Ora basta, pensiamo a giocare
Sto per scrivere qualcosa di politicamente scorretto per il giornalismo nazional-popolare tipico del calcio, ma non ce la faccio più ed esterno: diciamo stop alla rabbia post Juve e pensiamo al Napoli.
Ci hanno rubato la partita di Torino, questo però non deve essere un alibi per mercoledì sera, e anche stasera nel Pentasport sentirete parlare nuovamente di calcio giocato per almeno due terzi della trasmissione.
E’ una mia precisa direttiva e me ne assumo tutte le responsabilità.
Ne ho sentitte e lette di tutti i colori: telefonate a Collina, all’Aia (sì, per farci riattaccare sul viso o riderci in faccia), ritiro dal campionato, chiusura dei musei fiorentini, gente incatenata davanti alla sede della FIGC e via a seguire.
Ragazzi, calma.
Tra due giorni bisogna tornare a fare i tre punti e non è questo il modo di preparare la partita.
Sarà che quando io prendo una botta riparto più arrabbiato di prima, ma davvero se continuiamo rasentiamo il vittimismo.
E questo non è da Firenze e tantomeno da tifosi viola.
Ladri!
Voglio credere più alla mediocrità di Saccani e del suo guardalinee che alla malafede, però adesso mi aspetto almeno due mesi di stop.
Uno dei furti più grossi visti in tanti anni di calcio, soprattutto sul rigore di Jiovetic.
In fondo la differenza tra questa Juve e le altre è nell’atteggiamento post ladrata: con Boniperti e Moggi rubavano ed erano pure arroganti dopo, questi hanno il pudore di essere imbarazzati per quello che è successo.
Detto questo, proviamo ad analizzare la prova dei singoli.
Pasqual meglio di qualsiasi Vargas visto a Firenze, Gilardino che sta tornando, Jovetic e Montolivo solo per un tempo, Kroldrup disastroso per metà partita, Zauri benino, Santana che non sa più che razza di giocatore sia diventato.
Grandioso Frey, ma ci manca da morire Mutu ed infatti da quando è uscito non abbiamo più segnato.
Il migliore in campo? Andrea Della Valle a fine partita, e nessuno in studio a Sky che osasse dargli torto.
E vorrei vedere!
P.S. Un saluto particolare va a quei cinque o sei dementi toscani che mi hanno visto entrare allo stadio e hanno cominciato ad offendermi.
Io ho risposto, la situazione stava per trascendere (meno male che avevo accanto a me i baldi giovani Loreto e Sardelli e non i vecchi Pestuggia e Barry…) tra gli sguardi imbarazzati e attoniti delle maschere bianconere.
Dire che fossero juventini ha poca importanza, conosco decine di tifosi di Juve, Inter e Milan assolutamente perbene e con cui è possibile parlare di tutto, perfino di calcio: quelli erano semplicemente degli imbecilli.
E avrei detto la stessa cosa anche se avvessero avuto la sciarpa viola al collo.
Preoccupazione infortuni
Dunque Mutu lo rivedremo (forse) contro il Bologna, ma è più facile in casa con la Lazio.
E Frey me lo danno arruolabile, però non è detto, perché basta un movimento falso e magari non rischia.
Dico la verità: mi preoccupa più Sebastien di Adrian, perché il rumeno si sa che prima o poi si dovrà operare e poi tutto dovrebbe tornare come prima.
Ma il ginocchio del francese è quello fracassato dal quel gentiluomo di Zalayeta, che non si è mai degnato di scusarsi, e questa ricaduta non è per niente un buon segno.
Abbiamo un bisogno terribile di tutti e due, specialmente in un momento come questo, senza di loro il tasso di qualità è sceso precipitosamente.
Sono queste le vere preoccupazioni della stagione, non le partenze dell’umorale Osvaldo e del pur ottimo Pazzini.
La mia voce in viola 1993/94 – Prima parte
Incontro con Antognoni
Vado a mangiare nel solito ristorante e mi dicono che stavolta per entrare devo pagare il biglietto.
