Ho già espresso tutta la mia personale simpatia per Adrian Mutu, persona per me molto educata e per niente spocchiosa, almeno nei momenti che mi è capitato di passare insieme a lui.
In campo ha dato molto alla Fiorentina, anche quando non era in condizone, ma da almeno dodici mesi la sua vita professionale sembra la trasposizione calcistica delle avventure disneyane di Paolino Paperino.
Capitano cioè tutte a lui: gomiti, ginocchio, stiramenti muscolari, multe milionarie, accuse romene di dolce vita.
Ora, a noi non importa cosa faccia Mutu nel suo tempo libero, ma con quasi vent’anni in più di esperienza mi sentirei di consigliarlo di evitare qualsiasi mezzo incontro che rischi di condurlo sulle prime pagine dei giornali non per meriti o demeriti calcistici.
Adrian ha già smentito la serata in discoteca, ma intanto per due giorni se ne è parlato, così come due anni fa era certa, per “quelli che sanno tutto”, una sua love story con una ruspante starlette fiorentina su cui nessuno ha mai esibito uno straccio di prova.
Ma come mai a Dainelli o a Donadel tutti questi piccoli guai mediatici non capitano mai?

In casa Guetta vige questa regola: per ogni figlio che nasce, se ne adotta uno a distanza.
Tre figli naturali, tre figli da aiutare a crescere nelle zone più povere del mondo.
Non è che si sia particolarmente bravi o chissà cosa, sinceramente facciamo molto meno di quello che potremmo fare e comunque oggi non è questo il punto.
Il punto, inaccettabile, è che oggi è arrivata una lettera che ci comunicava la morte di John Wilson, il nostro primogenito a distanza, che aveva l’età della Valentina e che almeno una volta l’anno ci scriveva per raccontarci dei suoi progressi e per ringraziarci di aiutarlo (lui ci ringraziava per quella miseria che davamo all’associazione…).
John è morto per la malaria, perché in Malawi si può ancora morire a 14 anni per la malaria.
E mentre noi, poveri stronzi, stiamo a qui a frullare il cervello per comprare una macchina più grande, una casa più spaziosa, il motorino per la figlia, la vacanza in settimana bianca o nel villaggio a quattro stelle (tutte cose che io, più stronzo di altri, faccio abitualmente), dall’altra parte del mondo si muore per una malattia che si potrebbe sconfiggere se solo ci fossero un po’ di soldi.
Un po’ dico, non i milioni con cui siamo abituati a convivere nel calcio.
Eh già, ma ci basta vedere quel righino grigio sull’estratto del conto corrente che ci dice che hanno prelevato quei 600 fottutissimi euro per sentirci tranquilli con la nostra coscienza.
Chissà se John ha mai tirato due pedate ad un pallone nei suoi pochi mesi di vita…

Ho passato due giorni fantastici, come piacciono a me, in pieno relax familiare, facendo tante piccole cose che mi interessano e godendomi i figli.
La prmessa minimalista è d’obbligo per “giustificare” la caduta di freni inibitori che mi ha portato a dire quello che ho deto ieri sera durante il collegamento con Rtv38 e che da giorni mi passava per la testa.
La frase è questa: “se vinciamo a Torino, possiamo puntare allo scudetto”.
Ammetto di averla sparata grossa, eppure anche stamani a freddo non sono mica troppo convinto di aver esagerato.
Sento che è qualcosa che viene dal cuore e non dalla testa, ma l’auto-convincimento che darebbe un successo del genere sarebbe un razzo fantastico per puntare molto in alto.
E poi comunque ormai l’ho detta e non torno più indietro.
Però a Torino dobbiamo ancora vincere…

Che gol che ha fatto, e con quale movimento si è liberato di due avversari mentre arrivava il pallone.
Guardatevelo bene sul cross al bacio di Iaquinta e poi il tiro, che mi ha ricordato quello di Rivera a Città del Messico con la Germania: portiere da una parte e pallone dall’altra.
E adesso vediamo se gente che non si capisce bene cosa sia, che occupa militarmente l’etere per ore e ore, che si auto-proclama procuratore di mezzo mondo e non ha neanche il patentino FIGC-FIFA (e comunque mi dicono non venga neanche più fatta entrare in Fiorentina) racconterà ancora, come mi hanno riferito, che Amauri, che non segna un gol da febbraio, è molto meglio di Gilardino.
Dico la verità: io tifo sempre per l’Italia, però quando l’Irlanda ha segnato il 2 a 1 ho pensato istintivamente al fatto che forse molti juventini avrebbero giocato la gara col Cipro, diventata a quel punto decisiva, e quindi si sarebbero stancati.
E a proposito di giocatori della Juve: se Legrottaglie avesse la maglia viola, o del Genoa o di chi volete voi, riuscirebbe mai a giocare in Nazionale o sarebbe piuttosto giustamente lasciato a casa?
E Gamberini davvero merita di essere la sua riserva, quando manca Cannavaro?

