Fiorentina


A volte non vi capisco: ma perché prendersela tanto su questioni squisitamente tecniche come quella di Montolivo?
Comprendo e condivido l’incavolatura totale per la penalizzazione, non ho dormito per alcune notti nei giorni del fallimento del 2002, ma proprio non arrivo a concepire alcune prese di posizione.
C’è chi ha scritto che sono fissato su Montolivo, che lo proteggo troppo, e c’è invece chi si è arrabbiato con me solo perché ho posto il problema dei suoi pochi gol in rapporto alle partite segnate.
Il fatto però che salta agli occhi è che alcuni di voi, diversi direi, pensano di essere portatori sani di verità assolute e c’è pure chi ha affermato che con le mie parole scatenerei la critica contro il giocatore, rovinando di fatto la sua carriera.
Ovviamente non penso che tutto ciò sia minimamente possibile, ma ieri sera al Penta ho sentito Ceccarini e, mi pare, Fabiani concludere la loro presentazione del post sul mio blog affermando tout court che “Montolivo non si discute”.
Punto e basta.
Mah…io credo invece che tutto sia discutibile, a patto che la discussione avvenga in buona fede e senza presunzione.
O mi sbaglio?

Si può discutere Montolivo?
Certamente sì, basta svestire i panni di fondamentalisti del calcio e affrontare il tutto con il sorriso sulle labbra, come del resto si addice alla materia in questione.
A me Montolivo piace moltissimo per le movenze di grande eleganza che ha in campo e per certe illuminazioni nel passaggio dritto per dritto, i più difficili.
Poi però vado a guardare le aride cifre e scopro che in 110 partite ufficiali tra A e B, sia pure con molti spezzoni, ha segnato solo 8 reti, che vuol dire una media di poco più di 2 a campionato.
Sono cifre su cui riflettere perché uno che sa più spesso nella metà campo avversari che nella nostra almeno 5/6 gol li deve segnare e se arriva a più di 10 (leggi negli anni Rivera, Baggio, Totti. Antognoni compensava con il numero spropositato di assist, spesso sprecati, che forniva ai compagni) entra nell’Olimpo dei grandissimi.
Ora, è giusto continuare a puntare molto su Montolivo, ma è anche il caso di ricordargli cosa facevano alcuni grandi centrocampisti del passato viola alla tenera, ma non tenerissima età di 22 anni.
E magari cercare di correggergli nel frattempo questa pericolosa anemia realizzativa.

“Oh, non siamo il Real Madrid”, mi disse una volta in diretta Alessandro Lucarelli di fronte ad una mia comntestazione per via di uno scialbo pareggio.
Ecco, non siamo il Real Madrid.
O il Manchester e e neanche l’Inter.
Siamo la Fiorentina, ben orgogliosi della nostra identità, ma dobbiamo stare attenti a non perdere mai di vista il senso delle cose.
La Sampdoria è una buoma squadra, il campo era difficile in tutti i sensi e noi appesantiti da un richiamo di preparazione che dovrebbe dare i suoi frutti da aprile in poi.
Non è stato così disastroso, a meno che, appunto, non si pensi che si debba andare a Genova ed imporre i diritti di una classe che però così sfacciatamente superiore non è rispetto gli avversari.
Se Mutu non imbrocca la partita, se Toni lottta ma gira a vuoto e se Montolivo gioca la sua peggiore partita, tu devi per forza fare di necessità virtù e puntare a contenere (soffrendo) chi ti sta di fronte.
Ma mi accorgo che chi l’ha vista in televisione ha tratto impressioni molto diverse dalle mie che ero lì e comunque prendiamoci questo punto e pensiamo senza troppi processi alla gara di Milano.

