Febbraio 2017


Capita che qualcuno mi faccia i complimenti per Radio Sportiva, credendo che ne sia ancora il direttore quando invece ho dato le dimissioni più di due anni fa

Così come molti pensano che Sportiva sia stata una mia idea e anche in questo caso si congratulano per la brillantezza dell’intuizione.

L’ho sempre detto ai diretti interlocutori e lo ribadisco pubblicamente: l’idea non è stata mia, ma di Loriano Bessi, che mi propose il progetto nell’estate del 2010: io ne sono stato solo l’ingegnere “giornalistico”, nel senso che con le poche forze che avevamo a disposizione ho costruito una struttura da zero, non occupandomi naturalmente delle questioni economiche che non mi competevano ed intervenendo da pompiere solo quando la situazione stava diventando incandescente.

Con l’aggiunta di un particolare che ci ha condizionato fin dall’inizio: nel primo anno di Sportiva, il 2011, era saltato il sistema di rilevazione degli ascolti, per questa ragione la Radio era splendida da ascoltare (cioè in pratica senza pubblicità, che nessuno pianificava), ma i conti erano ovviamente da brividi.

Comunque sia, abbiamo retto il colpo e siamo andati avanti per oltre quattro anni scalando le classifiche  con una dedizione al lavoro dei ragazzi che avevo scelto uno per uno che raramente ho riscontrato in altre redazioni.

A due anni dal mio addio la formula è rimasta quella studiata nel 2010, sono arrivate nuove voci tutte molto professionali, ed è rimasta gran parte della mia squadra che ha continuato a macinare consensi e ascolti.

Per questo motivo mi si è stretto il cuore quando ho letto che quello che tante volte era stato minacciato si verificava davvero: lo sciopero della redazione.

In molti mi hanno chiesto cosa avrei fatto se fossi stato ancora il direttore di Sportiva e sinceramente non ho saputo rispondere perché nelle situazioni bisogna esserci e mi ha sempre dato noia chi spara sentenze da lontano, senza conoscere nulla o quasi.

Posso però con certezza dire quello che non avrei fatto: non sarei mai andato in onda per rispetto alla “mia” redazione e se qualcuno lo avesse fatto al posto mio avrei rassegnato immediatamente le dimissioni.

Ovviamente ci sarà qualcuno che avrà da ridire sulla vittoria di ieri, per ché siamo incontentabili e soprattutto molto fiorentini

Sinceramente però non c’è stata partita: abbiamo vinto meritatamente semplicemente perché siamo più forti, rischiando molto poco, in pratica solo sul colpo di testa di Zapata parato bene da un Tatarusanu che pare giocare molto meglio da quando è arrivato Sportiello.

E’ stato decisivo Bernardeschi e sarà un peccato non averlo a Milano, l’ammonizione è stata sciocca e se la poteva risparmiare, ma è stata l’unica pecca di una gara in cui è sembrato prendere in mano la squadra.

Si è rivisto anche Babacar, che mi ha lasciato i soliti dubbi sul suo reale valore: è quello di ieri sera o il fantasma di Roma?

Nel dubbio, meglio ricorrere a Kalinic, che giovedì dovrebbe essere piuttosto riposato.

Ho letto i bellissimi articoli di Bocci e Poesio sul Corriere Fiorentino, l’intervista a Kalinic, e mi sembrava di respirare aria purissima.

A me questo ragazzo di 29 anni, perché nella vita a 29 anni oggi si è poco più che ragazzi, nella sua disarmante normalità pare un alieno.

Mi ha ricordato Francesco Toldo, che alle 8 di mattina si presentava in banca per fare un’operazione e che da terzo portiere della Nazionale passava il lunedì a Padova a dare una mano nella tabaccheria di famiglia.

Solo che qui c’è il dio denaro a far sembrare tutto incredibile e sarà pur vero che magari a giugno se ne andrà per guadagnare il quadruplo, ma intanto lui in questi mesi si mette in tutti i sensi a rischio e poi l’eventuale quadruplo è sempre meno della metà di quanto avrebbe preso ora dai cinesi.

I soldi non sono tutto nella vita, l’ho sempre pensato e ho coerentemente seguito questo concetto per quaranta anni, per questo sono fortemente intrigato da Kalinic, uno che se non ci fosse andrebbe inventato.

Un po’ come Totti, che ancora una volta ha dimostrato di avere un cuore dietro al portafoglio devolvendo in beneficienza il compenso di Sanremo

…che l’uomo potrà imparare, a vivere senza ammazzare…

Non ho più speranze, davvero

E ringrazio la possibilità di avere un blog per scaricare in parte la furiosa angoscia da cui non riesco a liberarmi dopo aver letto ieri sera quello che segue

 

 

Punito e ucciso per aver fatto la pipì a letto: è successo domenica a Aire-sur-la Lys, nel nord della Francia. Protagonista del triste e drammatico episodio un bambino di 5 anni, Yanis, reo di aver fatto la pipì a letto.

