Febbraio 2014


O la va o la spacca per Matteo Renzi e per il bene di tutti io mi auguro proprio che vada.
Ognuna delle due soluzioni aveva ampi margini negativi: farsi rosolare a fuoco lento dai giochetti della politica, piccoli passi di Letta compresi, o contraddire quello che aveva sempre detto e cioè di voler passare dagli elettori per un’eventuale scalata a Palazzo Chigi?
Ha scelto la seconda strada, convinto che con il “fare” ci si dimenticherà in fretta della teoria.
Già, ma “fare” cosa?
Ed è lì che Renzi si gioca tutto.
Deve smuovere davvero l’economia reale, non quella artificiale dello spread e della borsa, deve far partire l’idea della ripresa, ridare speranza, cercando di allontanare il pessimismo assoluto che domina (purtroppo con qualche ragione) ogni nostra azione quotidiana sociale.
Ce la farà a “fare”?
Ci conviene tifare per lui perchè le alternative sono scarse e molto pericolose.

E’ vero che la Roma avrebbe avuto due squalificati importanti che pareggiavano come minimo l’assenza di Cuadrado, ma io preferisco giocarmela col Napoli, che mi sembra meno “squadra” di noi, nel senso che vive soprattutto per l’attacco dove è obiettivamente straordinario.
E poi c’è il fattore ambientale, che qualcosa conta.
E a Roma il Napoli è visto come fumo negli occhi.
Non che la Fiorentina rimanga particolarmente simpatica, ma come minimo ci sarà un atteggiamento neutrale da parte di quelli che verranno solo a vedersi la partita.
Insomma, ce la giocheremo in tutto e per tutto e già mi immagino i fuochi di artificio dialettici di De Laurentiis nei giorni precedenti la finale.
Io me ne fregherei completamente, ma capisco che ognuno reagisce a modo suo e quindi ne vedremo delle belle.
Intanto noi siamo lì, altri con molta più spocchia e anche molti più soldi se la vedranno rosicando in televisione.

Un grande spettacolo, una città intera che spinge una squadra molto stanca, un po’ impaurita e senza almeno tre giocatori fondamentali, ma orgogliosa e con un portiere a cui in tanti, a cominciare da chi scrive, dobbiamo delle scuse.
Questa è una partita che entra nella storia e non solo perché è la prima finale dei Della Valle.
Entra nella storia per cosa è diventata la Fiorentina in questi diciotto mesi di Della Valle-Montella-Pradè-Macia, io non ricordo, almeno a Firenze, una crescita così tumultuosa e felice in uno spazio tanto breve.
Eravamo annientati nell’estate del 2012, per l’ultima partita di campionato contro il Cagliari bisognava quasi implorare alla gente di venire allo stadio e ora siamo così sfacciatamente belli e chi se ne frega delle tv nazionali, di dove ci mettono, se alla semifinale di Coppa Italia preferiscono i capelli di Balotelli o la vulcanica signora Bonucci.
Siamo speciali, fuori dal coro, non esattamente simpatici al resto d’Italia proprio perché convinti di “essere Firenze”, una condizione che va estesa anche a chi non vive qui quando si parla di Fiorentina.

E’ stata una serata molto particolare anche per me: la mattina avevo quasi deciso di mollare, non me la sentivo, avevo paura di non essere all’altezza dell’impegno, di non essere abbastanza lucido, mi sembrava di mancare di rispetto a chi ascolta e a chi lavora con me.
Poi mi sono detto: proviamoci, ma tenendo sempre in preallarme Tommaso e Giovanni e così ho cominciato con un pizzico di timore, che non so se si sia avvertito, fino ad arrivare ad una vera e propria crisi dopo cinque minuti.
A quel punto mi sono spaventato e ho chiesto a Sardelli di venire accanto a me tra lo stupore della tribuna stampa e la preoccupazione di chi mi vuole bene.
Invece poi sono andato avanti fino in fondo, e anzi nel secondo tempo mi sentivo più sciolto anche se poi il dopo partita non è stato facile, ma rifarei tutto perché ieri sera valeva veramente la pena esserci.

Vale per tutti, a cominciare da me…
Mai una semifinale di Coppa Italia aveva avuto tutto questo carico emotivo, forse nemmeno quella del 1996 contro l’Inter o forse sono io a ricordarmela diversamente.
E’ qualcosa di ancora più grande se rapportato all’appeal dell’avversario che non è certo di prima grandezza.
Qui c’è la voglia di non essere solo belli, di chiudere un percorso iniziato il primo agosto 2002, quando ci hanno oltraggiato in un modo che ancora ci offende, specialmente se confrontato ai favori fatti a diverse altre squadre, non solo quelle romane.
Alzare la Coppa all’Olimpico in una finale secca che comunque vada a finire l’altra partita sarà contro un avversario importante, di quelli con cui facciamo a sportellate in campionato.
In questo contesto chi va in campo è quasi secondario, mi pare che emerga invece lo spirito della città, quella voglia di essere sempre diversi, di dire: “comunque vada, nessuno ci metterà mai sotto”.
Anche per questo mi piacerebbe esserci e sono combattuto tra diversi stati d’animo, ma alla fine l’unica cosa che conta veramente è che ci sia la Fiorentina.
Con il cuore, certo, ma anche con l’intelligenza che Montella ci ha regalato in questi suoi primi diciotto mesi in viola.

