Prima di tutto devo una spiegazione a tutti coloro che a proposito dell’incontro Cognigni-giornalisti hanno scritto per polemizzare con questo e con quello e che non hanno visto passato il messaggio.
Ragazzi, lasciate stare: ma secondo voi ha un senso perdere tempo con chi non riporta correttamente le cose, o con chi ne riporta solo una parte per poi costruirci sopra le proprie morali e le proprie lezioncine?
Ripeto, lasciate perdere, questo è un mondo in cui per ora ci si sta dentro tutti: nani, facoceri, ballerine, critici feroci più o meno in buonafede poi pentiti e piagnucolanti, guitti, parenti e, per fortuna, anche persone serie.
Detto questo,capisco la stanchezza dei tifosi, mentre stiamo andando verso la parte finale di una settimana in cui non si è quasi mai parlato di calcio, ma soprattutto di numeri.
Ne ragionavo ieri sera con uno dei ragazzi di “Viola nel cuore” e dunque tifoso tra i più passionali e di più lunga data: ma alla fine a chi soffre per la Fiorentina, a chi la segue da decenni, cosa gliene importa se, facciamo un esempio, Munoz viene pagato per un terzo cash e per il resto in due anni?
Ci sta mancando la poesia, quel fascino del mistero che da ragazzo ci faceva sembrare uno splendido rito onirico la discesa in campo alla domenica di ragazzi che diventavano straordinari nel nostro immaginario.
Ora invece sappiamo tutto di tutto (o immaginiamo di saperlo), facciamo i conti in tasca ai nostri presidenti fino all’ultimo centesimo e tra poco non sappiamo quasi quali saranno i prossimi impegni della Fiorentina.
Scusate la divagazione, stavolta veramente da tifoso: tra qualche ora torno a fare il giornalista e a dirigere la redazione di Radio Blu, ma con la voglia di tornare a parlare di calcio.

Ce l’avessero detto a fine agosto non ci avremmo mai creduto: meglio rischiare un giocatore domenica che mercoledì in Inghilterra.
Eh sì, meglio i tre punti in campionato (indispensabili) che arrivare primi nel girone.
E’ il bello del calcio, dover fare i conti con la sua imprevedibilità.
Cerchiamo quindi di capire come stanno Vargas, Gamberini, Jovetic, Mutu e Dainelli e poi cominciamo a fare i conti.
Ora si tratta davvero di stringere i denti e non ci possiamo più permettere di perdere altri punti “facili”, perché è vero che il quarto posto è vicino, ma è altrettanto certo che abbiamo una bella fila di squadre davanti e che se domenica non vinciamo rischiamo pure di finire là dove non siamo mai finiti con Prandelli, cioè nella famigerata parte destra della classifica.

Non dirò mai fino a quando sarà arrivato il momento di renderlo pubblico il senso di una chiacchierata informale avuta con la Fiorentina su temi economici di gestione societaria.
Era un incontro su temi generali di economia, con qualche cifra interessante, non era un’intervista.
Il perché non anticipo niente è semplice: sono una persona seria, che mantiene la parola data e non mi faccio prendere dalla fregola dello scoop.
Se facessi una furbata del genere, mi vergognerei di guardare in faccia qualcuno e giustamente sarei messo all’indice.
La questione, ve l’assicuro, è molto meno piccante, ma anche molto più interessante da quello che oggi è stato fatto circolare nel nostro grande circo mediatico, sempre che uno abbia voglia di seguire un ragionamento che va al di là del “si compra quello” o “si vende questo”.
Posso però raccontare quello che non è stato detto: nessuno ha mai affermato che la Fiorentina non farà acquisti a gennaio oppure che avrà un budget limitato a 5 milioni.
Affermare una cosa del genere non ha senso ed è frutto del sentito dire da persone che non erano presenti, che ricostruiscono su gossip, che si sono fatti riportare dei discorsi e che comunque avranno i loro motivi per rendere pubblici il risultato di tanto lavoro.
Motivi che non voglio sapere.

