Voterò ancora una volta PD ed il fatto confortante è che a distanza di tre mesi non sono affatto deluso da Matteo Renzi e dal suo governo.
Pur trovando discutibile il modo in cui è diventato Presidente del Consiglio, un modo molto democristiano, mi pare stia davvero provando a cambiare l’Italia, cercando di rimuovere i sepolcri imbiancati e promuovendo il merito.
Provo a capire e ad ascoltare la parte che vota Grillo, spogliandomi dei privilegi ottenuti in 35 anni di lavoro molto serrato, e riesco a comprendere la rabbia di chi non ha mai avuto risposte, ma mi chiedo se quella dei 5 Stelle sia “la risposta”.
A me pare di no, confesso di averne paura per la violenza verbale che li contraddistingue e che potrebbe essere il prologo a qualcosa di molto peggio.
Governare è molto più difficile che stare all’opposizione, dove per ogni argomento hai almeno tre o quattro ragioni per giustificare i tuoi no e magari urlarli.
Ma questa Italia, come ogni altro Paese del mondo, deve essere governata e non vedo in questo momento nessuno in grado di farlo più di Renzi.

Il problema di fondo è solo uno: quanto vale veramente Cuadrado?
Perchè da lì nasce tutto il ragionamento su come muoversi.
Se davvero ci fosse qualcuno disposto a pagare 40 milioni, allora a Fiorentina e Udinese non rimarrebbe altro che mettersi a sedere e dividersi il malloppo, con una plusvalenza per noi intono ai 16/17 milioni (lo hai pagato 6, lo hai ammortizzato per due stagioni e lo rivendi a 20).
Ma se, come pare più credibile, il valore di mercato di Cuadrado è intorno ai 30 milioni, che sono comunque un’enormità in questo mercato molto povero, qui bisogna fare un discorso tecnico che non può non coinvolgere Montella.
Da un lato i 10/11 milioni di guadagno sono un bel malloppo, ma poi resti senza il giocatore che cambia le partite.
Dice: perchè con 16/17 cosa cambia?
Poco, è vero, ma 40 milioni sono un’occasione quasi irripetibile.
Se però lo tieni, sei te a doverli tirare fuori i 15 milioni e quindi hai già speso buona parte delle risorse del prossimo mercato.
E’ una complicatissima partita a poker in cui conterà anche saper bleffare e rilanciare al momento giusto.

Il neologismo è brutto, lo so, ma rende l’idea.
Partiamo da un caso personale: il gentiluomo che giusto quattro anni fa mi minacciò telefonicamente dicendomi “ebreo di merda, vengo lì a staccarti la testa” è sempre in giro, mediaticamente forte e quasi tutti lo immaginano come una persona perbene.
Quell’offesa, a cui per una serie di motivi non ho dato seguito penalmente, mi è rimasta dentro a lungo a bruciare, e quando mi capita (purtroppo) di incrociare il tipo che l’ha lanciata, cambio strada, talmente mi fa schifo avere a che fare con lui.
Vogliamo provare a mettersi un attimo nella testa di Balotelli?
Mi dite che casino stava combinando o chi stava picchiando quando è arrivato un imbecille a gridargli “negro di merda”?
E ancora: esiste qualcosa che meriti di ricevere un’offesa così razzista e imbecille?
Se uno avesse riportato alla stampa quello che io, che non sono Balotelli, ho detto privatamente alle persone che mi sono vicine sul gentiluomo nei giorni successivi all’insulti, altro che la frase di Balotelli a Marchisio, rubata dalle telecamere.
Io sono d’accordo che sulla vicenda si sia troppo parlato a livello giornalistico, ma non sopporto il concetto “sì, ma allora perché non si va a vedere cosa succede là, perché certe cose accadono sempre a Balotelli” e via a seguire.
Magari la maggior parte delle persone lo fa in perfetta buonafede, ma non si deve mai alzare la guardia di fronte a queste cose.
Mai.
Il benaltrismo è l’anticamenra della giustificazione di un gesto che non deve appartenere alla nostra cultura, al nostro essere uomini e donne.

Va bene Balotelli e la sua scarsa maturità (ma il discorso su Firenze lo ha fatto in una conversazione privata con Marchisio e non ai media e sinceramente penso che ognuno di noi possa parlare un po’ come gli pare ad un amico).
Va bene che si è trattato di un episodio isolato e si spera non ripetibile.
Va bene che si è visto di peggio nel mondo e che forse si poteva dare meno peso alla vicenda.
Ma è mai possibile che io, fiorentino di nascita e orgoglioso da sempre di esserlo, debba vedere la mia città finire sulla home page dei principali siti e domani sulle prime pagine dei giornali per l’infamia urlata a Balotelli?
Chi è l’imbecille (o gli imbecilli) che oggi avrebbe (o avrebbero) fatto meglio a stare a letto?

