Ottimo pomeriggio, in cui abbiamo quasi ritrovato la nostra Fiorentina e senza tre pezzi da novanta.
E’ stata la partita in cui più abbiamo messo sotto l’Udinese, molto meglio che in Coppa Italia, dove abbiamo sofferto parecchio e siamo stati salvati da Neto, che stavolta invece ha delle responsabilità sul gol preso.
Cuadrado è meglio che stia davanti, ma siccome a Roma non ci sarà, tanto vale pensare a soluzioni alternative.
A me è piaciuto molto Matos e non vedo l’ora che segni il primo gol perché penso che una volta sbloccato diventerà più freddo sotto porta.
L’Inter, senza Europa e fuori agli ottavi di Coppa Italia, è lontana cinque punti e voglio proprio vedere se ci sono in giro molti detrattori di Montella, di cui si può certamente discutere qualche scelta, ma non il lavoro complessivo che è veramente buono.

Dai che ci avete pensato un po’ tutti dopo la sconfitta di Napoli: e se in campionato la Juve per caso cedesse un po’, per chi facciamo il tifo?
Premessa onesta: non ho mai dimenticato e mai dimenticherò l’infamia di Carnevale (a proposito tra due giorni è qui da noi, io mi giro dall’altra parte quando lo incrocio a Udine), però i figli sono pezzi di cuore e quindi sarei ipocrita se non dicessi di essere un po’ condizionato da Camilla e dall’incontro di un anno fa con Totti che ha tra l’altro detto di fare il tifo per noi nella finale di Coppa Italia.
Non arrivo come ha scritto un amico a dire che sarebbe meglio perdere contro la Roma, quello sarebbe assurdo, ma allo stesso tempo sarei curioso di vedere cosa potrebbe succedere se per caso, e c’è una possibilità su mille, la Juve perdesse questo scudetto dopo aver parlato per settimane solo dei cento punti da conquistare.
Certo, nel 1976 era tutta un’altra storia: quella rimonta del Toro mi è rimasta nel cuore, tre sconfitte loro, tre vittorie nostre (cioè granata), sorpasso e scudetto!
Ma sono emozioni che temo si provino una volta sola nella vita.

Per me sarebbe meglio pensare che tra un mese esatto Rossi e Gomez non ci saranno.
Ci si sta pensando troppo, sembra che tutto sia racchiuso nel recupero di due grandi giocatori che alla fine faranno molta fatica a recuperare.
E che se anche ci riuscissero, cosa che ovviamente mi auguro, non sappiamo in che percentuale rispetto alle loro potenzialità.
Sfruttiamo invece queste partite di campionato per “ritrovare” un po’ di Fiorentina, cerchiamo di tornare a giocare a calcio come abbiamo visto fare spesso a questa squadra.
Creiamo sette, otto occasioni da gol a partita e se poi Matri non la mette dentro sapremo con chi prendercela, ma intanto evitiamo di sperare con malcelata angoscia al ritorno dei due big come alla panacea di tutti i mali per risolvere gli attuali problemi e vincere la Coppa Italia.

Cresciuto inesorabilmente a pane e “Malizia”, prigionero negli anni dell’adolescenza di una mai purtroppo realizzata fantasia di seduzione da parte di qualche bella (ma anche meno bella…) e attempata (cioè, sui 40/45, pensa te ora…) signora, ho sempre un’enorme ammirazione per le donne dai 35 in su.
Ieri per esempio mi sono entusiasmato per la galleria fotografica di Isabella Ferrari, che ha toccato i cinquanta e che trovo molto più attraente oggi di quando amoreggiava con Ciavarro in “Sapore di mare 2”.
Mi dicevano: sei fissato, cambierai idea quando avrai quarant’anni e ti piaceranno le ventenni.
Si sbagliavano, non sono cambiato affatto, il problema è che sono cambiate loro, le signore, che si sono rotte le scatole.
Giustamente, secondo me, perché per decenni noi maschietti, e generalizzo sapendo di non essere corretto, ci siamo baloccati con l’idea di poter puntare sulle ragazze giovani, forti del fascino dell’uomo che ha una sua posizione e dell’esperienza accumulata in decenni di battaglie amorose, come se poi in certe cose si contassero le presenze, neanche fossimo in serie A…
Sono state trascurate mogli, compagne, qualche volta perfino amanti silenziosamente devote, per l’idea di inseguire il meglio, che per molti è associato a più giovane.
Da qualche anno però si sono scatenate loro, le quaranta/cianquanta/sessantenni, direi finalmente consapevoli della loro forza, che è sempre stata molto più dirompente della nostra: bastava solo azionarla.
E adesso?
E adesso sono cavoli acidi, ma forse alla fine di un percorso molto doloroso (i pazzi e i mentecatti usano la forza per provare ad uscire da un problema che è solo loro) non è detto che tutto questo non migliori la già traballante specie maschile.