Immagino che ci sia un vip a tavola ed infatti nel tavolo accanto al mio c’è una tavolata che ospita il “mio” giornalista Carnasciali e Antognoni.
Battute e prese di giro con Daniele, saluto cordiale con Giancarlo e poi, contravvenendo al mio orgoglio, rompo il ghiaccio e gli chiedo “qualcuno mi dice che sei ancora arrabbiato con me, ma è vero?”.
In verità lo avevo già chiamato per il Corriere sulla storia del capitano e mi aveva risposto cortesemente, quindi sapevo che le cose non stavano come qualche vipera aveva voluto far credere.
E qui devo spiegare il mio stato d’animo: quando ci pensavo, mi sentivo a disagio a stare in questo stato di guerriglia con Antognoni e non potrebbe essere altrimenti per chi ama la Fiorentina e ha più di quarant’anni.
Da ragazzo vedevo col mio amico Maurizio Passanti le partite della Nazionale con la foto/icona di Giancarlo in viola appiccicata con lo scotch sul televisore e nella finale con la Germania del 1982 io tifavo per il pareggio perché ci sarebbe la ripetizione e lui avrebbe giocato (quando inquadrarono Bergomi mi scappò una delle poche bestemmie della mia vita, ma Maurizio, di solito molto attento a queste cose, me la passò per l’eccezionalità del momento…).
Tutto questo per dire che per me Antognoni non è Batistuta, cioè i nostri contrasti sono stati al 90% causati da incomprensioni e soprattutto da cose riportate male a lui.
Al contrario, il divino Gabriel, ribadisco il migliore che abbia visto a Firenze, ha proprio nel suo dna mettere all’indice le persone che non siano prone ai suoi voleri.
E poi comunque Antognoni è l’immagine della mia gioventù, l’unico buono che abbiamo avuto in squadra per almeno otto anni, il campione per cui delirare da ragazzi.
Vorrei lasciarvi nel dubbio su come sia andata a finire, ma devo farmi pedonare le mancate risposte degli ultimi cinque giorni e allora vi dico che nessuno dei due si ricordava più quale fosse l’origine dell’ultimo screzio.
Ad un certo punto gli ho anche detto imprudentemente: “ma dai Giancarlo, tra poco siamo nonni e ci mettiamo ancora a fare queste cose…”.
Lui si è messo a ridere e mi ha detto di parlare per me, che però sarei pure sei anni più giovane, ma è anche vero che fisicamente lui continua a strabattere molti quarantenni compreso il sottoscritto.
Comunque è andata bene, e io sono molto soddisfatto.
Scusate il ritardo
Scrivo solo ora e mi spiace: sembra incredibile ma nell’evolutissima Milano non ho trovato la domenica mattina un internet point a cui agganciarmi per esprimere il mio pensiero.
Che è questo (l’ho appena detto tra l’altra a Rtv 38): avremmo meritato il pareggio, Rosetti ha arbitrato con sudditanza psicologica, sono preoccupato dall’assenza dei tre fuoriclasse viola.
Due sono out per infortunio, il terzo sta rifiatando dopo quattro mesi straordinari.
Stanno crescendo Montolivo (molto), Jovetic, Vargas e Comotto, mentre fatica Kuz, che forse non sta benissimo fisicamente, ma senza quei tre è durissima.
La classifica è bruttina, però non così tragica, come è chiaro che sia alla fine del girone di andata.
Certo che se perdiamo la terza di fila a Torino le cose si complicheranno maledettamente, in tutti i sensi.
Converrà accantonare le polemiche per i prossimi sei giorni e chiamare a raccolta il popolo viola.
Per i processi, sommari o completi, riparliamone tra una settimana.
Sensi di colpa e faziosità
Sono un ebreo laico, nel senso che non frequento, non osservo e rimango iscritto alla Comunità di Firenze solo per spirito di appartenenza, per quello che ha rappresentato fino ai miei 14 anni.
