Io no, non ci credo più, ma forse un po’ lo dico per evitare di rimanerci male al termine di un’altra grande stagione di Prandelli e della Fiorentina.
Non ci credo, perchè sarebbe davvero come vincere lo scudetto ed io di di scudetti ne ho vinti solo uno in quaranta anni di coscienza calcistica.
E però stiamo vivendo momenti bellissimi, ci pensate che sono due anni che non abbiamo brutte sorprese, che vinciamo sempre o quasi quando sappiamo che dobbiamo vincere?
Reginaldo è la fotografia di questa Fiorentina: a settembre non valeva la sufficienza, adesso manda in panchina Jorgnesen e Santana.
Fordidabili questi anni, diremo nel 2010, e neanche Guido Rossi e Palazzi sono riusciti a rovinarceli.
Buona Pasqua, davvero di cuore, a tutti voi.

Sì, penso che sarà tutto abbastanza facile, che l’Ascoli prima o poi ci lascerà passare e che se non vinciamo questa partita potremmo pure rischiare l’Uefa.
Inutile stare troppo a raccontarcela, non siamo mica Prandelli o i giocatori, che devono per forza parlare in “calcese” e che comunque hanno già dato ampie garanzie sul come sanno affrontare le partite in cui si ha solo da perdere.
Nel dibattito a distanza avvenuto nel Penta tra Timossi e Pestuggia sul fatto se sia il caso o meno di provare in gare come questa dei giovani di belle speranze, sarei più dalla parte di Saverio, ma in questo mi rimetto davvero in tutto e per tutto a Prandelli.
Voglio dire: se Brivio è ritenuto all’altezza della serie A, Cesare lo manda in campo senza troppe preoccupazioni.
Se invece andrà in panchina, può darsi che il processo di maturazione ancora non sia completo.

P.S. Grazie per tutto quello che avete scritto nel post precedente.
I vostri messaggi hanno per me un valore inestimabile.

Telefona un amico e mi chiede: “ma chi te lo ha fatto fare di creare tutti questi casini con il blog? Almeno ci guadagnassi qualcosa…”.
E’ un uomo assennato e non ha, razionalmente, tutti i torti.
Facciamo un po’ di conti.
Dal giorno del primo post (1/12/2005) mi sono arrivate in ordine sparso: una querela per diffamazione (archiviata), una denuncia all’USSI (archiviata) da parte di uno/a poveraccio/a che dovrebbe solo ringraziare il cielo che io ci sia, visto che è grazie a me che fa il /la giornalista, un’arrabbiattura ciclopica di un presunto amico di un presunto campione che ha sfiorato la minaccia fisica, la telefonata molto risentita di un bravissimo ex viola, l’arrabbiatura vera di un campione, la rottura di diversi rapporti e di presunte amicizie.
Tutto questo in cambio di cosa?
Di certo niente di materiale e d’altra parte non era per questo che il blog era nato.
Quello che fa andare avanti è la consapevolezza di essere seguiti ogni giorno da numero crescente di persone (pare che siate ormai quasi duemila) con cui scambiare opinioni, mettendosi a volte a nudo e a volte arrabbiandosi di brutto (ormai è acclarato che sia permaloso, ma almeno lo ammetto).
Mi piace questo dialogo e mi sento sempre un po’ in colpa quando per motivi di tempo non riesco a rispondere alle vostre domande o quando non aggiorno.
Mi piace e non ci rinuncio, anche perché, oltre che permaloso, sono pure piccoso.
E so che diverse persone che hanno inserito il “nostro” blog tra i preferiti per andare a leggere “cosa ha scritto stavolta il Guetta” godrebbero come ricci, sempre ammesso che i ricci godano, se questo blog sparisse di circolazione.