Arrivano, anche su questo blog, notizie di post e articoli deliranti che escono dai siti della Juve mentre invece non si sente più parlare di Nicola De Bonis, a cui pare che sia stato interdetto l’approdo televisivo dopo le farneticanti accuse ai viola di cui si è, spero sinceramente, scusato domenica sera a Radio Blu.
Ci conviene stare molto tranquilli, non reagire, perché in questo gioco al massacro la Fiorentina e i suoi tifosi hanno tutto da perdere.
A me pare infatti che si cerchi solo un pretesto, una minima reazione, una minaccia che arrivi da Firenze per sospendere la trasferta del prossimo 17 ottobre e mi viene pure il sospetto che queste provocazioni sul gemellaggio col Liverpool siano costruite ad arte proprio per far bloccare il viaggio.
Facciamo finta di niente, ignoriamoli completamente, cosa che potrebbe mandare fuori giri chi cerca solo la rissa verbale.
Poi non sarebbe male che la polizia postale intervenisse, così come pure l’ordine dei giornalisti, là dove si evidenzi che il mittente dei deliranti messaggi è iscritto all’Ordine stesso., cosa che non mi stupirebbe affatto.

Il lodo Alfano è stato giustamente giudicato incostituzionale dalla Consulta e riguardava la sospensione dei processi riguardanti il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, e i presidenti di Senato e Camera (ma Fini, in un processo che lo vede imputato per diffamazione, ha già dichiarato di non volersene avvalere).
Quello che non ho capito è come mai una sola delle quattro più importanti cariche dello Stato si stia agitando così tanto perchè il lodo, che rendeva non più tutti gli italiani uguali davanti alla legge, è stato dichiarato incostituzionale?
Valla a capire certa gente…
P.S. Mediaticamente, la cosa veramente schifosa di questa storia è il commento che Berlusconi ha fatto a proposito dell’intervento di Rosi Bindi, quando l’ha definita “più bella che intelligente”.
Io non so come si possa raggiungere un tale livello di volgarità e se fossi una donna sarei veramente indignata per un comportamento di così bassa levatura.

Non esiste una sola squadra di club che possa intrigare Prandelli.
Non è una questione di soldi: Cesare avrebbe potuto guadagnare quasi il doppio, se solo si fosse messo all’asta in Italia.
All’estero meno, anche se il Bayern, su indicazione di Toni, ci ha davvero pensato nell’estate scorsa.
Prandelli è ancora innamorato di Firenze, anzi la ama sempre di più, che è diverso, perché si tratta di un sentimento più profondo:questa è ormai la sua città.
L’unica tentazione si chiama Nazionale e in federazione ci stanno pensando molto seriamente a chiamarlo dopo Lippi.
Entreremmo a quel punto in una situazione imbarazzante: come si fa a dire di no alla panchina che qualsiasi tecnico sogna quando comincia a dirigere i ragazzini?
Non ho nessuna idea di quello che potrebbe fare Cesare, se davvero la telefonata arrivasse, posso solo provare a elencare i punti a favore e quelli contro.
Potrebbe allenare i più bravi in Italia, sarebbe il coronamento di venti anni di attività, continuerebbe a vivere a Firenze e…avrebbe il centro sportivo (a Coverciano).
Dall’altra parte c’è l’impossibilità di svolgere quel lavoro quotidiano che ci ha regalato i risultati degli ultimi quattro anni e il doversi distaccare da un ambiente che è il “suo” ambiente, dove lui ormai è un re.
Ragazzi, date retta, tifiamo per la Nazionale e auguriamo lunga vita a Marcello Lippi.

