Fiorentina


Prima di tutto grazie a tutti voi per la nuova dimostrazione di affetto: stasera dovrei tornare in pista dopo gioni non preoccupanti, ma dolorosi nel vero senso della parola.
Abbiamo una grande occasione e ce la giochiamo senza quattro pezzi da novanta: Borja, Gonzalo, Rossi e Gomez, senza contare Tomovic, che è però obiettivamente qualche passo indietro rispetto al poker d’assi.
Ditemi voi quale squadra in Italia, Juve compresa, può rinunciare senza pagare pegno a questa batteria di giocatori vicini al termine campioni.
Ergo: non importa come, l’importante è vincere, di riffa o di raffa, come si diceva una volta.
Il Genoa non è quello dell’andata, dissoluto fino all’annientamento, noi siamo molto più deboli tecnicamente, ma possiamo vincere lo stesso, magari con l’aiuto del pubblico come per una volta nella vita ha invocato Montella.
A proposito, le sue conferenze stampa della vigilia stanno diventando delle piccole chicche mediatiche, vanno colti i sottintesi, le pause per capire l’ironia con cui affronta la stampa: ormai sta diventando tra i più bravi anche lì.

Ho seguito la partita in piedi, camminando su e giù e chi c’è passato sa cosa sto dicendo e quindi la mia è una visione assolutamente parziale con l’aggiunta di due particolari: non è che fossi molto lucido e non sono affatto abituato a vederla in televisione.
Credo comunque che sul nostro passaggio del turno non ci sia niente da obiettare: il Siena ha giocato un’ottima gara, ma la Fiorentina è stata superiore.
E’ strano come in tv si perdano delle sfumature legate ai singoli, sinceramente, Neto e Compper a parte, non sono riuscito a vedere grandi differenze anche se Aquilani mi è parso un po’ in difficoltà.
Ieri è scesa in campo la squadra dei giovani di Radio Blu: Sardelli, Loreto e Zoccolini sono stati bravissimi, Fabiani ha condotto benissimo da solo (avevamo pure Sestini acciaccato e senza voce) un Pentasport in cui c’è stato il gradito ritorno di Michela Lanza, che regalerà delle piccole chicche.
In mezzo ailitri d’acqua è stato tutto molto gratificante.

Era destino: notte da incubo per via un calcolo renale e chi lo ha avuto sa di cosa parlo.
Siccome a 53 anni bisogna darsi una regolata e siccome Sardelli e Loreto sono molto bravi, lascio a loro il microfono, oltretutto per solidarietà si astiene pure Saverio.
Via, me l’ero tirata con la storia che avrei lasciato a Giovanni la partita di Coppa Italia in Sicilia, anche se oggi mi appare un po’ misteriosa e sinistra la sua domanda dopo i quattro gol del Siena al Cibali: “ma la fai te lo stesso?”.
E certo che la faccio io, chi vuoi che la faccia?
Infatti si è visto.
L’ultima volta che saltai una partita ufficiale al Franchi fu nel gennaio di 24 anni fa, Fiorentina-Juve 2 a 2 (pensate un po’ come dovevo stare fisicamente per non andare allo stadio!), radiocronaca di Pestuggia, con Paloscia come seconda voce.
Certo però che se dovessi buttare fuori il calcolo prima delle 19…

Spippolavo ieri indolente la televisione in attesa dell’inizio del Pentasport quando all’improvviso sul canale 227 è apparsa una visione.
Mi fermo sempre se vedo le immagini in bianco e nero: ormai è una fase di rincoglionimento che peggiora col passare degli anni e ho quindi cercato di capire qualcosa in più alzando il volume perché in verità le immagini erano molto più che confuse.
Quando ho ascoltato il nome di Rogora e Amarildo, ho capito che stavano parlando di noi: era Palermo-Fiorentina, quartultima partita dell’anno del secondo scudetto.
Fortuna sfacciata: ero clamorosamente solo in casa, senza il consueto adorabile casino che solo due adolescenti e un bambino di 7 anni sanno creare e in più magicamente nessuno ha rotto le palle al telefono (casa e cellulare) per venti minuti.
Un incanto, meglio che andare a Gardaland o a Eurodisney.
Sprofondato sul divano, mi sono rivisto la vittoria sul Pisa, il trionfo di Torino, il servizio su Firenze che festeggia lo scudetto e la gara dell’apoteosi contro il Varese, che è poi l’unica che mi ricordo con una certa chiarezza, vetrine viola comprese.
Mi sembrava di essere il protagonista di “Nuovo cinema paradiso”, il Totò cresciuto che nell’ultima scena di quel film per me fantastico rivede tutti i baci tagliati dalla censura e rimontati solo per lui da Alfredo.
Non dico che avessi le lacrime agli occhi come lui, ma emozionato lo ero davvero, e anche impegnato nella ricerca di sensazioni vissute da bambino e legate a quell’incredibile scudetto che vorrei essermi goduto di più.

Tre tiri in porta e tre gol nel primo tempo, se non è record poco ci manca.
Il paradosso è questo: la Fiorentina ha giocato meglio a Torino, solo che lì mancava l’attaccante che la mettesse dentro.
Matri non è un fenomeno, non è bravo come Pepito, ma ha le rete nella testa, vive per quella, anche se non disdegna la manovra.
Sono stati veramente bravi a prenderlo così velocemente, magari avremmo vinto lo stesso a Catania, ma certamente con maggiori difficoltà.
Benissimo anche Mati, la sua migliore partita da quando è a Firenze e a questo punto Aquilani dovrà spingere molto per riprendersi il posto.
Grande domenica in cui vorrei sottolineare come Rolando Bianchi non fosse poi così scarso, ovviamente Matri è meglio, ma in tutta quella serie di frattaglie che leggevo e sentivo lui mi sembrava il meno peggio.
Ci stiamo divertendo moltissimo ed è in fondo quello che chiediamo al calcio.

