Fiorentina


…in eine kleine Stadt gefahren und dort in einem Gasthaus abgestiegen.
No, non sono impazzito, è solo che sto cercando di recuperare un po’ del mio poverissimo tedesco su cui mi soffermerò tra poco perché pare che (per fortuna) io abbia torto e che sia pure lentamente Mario Gomez si sia messo in viaggio per Firenze.
Intanto abbiamo prolungato il rapporto con Federico Logiudice e questo ci aiuterà a sapere ora per ora cosa diavolo stia succedendo adesso in Baviera e poi da dopodomani ad Arco.
E ora il mio rapporto col tedesco, che ha conosciuto momenti spassosi, altri quasi tragici e anche il raggiungimento di una vetta incredibile, che solo a pensarci mi rende orgoglioso ed incredulo.
Al Duca D’Aosta avevamo una professoressa vetero comunista tutta di un pezzo, la Quercini Sartoris, che ci dava da studiare delle terrificanti cose a memoria, solo che poi tutto era meccanicamente diviso tra i quattro che interrogava e così bastava che ognuno studiasse un pezzo ed era salvo (ecco infatti die beiden ecc…, lo so ancora!).
Una volta volli fare il furbo e andai lungo riportando pure la frase di quello che era dopo di me col risultato di far saltare tutto e rischiare (giustamente) di essere menato dagli altri che presero 4.
In più, all’ultimo compito prima della maturità venni clamorosamente beccato a ricopiare la traduzione che aveva dato nella classe parallela e che era uguale alla nostra: partì una bambola cloamorosa che ancora ricordo con un misto di vergogna e paura.
“L’onestà Guetta!! L’onestà!!! Ma come puoi pretendere di ottenere qualcosa se non sei onesto!!! Vai fuori, subito!!!”.
Ammesso a tedesco con tre, ma passato poi con sessanta, anche queste sono soddisfazioni.
E poi l’università: nel luglio 1986 avevo finito tutti gli esami tranne uno, ovviamente tedesco, e la tesi era già pronta.
Vado allo scritto e copio tutto (alla faccia della Quercini Sartoris): ammesso all’orale.
E lì comincia il dramma, perché oltre al dialogo normale bisognava sostenere una conversazione in tedesco su due testi, uno di Von Kleist e uno di Mann.
Parto almeno quattro, cinque volte e poi mi arrendo dopo un paio di settimane, perché davvero è troppo difficile.
Provo ancora una volta nell’aprile del 1988 (e sono già passati 15 mesi dallo scritto), vivo da asceta (o quasi…) per due mesi e incredibilmente ce la faccio: divento padrone del tedesco, lo capisco, lo parlo, so tutto di Von Kleist e Mann e prendo trenta.
Standing ovation personale, laurea a stretto giro di sessione e… svenimento appena tagliato il traguardo.
Cioè non prendo più in mano un testo di tedesco e nel giro di pochi mesi mi dimentico tutto.
Adesso, se arriva Gomez, mi faccio scrivere il testo e pago la mia scommessa con il racconto di suoi due gol nel modo che sapete.

Il sogno dei tifosi della Fiorentina…era diventato rivederti allo stadio, caro grande ed indimenticabile Stefano.
Avevamo la nostra gag ogni volta che ci vedevamo: tu mi ricordavi sempre che se non era per te non sarei diventato famoso per la famosa premonizione prima del gol alla Juve, e io ti davo ragione, perche’ se non la mettevi dentro che senso avevano le mie parole il quel fantastico 15 febbraio 1989?
Maledetta stronza, pero’ alla fine hai vinto te, non hai mollato di un solo centimetro e anche se non rispondevi piu’ alle mail, anche se parlare con Chantal era ormai diventato impossibile, io sono certo che tu non gliela hai data vinta a quella bastarda.
L’ultima chiacchierata con Alberto lucido, nel novembre del 2009, era dedicata a te.
Lui, che non sapeva nulla di calcio e che stava muorendo a nemmeno cinquanta anni, esattamente la tua eta’ oggi che te ne sei andato, all’improvviso disse: “Stefano Borgonovo e’ un eroe, un grandissimo uomo da cui tutti dobbiamo imparare”, volle sapere qualcosa di piu’ di quando giocavi e tutto di come stavi.
Ti sopravvivera’ la Fondazione e l’amore dei tanti, tantissimi che ti hanno voluto bene, e chi se ne frega se gli imbalsamati della Fifa (che non meritano nemmeno il nostro disprezzo) non hanno voluto tributarti l’omaggio con il minuto di raccoglimento prima di Italia-Spagna.
Stasera siamo davvero tutti un po’ piu’ soli.

