Correva l’anno 1994, Vittorio Cecchi Gori ascoltava la mia radiocronaca, come faceva il babbo Mario, non c’era la televisione e non c’erano neanche i diritti radiofonici locali, nel senso che tutti potevano trasmettere a proprio rischio e pericolo, insomma eravamo fuori dalle regole.

Un giorno arrivò una chiamata, mi passarono Vittorio che mi chiese esplicitamente per suoi misteriosi motivi di eliminare due giornalisti esterni da Radio Blu: Luca Frati, Manola Conte, più Aldo Agroppi, che proprio non sopportava.

Era la prima volta che succedeva un fatto del genere e sapevo benissimo come fossimo appesi alla benevolenza della Fiorentina che, se avesse voluto, avrebbe potuto farci smettere la radiocronaca in qualsiasi momento.

Ci pensai un’ora, decisi in completa autonomia e dissi di no: non potevo consegnare il bene più prezioso che avevamo, la libertà, in cambio della radiocronaca, che pure amavo moltissimo.

Non accadde niente, poi le pressioni (pesantissime) si ripeterono con Sconcerti ed altri ancora, e per tutti la risposta è stata una sola: nel Pentasport decido io chi interviene come opinionista, oltre a naturalmente a chi fa parte della redazione.

Qualche vendetta più o meno traversale c’è stata, ma siamo sopravvissuti, con un pizzico di presunzione direi anche abbastanza bene.

Racconto questi aneddoti per spiegarvi che mi spiace molto che non gradiate Bucchioni o non sopportiate Prizio o Brovarone o che magari troviate antipatico Sandrelli (cito a caso), ma posso solo prenderne atto e poi fare delle riflessioni a fine stagione, dettate sempre e comunque dall’unico scopo del mio lavoro: creare una squadra che funzioni e costruire una trasmissione che sia la più ascoltabile e gradevole possibile.

A volte ci riesco, a volte no, ma queste sono le incertezze del mestiere

Tutti noi che combattiamo ogni giorno per portare a casa il guadagno che permette ai nostri figli (e qualche volta pure all’ex coniuge che vive sulle spalle di chi lavora) di vivere decorosamente, vorremmo incontrare almeno una volta nella vita i cinesi del Milan.

Gente fantastica, che versa senza troppi problemi 200 milioni di euro per comprare il 40% della società, ma che poi fatica a trovare i restanti 320 milioni per chiudere l’affare.

Mi accontenterei di molto meno: per esempio se qualcuno mi facesse il piacere di comprare la mia casa diciamo a 300mila euro, me ne dà 80.000 al compromesso, ma poi non riesce a perfezionare l’acquisto perché, guarda caso, gli mancano 220.000 euro.

Io mi tengo la casa e gli 80.000 euro, così come pare che Berlusconi si possa tenere i 200 milioni, che gli farebbero pure comodo, viste le recenti spese per Olgettine e similari.

E’ talmente tutto così bello (per Berlusconi, a me purtroppo non è mai successo), che mi pare troppo bello per essere vero.

 

Non oso pensare a cosa sarebbe successo se non avessimo vinto.

Non riesco proprio a capire: a ma i successi all’ultimo tuffo hanno sempre dato una gioia particolare, qualcosa in più rispetto all’ordinario.

Qui invece pare che i due gol di Kalinic contro Cagliari e Crotone siano portatotori di sventura: era meglio perdere?

Ancoa di meno capisco le critiche a Kalinic: ma avete visto come gioca e con chi gioca in attacco, cioè da solo?

Non vi bastano diciannove gol, il no ai milioni cinesi ed un comportamento esemplare in campo e fuori?

Scusate, ma non mi lego a questa schiera e come cantava il grande Guccini “morrò pecora nera”.

Sto facendo i compiti con Cosimo, quarta elementare.

Siamo sullo stendere e manca solo il problema di matematica che recita testualmente così: una mamma ha vinto al Bingo 360 euro, ne regala 1/3 a … e via a seguire.

Non vorrei passare per bacchettone, ma proprio oggi sul giornale c’è un allarme piuttosto serio sul rischio che i bambini diventino schiavi del “Gratta e vinci” e quindi mi chiedo se sia corretto far partire un problema per bambini da una vincita al Bingo, come se fosse un dato acquisito che si giochi (e quindi ci si rovini) con l’azzardo.

O sono io troppo apprensivo?

Deve essere ambizioso, sapendo però che oltre un certo limite non possiamo andare, vedi alla triplice voce Prandelli, Montella e Sousa.

Avere un nome, ma non costare un’esagerazione.

Ottenere i risultati attraverso il gioco, perché si sa che a Firenze siamo dei buongustai.

Essere deciso con la stampa, senza entrare in rotta di collisione totale, aperto con la città e disponibile con i tifosi.

Vantare una buona esperienza alle spalle, senza però “essere passato di moda”.

