E’ colpa mia e non sua, ma a me Toni suscita emozioni molto basse, quasi nulle.
Ho esultato ai suoi gol, gli sono grato per quello che ha fatto a Firenze, ma c’è qualcosa che sfugge alla logica del mio calcio: non c’è passione, o almeno io non la sento.
E anche adesso che giocherà da avversario non è come le altre volte contro i grandi ex e non credo che c’entri il fatto che sia rimasto solo due stagioni con noi.
Sinceramente non me ne importa niente di trovarmelo contro: altro che Batistuta con la Roma, Rui Costa con il Milan, Toldo con l’Inter, lasciando perdere il Baggio juventino.
Mi sembra un rapporto solo professionale: lui ha usato la Fiorentina per diventare grande, la Fiorentina con i suoi gol sarebbe arrivata due volte in Champions.
Stop.
Oltre non si va, parlo a titolo personale, ovvio, e mi piacerebbe sapere se qualcuno ha le vibrazioni quando lo sente parlare o lo vede giocare.
Io non credo, però può darsi che mi sbagli.

Bellissima serata al matrimonio di Giuseppe Calabrese con Frida.
Sarà perché Gepi, come lo chiamano noi, è uno di quelli che non sembra nemmeno faccia il giornalista perché non se la tira proprio mai, sarà perché gli sposi avevano avuto l’ottima idea di invitare anche i bambini, sarà perché molte mogli dettavano i tempi delle conversazioni, fatto sta che ieri sembravamo…quasi persone normali.
Nel senso che la serenità e la felicità degli sposi avevano pacificato quei sentimenti turbolenti che dividono la nostra categoria in clan, sentimenti di cui io sono purtroppo un portatore più o meno sano.
Addirittura ho scambiato un saluto, sia pure frettoloso, con una certa persona, addirittura più del 50% delle conversazioni non riguardava il giornalismo, circostanza questa che si trova solo nel nostro mondo (forse qualcosa c’è pure tra gli avvocati e i medici, ma in misura molto minore) perché mai ho sentito in cene di divertimento tra bancari parlare di chiusure di cassa o di commissioni di massimo scoperto.
Insomma, se ci aveste visto ieri avremmo fatto la nostra figura…

Su una cosa Corvino ha ragione: che senso ha criticare la rosa perché è troppo lunga?
Lo potrebbe fare semmai Della Valle, chiedendo di rientrare economicamente dei tantissimi soldi spesi, ma dire o scrivere che può creare problemi significa sottovalutare le capacità gestionali di Prandelli.
Sul resto, siamo alle solite.
Corvino è il migliore direttore sportivo degli ultimi trent’anni viola, da Pandolfini in giù, ma vorrebbe il mondo mediatico costruito a sua immagine e somiglianza o comunque su regole che sono le sue.
I giornalisti esercitano il loro diritto di critica nelle sedi competenti, nelle radio, nelle televisioni, nei giornali.
Non può Pantaleo chiedere un confronto all’americana durante le sue conferenze stampa, anche perché magari a tanti noi piacerebbe tenere riservati certi ragionamenti per poi farne articoli o interviste.
Lui fa benissimo a criticarci, quando non si va a toccare la buonafede delle persone (a meno che non si abbiano prove in proposito), ma un approccio più soft alla discussione sarebbe consigliabile per il bene di tutti e quindi pure della Fiorentina.
Non capisco infine tutto questo stupore su quelli che stanno fuori dalla lista Uefa: se non era Semioli, era Santana; se non era Pasqual era Gobbi e via a seguire.
Sono gli incerti della rosa abbondante e mica vorremmo per caso rimpiangere i tempi in cui dovevamo infilare i ragazzini della Primavera o i bolliti (Franceschetti e Ganz) per far numero (2001/2002)?

1983-84

«Ho visto in ritiro un giocatore eccezionale, che ci farà impazzire». Il mio amico Maurizio era appena tornato da Pinzolo, dove era andato per puro diletto a “controllareâ€? la preparazione della squadra. Il giocatore eccezionale era Pasquale Iachini, che due anni prima in Coppa Italia aveva dato spettacolo proprio contro la Fiorentina. Evidentemente De Sisti non lo aveva dimenticato e lo aveva inserito nella lista degli acquisti di una campagna di rafforzamento che si rivelò la migliore degli ultimi venti anni. Lo contattammo immediatamente per sostituire Graziani nel Pentasport. Era una scommessa perché nessuno lo conosceva bene sul piano caratteriale e certo non aveva il carisma dei precedenti conduttori, ma ci andò bene, perché Iachini azzeccò la più bella annata della sua carriera in una Fiorentina che, e sono parole di Michel Platini, quell’anno giocò «il calcio più spettacolare che si possa vedere in Italia».

