Dal basso della mia conoscenza calcistica mi sembrava che i problemi tecnici della Fiorentina da superare fossero essenzialmente due: trovare nel mondo, per dirla alla Ciuffi, un centrale che fosse meglio di Dainelli (che per me comunque e’ da tenere, invece di Kroldrup) e un vice di Gilardino, dopo l’esperimento fallito di Bonazzoli.
Leggo e ascolto gli uomini mercato di Radio Blu parlare solo di giocatori di fascia e rimango un po’ sorpreso, specie per la parte sinistra del campo, dove alla fine Pasqual e Vargas funzionavano piuttosto bene.
Certo, qualcuno piu’ forte di Comotto e Semioli a destra sarebbe auspicabile, ma col budget a zero non mi pare questa la priorita’.
Magari e’ tutta una tattica ed il centrale difensivo e’ gia’ pronto, mentre per l’attaccante forse e’ piu’ facile, vista l’offerta di punte, anche stagionate.
Per la cronaca, dopo Kroldrup nel gennaio 2006, in quel ruolo siamo andati vicinissimi a prendere Vidic e Barzagli, segno che qualcosa ci mancava, ma vicinissimi purtroppo nel calcio, come nella vita, non basta.
E nel frattempo abbiamo perso uno forte come Ufo, e’ ovvio che alla fine i conti li’ in mezzo non tornino.

Sono fuori Italia per qualche giorno ed e’ bello vedere come il nostro Paese sia in questo periodo molto gettonato.
La CNN per esempio ci ha messo al secondo posto del suo notiziario, che non sara’ importante come il TG4, ma qualcosa conta.
E cosi’, anche a migliaia di chilometri di distanza, ho visto il nostro Presidente del Consiglio un po’ corrucciato ed io, che capisco poco l’inglese (studiatelo, voi che siete in tempo), ho creduto che fosse per la disastrosa situazione dei nostri conti pubblici.
Ed invece no: dopo Berlusconi, si é parlato della signorina D’Addario, che io trovo in verita’ di aspetto molto gradevole, ma che mai nella vita, penso, avrebbe immaginato di finire sulla CNN.
E’ il solito complotto della sinistrra!
Ribadisco il concetto: Fini, Tremonti, Casini, salvateci voi, se proprio non vogliamo consegnare l’Italia a quei comunistacci di Franceschini e compagni (noti ex agitatori politici al soldo della fu Unione Sovietica).

Tre ore a fare da collegamento periferico nello speciale elezioni di Rtv 38, con lo stupore degli interlocutori nel vedere un giornalista sportivo impegnato a fare domande di politica.
Ed invece a me piace molto differenziare, considerare l’attività giornalistica un insieme di vasi comunicanti che possono anche interagire.
Sono ovviamente soddisfatto della vittoria di Matteo Renzi e lui sa benissimo che ora viene il difficile.
Givanni Galli ha giocato una splendida partita, penso che prima o poi glielo riconoscerà pure il nuovo sindaco, e più di così davvero non poteva fare.
Credo che a Renzi non verrà concessa nemmeno la luna di miele post insediamento: qui c’è molto da fare, da fare bene ed in fretta.
Auguri.

Tredici mesi fa il primo dubbio vedendolo dal vivo nell’amichevole dell’Italia contro il Belgio: ma com’era ridotto Toni?
Oggi dopo un Europeo ed una Confederations indecorose confermo il presagio di quella sera al Franchi: non siamo nella fase discendente, ma molto, molto di più.
Toni sta rotolando verso fine carriera ed è l’emblema dell’Italia di Lippi, perché abbia giocato invece di Gilardino (che non ha fatto granchè, ma almeno sembrava un centravanti) non si sa.
Avrà indovinato due passaggi in tutto, a volte era imbarazzante nella pochezza tecnica e nella lentezza dei movimenti.
Come lui, Zambrotta, che già all’Europeo aveva regalato un grande assist a Mutu, e Iaquinta, che però non ha il pedigree degli altri due.
Montolivo non aveva cominciato male, poi però si è intimidito e ha giocato (in Nazionale) la solita partita quasi anonima pre-Confederations.
Abbiamo fatto una figura penosa, forse è la sindrome da Campioni del Mondo, vedi il Messico post 1982.
So che ad alcuni di voi non importa niente della Nazionale, a me invece dispiace e ho sperato fino all’ultimo in un gol che ci desse una vergognosa qualificazione.
Ci hanno fatto fuori Egitto e Stati Uniti: se non è una seconda Corea, poco ci manca.

