleggiato in questo da Graziano Cioni (DS), un altro di cui mi fido per istinto, pur conoscendolo meno.
Ecco, questi due sono dei guastatori della politica e certamente non andranno lontano, non faranno carriera negli organismi nazionali dei rispettivi partiti perché davvero troppo attenti alla realtà che li circonda.
E poi D’Alema si dice preoccupato della crisi della politica, ormai avulsa dalla società civile.
Lo dice alzando severo il sopracciglio e tre giorni dopo vola a Valencia a vievere estasiato le imprese di una barca griffata con il nome di una borsa che partecipa alla regata sponsorizzata da una valigia.
Nel pomeriggio vado a sentire cosa ne pensano alla Casa del Popolo di Grassina…

Ah, io non lo so davvero, ma almeno lo confesso candidamente e pubblicamente.
Il fatto è che non lo sa nessuno, anche se qualcuno millanta conoscende che non ha.
Con Corvino è così, ci dobbiamo abituare ed è inutile sparare nomi impossibili da Diarra a Gilardino, passando per Ribery.
Quelli non ci toccano, bisogna pescare dove gli altri non sono stati perché tanto si gira sempre intorno al solito punto centrale: il tetto degli ingaggi.
Ogni tanto vado sulla posta elettronica per vedere se è arrivato un comunicato dell’ACF Fiorentina che ci informa dell’avvenuto acquisto di qualcuno.
Poi sarà divertente andare a ritroso per vedere quanti sono quelli che l’avevano detto o scritto.

Confesso che mi faceva un po’ fatica pensare di condurre il faccia a faccia con Corvino.
Sono fatto strano, c’era qualcosa che mi sfuggiva, qualcosa che da quasi due anni e non riuscivo ad afferrare e che mi rendeva difficoltoso il dialogo con il più bravo direttore sportivo che abbia mai conosciuto a Firenze.
Avrei volentieri lasciato microfono e palcoscenico a Ceccarini se non fossero intervenuti fattori esterni che non è qui il caso di spiegare.
Mi era dato un accenno di spiegazione, che però non era sufficiente: a me resta enormemente sulle scatole il mercato, non sopporto quel continuo mulinare di voci e balle che alimenta le giornate estive e quindi non mi andava di sentirmi non rispondere alle domande che in tanti mi rivolgono come se noi giornalisti sapessimo davvero le segrete cose (attenzione in questo campo ai millantatori, a quelli che “me lo ha detto …”).
Però, ripeto, sentivo che non era solo quello,che c’era dell’altro.
Quello che c’era l’ho capito solo alla fine di 90 minuti estremamente piacevoli, che mi hanno tornare la voglia di riavere Corvino al più presto in studio.
Pantaleo è permaloso come me, siamo uguali in questo.
Avevo già accennato all’argomento qualche mese fa, ma adesso ne ho la piena percezione; bravissimo, straordinariamente preparato, furbo, ma permaloso.
Lo ha in pratica ammesso lui stesso quando ha detto che sulla permalosità i giornalisti ed i direttori sportivi si equivalgono.
Ed è stato bello potersi specchiare in qualcuno che ha il tuo stesso difetto, che nasce probabilmente dalla stessa condizione di essere partiti da sotto zero.
Poi lui è arrivato dove è arrivato, mentre io sono solo qua, ben felice comunque di esserci.
Alla fine ero veramente soddisfatto, perché era scomparasa quella patina di diffidenza che c’era sempre stata tra noi, anche se non cambierà niente nei nostri rapporti professionali: lui agirà da direttore sportivo e io giudicherò da giornalista.
Ovviamente la mia condizione è molto più semplice della sua, ma almeno un vantaggio me lo vorrete concedere…

Il delitto di Marsciano, paese a noi molto caro perché lì è nato Giancarlo Antognoni, mi ha istintivamente riportato in gola il groppo che sento da 32 anni, dal delitto del Circeo: la vergogna di essere maschio.
Leggi e non ci vuoi/puoi credere, non può esistere una situazione così.
Una schiavitù casalinga di queste proporzione, fatta di violenza verbale e fisica su una donna e sui figli.
Ma che diamine, siamo nel duemila, in Italia, nell’Umbria felix che ha fatto da sfondo agli spot del Mulino bianco.
Una bestia, e su questo siamo tutti d’accordo, ma come si fa a non ribellarsi e gli altri a non vedere, non sentire?
Ma in fondo al baratro ci siamo noi uomini, con la nostra incapacità di gestire emozioni e pulsioni.
E quando non assomigliamo nemmeno alle bestie (perché le bestie queste cose non le fanno) io provo una rabbia furente e una vergogna da cui non riesco ad allontanarmi.

