Il Portogallo visto da Oporto è più vicino all’Italia che alla Grecia, come invece potrebbero far pensare gli analisti finanziari e il famigerato spread.
La città è molto bella, piuttosto elegante, anche se ovviamente noi siamo fortunati e vediamo il salotto buono e non la cantina, cioè la periferia, che come tutte le periferie avrà le sue sacche di miseria e povertà.
Ieri nei telegiornali portoghesi ci siamo entrati anche noi, e non solo per la Fiorentina, a cui sono stati dedicati pochi secondi, ma per Berlusconi.
Il taglio era quello del potente che cade in disgrazia, ma credo che forse non conoscono abbastanza l’Italia…
Stasera mi aspetto una prova di carattere, un sussulto di Ilicic e una conferma di Matos, che ci farà un gran comodo nelle prossime gare senza Gomez.

Da quello che ho saputo e capito Mario Gomez ha cercato di forzare un po’ troppo per rientrare il prima possibile, per questo adesso rischiamo di rivederlo solo nel 2014.
Un eccesso di generosità che chiude la bocca a qualche velenoso commento sulla sua presunta voglia di risparmiarsi in vista del Mondiale in Brasile.
E’ invece vero il contrario, e se da un lato girano fortemente le scatore a tutti (tra una cosa e l’altra non lo abbiamo avuto a disposizione per oltre un terzo della stagione), dall’altro non possiamo che confermare le impressioni positive su un uomo che sa benissimo quali siano le proprie responsabilità dopo l’enorme investimento fatto dalla Fiorentina.
Adesso è il momento in cui dobbiamo stare calmi e tranquilli, evitando allarmisimi e forzature che ci lancerebbero in una situazione molto pericolosa.
Difendere e salvaguardare Mario Gomez vuol dire difendere e salvaguardare la Fiorentina.

…date una carezza ai vostri bambini e dite che questa è la carezza del Papa.
Ero un bambino e quella frase così dolce di Papa Giovanni XXIII entrò anche in casa Guetta, tanto che ancora ne ho un preciso e bellissimo ricordo, pur non avendola ovviamente ascoltata in diretta.
I tempi purtroppo sono molto cambiati e oggi i bambini vengono utilizzati per lanciare anatemi.
Lo ha fatto il nostro ex Presidente del Consiglio, rivolgendosi ai “colleghi senatori” e ammonendo a non votare la sua decadenza pena una crisi di coscienza di fronte ai propri figli.
Con tutto questo casino mediatico messo in piedi da Berlusconi e dalle sue tante gazzette mediatiche ho l’impressione che gran parte delle persone abbia perso il senso della cosa, e cioè che la decadenza dalla carica di senatore dell’ex premier sia solo un fatto tecnico, direi automatico, vista la condanna.
A meno che non si voglia sancire il principio che esiste un italiano che non è uguale agli altri davanti alla legge, cosa peraltro già sospettata da tempo e purtroppo non solo per Berlusconi.
Nel caso però sarebbe necessario che venisse adottato un provvedimento ad hoc, qualcosa di definitivamente dirimente anche per le prossime condanne che passeranno in Cassazione: qualunque cosa abbia fatto o detto, Silvio Berlusconi non può orologi replica essere condannato.
E se per caso lo fosse, non deve in alcun modo scontare la pena.
Basta saperlo.

Eh sì, siamo (sono) stati parecchio presuntuosi in una domenica che poteva essere quasi esaltante per via degli altri risultati.
Ed invece, inspiegabilmente per me, nel secondo tempo non abbiamo giocato, aspettando l’ispirazione celestiale che non è arrivata e ancora peggio sono andate le cose quando sono entrati Mati e l’irritante Ilicic, che sarà pure convalescente, ma che dà l’impressione di essere un corpo estraneo.
Se perdi a Udine contro una squadra di bassa classifica ed il migliore è stato senza dubbio Neto, qualche domanda te le devi porre.
Soprattutto dopo un primo tempo in cui l’Udinese sembrava capirci poco, ma lì siamo stati leziosi, lì c’è mancato davvero Mario Gomez, che speriamo si sbrighi a rientrare.
E’ una sconfitta brutta, ma che fa poco male per le aspirazioni di Champions, a patto di trarne la lezione giusta.
Un po’, e spiace dirlo, però è andata così, come ha fatto la Juve dopo la batosta di Firenze.