Sto ascoltando la diretta di Radio Blu (unica diretta tra l’altro: visto che abbiamo cambiato passo?) e l’unico aspetto positivo mi pare la trasparenza della società che ha deciso di affrontare a viso aperto la situazione.
Però il forfait di Santana a tempo indeterminato è davvero una pessima notizia.
Perché su di lui era stato impostato un certo modulo di gioco che avrebbe sostenuto la squadra nei giorni di luna storta di Mutu.
Adesso si pone il problema se intervenire o meno sul mercato, con l’aggravante che chi ha ottimi giocatori sparerà cifre folli per cederli.
Ci affidiamo, come spesso è avvenuto negli ultimi diciotto mesi, a Prandelli perché superi questo ostacolo imprevisto e perciò ancora più grave.
E domani ci aspettiamo molto da Montolivo, che potrà giocare tranquillo perché con Jorgensen e Santana fuori il rombo con lui dentro diventa indispensabile.

E’ la legge del contrappasso: sto sperando, attaccato alla radiolina, che la Fiorentina pareggi.
Mamma mia, quanto si soffre e pensare che è solo un’amichevole.
Non oso immaginare a quello che provano i “miei” ascoltatori nelle partite che contano, specialmente se, come accade stasera, non hanno la televisione davanti.
Non mi pare che sia stata una grande prova dei viola, ma era da mettere in preventivo, dopo tutti quei giorni di lavoro duro.
Poesio è stato una piacevole scoperta e poi ho avuto una conferma delle chiacchiere che girano spesso via etere: ma non era stata pubblicizzato in trasmissioni specializzate (così mi dicono i redattori del Penta) che un’altra radio avrebbe “raccontato” la partita?
Ho scarrellato in tutte le stazioni ma da Algeri in radiocronaca ho sentito solo Radio Blu…

Oh, porta bene scrivere durante la radiocronaca: abbiamo pareggiato, ma a Genova preferisco stare dietro il microfono. Comunque un buon gol per il morale di Reginaldo.

Mettiamoci il cuore in pace perché Andrea Barzagli non viene.
Adesso e, quasi sicuramente, neanche a giugno, a meno che Andrea Della Valle non voglia ripetere la sfortunata esperienza dell’inverno 2005, quando, sul massimo spendibile per rinforzarsi, mise di tasca propria un extra budget di sette milioni di Euro pur di prendere Bojinov.
Zamparini spara 25 milioni, probabilmente ne bastano (per modo di dire) una ventina per far tornare a Firenze il miglior difensore italiano sotto i trent’anni.
Comunque sia, un’operazione di questo genere e di questa portata economica non si può certo fare in fretta.
E’ complicatissima a giugno, figuriamoci a gennaio.
Dimentichiamoci quindi Barzagli e prpariamoci con molta probabilità a fare con quello che abbiamo in casa.

SCUSATEMI: GIORNATA PIENA, CON TANTO DI CONDUZIONE DI PENTASPORT.
CERCHERO’ DI RISPONDERE DOMATTINA ALLE VOSTRE DOMANDE,
DAVID

Sulla mia simpatia calcistica e umana verso Stefano Fiore credo che sia a conoscenza gran parte del popolo viola.
In televisione Sandrelli ne ha fatto un tormentone per rinfacciarmi continuamente quanto in estate la Fiorentina abbia guadagnato nello scambio tra lui e Mutu (ma Massimo sbaglia, perché il confronto deve essere fatto semmai con Santana ed il rumeno paragonato a Bojinov).
Detto questo, ho accolto con un po’ di sorpresa la mozione di affetto tecnica di Prandelli verso l’ex laziale.
O per meglio dire mi sono trovato in piena sintonia col tecnico quando ha parlato dell’uomo e della sua importanza nello spogliatoio, ma non l’ho più seguito quando ha detto che potrebbe farci comodo da adesso in avanti.
Forse è stato un modo per ringraziarlo di quanto aveva dato l’anno scorso, un risarcimento per il mancato riscatto dal Valencia ed allora in questo caso le sue parole vanno lette in un’altra ottica e ancora di apprezzate.
Fiore è uno di quei giocatori molto bravi tecnicamente che fatica ad entrare a partita in corso e quindi per lui dovrebbe esserci sempre o quasi una maglia da titolare, più o meno come è avvenuto nella passata stagione, dove Stefano è stato (con buona pace di Sandrelli) tra i più positivi della squadra.
Ma dove lo troviamo oggi un posto per Fiore in una squadra che già si permette uno splendido anarchico come Mutu?
No, Fiore non serve e lo dico con grande dispiacere perché sarebbe stato molto bello rivederlo al Franchi con la maglia viola.