Che serata, ragazzi.
Aveva ragione Gianfranco Monti: ci saremmo divertiti tanto e poi bastava essere noi ed improvvisare.
E così è stato, bisognerebbe esserci alla preparazione dei cosiddetti eventi, scalette che cambiano ogni due , tre ore, per essere più o meno stravolte quando davvero si va in scena.
Mi sono divertito come un matto, l’accoppiata con Gianfranco mi pare abbia funzionato alla grande, lui è molto più bravo di me in queste cose, ma mi sentivo così leggero che mi sono messo a fare battute.
Ad un certo punto mi sono anche chiesto: non è che sto esagerando? Che mi faccio prendere la mano?
E veniamo ai grandi: emozione pura nel rivedere Baggio, quei venti metri di campo abbracciati per me non hanno prezzo e meno male che stavolta la foto è venuta.
Poi Bati, davanti alla tribuna: imbarazzo iniziale, perché tutti ormai sapete come sono stati i rapporti negli ultimi tre anni a Firenze con colui che considero il più grande mai visto a Firenze da quando vado allo stadio (Baggio purtroppo è rimasto troppo poco…).
Poi lui mi vede e parte con un “ola, come va?” e allora via con la domanda per il pubblico.
Infine il grandissimo Toldo.
Lo avevo “violentato” alle 19: “devi in tutti i modi salire in campo e lanciare il messaggio per l’sms al 45503”.
E lui (classico): “ma no, dai, mi vergogno…”
“Non fare il bischero”
“Vabbeh, via vengo solo per Firenze”.
Ore 20.50, non si vede.
Vado verso gli spogliatoi per farmelo chiamare: arriva, no lo hanno riportato su, aspetta due minuti.
Intanto il tempo passa e tra poco c’è la diretta del TG1, a quel punto, siccome mi porto dietro da sempre la “puzza della strada”, rompo gli indugli ed entro nel sottopassaggio: saluto alla svelta Pradé e Macia che sono lì, salgo di corsa le scale della squadra ospite e vado a prendermi di persona Toldo.
Il resto lo ha visto chi era allo stadio, ma nessuno tranne il sottoscritto ha sentito il crac del mio collo quando Francesco mi ha stretto affettuosamente andando verso la porta sotto la Fiesole dove quattordici anni fa aveva parato il rigore a Kanu.

Nell’aprile del 2010 a Firenze subimmo un’ondata mediatica volgare legata alle future due partite con l’Inter.
A Roma erano assolutamente convinti che avremmo perso quella di campionato, penalizzando così i giallorossi in corsa per lo scudetto, per poi vincere la semifinale di Coppa Italia e arrivare in finale.
Giocammo una partita commovente la domenica, pareggiammo, e poi, sfiniti, fummo buttati fuori tre giorni dopo.
Nella scorsa settimana stessa storia: la Fiorentina lascerà passare il Torino per tanti motivi, il primo è quello dell’amicizia tra le due tifoserie.
Dice: ma se Cerci avesse segnato il rigore, non sarebbe finita così?
No, perchè la gara l’abbiamo giocata seriamente, onorando lo sport e comunque Rosati mi pare che sia il portiere della Fiorentina e comunque ci sono tanti modi per non parare un tiro dagli undici metri, per esempio basta scansarsi.
Sono molto dispiaciuto, anzi direi amareggiato, per il Toro, ma anche molto orgoglioso di amare calcisticamente una squadra così.

Scusate, ma pensate davvero che se avessimo voluto far vincere il Toro non ci sarebbe stato un modo più tranquillo che arrivare al quarto minuto di recupero?
Magari potevamo evitare di fare due gol o no?