Se in questi giorni leggessi o ascoltassi David Guetta (e scusate per questa terrificante citazione in terza persona), lo troverei come minimo indisponente, se non addirittura molesto nel suo realismo da contabile.
Sono infatti rimasto tra i pochissimi ad essere scettico sulla fattibilità della doppia trattativa: Jovetic venduto alla cifra che vogliono i Della Valle, Mario Gomez in arrivo a Firenze.
Se tutto questo dovesse avvenire, sarei, e non credo che ci sia neanche bisogno di sottolinearlo troppo, più che felice e mi iscriverei subito al partito della “Champions più che possibile”.
Intanto però mi impegno come direttore di Radio Blu, e vi dico che abbiamo ingaggiato il bravissimo Federico Lo Giudice perché ci racconti da Monaco di Baviera anche il minimo sussulto di Gomez.
E poi, come espiazione delle mie colpe, ci sono sempre i due gol di Super Mario da raccontare via etere in tedesco…
Per ora però meglio concentrarsi sull’inglese, per un fatto personale che domani vi racconterò.

Siamo ufficialmente incartati.
Con un terzo dei soldi chiesti per Jovetic la Juve ha comprato Tevez e qualcuno mi deve spiegare cosa se ne farà a questo punto dell’ingrato montenegrino, a meno che non venda Vucinic, trattativa che mi pare molto difficile.
Ho detto e scritto diverse sciocchezze negli ultimi anni, ma una cosa l’avevo azzeccata d’istinto: piazzare Jovetic a trenta milioni nell’estate scorsa.
Quando lo dissi in un filo diretto nel giugno 2012, venni sommerso dalla rabbia di gran parte dei tifosi che chiamavano affranti, ma non ho mai cambiato idea.
Adesso dobbiamo sperare nell’Inghilterra, dove Jovetic piace il giusto anche perché in Europa non giochiamo da quasi quaranta mesi e non è che le prestazioni nel Montenegro siano state così entusiasmanti, anche per via di tanti piccoli infortuni.
Qui l’unico che può sbloccare la situazione è Montella, l’unico che (forse) i Della Valle stanno a sentire.
Se il tecnico va dai fratelli, o anche solo da Andrea, e spiega chea questo punto tenere Jovetic, oltre a bloccare completamente il mercato viola, diventa molto pericoloso sul piano ambientale e tecnico, forse il prezzo scende e lo vendiamo.
A quel punto ci mettiamo nelle mani di Pradè e proviamo a piazzarlo al meglio, altrimenti ce lo teniamo con tutti i mal di pancia del caso (i suoi, ma soprattutto i nostri), vedendo di farci il meno male possibile.