Era l’estate del 1999 e Padalino non ne voleva sapere di rinnovare il suo contratto con la Fiorentina alle condizioni dei viola.
Chiedeva tre miliardi di lire nette, il suo procuratore Caliendo giocava al rialzo perché si sarebbe liberato nel giugno successivo a parametro zero ed infatti alla fine se ne andò.
Pur essendo un grande estimatore di Pasquale dentro e fuori dal campo ricordo con ancora addosso un briciolo di vergogna la sincera e appassionata battaglia mediatica che ingaggiai per impedirne la partenza.
Dal tono che usavo pareva che il calcio finisse dopo il suo addio, sembrava che la Fiorentina fosse guidata da un branco di incapaci (beh, non che sia andato troppo lontano, ma non certo per il mancato rinnovo a Padalino) e insomma proprio non mi davo pace.
Poi Pasquale partì, la società non incassò niente e la vita continuò, come sempre.
Racconto tutto questo perché non vorrei che adesso ci dividessimo su Pazzini (altro elemento che stimo moltissimo) dopo le dichiarazioni rilasciate in esclusiva a Radio Blu dal suo procuratore Tinti.
Ognuno esprima tranquillamente il proprio pensiero, ma per carità non ne facciamo una questione di vita o di morte e non ingaggiamo lotte furibonde sull’opportunità di mandarlo o meno in prestito.

Nessuno o quasi ha fatto caso ad un dato molto particolare che riguarda Pazzini: da quando è arrivato a Firenze, il suo valore è aumentato.
E’ un dato inoppugnabile che ha due spiegazioni: la serietà ed affidabilità del giocatore da un lato, la bravura di Prandelli dall’altro.
Fateci caso, Bojinov e Pazzini sono arrivati insieme, il primo pagato 15 milioni di Euro, il secondo 6 ed etichettato da Zoff come un ragazzo che si sarbbe formato solo in un futuro neanche vicinissmo.
Eppure adesso Pazzini vale 10 milioni di Euro (lasciamo stare quanto vale Bojinov per non farci del male…), e non è che abbia giocato e segnato più del bulgaro, ma è una questione di immagine.
Io credo che raramente si verfichi nel calcio un evento del genere, cioè di un giocatore che pur scendendo in campo una volta sì e due no aumenti, e neanche di poco, la propria quotazione.
Fosse stato così bravo Cimoli in Alitalia…

Primo punto da chiarire con grande forza: Bojinov non è Cassano, nel senso che tra i due c’è un abisso per quello che combinano fuori dal campo e ovviamente il bulgaro è nettamente superiore al barese.
Scrivo questo perché sui giornali passano spesso in coppia come geni incompresi del calcio italiano.
Ciò nonostante, Bojinov fa cadere le braccia per queste sue esternazioni fuori luogo e fuori contesto.
Non contento delle ripetute manifestazioni di amore (non richieste) verso la Juve che gli complicheranno certamente un possibile ritorno a Firenze, adesso Bojinov dichiara ad un sito bulgaro che lo vuole il Milan, bruciando di fatto una trattativa che deve ancora decollare.
Ma non è questo il punto, o almeno non è solo questo.
Bojinov negli ultimi 18 mesi ha fatto quasi sempre la riserva nella Fiorentina e nella Juve in B: è solo colpa degli allenatori che non lo capiscono?
Eppure adesso Bojinov rivendica con orgoglio di essere un obiettivo del Milan, che magari lo prende in prestito (così la Fiorentina non riprende un euro dal clamoroso investimento di due anni fa) per tenerlo nuovamente in panchina: ma un bel bagno di umiltà per almeno sei mesi, no?
E adesso mi aspetto qualche altra bella telefonata/avvertimento che mi spieghi urlando che ho torto marcio, che ce l’ho con Bojinov e che lui è tanto innamorato di Firenze e, naturalmente, che ha solo vent’anni.

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