E’ gravissimo il calendario imposto ai tifosi della Fiorentina: non si gioca più la domenica alle 15 fino a marzo inoltrato.
E quelli che non possono andare e hanno lo stesso l’abbonamento?
Qui si sta continuando a mungere dai tifosi e capisco che questo grido di dolore suona come un esercizio di sterile retorica, ma davvero siamo allo stremo delle forze.
Stiamo vivendo tutti ancora in un universo dorato, sfruttando decenni di amore popolare e regole immutabili: tutti in campo alla stessa ora, qualsiasi cosa accada.
Era il fascino di “Tutto il calcio minuto per minuto” e anche, e qui pecco volontariamente di presunzione, dei miei primi 13 anni di radiocronaca su 32, perché forse un minimo di storia viola viola mediaticamente ho contribuito anch’io a scriverla.
Sinceramente, se qualcuno mi chiedesse a bruciapelo, a me che sono un addetto ai lavori, quando si giocherà Napoli-Fiorentina, io non saprei rispondere.
Non esiste più il rispetto per chi paga, non esiste più il fascino delle tradizioni.

Tocchiamo pure ferro, ma non dover andare a Catania la prossima settimana è un vantaggio non indifferente per il passaggio del turno e per le ripercussioni nella domenica successiva contro il Genoa.
E’ vero che adesso hanno cambiato l’allenatore e che magari potrebbero essere più motivati, ma rimangono gli ultimi della classe e quindi considero l’eventuale pareggio domenica un risultato non positivo.
Gli unici che tifavano per i siciliani ieri pomeriggio erano Sardelli e Zoccolini, che sarebbero andati in Sicilia al posto mio, perché così avevamo concordato (vabbeh, è un eufemismo: così avevo deciso…).
Ammetto di aver sofferto molto per un successo del Siena per la seconda volta in meno di otto mesi, evento che mi pare a suo modo clamoroso.
Non esiste occasione più ghiotta per arrivare in fondo e provare a riportare a casa la Coppa che manca dal 2001 e che finalmente darebbe qualcosa di concreto al regno dei Della Valle, che adesso comincia a diventare tra i più lunghi dell’intera e comunque gloriosa storia viola.

Se davvero prendiamo Matri e Anderson, facciamo uno sforzo notevole per cercare di non perdere il treno per la Champions.
Conosco pochissimo il secondo, nel senso che ho vaghi ricordi delle sue prestazioni e certamente è una scommessa, ma di quelle intriganti che piacciono molto a Firenze.
Su Matri credo che si faccia un po’ di confusione sui suoi presunti recenti fallimenti.
Ha toppato solo al Milan, forse per troppa voglia di dimostrare che avevano sbagliato nel scaricarlo quando era solo un ragazzo, e comunque ditemi chi sta facendo bene da quelle parti.
La sua esperienza alla Juve è stata invece per me positiva, perché ha dato un notevole contributo al primo scudetto ed era davanti a Quagliarella nelle gerarchie della passata stagione, tutto questo nella squadra (ahimé!) più forte d’Italia.
Ha 29 anni, è discretamente incazzato con il mondo e non è che potessimo andare comprare Drogba o Torres per tamponare un’emergenza.
Aspettiamo buone notizie in giornata.

…ho lo stesso l’amaro in bocca, perché quelli di ieri era una partita che potevamo vincere, con un po’ più di cattiveria, decisione e fortuna.
E magari con una punta vera in campo, invece dei cinque minuti più recupero concessi a Matos.
Tutto parte dalla grandezza di Montella, che ha saputo ricostruire la squadra senza Rossi: abbiamo giocato un ottimo primo tempo, anche con un uomo in meno, perchè Ilicic non era niente, vagava per il campo in cerca di una posizione e temo anche della forma.
Nell’ultima mezz’ora invece è come se avessimo smesso di crederci e non capisco il perché, visto che il Torino era sempre lo stesso: chiusura a centrocampo e contropiede di Cerci.
Non sono riuscito a comprendere Iakovenko invece di Matos e anche Ambrosini al posto di Mati, un cambio che era un segnale di arrendevolezza all’ineluttabilità del pareggio.
Prendiamoci questo punto e il perdurare dell’imbattibilità dell’ottimo Neto e aspettiamo notizie dal mercato.
E a proposito: io non voglio Rolando Bianchi, dico solo che in mezzo a tanti nomi di scarto, e tra questi non metto Matri, che prenderei subito, preferirei lui, tutto qui.

La prima cosa che ho fatto stamani è stata leggere le novità su Pepito: siamo tutti coinvolti emotivamente.
Ora sto ascoltando Manzuoli a Radio Blu, che mi ha confortato: non è più gravo del previsto e quindi potrebbero essere rispettati i tempi di lunedì, che a me in verità erano sembrati ottimistici.
Metterei ancora la firma per i tre mesi, che vorrebbe dire riavere Rossi per le ultime sette, otto giornate di campionato.
E a quel punto speriamo che la fibrillazione su Mario Gomez sia solo un lontano ricordo…

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