Da bambino ricordo le furiose litigate allo stadio tra chi amava Chiarugi e chi lo detestava, salvo poi magari rimpiangerlo quando è andato al Milan.

Ci siamo divisi su tutto, a Firenze è sempre stato così e non solo per la Fiorentina, che essendo materia fortemente opinabile, e non necessitando di una controprova, è divisoria per definizione.

Ci siamo divisi sui Pontello, su Cecchi Gori e ora sui Della Valle, su Agroppi e Antognoni, sui tradimenti di Baggio e via andare: ogni motivo è buono per accenderci e dare il via alla nostra inestinguibile carica polemica.

Perché non ci basta dire la nostra, no.

Noi vogliamo argomentare con dovizia di particolari le nostre ragioni e davvero non esiste in Italia, e forse nel mondo, qualcuno che lo sappia fare meglio dei fiorentini.

Per questo spesso risultiamo pesanti, a tratti insopportabili, ma non cambieremo mai, con l’aggravante che da un po’ di tempo sono arrivati i social.

Ne sono stato alla larga per anni, poi ho cominciato col blog, scappando dal resto e sono sempre più convinto della mia scelta.

Perché è sui social che la nostra sana carica polemica diventa molesta e tossica, trasformando spesso uomini e donne in odiatori occasionali che sfogano le proprie frustrazioni in insulti ed invettive da codice penale e asilo infantile.

E in questo caso purtroppo noi fiorentini ci omologhiamo tristemente al resto del mondo.

Ho una casa in vendita da un anno, chiamo a scadenze più o meno fisse il mio agente immobiliare che mi dice che non ci sono offerte.

Mi tengo la casa e certamente non faccio lavori di miglioramento.

Poi arriva un possibile compratore e intavola una trattativa, mi offre una cifra e decido se vendere o meno.

Ecco, alla Fiorentina è andata più o meno così: era in vendita da almeno due anni, cioè dal famoso comunicato del 2017, ma fino a poco fa non si era presentato nessuno di serio.

Al massimo “prime visite”, sempre rimanendo alla metafora immobiliare.

Queste sono le mie informazioni, ripetute nel tempo, poi ognuno si faccia i film che vuole.

P.S. Siccome sostengo la LIFC (Lega Italiana Fibrosi Cistica) della Toscana, penso che sia giusto comunicare che ho cominciato a querelare chi mi insulta via Facebook: è tutto documentato.

Tutte le somme raccolte dal grande Mattia Alfano andranno quindi alla LIFC

Abbiamo tutti un gran bisogno di cambiamenti, ne abbiamo bisogno da almeno un paio di anni, solo che prima non esistevano prospettive e per questo dovevamo cercare di vivere al meglio con i Della Valle.

Adesso che si profila una reale possibilità, la strada va percorsa senza isterismi.

Perché in Italia esiste la proprietà privata e la Fiorentina è da quasi 17 anni nelle mani di Diego e Andrea Della Valle, anche se sentiamo questa squadra come qualcosa di nostro, ma nessuno tranne loro può decidere cosa fare, se e a chi venderla.

Noi no.

Abbiamo bisogno del cambio anche noi che lavoriamo intorno alla Fiorentina, guadagnando uno stipendio: il famoso “sistema Fiorentina” estrapolato da dialoghi privati con la redazione e su cui qualche mentecatto ha costruito una ridicola campagna contro me e la radio.

Ne abbiamo bisogno perché dobbiamo raccontare storie nuove, perché siamo sfiniti anche noi dal silenzio e dalla non comunicazione dei Della Valle, perché si lavora molto meglio se si respira aria di rinascita e si crea un nuovo entusiasmo.

È talmente banale che dovrebbe essere un concetto acquisito da tutti, ma dirlo o scriverlo provoca ad alcuni (in malafede) il mal di pancia.

Con una battuta mutuata dai grandi di questo mestiere si potrebbe dire che guadagnarsi da vivere parlando o scrivendo di Fiorentina è sempre meglio che lavorare..

Non ci vuole fretta ed invece vorremmo cambiare tutto subito, meglio se ancora prima.

Buon 2 giugno a tutti, oggi è una data fondamentale per la nostra democrazia, cerchiamo di ricordarcelo.

Ho paura che la montagna partorirà il classico topolino.

Traducendo: il CDA di domani potrebbe essere interlocutorio e concludersi con la semplice volontà di vendere la società, che sarebbe poi la ripetizione di quanto già scritto dai Della Valle più o meno due anni fa.

Stiamo seriamente rischiando di compromettere la prossima stagione in questo ristagno di rabbia e risentimenti che è ormai diventata la Fiorentina.

Corvino che si assolve su tutto e va oltre nell’autoreferenzialità, i Della Valle stizziti e infuriati con Firenze, il mercato che non esiste, Montella in attesa di notizie.