Se vogliamo dirci che avremmo meritato il pareggio, facciamolo pure, ma non è l’esatta analisi della gara.
Perché noi abbiamo avuto una sola grande occasione inventata da Gilardino e l’Inter almeno cinque, rigore compreso.
Quello per la Fiorentina io non l’ho visto in diretta allo stadio, ma può darsi che ci fosse.
Detto questo, la Fiorentina incerotatta e incompleta ha fatto il massimo, anche sul piano psicologico perché ha retto bene come concentrazione e grinta.
Il fatto è che mancavano Jovetic, Mutu, Gamberini (più di tutti), Donadel, che avrebbe giocato certamente al posto di Zanetti, e dopo poco Marchionni.
Tutti questi uomini non si possono regalare alla migliore squadra d’Italia.
Come previsto a caldo sabato sera Natali si è rifatto male di nuovo, confermando tutte le perplessità sul suo acquisto: da quando è arrivato, sarà stato bene un mese.
Qualcuno se l’è presa con Castillo via sms a Radio Blu, però io propongo a questo punto la moratoria: lasciamo perdere, inutile accanirsi contro di lui e poi bisogna essere dei campioni (o Huntelaar…) per cambiare il corso di una gara in 9 minuti.
Ragazzi, animo: 6 punti tra Atalanta e Chievo e siamo nuovamente in corsa.

Fischiare Balotelli si può, fare buu invece è da razzisti.
La verità è questa, che piaccia o meno a quei fenomeni di casa nostra che razzolano tra radio, televisione e internet.
Io pretendo, sottolineo pretendo, che Balotelli sia rispettato come essere umano e che i buu scimmieschi gli idioti di ogni latitudine, che siano fiorentini, juventini o milanisti, li vadano a fare a casa propria, magari alla propria sorella, fidanzata o mamma.
E se nel casino di San Siro domenica pomeriggio sentirò quei buu, io dirò chiaramente che mi vergogno per quei cretini che credono di fare chissà cosa insultando in quel modo una persona solo per il colore della pelle.
Non importa se sono tifosi della Fiorentina, anzi è un’aggravante.
Fischiate Balotelli come fischiereste Stankovic o come a suo tempo fischiammo Berti, tanto per rimanere all’Inter.
Ogni buu che farete sarà un insulto alla vostra intelligenza.

Pur non avendo mai avuto nulla di particolare in Europa contro l’Inter e soprattutto il Milan (che spesso in Coppa ha dato spettacolo), sono anch’io tentato di tifare contro tutte le altre italiane per godere dell’inarrivabile sensazione di sbugiardare l’intera Italia calcistica ed essere quindi gli unici ad andare avanti.
Noi, snobbati e un po’ spernacchiati dai soloni nazionali, ignorati dalla televisione, insomma noi contro tutti.
Eppure, dopo aver provato l’insano brivido del tifo al contrario, mi costringo ad un ragionamento e penso che se davvero andasse così rischieremmo a stretto giro di avere una squadra in meno nelle prossime edizioni di Champions Leagues.
E siccome già è difficilissimo arrivare quarti, non oso pensare al banchetto che apparecchierebbero le solite grandi se ci fosse un posto in meno a tavola.
Ci conviene quindi sperare che l’onore del calcio italiano sia tenuto alto da squadre che proprio non rientrano nelle nostre simpatie, perché stare nei piani nobili del calcio europeo è davvero troppo bello e tornare in Europa Leagues (cioè la vecchia Coppa Uefa) sarebbe un bel salto all’indietro.

Non ho conosciuto Bernardini, ma quelli che negli ultimi trent’anni hanno allenato la Fiorentina sì.
Ebbene, non c’è confronto: Prandelli è il più grande e anche se (tocchiamo ferro) vincerà poco questi saranno veramente anni indimenticabili.
La qualificazione di ieri sera, il successo col Lione portano la sua firma.
Cesare è stato eccezionale nel tenere la temperatura alta, ma senza esagerare, nel dare a tutti quella feroce concentrazione che una gara così richiedeva.
Hanno giocato con la testa, non rinunciando alla manovra, ma senza neanche esporsi troppo e se alla fine hanno avuto un po’ di “braccino”, beh c’era da capirli.
E’ stata davvero la vittoria del collettivo, delle seconde linee (Gobbi, Santana, Kroldrup) trascinate da Montolivo e Gilardino travestiti da gregari.
Una gioia immensa, che permette di rifiatare e andare a Liverpool non dico in gita premio, ma insomma senza dover sacrificare troppo al campionato, che è sempre più difficile.
Per come sono messi i vari gironi è impossibile prevedere se sia così più complicato arrivare secondi piuttosto che primi, anche se vincere all’Anfield (c’è riuscito solo il Genoa) ti fa entrare nella storia.
Ma Prandelli nella storia c’è già, e insieme a lui Corvino, i Della Valle, Cognigni, Mencucci e questo gruppo di giocatori con elevatissime qualità morali e degni di vestire la maglia viola.