NO, IL MATERASSO NO
Piano piano cominciavo a capire che in un mestiere da puttane come il giornalismo bisognava sapersi vendere. Non potendo per evidenti limiti fisici aspirare a nessun ruolo da conduttore fustacchione, dal capello fluente stile Giletti o Cucuzza, e non avendo alle spalle alcun sponsor politico che mi avrebbe comunque potuto spedire in televisione o in una qualsiasi redazione, non potevo che cercare di “vendereâ€? al meglio quel poco che facevo. Cominciai così con molta fatica ad aumentare i contatti commerciali, abbinati alla conoscenza sempre più approfondita dei calciatori. Dopo la prima di campionato vinta contro il Napoli, arrivò un piccolo colpo di fortuna grazie all’amicizia con Paolone Monelli, a cui in quei giorni stavo dando una mano per cercare una casa in affitto.
La domenica dell’esordio Monelli segnò l’unica tripletta della carriera in serie A e diventò il capocannoniere del campionato, più di Zico e Platini. Successe di tutto: prime pagine dei giornali, interviste in testa ai tg, dichiarazione commosse della mamma. Si mossero pure gli sponsor locali ed io venni “incaricatoâ€? di seguire uno spot televisivo. Come se fossi stato Caliendo con Baggio, trattai tutto, prezzo, provvigioni per me, passaggi. Il primo spot sulle vernici del mio amico Roberto Lonzi andò bene, ma quello successivo, molto più remunerativo, fu un disastro. Eppure, fino al giorno prima di girare, tutto sembrava a posto.
«Cosa devo pubblicizzare?», mi chiese Monelli.
«Ma no, niente di particolare, sono dei particolari materassi ortopedici. Ti sdrai sopra, ti rialzi e spieghi alla telecamera che il riposo lì sopra ti ha fatto bene e che segni anche grazie ai materassi XY»
«Sei matto? E se dopo non segno più? Come minimo Pecci mi prende in giro tutti i giorni e i tifosi mi invitano a tornare a dormire sul materasso invece di indossare la maglia numero nove. Annulla tutto»
Visto poi come è andata la sua carriera, non aveva completamente torto…

DATEMI UN TERRAZZO
Pur convinto che all’ascolto ci fossero solo i parenti e gli amici, la storia della radiocronaca cominciava a piacermi. Solo che non tutte le società davano il permesso dell’installazione telefonica e così bisognava arrangiarsi. La Sampdoria era al primo posto nella classifica della caccia grossa al radiocronista, seguita a breve distanza da Pisa e Ascoli. Fu per questo che un mercoledì partii per Genova, destinazione quartiere Marassi, alla ricerca di una soluzione. Avevo degli occhiali a specchio per nascondere un occhio nero, frutto di una colluttazione un po’ particolare con il gentil sesso, e con questo aspetto in verità assai poco rassicurante cominciai a suonare tutti i campanelli dei piani alti delle case da cui si poteva vedere il campo, ancora non coperto. Il quartiere di Marassi prende il nome dalle carceri che lì sono ubicate, la gente non è proprio il massimo della cordialità, ma dopo una decina di usciate sul viso, sedussi con una scatola di cioccolatini la famiglia Veneziani, che per cinque campionati mi imprestò il terrazzino e il telefono ad ogni gara interna della Samp. Nel 1986 Radio Blu aveva i diritti radiofonici e potevamo andare in tribuna stampa, ma ormai ero di casa e mi sembrava di fare un torto alla signora Veneziani se nell’intervallo non avessi assaggiato la sua mitica torta al cioccolato «preparata apposta per gli amici di Firenze».