Ho sempre avuto la convinzione che il mio appartenere a questa religione sia solo frutto del caso: sono nato da genitori ebrei e stop.
Credo nella creazione dello Stato Palestinese, che dovrebbe subito riconoscere lo Stato d’Israele e penso che per ancora molti anni non tornerò laggiù, dove sono stato l’ultima volta nel 1977, perché la guerra durerà purtroppo a lungo.
C’è una cosa che, da ebreo, ho sempre invidiato ai cattolici: la confessione.
Qualcosa che coincide quasi sempre con l’espiazione della colpa commessa.
Tu vai lì, parli, dici tutto al prete e riparti.
Ovviamente la faccio molto e troppo semplice, però, anche se si fa di tutto per non risentirne, siamo tutti figli della nostra educazione.
Ed in quella ebraica c’è, immanente, il senso di colpa fortissimo.
Cioè, se hai sbagliato sono cavoli tuoi e della tua coscienza.
E così ho trovato insopportabile vedere ieri sera da Santoro i bambini palestinesi trasportati in ospedale feriti o forse morti: mi sono sentito in colpa, molto più che in altre terribili immagini con cui ci bombardano dalla televisione.
Mi sono sentito in colpa da ebreo, perché trovo insopportabile quello che sta succedendo, anche se ovviamente non c’entro per niente.
Poi però ho trovato insopportabile la faziosità con cui Santoro ha costruito la sua trasmissione e ho tifato, lo confesso, perché Lucia Annunziata se ne andasse, cosa che ha puntualmente fatto.
Si è così risparmiata il comizio delirante e senza interruzioni di un quarto d’ora del cuoco di Gaza che lavora in Italia e che ha fatto capire che se invece di cucinare in qualche casa fosse laggiù, se ne starebbe tranquillamente a fabbricare e lanciare razzi contro gli israeliani.
Bambini compresi.
Pessima televisione.
Un Vieri due?
Il rigore battuto da Vieri contro i Rangers grida ancora vendetta per come lui si è presentato al tiro, però è indubbio che il suo rendimento sia stato al di sopra delle aspettative di tanti e delle mie.
Ora con Bonazzoli speriamo che la cosa si ripeta, anche se ciò che dobbiamo maggiormente sperare è che di Bonazzoli non ci sia mai bisogno, perché vorrebbe dire che Gilardino e Mutu bastano e avanzano per l’attacco viola.
A me, tanto per essere chiari, Bonazzoli non è mai piaciuto, però è una questione di gusti.
Certamente Pazzini gioca al calcio molto meglio di Bonazzoli, e quindi sul piano strettamente tecnico la Fiorentina ci ha certamente perso, ma potrebbe essere che lui sia più “funzionale” al progetto di Prandelli, che immagino abbia dato l’avallo all’operazione.
Vediamo un po’ se ha ragione come spesso succede (non sempre, comunque) Pantaleo Corvino.
Io metterei Pazzini (che è andato alla Samp)
Riepiloghiamo: avevo scritto altre cose, ma c’è stato un problema sul server che ha cancellato l’aggiornamento su Pazzini alla Samp e tutti i vostri precedenti messaggi sull’argomento.
Questo per spiegare che è vero che sono un po’ bollito, ma non fino a questo punto…
Sì, io metterei Pazzini perchè se appena appena riusciamo a fare qualche cross decente, magari con Comotto e Vargas, la difesa del Milan, che ha un’età media sui 35 anni, va in bambola sui colpi di testa.
Lo metterei anche perché lui più di Jovetic è abituato a giocare partite come quella di San Siro e conoscendo Giampaolo non sarei affatto preoccupato di una sua eventuale distrazione in chiave mercato.
Lo metterei perché forse al Milan lo sottovalutano, impegnati come sono ad esorcizzare il fantasma di Gilardino e anche perché lui a San iro ha già segnato un gran gol contro l’Inter quattro anni fa.
Poi forse mi sbaglio, e Jovetic gioca la partita della vita, io però lo metterei dentro dal primo minuto.

