La punizione: correre al buio in mutande e calzini

Il bambino sarebbe stato ucciso da una punizione crudele della madre e del patrigno: Yanis aveva bagnato il letto. E i genitori lo hanno costretto a correre all’aperto, nelle rigide temperature invernali, con addosso soltanto le mutandine bagnate e i calzini. Il bambino ha corso al buio per alcuni chilometri lungo La Lys (il fiume che scorre nella regione del nord-Passo di Calais dove si trova il paesino di 10mila abitanti in cui è avvenuta la tragedia) , sarebbe caduto almeno due volte prima di raggiungere una zona isolata. Il suo corpo è stato trovato dai vigili del fuoco attorno alle 2.30 di notte a dieci minuti dal centro città, vicino a un capannone dove il patrigno aveva vissuto in passato: per il piccolo però non c’era più nulla da fare.

Le accuse e la morte: Yanis aveva diverse ecchimosi sul corpo

Emilie, la madre 23enne, e il patrigno, 30 anni, sono stati fermati con l’accusa di omicidio volontario: sono incensurati e non erano mai stati segnalati ai servizi sociali. Già interrogati hanno fornito elementi utili alle indagini. E secondo gli inquirenti, la punizione inflitta a Yanis non era la prima. L’autopsia ha accertato che il bambino è morto per trauma cranico, ma aveva anche diversi lividi sul volto e il naso rotto. Ma sul corpo del piccolo sono state rilevate tracce anche di altre violenze che potrebbero risalire a giorni o settimane fa.

Il ricordo su Facebook

In ricordo di Yanis, gli zii da parte del padre biologico, i nonni, i cugini e i suoi insegnanti si sono attivati e hanno creato una pagina Facebook per raccogliere fondi per il suo funerale e in memoria del bambino. «Yanis, il nostro angelo» recita l’intestazione: «La nostra stella spentasi troppo presto, il 6 febbraio 2017, dall’alto dei tuoi cinque inverni vissuti».

 

Abbiamo giocato per 25 minuti e non si può, davvero non si può, meno che mai all’Olimpico contro la Roma.

La tristissima sensazione è che ad un certo punto loro si siano fermati perché stava diventando una partita di allenamento ed è entrato in gioco il rispetto degli avversari

Gli unici due da salvare sono stati Tatarusanu (che ha preso quattro gol!) e un gradino più sotto Astori, per via dell’errore finale, ma il resto è stato un pianto greco.

Per far media con i propri giocatori l’improvvido Sousa arriva in sala stampa e ci prende tutti in giro parlando di un ottimo Babacar, ne parla come di un giocatore che ha fatto grandi progressi quando invece è stato un fantasma.

Non ho capito bene a che gioco stia giocando, ma se era una battuta non ha fatto ridere nessuno e se davvero lo pensava allora comincio a pensare davvero all’esonero, pur non trovando in giro tecnici in grado di darci la scossa per un’improbabile rincorsa europea.

Questa sera, se gioca, pretendo un Babacar molto diverso da Pescara: non è più un ragazzo e c’è un gran bisogno di lui, vediamo se si dà una mossa

Poi proveremo a giocarcela, anche se sono nettamente più forti in tutti i reparti, specialmente adesso che non abbia Kalinic.

Ripensandoci bene, ancora è difficile comprendere come sia stato possibile vincere all’andata, eppure è andata proprio così, sia pure aiutati dalla fortuna e da un arbitraggio non proprio sfavorevole

Mi piacerebbe anche rivedere Borja Vaero, Vecino e Badelj all’altezza della loro fama, che mi pare superiore al rendimento abbastanza opaco offerto quest’anno e sono curioso chi andrà in porta: io punto su Tatarusanu

L’ho sempre pensato e ne ho continue conferme: il piacere della vita è nelle piccole cose e nella serenità interiore.

Oltre ovviamente alla salute, che è fondamentale.

Ora che “abbiamo virato”, come mi dice spesso l’ottimo Mauro Cardini, che non finirò mai abbastanza di ringraziare per la professionalità e l’affetto con cui ha seguito più da amico che da dottore questo guaio che mi affligge da più di tre settimane, posso tornare ad assaporare le piccole grandi gioie quotidiane.

Un fine settimana in pieno relax con Cristina, fatto di film, girate e buon cibo, preparare il compleanno di Cosimo e altre dolcezze.

In mezzo a tutto questo c’è il lavoro, certo, e la fortuna di occuparsi di qualcosa che ti piace, che è sempre stata e probabilmente sempre sarà la tua passione, ma che grazie a chi ti sta accanto non è più  la tua ossessione.

E martedì andrò a Roma, magari non sarò ancora al 100%, ma all’Olimpico ci voglio essere

Ci è andata non bene, benissimo.

Non oso immaginare cosa sarebbe successo in caso di pareggio e non importa se alla fine abbiamo costruito di più: non si può arrivare in quel modo a conquistare i tre punti.

E comunque li abbiamo presi e a me è venuto in mente il pareggio di Baggio contro la Nigeria ai Mondiali del 1994 a tempo quasi scaduto, dopo una gara orribile e da lì siamo partiti fino ai rigori persi col Brasile.

Molto più modestamente ieri sera il nostro Baggio è stato l’inaspettato Tello e stavolta mi accontenterei di molto meno di una finale mondiale, diciamo pure un quinto posto su cui sarei pronto a firmare subito.

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