GRANDE PICCHIO
Sulla carta era una Fiorentina illogica, con solo tre difensori: il grandioso Passarella, il sempre più bravo Pin e l’ottimo Contratto. La vera novità stava a centrocampo, dove Massaro e Oriali, arrivato grazie all’intuizione di Allodi, non si fermavano mai, Pecci cuciva il gioco da par suo, Iachini faceva l’ala pura saltando sistematicamente l’avversario e Antognoni era… Antognoni. Davanti Bertoni voleva far dimenticare la scialba stagione precedente, dovuta anche ad un’epatite, e ci riuscì perfettamente, segnando reti importanti e aiutando un sorprendente Monelli, alla fine autore di dodici gol.
Il copyright era tutto di De Sisti, che aveva disegnato una squadra tatticamente avanti di almeno dieci anni rispetto alle altre. Vincemmo con la Sampdoria a Genova, con l’Ascoli a Firenze e regalammo spettacolo a San Siro contro Milan e Inter, raccogliendo però appena un punto. La gara più dolorosa fu in casa contro la Juventus, quella dello spettacolare gol in tuffo di Antognoni su cross di Iachini, della doppietta di Bertoni marcato, si fa per dire, da un attonito Caricola e del disgraziatissimo autogol di Contratto nel finale. Una cosa incredibile, una svirgolata galattica da far impallidire Comunardo Niccolai, il re delle autoreti. Finì 3 a 3 quel giorno, con la sensazione niente affatto divertente che ancora una volta la Juve ci dovesse qualcosa…
Picchio fu anche bravo a gestire lo spogliatoio, dove certo non mancavano le teste pensanti. Prima c’era solo Antognoni a comandare, ora invece si erano aggiunte personalità del calibro di Pecci, Passarella, Oriali. Sul quattro a zero in casa contro il Catania, De Sisti decise di sostituire nel finale Antognoni per farlo riposare un po’. Il capitano non la prese bene e gettò rabbiosamente la fascia per terra al momento del cambio con Miani, senza salutare il compagno e andando di corsa stizzito verso la doccia. Era un periodo particolare per Antognoni: ad appena 29 anni Bearzot aveva ingiustamente deciso che per lui non c’era più posto in Nazionale. De Sisti a fine partita ci disse che non si era accorto dello sfogo del capitano perché voltato dall’altra parte a dare dei consigli difensivi a Cuccureddu, che quel giorno sostituiva Passarella. Sì, dei consigli difensivi sul 4 a 0 per la Fiorentina…

Immaginiamoci il nostro microcosmo calcistico oggi, senza la prodezza di Gilardino.
E’ vero che siamo maturati e tutto il resto, ma perdere alla prima in casa contro la Juve ci avrebbe fatto come minimo passare due settimane con un grado di irritabilità piuttosto pericoloso.
La Fiorentina ci ha messo il cuore, si vedeva però che la manovra non scorreva come altre volte e forse, oltre a Mutu, ci è mancato soprattutto Montolivo, che nell’ultimo mese ci siamo dimenticati e che invece conterà molto.
Troppa poca qualità nel mezzo, troppo ritmo per Felipe Melo, che nel primo tempo si è visto pochissimo.
Mi avevano abbagliato un paio di lampi di Santana, ma poi si è come sfarinato e non è la prima volta che gli succede.
Maluccio pure Osvaldo e fortemente in difficoltà il lato sinistro, con Donadel ed un Vargas che comunque aveva di fronte Camoranesi.
E però l’abbiamo sfangata, per la terza volta in tre partite facciamo un gol decisivo alla Juve nel finale, in fondo sono soddisfazioni.

Bella intervista di Diego Della Valle sulla Gazzetta, ma io proprio non ce la faccio a considerare Fiorentina-Juventus un partita normale.
Nemmeno mi sforzo, a dire il vero, e lascio che tutto scorra verso la sua naturale direzione: una crescita di tensione fino alle 20.30 di domani e certe sensazioni positive o negative che scopri solo durante la partita.
La seconda volta di Ranieri da avversario al Franchi non smonta l’idea che sia abbastanza strano trovarlo lì sulla panchina bianconera.
Mi fa molto paura Del Piero, punto su un’incursione da dietro di uno dei nostri difensori e su una gran partita di Gilardino.
Personalmente sono già entrato nello spirito della gara…

Una grande soddisfazione ed un impegno mica da poco: il Gruppo Cuore crede sempre di più nel lavoro della redazione sportiva di Radio Blu e ha aumentato sensibilmente i suoi investimenti in chiave Fiorentina.
Ecco così che la capogruppo, Radio Cuore appunto, sarà la radio ufficiale viola per le prossime due stagioni e che la mia amata Radio Blu ha acquistato i diritti pure per la stagione 2009/10.
Se penso a come avevo iniziato nel mondo delle radio (cioè per pura passione e divertimento) e alle cifre che sono state investite mi vengono i brividi, è vero che sono passati trent’anni, ma insomma mi sento addosso una grande responsabilità.
Oggi poi è successa una cosa curiosa, peraltro già accaduta quando avevamo rinnovato i diritti nel 2006: tutti i siti hanno correttamente riportato la notizia, anche perché era stata data ufficialmente dalla Fiorentina.
Tutti meno uno, a cui viene l’orticaria quando deve parlare bene di Radio Blu.
Sta a voi indovinare di quale sito si tratta, ma per darvi un aiutino vi dico che è quello in cui ogni giorno galoppano liberi e felici i paladini dell’informazione toscana internettiana senza padroni, amici o parenti.
Ah, poter diventare un giorno bravi ed indipendenti come loro…