Ragazzi, lo so che vado a cercare rogna, ma che io sappia in Italia solo Emilio Fede ha cambiato le proprie dichiarate simpatie calcistiche passando dalla Juve al Milan.
Per questo ribadisco che dopo il Toro, per la cui salvezza sarei disposto una volta anche a perdere una partita che per noi non vale niente, viene a notevole distanza il Livorno.
A me i livornesi stanno simpatici da morire, da bambino ci andavo spesso all’Ardenza e le origini paterne partono da lì.
E via, non deve essere un sentimento troppo lontano da quello della maggioranza del tifo viola, se appema sei anni fa fu sfiorato un gemellaggio, fallito per colpa loro, che la mettevano sulla politica.
Non mi piacciono le loro bandiere col Che, con la falce e il martello e quelle di Cuba, esattamente come non sopporto le croci celtiche e gli atteggiamenti razzisti e fascisti dei veronesi.
Ma oggi sono contento che il Livorno sia salito in serie A, mi piacerebbe che tornasse Lucarelli e mi espongo serenamente e pacatamente (come avrebbe detto un ex leader di sinistra che pare stia per tornare) al martirio via internet…

Fiorentina allievi grandiosa e Rai scandalosa, anche se ci ha guadagnato Radio Blu.
Nonostante che qualcuno su internet avesse scientificamente tagliato il comunicato della società che annunciava, oltre alla diretta televisiva sul canale 227, pure la radiocronaca, tutti sapevano che Sardelli e Zoccolini avrebbero trasmesso la partita da Pagani.
La Rai invece niente, in linea con la tradizione della Champions, meglio la pallavolo…
E’ stata una grande emozione, con Corvino a soffrire negli ultimi dieci minuti ed io con lui.
Poi però ha fatto spengere la radio e così sono rimasto solo io a sentirla e davvero a tre, quattro minuti dalla fine avevo paura del pareggio.
Gioia pura sul 3 a 1 e tutti a cantare l’inno della Fiorentina, ma la radiocronaca è meglio farla che sentirla: si soffre troppo quando la posta in gioco è alta.
Bellissimo il dialogo commosso di Corvino con Buso in diretta e che grande mezzo che è la radio, il più povero tra i media, ma anche quello che permette di sviluppare al massimo la fantasia.
Adesso bisognerà cominciare a conoscerli meglio questi ragazzini perché promettono grandi cose.
Un po’ come Sardelli, veramente molto bravo in radiocronaca (si dirà giustamente che lui, con Zoccolini, ha già vinto uno scudetto e io nulla in 26 anni…) e Loreto stoico in redazione: quindici ore di diretta consecutive, dalle otto di stamani alle ventitre.
Va bene che non è certo come andare in miniera o fare il camionista, ma bisogna pur sempre rimanere lucidi.
Corvino alla fine ha detto a Ciuffi che lo scudetto che gli aveva promesso quando è arrivato a Firenze lo ha conquistato, ma si vedeva che scherzava…

Ragazzi, diamoci una calmata, il campionato è finito da nemmeno venti giorni, siamo arrivati quarti e qualcuno sembra già sull’orlo di una crisi di nervi.
Lo capisco che un’estate intera passata a rimescolare i soliti giocatori non sia il massimo della vita calcistica, ma io sarei più preoccupato della seconda parte del discorso di Corvino perché alla fine un centrale difensivo e un vice Gilardino arriverà, bisognerà semmai vedere di che livello.
Sto parlando della paura di avere gente senza stimoli.
Quello sì che è un pericolo assolutamente da non sottovalutare, ed è lì che Prandelli e Corvino dovranno dimostrarci ancora una volta quanto sono bravi.
Sul discorso che i Della Valle “debbano” spendere ho moltissimi dubbi, perché il tutto nasce da un presupposto sbagliato.
E cioè che una cosa del genere, il fatto cioè di cacciare ogni anno svariati milioni di euro, non faccia parte di alcun patto sottoscritto con noi che amiamo la Fiorentina.
Voglio dire: hanno mantenuto fede alla parola data, ci hanno riportato in A e fatto stare anche piuttosto bene da quattro anni a questa parte, mi pare.
Il loro, dunque, lo hanno fatto, ma per andare a vincere lo scudetto (perché è questo che vogliamo, inutile girarci intorno) ci vorrebbe una pazzia, un paio di anni alla Moratti cittadella o non cittadella.
E i Della Valle le pazzie non ne fanno, anche perché della Fiorentina hanno cominciato ad interessarsi solo nel 2002.
Ma sono meglio loro, così attenti al bilancio e puntuali pagatori degli stipendi, o quelli che si commuovono quando vedono viola, hanno il portafoglio che straborda milioni e quando c’è bisogno di aiutare la squadra che tanto amano staccano il telefono o fanno dire che non ci sono?