Sto entrando in un cono d’ombra con alcuni tifosi.
Me ne rendo conto, mi spiace, ma non posso fare altrimenti perché sono abituato da sempre a dire quello che penso.
Trovo “leggermente” fantasioso pensare che la Fiorentina possa prendere David Villa, che tra l’altro mi pare meno importante di Mario Gomez per due buoni motivi: i quattro anni in più e il grave infortunio di non troppo tempo fa.
Guadagna, mi pare, 7 milioni netti l’anno, gioca in uno dei club più importanti al mondo e dovrebbe rivoluzionare la sua vita solo per il gusto di indossare la maglia viola.
Bellissimo, nei miei sogni di tifoso.
Un po’ dura da realizzare nel mondo reale.
Io ho l’impressione che si continui a farci del male da soli, perché se poi arrivano giocatori dalla caratura inferiore ai pezzi da novante di cui si parla restiamo alquanto delusi e ci dimentichiamo del buono fatto fino ad oggi.
Comunque, se vi può consolare, sto anch’io antipatico a me stesso e vorrei tanto tornare al David bambino che d’estate sognava di prendere Gigi Riva o Boninsegna per rinforzare l’attacco, che già a fine anni sessanta era un problema…

Sono uno di quelli che guarda la Nazionale tifando per l’Italia e vivendo una partita nella partita quando c’è in campo un giocatore della Fiorentina.
Si parte da De Sisti agli Europei, avevo otto anni, e si raggiunge il massimo con i torti subiti da Antognoni, proseguendo con il Baggio viola, ma un po’, lo ammetto mi sono concentrato pure su Gamberini e Montolivo e quindi, secondo alcuni di voi, sono irrecuperabile.
Confessate le mie colpe, eccomi qui sul divano di casa ignorato da Cosimo, che ancora non avverte il fascino di Italia-Brasile, a sperare in un gol di Aquilani.
L’inizio è traumatico: tra lui e Montolivo fanno a chi gioca peggio, a chi regala più palloni agli avversari, che non sono esattamente scarsi.
Alberto meriterebbe pure di essere ammonito, lo graziano, ma non si vede proprio mai nel primo tempo, onestamente sarebbe da sostituire.
Non che Marchisio o Diamanti abbiano fatto chissà cosa, ma a me di loro importa il giusto…
Si riparte ed è più o meno la stessa musica fino a quando l’Italia si accende e allora Aquilani decolla, tra l’altro nel ruolo di Pizarro, come dire che conta soprattutto saper giocare a calcio e lui lo sa fare molto bene, ma ad intermittenza.
Escono fuori venti minuti di grande sostanza, conditi dall’assist a Chiellini, che modificano il titolo a cui avevo pensato e che recitava: “che delusione”, ma si poteva e si doveva fare di più.

Mettiamo la Fiorentina dell’ultimo campionato e aggiungiamoci Denis, Joaquin e Pepito Rossi: dove sarebbe potuta arrivare?
Scrivo questo perché ho imparato da almeno tre decenni ad essere molto realista, e può anche essere che un simile atteggiamento mentale in qualche caso diventi un limite, ma ormai è difficile cambiare.
Oggettivamente la situazione è questa: Jovetic non lo chiede seriamente nessuno, dai 30 milioni non si scende, ma anche se si calasse a 25 dubito che a parte la Juve (che per principio lo deve comunque portare via a 30) ci siano altre squadre pronte all’offerta.
E senza la cessione dell’ingrato montenegrino Gomez non arriva neanche se formiamo una catena umana lunga da qui a Monaco, sempre ammesso che non vada all’aria l’ardito piano di ingegneria finanziaria creato per colmare il divario tra l’ingaggio bavarese e la nostra proposta.
Tra tre settimane ripartiamo e sull’attaccante siamo oggettivamente incartati, scordando però di avere in più Pepito Rossi, ma è l’aspetto psicologico che mi preoccupa.
Su Gomez si è creata un’attesa superiore al normale e non vorrei che il contraccolpo dovuto dal suo eventuale mancato arrivo ci portasse ad una crisi di sfiducia, che non sarebbe davvero giusto avere dopo l’ultima stagione.