Oggi ho saputo fortuitamente quanto guadagna un giocatore medio del Milan come Bonera: poco più di 2 milioni netti l’anno, 4 lordi.
Ma dove vogliamo andare con cifre come queste?
E Dida?
4 milioni netti a stagione per far perdere ai rossoneri il quarto posto e la Champions: pensare che erano tutti contenti a Milanello quando ha firmato…
Siamo alla follia totale e sono perfettamente d’accordo con la Fiorentina che ha fissato un tetto agli ingaggi (1,5 netti, 3 lordi), non volendo fare eccezioni per nessuno.
E ci credo che poi quelle tre lottano fino alla morte per impedire che i diritti televisivi vengano distribuiti più equamente.
Come farebbero altrimenti Milan, Inter e Juventus a regalare tutti questi soldi ai giocatori e ai loro procuratori?

Siamo tutti un po’ schizofrenici sul calcio e a Firenze un po’ di più.
Prendiamo la storia di Pazzini.
A Bergamo ha fatto il possibile, non una gara memorabile, ma neanche fallimentare, condita tra l’altro da un rigore calciato benissimo e in condizioni ambientali pessime.
Ebbene, se si dovesse misurare oggi il grado di fiducia del popolo viola nei suoi confronti scopriremmo che rispetto a sabato scorso è vistosamente calato.
Perché non ha segnato su azione, perché la Fiorentina non ha vinto e perché con Toni in campo si ha sempre l’impressione che la squadra abbia (per ora) qualcosa in più.
Ed è vero, ma la fiducia a Pazzini bisogna darla incondizionatamente, anche a costo di pagare pegno per dieci partite.
Non parlo per l’oggi, ma per il domani.
Non possiamo esaltarci per i tre gol di Wembley e poi mugugnare se per due gare di campionato non segna.
Mettiamoci d’accordo una volta per tutte: crediamo in Pazzini? Se la risposta è sì (e la mia lo è), basta con i tentennamenti e i passi indietro.
In caso contrario, o lo vendiamo o lo mandiamo in prestito, ma sarebbe un grosso errore.

SCUSATE SE NON RISPONDO ALLE DOMANDE, MA, COME SPESSO ACCADE NEGLI ULTIMI MESI, CI SONO GIORNATE IN CUI NON SI RESPIRA.
CI AGGIORNIAMO STASERA CON NUOVI ARGOMENTI, MA VOI CONTINUATE (SE VOLETE) AD INTERVENIRE, CIAO
David

C’è chi ha visto una partita splendida (Ciuffi) e chi mediocre (diversi ascoltatori che hanno scritto nel Penta del dopo partita).
Sicuramente sono state diverse partite in una e quindi non ci siamo annoiati.
Continuo a chiedermi quanto sia giusto pretendere da questa squadra che sta giocando un’ottima stagione, dove la macchia più grande rimane l’eliminazione, quella sì evitabile, di agosto dalla Coppa Italia.
Il pareggio di Bergamo ci inchioda alle nostre responsabilità: se siamo delusi perché la Champions è una chimera possiamo far festa.
Pur non amando assolutamente una competizione depauperata di significati sportivi ed economici come è diventata oggi la Coppa Uefa, ieri sera mi sono reso conto che è tornato il tempo di essere realisti.
E che i sogni (che spesso per noi morivano tra novembre e dicembre) adesso almeno sfioriscono in primavera, e solo per colpa della ingiustissima sentenza di Calciopoli.

Ho sempre paura quando ci sono vigilie come questa, mi consola solo pensare a Prandelli e alla sua capacità di tenere alta la concentrazione.
Pazzini, Toni, la Nazionale, Andrea della Valle e la sua giusta rabbia, adesso pure l’incertezza sul ritorno dei non abbonati allo stadio: ma l’Atalanta?
Ricordo di aver già avuto questi dubbi almeno altre tre volte in questa stagione e in ogni circostanza sono poi stato smentito dai fatti.
Sarà perché sono figlio del calcio degli anni sessanta/settanta, quello che che pensava solo alla partita e che al massimo si distraeva dopo, con la moviola della Domenica Sportiva.
Adesso invece siamo spesso portati a considerare il fatto tecnico, cioè la gara, solo una parte integrante del calcio e non l’aspetto principale e non mi pare davvero il massimo della vita.