Se fosse successo dieci anni fa, magari avrei avuto anche qualche attacco di gelosia, ma per fortuna l’età, oltre a togliere, qualcosa ti regala.
Per esempio una spruzzata di saggezza, un pizzico di egocentrismo in meno, e così l’orgoglio per aver pensato a “Viola nel cuore” è nettamente superiore alla considerazione secondo cui Corvino e Prandelli intervengono in diretta di loro iniziativa lì invece che al Pentasport.
Grandissimo Cesare, che a 24 ore esatte dalla partita dell’anno trova il tempo di dialogare con i tifosi ed emozionarsi alle parole di Pietro Vuturo.
Un momento di grande radio, personalmente vissuto nell’insolita veste di ascoltatore/regista e magari mi sarebbe pure piaciuto intervenire per parlare con Prandelli (e lo avrei potuto fare senza problemi), ma invece è stato molto meglio lasciare perdere e sentire il programma scorrere nella sua ricercata leggerezza.
In tre mesi questi ragazzi mi hanno sorpreso.
Il lunedì e il venerdì sono come me: cominciano a pensare a cosa dire e in che modo esporre le proprie idee fin dalle sette del mattino e durante il giorno c’è tutta una ricerca dello spunto, anche polemico (io stesso, che sarei il loro direttore, sono stato attaccato già tre volte).
E i risultati negli ascolti si vedono alla grande.

Chiusa la fase dialettica post Parma, con annesse considerazione, adesso entriamo davvero in apnea per domani sera.
Io ricorderei pure che non è questione di vita o di morte vincere la gara, nel senso che pure un pareggio ci terrebbe in corsa per la qualificazione.
Lo dico per smorzare un po’ la tensione da ultima spiaggia, poi è chiaro che vorrei andare in Inghilterra bello sereno e occuparmi dell’estetica dell’Anfield piuttosto che delle condizioni di Torres e Gerrard.
La formazione è un mistero, in partite come queste si tende a rischiare il giocatore incerto e sto pensando soprattutto a Gamberini, ma bisognerà vedere quanto può essere rischiato per non fare frittate successive.
Mutu e Jovetic (tra poco è un mese che manca!) invece no, non penso che nemmeno Prandelli ci faccia un pensierino.
Lo stadio deve essere lo stesso ammirato contro il Liverpool, tutti ci dobbiamo mettere qualcosa.
Da parte mia riprovo col fioretto sulla radiocronaca: se segnano Castillo, Natali o Jorgensen (cioè uno dei tre il cui ingaggio o rinnovo di contratto per un motivo o per l’altro mi è sembrato sbagliato) sono pronto a cedere di nuovo il racconto della prima e decisiva partita di Coppa Italia a Leonardo Bardazzi, e chi mi conosce sa quanto mi “costi” una cosa del genere.

Partiamo da Castillo, così ci togliamo subito il pensiero.
Ci vorrà ancora tanto per capire che non è da Fiorentina?
O almeno da questa Fiorentina, che può andare tra le prime 16 in Europa e tra le prime 4 in Italia?
Ne ha azzeccate cento Corvino, ne potrà sbagliare una o due all’anno?
Oppure a dirlo si rischia la scomunica a divinis?
Passiamo a Natali, che per poco due settimane fa non è stato proposto per la Nazionale dopo aver annullato a Udine prima Pepe (mezzo stirato) e poi Corradi (completamente bollito).
Io gli detti 6,5 in pagella, perché quello era il suo voto, ma dopo, in settimana, comincio a leggere voci di un suo malcontento perché “non era stato abbastanza considerato” .
Naturalmente non è stato lui a parlare, ma dubito che la pur discussa e discutibile classe giornalistica fiorentina si sia messa a tavolino ad innventarsi un gossip costruito apposta su Natali (!).
Ergo: qualcuno del suo entourage ha fatto circolare la lamentela, ma dopo la partita di ieri a lamentarci siamo noi e i dubbi estivi per il suo acquisto (2,5 milioni) e per l’ingaggio triennale restano tutti.
Capitolo rosa corta.
A centrocampo si va a Milano con due centrali per due ruoli, sempre ammesso che Zanetti regga tre partite in otto giorni: non è un po’ poco?
Ed io resto ancora con la curiosità di sapere chi sia il quarto uomo di cui ha parlato Corvino a “Viola nel cuore”, visto che non si tratta del ciarliero (in Danimarca) Jorgensen.
Ora però facciamo una riga ed entriamo in apnea per martedì, al resto penseremo da metà settimana in poi.

« Pagina precedentePagina successiva »