Voglio sperare che anche solo immaginare una Fiorentina con Neto portiere titolare sia stata una manovra diversiva per costringere il Cagliari a far calare il prezzo di Agazzi.
E su questa trattativa mi tengo le mie robuste perplessità, visto che non ho ancora capito il perché si pensi di spendere 4/5 milioni per il numero uno sardo e non si immagini invece di puntare a tenere Viviano con la metà di quanto richiesto dal Palermo.
Però mi fermo di fronte ad altre perplessità, che sono molto più importanti delle mie ed appartengono a Montella, non proprio un estimatore di Emiliano.
Ma Neto titolare proprio no, non è questa la stagione degli esperimenti: Neto ha avuto le sue possibilità e mi pare le se sia giocate malissimo.
Nessuno ha saputo spiegare perché sia stato acquistato a caro prezzo (dai lunghi viaggi in Sudamerica di Corvino dal 2009 al 2011 sono arrivati lui, Kerrison, Bolatti e Romulo…, niente a che vedere con le grandi spedizioni nell’Est!) e comunque cominciare con lui vorrebbe partire psicologicamente con un bel macigno sulle spalle.
Non scherziamo, per favore.

Ecco profilarsi all’orizzonte il ritorno di quelli che non avremmo più voluto vedere.
Il primo è Vargas, che guadagna più di Borja Valero e che qualunque società con un po’ di sale in zucca si guarda bene di avere tra i propri giocatori.
Poi c’è Felipe, l’uomo che ha spalancato con i suoi errori la porta della qualificazione Champions al Milan e il cui contratto è come la novella dello stento che dura tanto tempo e non finisce mai.
E ancora Cassani, che da quando è andato via da Palermo è come un pulcino nella stoppa.
E meno male che con molta previdenza abbiamo obbligato il Genoa al riscatto di Olivera, sennò tornava pure lui.
De Silvestri e Lazzari quasi certamente li tengono, mentre da Cerci ci guadagneremo, ma il fardello dei temutissimi rientri alla base resta.
Dove la mettiamo tanta grazia calcistica?
Quanto pesano i loro stipendi nel monte ingaggi della Fiorentina?
Urge giocata geniale della coppia Pradé-Macia, qualcosa a metà strada tra gli ottimi rapporti calcistici intessuti da anni e la circonvenzione di incapace.

Io resto convinto che Mario Gomez non verrà alla Fiorentina, lo penso perchè faccio due conti e mi pare un’operazione non in linea con i parametri viola.
Bernardo Brovarone la vede in modo diametralmente opposto e lo dice a Radio Blu, dopo aver scritto su Facebook che il giocatore era a Firenze per sostenere le visite mediche, cosa che mi pare si sia dimostrata non esatta.
Su questa vicenda si è scatenata una piccola tempesta mediatica che ha confuso tutto immergendoci in una sorta di brodo primordiale con gridi e strepiti e mi pare quindi giunto il momento di fare un po’ di chiarezza.
Bernardo su FB (che detesto, ma questo è un altro discorso) ha un dialogo privato con chi interagisce con lui e Radio Blu non c’entra niente.
Allo stesso tempo lui è libero come tutti gli opinionisti di dire ciò che vuole e noi di ribattere sulle sue idee, questa si chiama democrazia.
Esiste una linea editoriale di Radio Blu, che è quella che do io in qualità di direttore, ed esistono altri pensieri che hanno la stessa identica dignità, ma che se espressi da chi fa parte della redazione vanno specificati come opinioni personali.
Infine la notizia di Gomez: se verrà a Firenze, avrà avuto ragione Bernardo.
Se non lo farà, avrà sbagliato previsione, e magari si fiderà meno di chi gli ha passato la notizia, ma poi ci si ferma qui.
Perché di bischerate dette e scritte sono strapieni giornali, radio e siti internet.
Giusto un anno fa un mio caro amico mi dette per certo l’arrivo di Lodi, io feci sparare la notizia dai perplessi uomini di mercato di Blu salvo poi cospargermi il capo di genere quando Lodi è rimasto a Catania.
Ma il mondo è andato avanti lo stesso, cosa che accadrà anche con Gomez a Firenze, Monaco o Londra, e Bernardo continuerà a dire quello che gli pare, su FB, a Blu e in televisione.

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