Perché lasciarsi in questo modo, col silenzio un po’ rancoroso delle ultime settimane?
Qui è stata fatta salire la tensione e ha un bello spendersi Pantaleo Corvino in televisione e fuori dallo stadio, qui l’unica cosa sensata da afre era una conferenza stampa congiunta con Prandelli e Andrea Della Valle sorridenti e seduti uno accanto all’altro.
Solo loro due, neanche Corvino, un brindisi, un arrivederci e la sensazione che un giorno o l’altro la storia possa riprendere.
E invece no: non ci sarà il saluto festoso, non ci saranno i sorrisi, non ci sarà in fondo il giusto rispetto per questi ultimi cinque anni che calcisticamente sono stati davvero tra “i migliori anni della nostra vita”.
Spero solo di essere smentito clamorosamente, ma nel giro di un paio di giorni.
Dopo è troppo tardi.

Appoggiato sul bracciolo del divano di casa Guetta ascoltavo poco più di un’ora fa il finale della notte bianca di Radio Blu non riuscendo bene a decifrare le sensazioni: orgoglio per quello che avevano fatto i “miei” ragazzi in studio, consapevolezza che Sardelli è bravissimo, dispiacere per non essere lì in Canada ad abbracciare anch’io Prandelli come Giovanni, come Andrea Di Caro e Matteo Dalla Vite, certezza che sensazioni come queste te le può regalare solo la radio.
Mi sembrava di essere tornato bambino, quando nel 1967 mi feci svegliare per sentire Benevenuti contro Griffith al Madison Square Garden e non capivo quasi nulla di quello che raccontava Paolo Valenti, che mi sembrava fosse il radiocronista, ma mi piaceva lo stesso essere lì con la fantasia.
Io credo che sia stata una serata e una nottata unica, voluta e pensata da Loreto/Meucci/Fabiani, che hanno coinvolto Elisa (bravissima): io li ho solo assecondati in questa loro pazzia.
E ho fatto benissimo perché nel nostro piccolo questa notte che sta finendo resterà nella storia.
Come il saluto finale di Prandelli e le parole strozzate di Giovanni, che, mi sbaglierò, mi sembrava che fosse sul punto di piangere.
Grazie Cesare, è stato davvero bellissimo.

Se Prandelli va via, e andrà via, ci perderemo con qualsiasi allenatore che verrà al posto suo.
Le vittorie sono state ottenute da tutti, ma anche le sconfitte sono responsabilità di tutti, Prandelli compreso.
Vorrei ricordare che gli ultimi due mesi veramente avvilenti e che la responsabilità è stata di quelli che andavano in campo..
E’ stata la Fiorentina a voler interrompere il rapporto con Prandelli, o almeno a non volerlo proseguire oltre il 2011, al contrario di quello che vuol fare con Corvino.
Io l’avrei tenuto e gli avrei rinnovato il contratto, perché lo ritengo bravissimo,ma sono valutazioni assolutamente personali e quindi più che opinabili.
La gestione di questa separazione è stato quanto di peggio si possa vedere e sentire a livello mediatico: se fossi ancora a Scienze Politiche penserei di farci una tesi da proporre al docente di “Teoria e tecnica delle comunicazioni di mass”.
Una specie di manuale su quello che non si deve fare per parlare alla gente.
I tifosi della Fiorentina si sono giustamente sentiti presi in giro e qualcuno avrebbe dovuto spiegare ai protagonisti viola (nessuno di Firenze, Mencucci a parte) che da queste parti siamo disposti a passare sopra a molte cose, retrocessioni e fallimenti compresi, ma non abbiamo mai accettato di farci prendere per il bavero da nessuno.
Però la Fiorentina non finisce con Prandelli e neanche, si spera con i Della Valle, che veramente, se vorranno vendere, dovranno preoccuparsi loro di trovare il compratore, non certo noi.
Le grandi menti che hanno partorito gli striscioni folli apparsi stamani al Franchi o sono in malafede (e giocano al tanto peggio, tanto meglio) o non hanno capito proprio niente, e il loro riferimento a calciopoli è sinceramente nauseante (a meno che non pensino che fosse giusto condannare in quel modo la Fiorentina).
Guardiamo se ci si capisce e si torna a pensare tutti insieme, evitando magari di dare spazio a guitti improvvisati che hanno i loro personali tornaconti per sparare sempre e comunque sulla Fiorentina.

Grande serata per il calcio italiano e grande vittoria dell’Inter, che ha davvero giocatori eccezionali.
Ho una proposta per tutti, in questi momenti di grande amarezza e confusione: facciamo una riga e proviamo a compattarci per ripartire e puntare a quel quarto posto che, dopo stasera, torna a valere per il prossimo campionato l’accesso ai preliminari di Champions.
Ho già nostalgia di quella musichetta e molta invidia per il mio amico Roberto Scarpini, storico radiocronista dell’Inter, che si è tolto una soddisfazione straordinaria.
Non che pensi che saremmo potuti arrivarci noi a Madrid, ma insomma ai quarti c’eravamo quasi e poi poteva succedere di tutto.
Senza (purtroppo) impegni internazionali in mezzo alla settimana si può davvero provare a costruire qualcosa sulla scia di quattro anni e nove mesi da ricordare con grande orgoglio.