Dunque, vediamo: non avevo ancora 13 anni e per un colpo notevole di fortuna, e anche perché a quei tempi si poteva, grazie a mio babbo riuscii ad andare in campo a vedere da dietro la porta Fiorentina-Palermo.
Dopo 9 minuti segnò Antognoni e fu amore a prima vista.
Seguivo già il calcio, compravo un giornale sportivo (Tuttosport, ma era un’altra cosa rispetto ad oggi, lo dirigeva il super-granata Ormezzano, che a me piaceva da morire) e dunque sapevo bene che c’era in viola un ragazzo dalle grandi possibilità, ma non mi illudevo più di tanto perché c’erano già stati diversi in Italia “nuovi Rivera”, uno anche a Firenze che mi pare si chiamasse Campagna.
Dopo quella gioia primaverile, per almeno otto anni per me la Fiorentina è stata Antognoni più altri dieci.
I ragazzi di oggi non possono capire, ma quando esordì a Rotterdam contro l’Olanda di Crujiff, con quella gara strepitosa e l’assist per il gol di Boninsegna, io mi sentii orgoglioso neanche avessi giocato io.
E così è stato per tutte le reti realizzate in Nazionale, la punizione contro l’Inghilterra nel 1977 che non fecero vedere in tv per non disturbare i ritmi lavorativi degli italiani, l’incazzatura per la tarsalgia in Argentina, la notte di passione prima della finale di Madrid, lo strepitoso Europeo da lui giocato nel 1980 e reso vano dalla mancata finale, l’incoronazione di stella tra le stelle al Giants Stadium di New York.
Era davvero come dire: Antognoni gioca per me, è il nostro cavaliere bianco senza macchia e senza paura, purtroppo con tanta, tantissima sfortuna.
Poi le vicende della vita ci hanno fatto incrociare diverse volte e io non ho mai capito davvero il perché a volte si sia entrati in rotta di collisione: vi giuro che non lo volevo, non l’ho mai voluto, anche se qualche volta ho dovuto rispondere, ma sempre con profonda tristezza perché Antognoni nel mio cuore non si tocca.
Il fatto che domani compia sessanta anni è una sferzata incredibile per rimettermi in pista: voglio esserci anch’io nel Salone dei 500, Antognoni è il simbolo della mia gioventù, è la Fiorentina degli anni più belli.
Quando pensi che tutto sia possibile e con Antognoni a volte lo è stato davvero.

Sarà stato l’effetto della seconda anestesia totale in 50 giorni, sarà stata la televisione, che tende a smorzare l’agonismo della partita, ma a me è parsa una partituccia, con tratti quasi soporiferi.
La potevamo vincere e perdere, come era del resto nelle previsioni, e siamo più o meno dove stavamo prima di partire per questa trasferta non troppo sentita di Genova.
Su Matri sta accadendo l’incredibile: sei gol sbagliati in due partite e spiccioli sono quasi da record mondiale e a questo punto non so più se ha senso insistere su di lui o provare a mettere Matos centravanti.
Ilici è tornato indolente, Wolski ha corso un po’ di più, ma con gli stessi risultati, la cosa più bella è stata la punizione di Vargas, veramente strepitosa, quella più divertente l’espulsione con esplosione nel finale di Mihajlovic, talmente assurda che mi è sembrata studiata (poi l’ha detto anche lui a fine gara).
Non capisco l’accanimento di alcuni contro Montella, ma su quello ci torneremo con più calma nel corso della settimana.