I proprietari viola continuano a giocare a nascondino, con lettere incomprensibili ai giornali e silenzi pieni di rabbia, quando invece è il popolo viola ad essere infuriato.

E in mezzo a questo caos i tifosi: un milione circa in Italia, tutti con la stessa dignità, che vadano in tribuna o in curva, che la seguano allo stadio, alla radio o alla televisione.

Tutti ad aspettare qualcosa, che a questo punto non può che essere il cambio di proprietà, nella speranza di non cadere dalla padella dell’anaffettività dellavalliana alla brace di una futura situazione economicamente instabile.

Per evitare altre delusioni eviterei di coltivare troppe speranze su cosa accadrà domani e se verrò smentito sarò il primo ad essere contento.

C’è molta confusione sotto il cielo viola, anche tra i tifosi.

C’è una gran voglia di resa dei conti, contro questo o contro quello: mi raccontano di ridicole liste di proscrizione in cui vengono indicati al pubblico ludibrio giornalisti e opinionisti accusati addirittura di collaborazionismo.

Siccome si sta parlando per fortuna di calcio e non di guerra civile, prendo queste curiose divagazioni della mente umana per quello che sono, cioè bischerate, mettendoci sopra un velo di ironia che non guasta mai.

Essendo per mia fortuna tra i “pennivendoli” più popolari e quindi più discussi, sono ai primissimi posti della classifica e va bene così: meglio avversato che compatito.

A chi mi contesta in termini più o meno civili rispondo che direi e scriverei tutto quello che ho detto e scritto negli ultimi anni e che non mi pento proprio di niente per il semplice fatto che non ho niente di cui pentirmi.

Ho utilizzato il sacrosanto diritto di critica alla  mia maniera, avendo sempre presente la nostra realtà, portandomi dietro come un macigno il fallimento del 2002 e comunque senza mai assaltare alla giugulare l’interlocutore o chi è oggetto della mia analisi: è una questione di stile.

Il mio da quarant’anni è questo, che piaccia o meno, e quando sono andato oltre le righe ho sbagliato, chiedendo scusa, come accadde per esempio con Malesani oltre vent’anni fa.

Chi mi vede come tribuno della plebe pronto a tutto pur di raccogliere un applauso dalla folla ha sbagliato cavallo.

E da responsabile del Pentasport ho sempre lasciato parlare tutti nella massima libertà, avendo come unica discriminante il fatto che avessero qualcosa di interessante da dire.

Nel corso di queste ultime tribolate stagioni la Fiorentina si è arrabbiata con noi almeno quanto i tifosi più accesi e ogni volta abbiamo ascoltato, elaborato e continuato il nostro lavoro senza essere mai condizionati dall’umore di un dirigente o dal tono di una mail o di una telefonata.

Se le Brigate Viola non mi faranno prigioniero, tenendomi segregato in qualche covo sotto la Fiesole in attesa di un riscatto pagato da qualche misericordioso sponsor (magari con la pagina del giornale sullo sfondo, per rassicurare i familiari sul mio mancato decesso) prometto solennemente di proseguire sulla stessa strada anche per i prossimi anni.

  

Per tutto il secondo tempo ho sperato che ci fosse un sussulto di orgoglio, un guizzo di dignità che portasse la Fiorentina a cercare di vincere la partita e non c’entra niente l’Empoli che pure avrebbe meritato di restare in serie A o Prandelli.

Invece niente, la tristezza più assoluta, che si abbina benissimo alla scelta profondamente sbagliata dei Della Valle di non venire allo stadio nella partita più importante.

Puoi saltarne mille di gare, non questa, perché sei il proprietario e ci metti la faccia anche a costo di prenderti gli insulti.

Cosa succederà adesso non è facile da capire, di minuti dalla fine del campionato ne sono passati tantissimi e non si è visto niente di ufficiale.

Ci vuole un deciso cambio di rotta e se davvero esistono le condizioni per una cessione della società in mani sicure è meglio per tutti.

Ogni cambio di proprietario dal 1980 ad oggi è sempre stato avvelenato da situazioni pesanti o drammatiche come il fallimento e questo eventuale addio dei Della Valle non farà eccezione.

E meno male che alla fine qualcosa si è mosso.

Squadra in ritiro da ieri sera, Andrea a Firenze, Diego forse in arrivo oggi.

Niente di eccezionale, mi pare, solo il minimo indispensabile per dare un po’ di ordine e senso a questa orribile stagione.

Non andremo in B, ma la lezione di queste settimane sconfortanti e il distacco emotivo provocato dagli ultimi anni di calcio anaffettivo dovranno essere la stella polare per la ripartenza.

Con o senza i Della Valle.

L’assordante silenzio della Fiorentina è preoccupante, il mancato ritiro e l’ennesimo giorno libero sono invece i sintomi di una pericolosa percezione della situazione.