E va bene, diciamolo: ci siamo abituati bene.
Colpa di Prandelli, dei Della Valle, di Corvino e dei giocatori.
Per questo cominciamo un po’ ad allargarci, per questo il sorteggio di ieri non mi è sembrato proibitivo.
Secondo me ce la giochiamo per tutti, e non esiste nessuna delle tre squadre troppo forte in partenza.
Non sto sognando, ma solo ragionando di calcio e tutto funzionerà se gli Osvaldo, i Pazzini, i Donadel, i Semioli sapranno dare il cambio giusto a quelli che per il momento sono considerati i titolari.
Ieri stavo tornando da Praga in macchina e mi sono “goduto” il sorteggio in diretta nel Pentasport: beh, è vero, di certe cose, di essere lì con le grandi ti accorgi solo quando ci sei arrivato veramente.
Prima fai così tanta fatica che non hai neanche il tempo per pensarci.

Ancora senza accenti e apostrofi da questa misetriosa tastiera di Praga, ma non conta niente.
Conta la qualificazione alla Champions e, nel nostro piccolo, conta aver offerto un servizio che credo abbia accontentato tutti coloro che si sono messi ad ascoltare Radio Blu.
Adesso posso dirlo, sono stati giorni non facili sul piano lavorativo, con tante idee, progetti e promesse mancate.
Poi, da domenica, ho staccato la spina e mi sono messo solo ad organizzare al meglio la serata di ieri, facendo ovviamente le mie considerazioni sui tanti aspetti di questa vicenda.
Ma conta soprattutto una Fiorentina di grandissima determinazione e concentrazione, una squadra che avrebbe dovuto vincere e che se lo avesse fatto non avrebbe rubato niente.
Vista la partita di Dainelli, mi auguro che lo si lasci in pace per qualche tempo, mentre Jovetic mi pare uno che non sai mai da quale parte vada via e in questo ricorda un certo signore di cui mi limito ad indicare le iniziali, R.B.
Melo davvero eccellente nel primo tempo ed in calo nella ripresa, ottimo Donadel per come ha subito interpretato la gara e una prova buona pure per Osvaldo, meglio direi di Gilardino.
Da stasera pensiamo alla Juve e ai prossimi avversari europei.

LA PRIMA VOLTA
Non è come il primo bacio o come la prima volta che fai l’amore, ma una certa comparazione è lo stesso possibile perché sei totalmente inesperto e la brutta figura è assicurata. Statisticamente la radiocronaca mi accompagna da oltre venti anni, superando in anzianità fidanzate e mogli, ormai temo che faccia parte del mio DNA. Ketty era una solo bella ragazza, campionato dopo campionato è diventata splendida, ma unicamente con la Fiorentina in vantaggio. L’incipit della storia è banale e legato ad un recupero della memoria. Mi ero infatti ricordato che a Udine davano a richiesta il telefono per trasmettere la partita e allora mi sono detto: perché non provarci? Costo dell’installazione SIP, ottantamila lire, più le spese per la chiamata in teleselezione. Rinaldo era perplesso, ma come sempre mi dava carta bianca. In verità, io lo ero più di lui e, soprattutto, mi chiedevo a chi diavolo potesse interessare una partita raccontata da me. E
poi c’era il problema di coprire le spese. Mi venne in mente che il fidanzato dell’affascinante sorella del mio amico Maurizio aveva un’attività commerciale un po’ strana, l’aria compressa, che forse aveva bisogno di pubblicità. Telefonai a Fabio Sali ed ottenni senza neanche troppa fatica le centomila lire necessarie per tentare.
E’ nato in quel giovedì di gennaio un rapporto speciale con una delle persone più belle che abbia conosciuto. Col passare del tempo Fabio non era più lo sponsor, ma un amico vero, a cui rivolgersi in qualsiasi momento. La lotteria della vita ce lo ha portato via prestissimo, ma per fortuna, quattro anni dopo la sua morte, siamo in tanti a ricordarci della sua lealtà e del suo fare per gli altri.