Altra notte a Villa Donatello, confermo l’eccellenza della struttura e la fortuna di poterci accedere.
Non è ancora finita, dovrò ancora rivedere i bravissimi Delle Rose, Tazzioli e Caroassai, ormai simo diventati intimi, dopo tre mesi di bomba e interventi…
Niente Genova per me, sarebbe una follia, sono qui con flebo, catetere e “Viola nel cuore”, se parto a casa chiedono la perizia psichiatrica…
Faccio contento Montella, che voleva il turn over dei giornalisti, mai saltate tre partite in una stagione, ma neanche due, sto invecchiiando…

Speriamo di dimenticarla in fretta la più brutta Fiorentina dell’era Montella: neanche un tiro nello specchio della porta, anche se in verità due occasioni le avremmo pure avute con lo sciagurato Matri che si è divorato cinque gol in cinque partite, una media record che supera lo sventurato Calloni e Blisset, per rimanere in casa milanista.
Ma cos’hanno?
Verrebbe da dire: troppo brutti per essere veri, ma è una tesi di comodo, perché bruttini lo sono stati parecchie volte da gennaio in poi, guarda caso dopo l’infortunio di Rossi.
Qui è anche un problema di condizione atletica, siamo a fine marzo e non corre più nessuno, la media degli infortunati è troppo alta e ci sono pure quelli di cui non si sa più niente, per esempio Rebic, che magari, giocando mi pare di ricordare centravanti, avrebbe potuto farci comodo.
Io non voglio rivedere l’avvitamento del 2010, quando dopo l’eliminazione col Bayern e il fuoco di paglia di Napoli eravamo diventati il portafortuna d’Italia(stavo per scrivere il gobbo, ma non ce la faccio): giocavano contro di noi e vincevano, sempre e comunque.
C’è un quarto posto da difendere e una Coppa Italia da vincere e c’è soprattutto da non fare appassire l’entusiasmo che da un anno e mezzo accompagna la Fiorentina.
La stanchezza può essere una scusante, ma non è che in Italia giochino solo Cuadrado (ieri irritante) e compagni e non è che alleni solo Montella, che ieri ha misteriosamente rinunciato alla qualità di Aquilani.
Perdere così fa male e ci tocca un alto giorno di sberleffi, anche stavolta meritati: avevamo sotterrato il Milan ed invece ieri sera in campo gli zombi eravamo noi.

In meno di due anni sono scomparsi dal radar, dimenticati o quasi da tutti.
Eppure ancora nella primavera del 2012 Montolivo ed il suo organizzatore di incontri segreti con i tifosi erano al centro del mondo viola.
Si cercavano improbabili vie di uscita, si occupava militarmente l’etere per annunciare prossime rivelazioni che avrebbero sputtanato una Fiorentina già in difficoltà, si dicevano tante cose, si maramaldeggiava su una società allo sbando.
Nemmeno due anni dopo… puff, sparito tutto nel nulla, i protagonisti soffiati via come una bolla di sapone.
Ora che il Milan torna a Firenze l’assenza di Montolivo è quasi un dettaglio: se fosse sceso in campo sarebbe stato fischiato perfino un po’ svogliatamente, quasi come un obbligo da assolvere nei confronti di chi aveva preso in giro tutti.
L’organizzatore di incontri segreti starà certamente tramando qualcosa di eclatante per il futuro, perché a lui piace così, ma per adesso niente si vede all’orizzonte.
Dimenticati o quasi da tutti, anche queste in fondo sono soddisfazioni.

Alla fine abbiamo meritato di vincere.
Alla fine dobbiamo ancora ringraziare Neto, che ci ha tenuto in piedi nel primo tempo.
Il calcio è folle: Bakic è stato disastroso, ma nell’azione decisiva tatticamente del primo tempo era lui il protagonista.
Grande ripresa di Illicic, Joaquin e Cuadrado, tutti gli esterni e follia Matri, che si è divorato tre gol in venti minuti.
Adesso stiamo col fiato sospeso per Gomez, che stavolta si è fatto male (quasi) da solo e a questo punto non sappiamo più a quale santo votarci per l’attacco.
Pensare a come il Napoli ha fatto ad avere sette punti in più della Fiorentina è un esercizio che fa male, oggi più che mai…

Ragazzi, Suma non viene a Firenze.
Peccato, volevo salutarlo come si conviene tra colleghi e direttori….

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