Ormai ci è presa la fregola di vedere in campo Carraro e Iemmello, dimenticando che intanto Camporese è finito in tribuna…
Ora, io sono d’accordo che tutto va bene pur di regalarci una ventata di aria nuova rispetto al clima stagnante degli ultimi mesi, ma Milan e Juve sono davvero le partite meno indicate per buttare nella mischia i ragazzi, Babacar compreso.
Intanto guardiamo se viene fuori qualcosa per la classifica, anche se sono molto pessimista per il settimo posto, ma poi, specialmente contro i rossoneri, ci vorranno chili, esperienza, muscoli, capacità di mettere pressione all’avversario.
Ve lo immaginate Carraro che va a sbattere su Van Bommel o Gattuso?
Io lascerei perdere anche Ljajic, sperando ovviamente di essere sbeffeggiato lunedì a causa della doppietta del serbo, terrei Marchionni in panchina e proverei a recuperare in tutti i modi Behrami.
E se non ce la dovesse fare, butterei dentro D’Agostino, con Santana a destra e Vargas a sinstra, senza fare espereimenti: in queste due settimane non è proprio il caso.

Quando Aldo Agroppi afferma che un allenatore conta al massimo il 20%, a molti viene da pensare che non sia poi così importante dimenticando però che quasi nessun calciatore riesce ad essere così decisivo.
Credo che se ne stiano accorgendo i tifosi dell’Inter, passati da Mourinho a Benitez/Leonardo e travolti da situazioni tecniche complicate ed invecchiamento della rosa che solo l’istrionica classe, a volte insopportabile, del portoghese è riuscita a trasformare nel triplete.
Oggi un tecnico deve saper fare soprattutto due cose: spiegare calcio nel modo più semplice possibile (facendo magari crescere i giovani) ed avere grande carisma per essere seguito da uomini che sono diventati delle aziende con tutti gli annessi e connessi del caso.
Quando poi hai la fortuna di avere uno così ad allenare la tua squadra, il tempo che passa ti fa sembrare tutto normale e magari torni ad apprezzarlo di nuovo nel momento in cui se ne va via…

Non ci siamo mai soffermati troppo su quello che sta accadendo a De Silvestri, la cui involuzione rappresenta secondo me uno dei maggiori problemi tecnici della Fiorentina di quest’anno.
Come sia possibile che un giocatore di 22 anni in piena ascesa, già portato in Nazionale e con una gran voglia di migliorarsi si sia non solo fermato, ma addirittura tornato indietro è un mistero.
Mi permetto di dire che oltre alle maggiori responsabilità che appartengono ovviamente all’interessato c’è in minima parte anche una partecipazione dello staff tecnico viola, che evidentemente non riesce a far crescere un calciatore che ha rappresentato un importante investimento nell’agosto 2009.
Cosa accada durante gli allenamenti non si sa, perché da anni sono off-limits per tutti.
Eppure a me piacerebbe vederlo questo ragazzo durante il lavoro di addestramento con il pallone, perché l’impressione che ne ho ricavato nelle occasioni in cui ci ho parlato è stata ottima, nel senso che ho sempre percepito nel suo atteggiamento una gran voglia di migliorarsi.
Ma i risultati di questa stagione sono sconsolanti e nessuno sa spiegarsi il perché.

Ho provato a spiegare il concetto portante della gara di oggi in radio, in televisione e ritento ora sul blog: il problema non è aver pareggiato la partita, perché potevamo vincerla come perderla.
Il problema è che non mi pare in tutta onestà che la Fiorentina abbia messo alle corde al Cesena, che sia stata insomma superiore ai romagnoli nella manovra e nell’intensità, come imporrebbe la caratura dei calciatori e il diverso monte ingaggi.
Eppure c’è chi continua a magnificare questa seconda parte del campionato viola, forse solo perché la prima era al limite dell’indecenza e può anche darsi che lo si faccia per un ottimismo che rasenta la fede.
A me pare invece che con tutti gli uomini a disposizione, a parte Jovetic, la Fiorentina continui ad essere una normalissima squadra di serie A, che non a caso è decima in classifica a pari punti col Cagliari e dietro al Bologna, se non fosse penalizzato.
Aurea mediocrità, per dirla tutta, ma se poi ci vogliamo esaltare perché non lottiamo per la retrocessione, beh, io “non mi lego a questa schiera” e quindi, nel caso specifico, “morrò pecora nera”, perché davvero non ce la faccio a non considerare negativamente un campionato che finisca dopo il settimo posto.
Se poi sbaglio, ditelo pure, non mi offendo, ma credo che il popolo viola (2500 tifosi a Cesena, tanto per gradire) meriti davvero di più.

Per ora è giusto che giochi Boruc, però credo vada salutato con affetto il ritorno di Seba Frey, uomo che meriterebbe una maggiore attenzione da parte tutto lo staff viola.
Tanto per rinfrescare la memoria a chi ne ha poca, ricordo che fu lui a trascinare la Fiorentina al quarto posto nella strana stagione 2008/09, quando si giocò piuttosto maluccio e ottenemmo molti risultati proprio grazie alle super parate di Frey.
Adesso che sembra quasi un sopportato per via dell’ingaggio, che è sempre comunque la metà di quello che prendeva Dida negli anni della sua vorticosa discesa verso il basso, sarebbe opportuno pensare che stiamo parlando di un grande portiere di “appena” 31 anni, cioè un giocatore che ha almeno altre cinque/sei campionati davanti.
Siccome Frey è un uomo molto orgoglioso, sono certo che in futuro riceveremo ancora tanto da lui.