E grazie a tutti voi per i messaggi di auguri.
Lo sentivo a Cagliari e Udine che non andava, troppi dolori, addirittura sabato scorso quando aspettavo a Roma ero pentito di essere andato in Sardegna, poi al Sant’Elia sono andato in trance agonistica e per tre ore tutto era scomparso.
E’ stata un’esperienza per me unica e ancora non siamo in fondo, ma c’è molto di peggio, lo so benissimo.
Il fatto è che sono proprio un uomo “normale” di quelli che hanno paura di tutto quello che è un problema fisico e i fantastici dottori e il personale straordinario di Villa Donatello devono fare pure gli psicologici per farmi stare un po’ più tranquillo.
La Fiorentina mi ha aiutato a passare due ore molto più serene, è stato bello vederla vincere in quel modo, con qualche affanno, ma meritatamente.
Questa è una squadra di cui ci si può fidare e Montella è stato bravissimo a tenere alta l’asticella della concentrazione prima della semifinale.
E’ stato strano vedere in tv il gol di Wolski, quanto mi sarebbe piaciuto essere lì a commentare una prodezza del genere, ma martedì spero proprio di esserci.

Un abbraccio particolare al Duca, ci sono cose ben peggiori delle mie: ti aspettiamo presto!

Questo mestiere ha i suoi vantaggi.
Per esempio quando il fantastico anestesista di Villa Donatello si dichiara tuo ascoltatore e ti convice a fare quella totale, dandoti ampie rassicurazioni che ti sveglierai.
Ed eccomi qui, quasi alle quattro del mattino, niente angosce e niente vino, solo grandi dolori, ma sollievo dopo due giorni da incubo.
Tra un po’ passerà, intanto stasera torna Sardelli in radiocronaca, se ce la faccio rientro con l’Udinese.
Un abbraccio a tutti.

Mi pare che Mario Gomez abbia assorbito bene lo spirito del tempo, lo spirito dei fiorentini.
La sua battuta con Montella è un piccolo gioiello di auto-ironia che dovrebbe contribuire a rinsaldare un rapporto un po’ sfilacciato dalla sfortuna che lo ha tenuto fuori, oltre a qualche errore di comunicazione che si sarebbe potuto evitare con un minimo di chiarezza in più.
Certamente lui si sente in debito con Firenze e con il popolo viola, non mi pare uno che se la butta dietro le spalle e sa che nei suoi confronti le attese sono enormi, soprattutto dopo l’infortunio di Rossi.
Vederlo in panchina contro l’Udinese martedì sera sarebbe già un successo.

Certo che un pareggio e due sconfitte contro chi è dalla parte destra della classifica non aiutano ad avere il morale alto, ma quella di ieri sera è stata una partita che ha lasciato qualche buona impressione e, soprattutto, è qualcosa di rimediabile.
Il nostro secondo tempo è stato di ottima fattura, soprattutto in relazione al campo estremamente pesante, poi non abbiamo concretizzato e questo è un vecchio discorso, anche se Matri ha dato veramente tutto.
Si può rimediare e andare in finale se ritroviamo Cuadrado, perché martedì prossimo ci mancheranno Borja (che ingenuità farsi ammonire in quel modo!) e Aquilani: abbiamo bisogno delle sue invenzioni, non dei suoi numeri ultimamente un po’ fini a se stessi.
Oggi torna in gruppo Mario Gomez (bravissimo Stefano Rossi a trovare la notizia del suo viaggio lampo a Monaco di ieri) ed è una boccata di ottimismo che ci voleva in giornate grigie come queste.

Com’era prevedibile mi sono arrivati addosso insulti di ogni genere e ha pubblicato quasi tutto.
C’è però un aspetto che ancora riesce a farmi arrabbiare e forse è un bene perché vuol dire che non sono ancora assorbito completamente dal vivere quotidiano.
Perchè tirare in ballo tutto lo sterco esterno per provare a giustificare ciò che giustificabile non è?
Mi spiego meglio: le battute penose sulla Cafagna e la Gelmini, le porcate fatte in Parlamento, lo spintone del questore di Scelta Civica alla deputata 5 stelle, il femminicidio quotidiano, il dramma economico che vivono tanti di voi sono cose reali, oggettive, che non mi sogno assolutamente di disconoscere e che spesso ho sottolineato su questo blog.
Ma vorrei sapere cosa c’entri tutto questo con i due episodi che ho evidenziato.
A me pare un atteggiamento infantile, che potrebbe avere Cosimo che sta per compiere sette anni: ok, hanno sbagliato, ma anche loro però…
E se provassimo un po’ di più ad ascoltare le ragione degli altri, o, tanto per cominciare, delle persone che abbiamo accanto?

Perchè non hanno scritto sulla loro massima espressione mediatica, cioè il blog di Grillo: “Cosa fareste in macchina con Pietro?”, che sarebbe Grasso e che rappresenta le istituzioni democratiche italiane allo stesso livello di Laura Boldrini?
Perchè non hanno inveito contro i deputati maschi del PD accusandoli di fornire prestazioni sessuali di svariato genere invece di ricorrere con le signore del medesimo partito all’evocazione dei pompini?
Perché hanno un’anima maschilista e violenta, perlomeno quella parte di loro che ha dato vita alle ignobili scene degli ultimi giorni.
E saranno pure una minoranza, ma gli altri (e le altre!!!, che non dicono niente) sono responsabili allo stesso modo perché, salvo casi isolati, non ho visto prese di distanza.
Stiamo andando alla deriva dialettica ed è pericolosissimo: speriamo che la smettano di alzare il tiro per farsi ascoltare altrimenti deve in tutti i modi intervenire la magistratura perché l’Italia è uno Stato di diritto e certe cose non sono ammissibili.

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