Grande stile da parte dei Della Valle nei giorni della partenza di Toni.
Sembra quasi che riescano davvero a trasferire un certo modo di comportarsi dal mondo esterno (il loro mondo) a quello del calcio e si spiega anche così il silenzio che c’è attorno alla cessione di uno dei migliori attaccanti in assoluto.
Perché non è mica normale per Firenze reagire così, o forse dovremmo abituarci a questa “normalità” meno passionale, ma anche meno isterica della precedente.

P.S. Che fantastica dimostrazione di affetto state dando qui e su fiorentina.it a Leonardo.
Siete incredibili ed è bellissimo vedere quanta gente gli è affezionata.
Ieri sera Stefano Prizio mi faceva giustamente notare come (al contrario di me e di lui…) Leonardo sia sempre andato d’accordo con tutti ed è vero, senza però mai abbassare la testa (anzi, qualche volta ho dovuto mediare su alcune intemperanze giovanili…).
Gli vuole bene chi lo conosce e chi lo ha solo visto in televisione o sentito parlare in radio: sono orgoglioso di lui.

Succede nella vita che passi un tornado all’improvviso, che rischia di travolgerti proprio quando tutto volge al sereno.
Scrivo e penso queste cose senza esserci passato ed è una visione parziale della situazione, direi molto fortunata.
In mezzo al tornado c’è in questo momento Leonardo Bardazzi, il “preferito”, come dice sempre mia figlia Valentina, perché quando c’è lui a condurre il Pentasport non telefono quasi mai e mi arrabbio pochissimo.
Non so se sia davvero il mio coccolino (anche con Ceccarini in verità chiamo poche volte), certamente è una persona a cui voglio molto bene da dieci anni.
Lo sentii fare una radiocronaca della primavera viola su un’altra radio, mi piacque, gli feci un’offerta che lui accettò al volo.
Poi l’ho conosciuto: schivo, ma dotato di grande personalità, ottimo senso giornalistico con equilibrio raro per un ragazzo di vent’anni.
Con lui mi sento sicuro, anche se dovessi saltare una radiocronaca, ed il suo modo di condurre il Penta a me piace moltissimo.
Non sta bene Leo, ma si rimetterà: ne siamo certo noi che gli siamo affezionati (e siamo in tanti) ed io sono sicuro che il primo prepartita della prossima stagione lo vedrà al microfono di Radio Blu e poi di nuovo in televisione.
Adesso c’è da lottare, ma non è certo da solo e lui lo sa.

Stasera niente, c’è solo da addormentarsi felici con addosso una sensazione che deve essere una lontana parente di quando si vince uno scudetto.
Un arrivo bellissimo ed un punto di partenza per cominciare a sognare, perché io non voglio accontentarmi del quarto/ottavo posto.
Si vede la mano di Prandelli nel cambio del modo di giocare e ora ditemi chi è davvero più bravo di lui in Italia, ma vogliamo anche dire che forse ha trovato la piazza ideale per esprimersi?
Che magari nella Torino bianconera, in panchina, certi fremiti non li avrebbe provati e quindi magari si sarebbe inconsciamente seduto.
Buonanotte Fiorentina, stasera è bello sognare in viola.

Applaudirò anch’io Luca Toni, pur non essendo per niente d’accordo su questo processo di beatificazione che parte dal presupposto di ringraziarlo “perché é rimasto con noi” (peccato che avesse un contratto in scadenza 2010…).
Ma soprattutto applaudirò Prandelli, Corvino, Della Valle e tutti quelli che ci hanno portato via dall’incubo facendoci pensare ad un sogno e regalandoci una splendida realtà.
Una giornata di festa piena, questo vorrei che fosse domani lo stadio dei miei sogni di bambino e del mio mestiere quasi inventato.
Qualcosa che ci faccia pensare a dove eravamo nell’agosto del 2002 e come ne siamo usciti fuori da soli, assolutamente da soli.
Solo applausi, please.

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