Avevo un’immagine lontana nel tempo di Gil De Ponti, datata 1975.
Ero in classe con Giampaolo Panichi, grande capitano della Rufina (riuscì pure a farmi provare, ma mi scartarono, giustamente), che lo conosceva per motivi calcistici e quando esordì in serie A col Cesena sembrò quasi che per interposta persona giocasse tutta la seconda L del glorioso Duca D’Aosta.
Trentotto anni dopo lo ritrovo all’aeroporto di Cluji felicemente mischiato con gli altri tifosi del Viola Club Lippi e la scoperta merita qualche riga.
Nel cazzeggio pre partenza siamo in un gruppetto di persone e lui, chiacchierando del più e del meno, dice di aver giocato in terza categoria.
Con un pizzico d’orgoglio gli dico che ho fatto la seconda nel Doccia e che comunque un po’ è vero, “essere andati in campo aiuta a capire il calcio”.
Quando mi spiegano chi è, mi si apre un mondo e sono perfino contento di essere stato preso per i fondelli, ovviamente non me lo faccio scappare e ieri sera me lo sono gustato nel Pentasport.
Sapevo molte cose di lui come calciatore, pochissimo come conquistatore di donne (Gloria Guida, Serena Grandi e Carmen Villani, più una ex di Guccini per me valgono quasi il pallone d’oro), e ancora meno sulla sua voglia di Firenze, sulle sue radici.
Pur girando il mondo in lungo e largo è come se non si fosse mai mosso da Rifredi, dal Lippi e ieri sera dopo la trasmissione andava a vedere giocare la squadra di calcio a sette, quasi in incognito.
Va in trasferta come un tifoso qualunque e ha una dolcezza di fondo che solo la malattia ha un po’ indurito, ma è davvero un gran personaggio che per due ore mi ha fatto sentire l’odore tanto rimpianto dell’olio canforato.

Chi fareste giocare in mezzo a Udine: Ambrosini o Pizarro?
Certo, molto dipenderà dalle condizioni di forma dei due, ma mettiamo che stiano entrambi benino e non benissimo: sarebbe più utile un recuperatore di palloni o un regista?
Un dubbio dele genere sarebbe stato considerato al limite della bestemmia tecnico-tattica appena quattro mesi fa ed invece l’ipotesi di un Pizarro in panchina non è affatto remota.
Merito della continuità di rendimento di Ambrosini, “colpa” di questo primo terzo della stagione a corrente alternata di Pizarro.
E comunque c’è di buono che non siamo più Pizarro-dipendenti, almeno non nella misura in cui lo eravamo nello scorso campionato, quando ogni squalifica, ogni problema del cileno sembravano dei macigni che arrivavano tra capo e collo.
Un bel passo avanti, perché prima o poi, e forse già dal 2014/2015, bisognerà davvero pensare ad una Fiorentina senza Pizarro.

Molto lentamente ci stiamo avviando ad una certa parità tra uomini e donne, almeno in casa Guetta.
Ieri sera si è affacciata Valentina, l’unica tra i discendenti a mostrare un minimo di interesse per le partite in televisione, e le ho detto che Cristiano Ronaldo aveva fatto cose pazzesche.
Il suo commento, secondo me fantastico e che testimonia del cambiamento in atto è stato: “ma come fa ad essere così bravo, se è così bello”.
Che è un po’ la stesso metro che noi maschi abbiamo usato per secoli e di cui in tutta sincerità sono un po’ prigionisero anch’io: ci pare strano che una bella donna possa essere anche intelligente e magari molto più in gamba di noi uomini.
E certo, già ci fa alzare il testosterone, mica vorrai che ci metta pure in difficoltà con altre doti: a tutto c’è un limite, santo cielo…
Comunque, lato estetico a parte, Cristiano Ronaldo è mostruoso e davvero non capisco come possa perdere il Pallone d’oro che in passato è stato consegnato a chi valeva un terzo rispetto a lui.
E’ meno simpatico di Messi e meno brutto di Ribery, però credo che nel 2013 non ci sia stato davvero nessuno al suo livello.