RITMO, RITMO…
A risentirle adesso, le mie prime radiocronache sono quasi comiche. Partivo sparato, come se dovessi fare i cento metri in dieci secondi netti e mi afflosciavo inevitabilmente verso la metà del primo tempo. L’ormai famosa (per me) Udinese-Fiorentina finì zero a zero e fu una partita bruttissima, ma nel primo quarto d’ora sembrava molto più combattuta di Italia-Germania 4 a 3. Non avevo nessuna scuola alle spalle, solo l’ascolto di quindici anni di “Tutto il calcio minuto per minuto…â€?, molta lettura di giornali e tanta voglia di imparare. Errori principali: non spiegavo a sufficienza in quale zona del campo fosse il pallone, il risultato era un optional (lo davo solo quando me lo ricordavo, al massimo quattro volte a tempo), e mi arrabbiavo troppo se le cose non andavano bene. Ero però in qualche modo giustificato dalla convinzione che non ci fosse nessuno a seguirmi via radio. Insomma, quelle radiocronache erano quasi dei racconti in
famiglia, un modo come un altro per far sapere, in assenza di telefonini, che ero arrivato allo stadio e che andava tutto bene…

SENZA EUROPA
Il campionato delle delusioni si concluse con un quinto posto finale, ad un punto dal Verona, quarto, cioè dentro l’attuale Champions Leagues. Poiché il calcio di allora era una cosa diversa dall’attuale (mi verrebbe da scrivere più seria, ma evito per non passare da vecchio con le mie figlie), nel 1983, arrivando quinti, non si andava neanche in Coppa Uefa. E se qualcuno avesse pensato a qualcosa di simile all’Intertoto, lo avrebbero preso per matto, rinchiuso in una stanza e buttato via la chiave. Insomma, per la Fiorentina era stata una stagione da dimenticare, impreziosita nel finale dall’arrivo in società di Italo Allodi.
Il furbissimo Tito Corsi, fino a quel momento padrone assoluto della situazione, non gli fece nessuna guerra aperta. Anzi, si disse «felice per l’arrivo in viola di un personaggio di tale prestigio ed esperienza», salvo poi bruciargli in mille modi il terreno sotto i piedi.
Una delle poche vittorie di Allodi fu quella di convincere i Pontello ad assumere per la Primavera un trentasettenne carneade di Fusignano. Un certo Arrigo Sacchi, che quando parlava di pallone sembrava sempre un po’ invasato. Nell’inverno del 1983 gli chiesi un’intervista e fu cortesissimo. Raccontò della cultura dello sport, parlò di rispetto per l’avversario, affermò che giocare bene era più importante del risultato. Monopolizzò la trasmissione e sembrò un marziano rispetto al calcio a cui eravamo abituati. De Sisti lo guardava con sospetto, Corsi lo sopportava appena, gli altri giornalisti non lo consideravano proprio, anche perché di solito le giovanili sono allenate da chi ha un prestigioso pedigree da calciatore.
Intanto, nella sede di viale dei Mille, Allodi cercava inutilmente di imporre il proprio stile fatto di rapporti personali e mazzi di fiori da inviare alle mogli dei giocatori da acquistare. Due omaggi floreali partirono anche per la Germania: uno per frau Voeller e l’altro per frau Rumenigge. Le signore gradirono, ma i mariti purtroppo non si mossero da lì.

TUTTI IN PIAZZA
La rivincita per il mancato scudetto dell’anno precedente ce la regalò Felix Magath, robusto centrocampista tedesco, dotato di gran classe e ottimo tiro. La Juventus era stata a dire il vero strepitosa in Coppa dei Campioni ed aveva eliminato fior di squadre compreso l’Aston Villa, detentrice del trofeo. Ad ogni turno ci riunivamo per gufare e tifare contro, ma tutto sembrava inutile. Con poche speranze ci mettemmo così davanti al televisore anche per la finalissima contro l’Amburgo, non senza aver scommesso contro i bianconeri una ragguardevole somma con il mio amico gobbo Alessandro Campucci. Il gol di Magath dopo pochi minuti ci fece soffrire perché arrivato troppo presto, ma per fortuna là davanti Platini, Boniek, Rossi e Bettega incapparono in una serata storta senza precedenti. “Vincemmoâ€? così la nostra Coppa dei Campioni e scendemmo sui viali a festeggiare. Credevamo di essere in pochi ed invece c’era mezza Firenze che esultava,
il resto l’Italia ci guardava con un certo disgusto.

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