Per me la Fiorentina prima di Palermo-Juve è in testa alla classifica.
Perché lo merita, perché è stata derubata di un gol valido, perché ha dato una splendida dimostrazione di forza mettendo ai paletti la Lazio dopo la serata-monstre di martedì.
Qualcuno potrà considerare patetica la mia posizione, ma non importa: per una volta mi è sembrato di essere tornato a quando avevo quindici anni, a quel senso di impotenza che mi prendeva per gli zero a zero e che probabilmente costituisce la molla che mi fa urlare come un pazzo ad ogni gol viola importante.
E’ stata una bella partita, con Montolivo migliore in campo e Muslera non ha certo fatto miracoli, ma solo perché su 19 conclusioni molte le abbiamo sbagliate.
Ora la Fiorentina diverte, con la palla a terra e non sono mica in tanti a giocare meglio di noi.
L’errore sul gol di Gilardino è colossale, mi ha ricordato una rete non data al Milan a Madrid durante la Coppa dei Campioni dell’88/89, ora voglio vedere per quanto tempo terranno a riposo il guardalinee.
Conclusione con le scuse di De Bonis, per chiudere il cerchio aspetto di sentire le parole pronuniciate a Radio Blu anche a T9, che va pure, mi hanno detto, sul satellite.
Qualcuno ha scritto che non fosse veramente pentito, ma non sono problemi nostri, piuttosto della sua coscienza.

A me come donna piace molto, e lo dico sapendo di perdere punti con molte frequentatrici del blog.
La trovo sexy: è quel tipo di signora che mogli e fidanzate non capiscono come possa incontrare il favore di noi maschi, ma detto dell’estetica io credo che sia ora di finirla di portarla in giro come totem.
Negarle la partecipazione da Santoro sarebbe stato stupido e naturalmente la nostra vocazione di guardoni ha permesso ad “Anno zero” di fare il pieno di ascolti.
Ora però, davvero, basta con Patrizia D’Addario.
Ormai nel lettone di Putin è come se fossimo entrati anche noi, sappiamo tutto di quella notte, degli abiti neri che piacciono al nostro Presidente del Consiglio, al rituale delle battute, dei filmati, delle canzoni di Apicella (mamma mia che palle!), del diradarsi delle ospiti affinché rimanessero solo le favorite.
Personalmente continuo a farmi al stessa domanda, che credo sia un quesito normale per qualsiasi uomo: ma davvero un signore di 72 anni, per quanto potente, ricco e famoso, pensa di far breccia non dico nel cuore, ma anche solo nella sfera dell’interesse sessuale di donne come quelle che abbiamo visto girare a Palazzo Grazioli?
Io non ci arrivo, scusate, sarà una mia mancanza.
Nel mio piccolo anche a me è successo di avere un discreto successo con ragazze molto più giovani di me: è accaduto e accade con chi vuole fare la giornalista oppure, quando ero a Canale Dieci, quando dovevo scegliere le vallette per le varie trasmissioni.
Sarà perché il film “Malizia” ha segnato la mia adolescenza (e quindi mi sono sempre piaciute semmai le donne meno giovani di me), o perché ogni tanto ho la testa che funziona, ma nonostante il suddetto successo non mi sono mai sognato di essere diventato un incrocio tra Richard Gere e Brad Pitt.
Insomma, capivo chiaramente che l’interesse non era per me, ma per il ruolo che avevo e che ho.
Chiaro che non voglio generalizzare, anzi in proporzione alle persone incontrate in questo trentennio mediatico la percentuale delle ragazze affascinate non supera il 5%.
E’ capitato (raramente, per fortuna) che quando esternassi questo concetto di interesse non legato a come sono ma a quello che potrei fare per aiutare, qualcuno si sia stupito e abbia detto “ma che te frega? Te la porti a letto e poi si starà a vedere quello che succede”.
Ma lasciando perdere il mio pensiero e la mia sensibilità sull’argomento, io credo che sul caso escort si sia già detto tutto ed il contrario di tutto.
Passiamo per favore ad argomenti e critiche più serie, anche perché la crisi vera per molti sta cominciando ora.

Fossero tutti come me non ci sarebbero problemi: ho un carattere un po’ particolare e non appena raggiungo qualcosa cinque secondi dopo penso ad altro.
Una tortura, perché alla fine non mi godo mai veramente niente, ma (come direbbero le mie figlie quando sbagliano qualcosa) non è mica colpa mia…
Dunque, dimenticare il Liverpool, metterlo in un angolo bene visibile del cuore e far finta di niente se non vogliamo avere brutte sorprese.
Con Prandelli mi sento al sicuro e anche l’ambiente mi pare non abbia esagerato nell’esaltarsi per un’impresa tanto bella quanto inaspettata.
Battere la Lazio sarebbe domenica un segno di grandissima maturità.

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