A me piace quando un giocatore della Fiorentina segna in Nazionale e nel caso di Pepito Rossi il godimento è stato doppio per tutto quello che il ragazzo ha passato.
Non me ne voglia il mio amico Piero, che tra l’altro è un grande intenditore di calcio, ma a me pare che pure Balotelli abbia giocato un’ottima partia e comunque per noi conta soprattutto la prova del talento viola che ha dimostrato come sia in grado di essere straordinariamente importante giocando come appoggio alla prima punta.
Anzi, verrebbe da dire che in quella posizione va pure meglio, anche se nei due mesi senza Gomez mi pare se la sia cavata abbastanza bene.
Non male nemmeno l’idea di farlo uscire verso la metà del secondo tempo e giocando di lunedì non si può temere che possa essere spremuto in vista della partita di Udine.
Discreto pure Pasqual, che non dovrebbe essere lontano dal staccare il biglietto per il Brasile, operazione assolutamente impensabile appena tre mesi fa.

La strada è per me ancora molto lunga, ma è indubbio che almeno sul piano dell’impegno ci sia stato un cambiamento radicale dell’atteggiamento di Vargas.
Non è devastante, ma neanche più un lavativo come è stato per due anni e mezzo, un periodo calcisticamente lunghissimo in cui non si è minimameente vergognato di percepire uno stipendio che non stava guadagnando.
Oggi pare fare tesoro dei tanti errori commessi e dovrebbe ringraziare Montella e la società, in particolare Pradé, se non gli è stata chiusa in faccia l’ultima porta.
Lui ci ha messo del suo, lavorando come avrebbe dovuto fare sempre e rinunciando (fatto altamente meritorio in questo calcio di mercanti senza scrupoli) a buona parte dello stipendio nell’attuale stagione.
Adesso aspettiamoci la continuità e magari qualcosa in più sul piano tecnico, perché il Vargas del suo secondo anno con Prandelli era un altro giocatore rispetto a quello buono, ma tutto sommato normale, che abbiamo visto in questo scorcio di stagione.
Sono sempre diffidente, però si sta meritando la seconda (o terza, o quarta, fate voi) possibilità.

C’è qualcosa che sfugge nell’accanimento mostrato per la permanenza della Cancellieri al Governo.
Altri ministri sono stati indotti alle dimissioni per molto di più o molto di meno e comunque alla fine se ne sono andati, qualunque fosse la loro appartenenza politica.
La Cancellieri no, lei va a chiedere protezione da Napolitano e la trova pure.
Letta le riconferma la fiducia, i partiti che sostengono la maggioranza sono in imbarazzo, ma nessuno prende posizioni precise a livello di direzione.
In questo momento che vi assicuro essere drammatico dal punto di vista economico per le piccole e medie imprese, per i lavoratori dipendenti e a partita iva, in Italia ci dobbiamo occupare dei casini combinati da una signora benestante con figlio milionario che sarebbe incidentalmente il ministro delle gisutizia (con la g volutamente minuscola), una dama dall’animo gentile che chiama parenti di arrestati perché amici di famiglia assicurando loro attenzione.
E lasciamo perdere ogni considerazione sulla Ligresti’s band, perché basterebbe fare un salto in Piazza della Libertà a Firenze, negli uffici di Fondiaria per avere un’idea illuminante di come sia stata ridotta una delle più belle compagnie assicurative fiorentine e nazionali.
In un paese normale una vicenda del genere sarebbe stata liquidata un giorno dopo, con le dimissioni o con una mozione di sfiducia votata dall’intero Parlamento.
In Italia no, in Italia siamo ancora ai distingui se ha chiamato lei o se ha chiamato il fratello di Ligresti.
Siamo all’accettazione che il “non è giusto” riferito all’arresto della family sia un moto del cuore.
Siamo, ovviamente e giustamente, nella melma fino al collo.

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