Ci ha regalato una lezione di stile, Andrea Della Valle.
Non ha chiesto niente, non cercherà vie legali, non mollerà di un centimetro nel tentativo di costruire la Fiorentina che è nei nostri sogni.
E però ha detto in dieci minuti quello che volevamo sentirci dire e cioè di quanto sia stata grossa l’ingiustizia perpetrata ai danni di tutti noi che amiamo questa squadra, che è qualcosa di più di una squadra.
Bisognava sentirlo il tono che ha usato quando si è retoricamente domandato chi avrebbe restituito ai Della Valle e alla Fiorentina i 45 punti e i 30 milioni persi dal maggio 2006 ad oggi.
Una lezione di stile, in tutti i sensi.
Qualcosa di cui avevo bisogno probabilmente anch’io, visto il tono che aveva preso la discussione su qualche mio post precedente…

Clamoroso nel nostro blog: il tanto vituperato (da alcuni di voi, sia chiaro) Enzo Bucchioni ha scritto secondo me un pezzo perfetto sulla situazione del calcio italiano, dopo le ultime sentenze.
Inutile tentare di fare meglio, copio e incollo per chi non l’avesse letto sul giornale.

CALCIOPOLI dieci mesi dopo. «Da un’analisi approfondita delle intercettazioni non emergono elementi tali da ritenere provato l’illecito sportivo» scrivono i giudici del Coni che hanno ridotto la squalifica a Diego Della Valle. Come dire, abbiamo scherzato.
Ma non c’è niente da ridere visto che nel frattempo una squadra (la Juve) è finita in serie B con due scudetti in meno, altre (Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina) sono state sconquassate nella classifica, nel morale e nei bilanci.
E, particolare non secondario, la vita di molte persone non sarà mai più la stessa.
Tutte vittime di un’inchiesta condotta con enorme leggerezza, ispirata dalla fretta, sponsorizzata dall’emotività.
Dentro quelle telefonate c’erano deprecabili goliardie, millanterie, volgarità, amicizie e parole lontane dall’etica sportiva, ma niente più.
Chi le ha date in pasto all’opinione pubblica senza alcun filtro e senza alcuna analisi preventiva ha mirato a creare un clima da ghigliottina.
Chi doveva frenare e riflettere, nel nostro caso il commissario Guido Rossi, ha preferito accelerare.
Il peccato originale è questo.
Servivano indagini accurate e processi seri, veri, approfonditi: li hanno fatti in mezza giornata.
Ora che quasi tutte le sentenze d’estate non sono arrivate a primavera siamo pieni di dubbi e di domande.
Ci chiediamo chi risarcirà i danni morali e materiali alle persone e alle società.
Ci mettiamo nei panni di Moggi e De Santis: alla fine hanno fatto tutto loro.
E da soli: complimenti.
Ma almeno Calciopoli ha dato la scossa per cambiare il calcio?
Non avendo risposte certe ci guardiamo attorno e ci imbattiamo in Tonino Matarrese candidato alla vice presidenza della federazione.
Dov’è l’errore?

Ci risiamo: ancora una volta sono caduto in tentazione e trascinato da Toni sono rimasto contento della vittoria dell’Italia.
Rimango uno di quelli a cui piace che gli azzurri vincano il Mondiale e l’Europeo, e davvero non capisco perché si debba tifare Scozia.
Oppure Brasile, o Argentina.
Sono stati quattro giorni bellissimi, abbiamo colorato di viola il calcio italiano, ce l’avessero detto una settimana fa non ci avremmo mai creduto.
E ancora una volta davanti alla televisione mi chiedevo: ma perché dobbiamo accettare ineluttabilmente che Toni se ne vada?
Lo so bene che Pazzini è pronto, che prendiamo una vagonata di soldi e che alla fine ci togliamo un tormentone che ci perseguita (colpa anche dei giornalisti, oh yes, ma solo in parte) da quasi un anno.
Ma Toni, se appena appena è all’80% della condizione, resta uno dei pochissimi giocatori al mondo capace di essere decisivo da solo.
Meditiamo gente, meditiamo.

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