Grazie a Corvino, Buso, Vergine, i giocatori, alla società in generale: serata fantastica, goduria pura vincere in questo modo a Roma, davanti a ventimila persone.
Un trofeo che rimarrà nella testa dei tifosi proprio per come è stato conquistato: vedete che differenza c’è tra vincerle e perderle le finali.
Eccezionali i 200 sostenitori viola che hanno seguito la squadra l’Olimpico, io ho seguito tutto via streaming, emozionandomi per la radiocronaca dell’accoppiata Sardelli-Zoccolini, che già aveva “vinto” lo scudetto allievi nel 2009.
Corvino ha seminato benissimo e Buso alla fine diventerà più bravo da allenatore che da calciatore.
Godiamocela completamente, con l’inno viola che viene intonanto all’Olimpico (goduria nella goduria), anche se è “solo” la Primavera.

Che bello vedere giocare così Montolivo in Nazionale, squadra per cui tifo da sempre ed in particolare quando va in campo un giocatore viola.
Me lo sono proprio goduto dopo il brodino di venerdì sera, dove girovagava in una posizione non sua, come è ormai chiaro.
Io non so se sia una questione mentale o tecnica, ma mi pare che sia ormai acclarato che Montolivo deve stare in mezzo, davanti alla difesa, là dove lo aveva immaginato Prandelli, non proprio uno qualsiasi, ormai cinque anni fa.
Dice: ma in quella posizione la Fiorentina avrebbe, anzi ha, D’Agostino, il più importante investimento economico dell’estate, tra l’altro molto dotato tecnicamente.
Mi spiace, ma va trovata una soluzione, non spostando Montolivo.
Quale sia non lo so, però credo e spero che Mihajlovic abbia qualche idea in più di me sull’argomento.

Credo che non ci siano dubbi sul fatto che Gabriel Omar Batistuta sia stato il più grande giocatore viola almeno degli ultimi quaranta anni.
Lo avrebbe potuto eguagliare Roberto Baggio, se solo fosse rimasto almeno altri cinque anni (che coppia sarebbe stata con Bati!) e Antognoni segue a distanza ravvicinata.
Al di là delle valutazioni tecniche, su cui magari qualcuno non sarà d’accordo, ci sono però altri fattori che ci aiutano a capire la grandezza di un calciatore.
Prendiamo Rui Costa, oggi festeggiato ovunque per i suoi 39 anni, neanche una cifra tonda, a dimostrazione di quello che è stato il suo rapporto con Firenze e il fiorentini fuori dal campo.
Ha vinto a Firenze 2 Coppe Italia e una Supercoppa e molto, molto di più a Milano, dove sinceramente mi sembra si siano un po’ scordati di lui (neanche nominato, mi pare, alla festa dei 25 anni di Berlusconi), nonostante sia stato un titolare inamovibile per cinque anni, stagioni piene di successi.
Per fortuna a volte il calcio è un fatto di cuore e non solo di soldi.

Credo che questo blog sia diventato una specie di dolce schiavitù e quindi, ribadendo che viene fatto da oltre cinque anni senza alcun tornaconto commerciale (guardate i banner, che sono solo di solidarietà), penso sia giusto dare qualche notizia della mia vita privata.
Non sono a Firenze, ma in montagna e quindi le notizie sull’infortunio di Behrami le ho recuperate dai siti che davano come infortunato lo stesso ginocchio saltato nel 2009.
Poichè pare che sia l’altro, dopo essermi scusato per non aver controllato a dovere (ma non stavo scrivendo un articolo o parlando in radio, in quel caso l’errore sarebbe stato grave), è chiaro che buona parte di ciò che avevo scritto nel precedente post ha poca ragione di essere.
Non volevo mettere sotto accusa nessuno, ma questo in diversi di voi non riescono a capirlo perché pensano ci sia sempre un retropensiero, la mia era solo la spiacevole constatazione che i dubbi sull’integrità fisica di Behrami erano in qualche modo fondati, e comunque lo svizzero resta un ottimo colpo, il migliore con Boruc da due anni in qua.
Ora aspettiamo solo il lieto fine: tre settimane di stop e via a ripartire con Behrami a destra nel centrocampo viola.

Siamo perseguitata dalla sfortuna, l’infortunio di Behrami è una iattura che rischiamo di pagare cara, ma come al solito devo dire quello che penso.
E cioè che che un minimo di rischio c’era, visto il gravissimo infortunio del 2009, e vorrei a questo proposito riproporre quanto scrissi nel gennaio scorso, quando il suo arrivo sembrava ormai certo:

Accoglienza per Behrami molto fredda e non sarebbe neanche giusto, se confrontiamo il calore con cui sono arrivati a Firenze calciatori a lui inferiori sulla carta e sul campo.
Il rinforzo è di livello, pur portandosi dietro, come ormai da tradizione direi, un discreto infortunio che può aver condizionato le sue prestazioni dell’ultimo anno.

Ora però che facciamo?
Proviamo con D’Agostino e Montolivo insieme, oppure lasciamo perdere, parcheggiando definitivamente il centrocampista siciliano, per me bravissimo tecnicsmente, tra i flop degli ultimi due anni?

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