Non mi pare che la squadra sia stata particolarmente stressata dall’ambiente e chi parla di responsabilità del tifo non ricorda evidentemente ciò che è accaduto negli ultimi quarant’anni in situazioni analoghe.

Le contestazioni non c’entrano nulla con i 40 punti in classifica, in altre piazze sarebbe successo molto di peggio.

I calciatori alla fine di questa terrificante stagione, comunque vadano le cose, dovrebbero restituire almeno una mensilità ai Della Valle, ringraziandoli di avere mediaticamente e gestionalmente sbagliato tutto consentendogli così di stare belli coperti, tanto i colpevoli non vivono a Firenze, ma nelle Marche.

Un bel cadeaux anche a Corvino, ritenuto giustamente tra i principali responsabili del fallimento  e inviso da tempo alla stragrande maggioranza del popolo viola: per questi giocatori che ci hanno portato sull’orlo del baratro un parafulmine così poco incline all’autocritica è un’autentica manna dal cielo.

E comunque avanti così: due parole paternalistiche nei comunicati, gli inviti a stringersi stretti intorno alla Fiorentina, lo stato di agitazione e di confusione di Montella, la latitanza dei Della Valle e di Corvino ed ecco servita la maionese viola nella settimana più difficile dell’anno.

Speriamo che non ci rimanga indigesta domenica sera.

Premessa necessaria: non ho scheletri nell’armadio, non devo favori a nessuno, non mi sono mai iscritto a nessun partito per entrare a lavorare, tutto quello che ho fatto nella vita, errori compresi, è frutto unicamente del mio lavoro e delle mie capacità.

Figuriamoci quindi se mi faccio intimidire da ciò che è successo nelle ultime ore nel variegato e per me incomprensibile popolo dei social.

Stanno circolando tra i tifosi i messaggi che mi sono scambiato con la redazione in occasione del flash mob precedente alla gara col Milan: sarebbero cose private e quindi è stata avviata un’indagine con la Polizia Postale, ma siccome, appunto, non ho niente da nascondere, ecco il racconto della vicenda.

La protesta era prevista alle 16, fuori quindi dal nostro orario classico di trasmissione, e ho deciso che non valesse la pena di fare una diretta fiume perché secondo me non ne esistevano i presupposti: dieci minuti di urla e rabbia contro i Della Valle si potevano raccontare in apertura del Pentasport alle 18, anche perché di Fiorentina quel giorno ci saremmo occupati già otto ore.

Tutto qui.

C’è poi stato un dibattito interno perché diversi redattori non erano d’accordo con me e io ho invitato tutti a comportarsi da giornalisti, valutando la reale portata della cosa, e ho chiesto non fare gli ultrà, ricordando inoltre come non mi sia mai andato bene il concetto del tanto peggio, tanto meglio.

Ergo: con la Fiorentina ci lavoriamo, nel senso che è l’argomento di cui ci occupiamo all’80% tutti i giorni, e se crolla il sistema Fiorentina “andiamo tutti a casa”, nel senso che viene meno ciò che interessa a chi ci ascolta.

Ho anche ricordato che spesso abbiamo preso posizioni scomode, che molti in società si sono arrabbiati per le nostre trasmissioni e che avremmo continuato a mantenere la nostra indipendenza, ma, nonostante le idee di alcuni, da direttore non ritenevo opportuno fare la diretta.

Personalmente poi, pur rispettando il parere di tutti se espresso senza offese o minacce,  non ero d’accordo con quel tipo di protesta e l’ho anche detto via radio, ma quella era una mia semplice valutazione.

Sbagliata o giusta che sia stata la mia decisione, rifarei tutto, messaggi “rubati” compresi.

P.S. Sui nostri social sono andati in tempo reale e sono ancora presenti i video della contestazione

Se avessi voluto censurare, come scrive qualche idiota, li avrei fatti inserire?

La vostra rabbia è la mia e ci sarà da chiedere conto dello scempio fatto da febbraio ad oggi.

E sarà giusto valutare la negatività degli ultimi tre anni, ma tutto questo un minuto dopo la fine del campionato.

Dobbiamo salvarci, solo a questo dobbiamo pensare fino a domenica prossima.

Lo so che è un discorso che assomiglia sinistramente a quanto detto prima di Bergamo, ma onestamente non trovo altre parole.

La squadra dovrebbe andare in ritiro e i Della Valle, o almeno Andrea, stare a Firenze in seduta permanente.

Qui ci giochiamo la pelle, io in B ci sono già andato due volte e mi è bastato.

Un minuto dopo la fine del campionato tengo le linee del Pentasport aperte ad oltranza per sfogarvi e sfogarci, ma ora no.

Sarebbe giusto, ma non va bene.

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