Mica facile scegliere il nuovo allenatore della Fiorentina,

Sondaggio suggerito da un amico del blog: lo vendereste Bernardeschi a 50 milioni di euro?

Cioè la quotazione di Kalinic?

Io no, ma non sono Della Valle

E voi?

La sciarpa della Juve l’ha rifiutata.

Va bene, però doveva dire: “rimango certamente a Firenze”, altrimenti è chiaro che se ne vuole andare. Perchè non l’ha detto?

Gli piacerebbe avere la fascia di capitano, magari è un segno di attaccamento alla maglia viola che indossa da una decina d’anni.

Macché, è solo un modo per buttare fumo negli occhi: magari non l’accontentano e così la prende come scusa per dire che se ne va.

Come si dice dei figli come quando a volte non ne possiamo più: il difficile non è farvi (soprattutto per noi maschi…), ma accontentarvi!

La partita degli assurdi.

Stadio in rivolta per l’inspiegabile cambio tra Bernardeschi e Badelj, prima prende un palo clamoroso Sau, poi segna Kalinic, che si mette a polemizzare con i tifosi per conto terzi, ovvero Sousa.

In quel quarto d’ora finale c’è molto calcio e tutta Firenze, intelligente e polemica al limite del masochismo e credetemi so per esperienza personale di cosa sto parlando.

Forse siamo ancora in corsa per lo strapuntino europeo, certamente non ne possiamo più del tecnico ed esageriamo nelle nostre manifestazioni di insofferenza.

Bellissimo l’ingresso in campo dei ragazzi degli anni novanta, ora uomini fatti e finiti, alcuni (Cois e Malusci) con il figlio adolescente in campo perché sapesse chi fosse stato il babbo.

Mi sono emozionato con Ranieri e a vedere ancora sul prato del Franchi molti dei miei compagni di un viaggio che dura, per mia grande fortuna, da quasi quarant’anni.

Alla fine, come spesso purtroppo accade nella vita, il problema sono i soldi.

Il progetto è bellissimo, la presentazione è stata di classe, la presenza di Antognoni ha dato un valore aggiunto a tutto, ma chi si offre di essere partner dei Della Valle in questa impresa da 420 milioni di euro, che diventerebbe la più grande per Firenze da decenni ad oggi?

E non è solo un problema della proverbiale ritrosia dell’imprenditoria fiorentina ad investire se non c’è un  ritorno certo e anche, magari, alla mancanza di feeling tra i Della Valle e il resto della città a livello industriale e commerciale.

Qui il problema è che temo che ci sia davvero poco interesse sull’argomento: mi sbaglierò, ma le reazioni in un certo mondo sono state molto fredde.

Ergo: o se lo fanno da soli i Della Valle, senza un euro di contributo pubblico, questo sia chiaro, o si rimane come siamo ora.

Certo, che se fosse buona la prima ipotesi, altro piazzamento Champions o grandi acquisti: entrerebbero, e per sempre, nella storia.

Devo parecchie cose a questo blog, tra cui la conoscenza di Mattia Alfano, avvocato in rapidissima ascesa e sfegatato tifoso viola.

Ad Alfano piacciono le questioni di principio: va bene la carriera, ma se c’è da buttarsi dentro in qualche giusta causa non ci pensa due volte e a titolo gratuito si infiamma nella lotta.

Stavolta è riuscito in un piccolo miracolo, perché davvero non speravo di avere giustizia di quanto accadde nel gennaio di tre anni fa.

Stavo proponendo in radio a Mario Gomez di devolvere una mensilità in beneficienza, visto che non giocava mai e continuava a scusarsi in tutti i modi.

Avrei preferito un atto concreto al posto di mille parole.

Arriva una mail indirizzata al sottoscritto: “sei il solito ebreo. Come ti permetti di dire quello che dovrebbe fare chiunque.Fatti i cazzi tuoi. Non fai altro che appicciare…”.

Da più di una decina di anni a questa parte non tollero più le offese e quando è il caso querelo, come ho fatto giusto appunto appena due settimane fa con chi, volendo fare lo spiritoso, mi  ha accustao via fecebook di essere al soldo della Fiorentina.

Mattia ha preso  in mano la vicenda e ha chiuso tutto con successo, rinunciando ad ogni compenso, e ottenendo dalla controparte un versamento in denaro, che come sempre faccio in questi casi devolvo a chi combatte per gli altri.

Nello specifico, alla LIFC della Toscana, la Lega Italiana Fibrosi Cistica che proprio in questi giorni sta lanciandoun’ottima campagna legata alle uova di Pasqua da acquistare per sostenere la ricerca di una delle malattie più invalidanti e letali che ci siano (per sostenerla e per le informazioni necessarie sull’argomento basta collegarsi al sito ufficiale www.toscanafc.it o alla pagina Facebook “LIFC Toscana onlus”).

Una grande soddisfazione, credetemi.

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