Serata di novità a Radio Blu.
Volevo festeggiare in qualche modo gli ottimi ascolti dell’ultimo periodo e dare anche un premio a tutta la magnifica squadra che ascoltate ogni giorno ed ecco l’idea di Maurizio Passanti, uno che il Pentasport l’ha fondato insieme al sottoscritto nell’ormai lontano gennaio 1979.
Stasera ascolterete una radiocronaca polifonica, perché oltre al sottoscritto si alterneranno a raccontarvi Fiorentina-Torino Bardazzi, Pestuggia, Sardelli, Loreto, Sestini e Zoccolini, con tanti ringraziamenti a Bigiotti, Sandrelli, Rossi, Giannattasio e al giovane Guetta che rimangono fuori per questioni anagrafiche e anche perché qualcuno dovrà pure fare il resto del lavoro.
Sarà divertente anche per me, che farò la seconda voce a tutti, dopo aver iniziato e cucito i vari passaggi di microfono.
Un modo spero apprezzato di ringraziare chi ogni giorno si confronta con la mia severità.

Se Giovanni Sardelli o Tommaso Loreto sparassero a palle incatenate su un bersaglio viola indefinito una, due, cinque volte, secondo voi io non c’entrerei niente o sarei non solo al corrente ma ispiratore della vicenda?
Ho con Mario Cognigni un rapporto normalissimo, di reciproco rispetto e (spero) stima, confesso che non mi dispiace la ruvidezza con cui tratta certi argomenti, pur non essendo a volte d’accordo con lui.
Mi ha sempre fatto sorridere la dicotomia del popolo viola (anche fra gli straordinari protagonisti di “Viola nel cuore”): Cognigni è quello cattivo, Della Valle quello buono, Mencucci non si sa: pessimo ai tempi della tessera del tifoso, riabilitato in parte oggi “perché ci ha messo la faccia” (ed è vero, nei momenti bui è andato controvento rischiando di farsi molto male).
Oggi che Cognigni ha “confermato al 100%” Montella, forse è meno cattivo di due giorni fa, ma per molti resterà sempre l’anima nera della Fiorentina.
In fondo però va bene così e queste sono soprattutto schermaglie dialettiche, l’importante è che i Della Valle continuino a tenere l’alto profilo degli ultimi anni perché basterebbe scavalcare l’Appennino per capire come stanno città non troppo lontane da Firenze.

Scusate, mi sono un po’ distratto negli ultimi dieci giorni: ma per caso Montella ha chiesto dei rinforzi?

Nell’estate del 2011 la famiglia Guetta passò un’estate meno serena del solito: il responsabile delle finanze della premiata ditta “Spendi e spandi”, che sarebbe il sottoscritto, aveva rinnovato i titoli di stato in cui erano confluiti da sempre i risparmi faticosamente sottratti alle esigenze più o meno reali di principi e soprattutto principesse.
Sembrava tutto tranquillo quando cominciarono i primi titoli, all’inizio in coda ai TG e ai GR, poi sempre più dentro i notiziari e infine in prima battuta: lo spread stava aumentando vorticosamente.
All’inizio, era luglio, feci finta di nulla, preferendo concentrarmi solo sulla Fiorentina e Mihajlovic, una settimana dopo adottai la tattica dello struzzo: non voglio sapere niente, tanto l’Italia non fallisce e i risparmi di una vita sono salvi.
Durò un paio di giorni, poi per reazione uguale e contraria cominciai ad interessarmi furiosamente della vicenda, di cui sapevo tutto tecnicamente, ma che mi aveva appassionato più o meno come i saggi di danza della Valentina che andavo a vedere dieci anni fa.
Ricordo una splendida passeggiata sulle Dolomiti intervallata dalle mie angoscianti telefonate a Loreto per sapere a che punto era lo spread: 300, 350, 400, 450, 500, stavo perdendo il 30% di quello che avevo.
Dice: ma se non vendi non perdi.
Facile, ma se poi l’Italia fallisce davvero?
Un giorno a colazione convocai il gran consiglio di famiglia e provai a spiegare il differenziale tra Italia e Germania, cominciai quasi a giustificare il perché avevo scelto i BTP e posi la domanda fatale: che facciamo?
La storia si concluse con una resistenza faticosissima e una vendita al primo rimbalzo importante che comunque non evitò un salasso dell’8%.
Oggi, se avessi tenuto duro, starei guadagnando un botto, oltre agli interessi, ma quello che ora mi chiedo è: cosa diavolo è cambiato da quei giorni?
Non mi pare che l’economia reale sia così migliorata, la gente fa sempre una fatica tremenda ad arrivare in fondo al mese, eppure lo spread è a 150: perché?
E nel 2011 cosa è successo? La crisi vera era cominciata nel 2008 e non mi pare che ci fossero guerre o attentati tipo torri gemelle.
Vuoi vedere che una volta tanto, e passerbbe alla storia, ha davvero ragione Berlusconi?

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