Confesso di non appassionarmi mai troppo alle vicende del settore giovanile, forse perchè la mia più che trentennale frequentazione calcistica come giornalista è lastricata di promesse sicure poi non mantenute.
E però la quarta finale scudetto dell’era Corvino ha qualcosa in più per il semplice fatto che questa è la “sua” squadra, quella per cui già nel dicembre scorso era disposto a scommetterci.
Come nelle altre occasioni manderemo due inviati a raccontare la partita, sperando che sia la volta buona per vincere il primo scudetto dell’era Della Valle.
Sarà molto particolare sentire Sardelli e Zoccolini descrivere Fiorentina-Inter (domani ore 20.30) mentre insieme a Corvino, Ciuffi e ad altri trenta tifosi saremo a cena alle Botteghe di Donatello per via di una scommessa persa dal titolare sui gol di Gilardino.
E siccome mi pare che non ci sia la televisione a coprire l’avvenimento, ancora una volta la vecchia inimitabile radio si dimostra come il mezzo di comunicazione più affascinante che abbiamo e avete a disposizione.

Serata al Doccia, luogo della mia massima espressione calcistica: seconda categoria, trent’anni fa, pensa un po’ te…
Siamo tutti lì, e siamo in tanti, per salutare Cesare Ugazzi, che se ne è andato senza un perché più di un anno e mezzo fa e che però continua a vivere nella memoria di chi gli ha voluto bene.
Pur di esserci Ferruccio Ferragamo, che di Cesare era il datore di lavoro, ha lasciato Pitti e tutti le sue luccicanti vetrine e premia visibilmente commosso.
C’è anche Giancarlo Antognoni, l’amico/mito di Cesare, che aveva solo tre mesi più di me e che quindi ha vissuto in pieno i quindici anni del capitano a Firenze.
E qui succede qualcosa che avevo già visto, ma che nelle tre ore dell’evento, un torneo di calcio, si ripete più volte.
Arriva il quaranta/cinquantenne con il figlio accanto, chiede emozionato l’autografo ad Antonio e poi prova a spiegare al ragazzino chi era Giancarlo e cosa è stato per la Fiorentina.
Il ragazzino annuisce, ma si vede chiaramente che pensa ad altro, magari a Melo che se ne va o a Kaka con la nuova maglia del Real Madrid.
Ed è qui che bisogna intervenire, la Fiorentina per prima: recuperare nelle nuove generazione la memoria di ciò che è successo in passato.
Il calcio vive di questi sentimenti e non è possibile che mio figlio tra dieci anni non sappia chi erano Batistuta, Toldo e Rui Costa.
Quando facevo la terza media avevo ben chiaro la Fiorentina del primo scudetto, ero un malato di calcio?
Non credo, visto che eravamo in tanti a recitare Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato e via a seguire.
Che oggi si debba spiegare ai tifosi viola di domani chi era Giancarlo Antognoni mi pare davvero il massimo.

Se questo blog è lo specchio di una fetta della nostra vita sociale, che tristezza amici miei per quello che viene fuori quando tiro fuori argomenti che esulano dal pallone.
A parte gli imbecilli (sì, gli imbecilli, perché non trovo altri modi per definire quelli che mi invitano ad occuparmi solo delle gambe dei calciatori), qui c’è la netta sensazione che si scenda dal letto la mattina col “tifo” in testa, con l’idea cioè di giocare sempre e comunque “contro” qualcuno.
Esempio classico, l’ultimo post dedicato alle sciocchezze (tante) dette ultimamente dal nostro Presidente del Consiglio: battute, pensieri in libertà, un po’ troppo in libertà.
Ebbene, ditemi voi su una settantina di messaggi in quanti hanno affrontato l’argomento, che era, appunto, quello delle cose dette da Berlusconi.
Macché, da destra il ghigno di chi mi dà di comunista (a me…) e con rabbia mi ricorda che “ho” perso le elezioni, e poi giù bordate su Franceschini, D’Alema e Prodi.
Da sinistra quasi il rifiuto di riconoscere questo Governo, come se non fosse invece stato eletto dalla maggioranza degli italiani.
Ognuno scende in campo con la sua bandiera, come se fosse una partita di calcio.
Purtroppo però è la vita e se continua così non solo non andremo da nessuna parte, ma torneremo sempre più indietro.

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