Premesso che sono assolutamente contrario alla legge che limita brutalmente le intercettazioni, davvero non riesco a capire a che titolo gli Stati Uniti, attraverso il sottosegretario alla giustizia Breuer (quindi un signore che conta molto meno di Alfano), si permettano di mettere il naso nella nostra legislazione bocciando la nuova norma.
La cosa più triste è che una frase del sottosegretario americano diventa l’apertura di diversi giornali italiani.
Ecco, a me piacerebbe che domani il ministro Frattini commentasse con lo stesso tono di condanna ciò che avviene in diversi Stati della super civilizzata America a proposito della pena di morte, applicata senza troppi problemi dai vari Governatori.
E invece no, noi siamo qui a logorarci nei dibattiti e ad enfatizzare le decisive frasi dello stimatissimo signor Breuer.

E’ un giorno triste per la Fiorentina, in qualsiasi modo si voglia indorare la pillola.
Se ne sta andando un grande allenatore e una persona perbene.
Lo sta facendo nel peggiore dei modi, in un silenzio che fa più rumore di qualsiasi urlo o strepito, ci voleva un altro saluto.
Inutile ora stare a polemizzare sulle dichiarazioni dei Della Valle o sulle giocate alla Snai di Corvino: ci faremmo solo del male e, almeno da parte mia, il dispiacere per vedere partire in questo modo Cesare Prandelli basta e avanza.
Non ho mai avuto un rapporto privilegiato con lui, a parte forse il primo anno, quando andammo a prendere una pizza insieme a pranzo, che poi è stato il massimo del nostro rapporto fuori dal campo.
Ma quando ci parlavo avevo sempre l’impressione di avere davanti uno che non bleffava, uno vero, qualità che ho visto raramente nel mondo del calcio.
Sui risultati è inutile che aggiunga niente: ciccato a metà una mezza stagione su cinque, cioè il girone di ritorno dell’ultimo campionato.
Mi auguro con tutto il cuore che il successore riesca a fare meglio, perché alla fine è vero che gli uomini passano e la Fiorentina resta.
Comunque sia, lo rimpiangeremo.

Piccolo consiglio, non richiesto, a chi cura l’immagine e la comunicazione della Fiorentina: chiudiamo subito il silenzio stampa, peraltro interrotto da Frey, Jovetic e Kroldrup sul sito ufficiale, e proviamo a creare un clima positivo intorno ai viola.
Senza lanciarsi in duelli rusticani con la stampa, ma abborbidendo invece le posizioni.
Riconoscendo pure qualche errore (cosa che piace a tutti, non solo alla stampa) e provando davvero a ripartire.
Se invece continuiamo con questo silenzio assordante, se non facciamo rinascere l’entusiasmo con qualche iniziativa ad hoc, prepariamoci ad un’altra estate di veleni e rabbia: sinceramente non ce la meritiamo.

Non ero affatto rassegnato a perdere ancora e a finire undicesimo in classifica e non mi accontento della difesa perfino generosa di Corvino nel dopo gara: chi ripaga (in tutti i sensi) i tifosi degli ultimi 50 giorni?
No, così non si doveva finire, senza grinta, rabbia agonistica, come se fossimo tutti rassegnati.
Ecco, io rassegnato non lo ero affatto, altrimenti avrei mandato Sardelli a Bari invece di farmi l’ultima trasferta di campionato.
Abbiamo giocato venti minuti, che mi sembrano un po’ pochi, anche se poi sono dieci in più rispetto a Bergamo e venti in più che col Chievo…
Una fine tristissima, indegna del nostro passato, soprattutto delle ultime quattro stagioni targate Prandelli-Corvino.

Grandissimo colpo dei ragazzi di “Viola nel cuore”, assolutamente la trasmissione-rivelazione della stagione, che ha ormai ascolti vicino a quelli del Pentasport.
Mi sono ascoltato Andrea Della Valle da Polignano a Mare, in provincia di Bari, dove sono andato in fuga per qualche giorno dopo tre settimane sinceramente difficili.
Ribadisco il concetto espresso dopo le dimissioni di Diego: noi bisogna assolutamente puntare sull’entusiasmo di Andrea, sulla sua voglia di far vedere che la “sua” Fiorentina può sedersi senza problemi al tavolo delle grandi.
L’ho sentito bello carico, con nessuna voglia di mollare anche se sinceramente continuo a non capire il perché non torni a fare il presidente.
Ma a questo punto si può anche aspettare ancora tre mesi, l’importante è solleticarlo sull’orgoglio, che è molto simile a quello dei fiorentini.

Dallo stupidario del ventunesimo secolo legato al calcio: a Milano un gruppo di tifosi “difende” la fuoriserie di Balotelli dal tentativo di multa più che meritata inflitta dai vigili milanesi.
Ad Appiano Gentile il sindaco rimanda i controlli sugli eccessi di velocità di tutti o quasi i giocatori dell’Inter (limite di 50 kmh, Quaresma a 141…) certificati da “Striscia la notizia” a dopo la finale di Champions di Madrid, “per non turbare l’ambiente nerazzurro”.
Ora, la domanda che con molta preoccupazione mi e vi pongo è la seguente: ma in Italia siamo tutti così idioti, oppure a Firenze e con la Fiorentina riusciamo a tenere collegato il cervello, pur coltivando permanentemente la nostra e la vostra grande passione?
Difenderemmo anche noi il Suv di Jovetic (ipotizzo, perché da tempo non so certo che macchine abbiano i calciatori viola) parcheggiato con arroganza in Piazza della Repubblica, se fossimo alla vigilia della sfida scudetto?
E faremmo diventare anche noi dei giovanotti milionari dei cittadini più uguali degli altri?
La mia più viva speranza è che la risposta sia no, assolutamente no.
La mia paura è che qualcuno invece sia pronto ad immolarsi per chi sa giocare bene al calcio: è proprio così che comincia e continua il declino di un Paese.

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